Info tratte da
"Lo Yeti della Valtellina": ha corpo peloso, barba molto lunga, una clava. Ammonisce il viandante: "E sonto un homo selvadego per natura: chi me ofende ghe fo pagura".
Anche la Valtellina è ricca di leggende che riguardano gli "Uomini delle montagne", simili agli yeti nepalesi e tibetani [e mongoli, come l'Alma].
In molte valli appare il "Gigiat", altra creatura dei monti.
Questo "Uomo Selvatico" viene chiamato con molti nomi: "il Selvadego" è chiamato "Sarvàn" nel Cuneese, "Urcat" nelle Prealpi canavesane, "Fanès" oppure "Om Pelos" tra i Ladini delle Dolomiti, "Omeon del Bosk" a Bormio. Si tratterebbe di una leggenda di origine celtica, presente nelle nostre Alpi.
L'affresco che lo ritrae è una delle opere più singolari della Lombardia:
Nota di Lunaria: aggiungo qualche altra informazione.
Secondo certe leggende l'Uomo Selvatico - che viene descritto sia nell'"Orlando Innamorato" sia nel "Morgante" - avrebbe vissuto per un periodo tra gli uomini, ma poi li avrebbe abbandonati preferendo tornare alla Natura; è un maestro dell'arte casearia ed è stato lui ad insegnare agli uomini come fare il formaggio, il burro, i canti e i proverbi; vive in grotte o baite abbandonate. Malgrado il suo aspetto, non è malvagio, e anzi, sono stati proprio gli uomini a maltrattarlo o ad ucciderlo.
Nota di Lunaria: possiedo un audio, che parla dell'Homo Selvadego. Purtroppo non so come condividerlo sul blog, altrimenti lo avrei caricato...
ALTRO APPROFONDIMENTO, info tratte da
"Abita in bosco sempre, alla verdura\vive de frutti e beve a fiume pieno" ("Orlando Innamorato", di Matteo Boiardo)
Su tutto l'arco alpino si credeva all'esistenza dell'Uomo Selvatico, che veniva chiamato con diversi nomi: Om Pelos (Trentino), Omo Salvadego (Valtellina), Gridun (Val Cannobina), per le grida che lanciavano contro gli esseri umani, Pelus (Val Cavargna), Ommo Sarvadzo (Valle d'Aosta), Om Salvadegh (Val Pusteria), Wilde Mann e Sarvadegh in Tirolo. Erano descritti come uomini possenti, a volte incurvati di schiena, ricoperti di pelo fulvo; vestivano di pelli, portavano scarpe di corteccia e avevano un bastone o una clava in mano. Erano protettori degli animali del bosco e i loro bambini erano allattati da camosci e stambecchi.
Erano molto saggi, anche se avevano abitudini stravaganti. Erano stati loro ad insegnare agli uomini le tecniche di lavorazione del latte per ottenere burro e formaggi.
In Val Gerola, in Valtellina, a Sacco (SO) vi è un fienile con un affresco del XV secolo rappresentante un uomo tutto ricoperto di peli con una clava. A fianco, si legge "Ego sonto un omo salvadego per natura e chi me ofende ghe fao pagura"
Il più delle volte evitavano gli uomini, fuggendo con scale di corda che usavano per raggiungere le cime.
Erano protettori dei pini e impedivano ai boscaioli di abbatterli.
I Selvatici delle volte rapivano delle ragazze umane ma se i compaesani accorrevano per liberarla, il Selvatico la lasciava andare e spariva da quel luogo.
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Le Donne Selvatiche erano delle Silvane, creature delle selve, protettrici dei boschi, tanto che potevano trasformarsi in mostri pur di difendere gli animali; conoscevano anche le erbe.
Le Donne Selvatiche sono tipiche delle leggende del Trentino, e venivano chiamate con nomi diversi, come Salvarie, sulle Dolomiti.
Le Bregostane (forse un nome ricalcato sulle popolazioni presenti prima dell'arrivo dei Romani). Avevano il corpo ricoperto di peli, si coprivano con delle foglie e avevano un aspetto terrifico.
Scambiavano i loro bambini con quelli umani, ma se la vera madre abbandonava il neonato delle Bregostane in un prato al freddo, quando piangeva, la Donna Selvatica tornava a riprenderselo portando il cambio il bambino umano.
In Val Fassa c'erano le Vivene, simili alle Donne Selvatiche, che si dedicavano alla tessitura e scambiavano i loro tessuti con quelli delle donne umane. Si diceva che le Vivene potessero rendersi invisibili.
A Colfosco e in Val Gardena c'erano le Gannes, bellissime fanciulle ma scontrose anche se qualche volta si sposavano con gli uomini e li aiutassero.
Le Cristanne sapevano prevedere il futuro; si radunavano in convegni notturni.
Le Fanggen in Tirolo erano delle creature simili agli Orchi ma anche alle Fate: gigantesche, pelose, dotate di una bocca mostruosa, occhi scintillanti. Anche se il loro aspetto era mostruoso, in genere non erano nocive verso gli esseri umani, che aiutavano nei lavori domestici. Si pensava che il rumore della tempesta tra gli alberi era la voce del Gigante dei Boschi che richiamava le Fanggen.

























