Piacere Femminile e repressione patriarcale

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SUPER IO, IDENTITà E PIACERE FEMMINILE

è lecito chiederci se siamo davvero convinte che Super-io e ideale dell'Io, le due istanze inconsce che regolano il nostro comportamento, abbiano approvato incondizionatamente la scelta dell'Io, l'istanza conscia, e permettano alla donna di vivere la raggiunta identità sessuale, che consiste nello scegliere e nell'essere scelta da un partner sessuale, senza sentimenti di colpa e di vergogna.

Per millenni l'identità femminile è stata principalmente quella di madre, sganciata dalla sessualità, al punto che la figura di Donna venerata nella religione cattolica è una madre-vergine.

METTIAMO LA PROVA, PRIMA CHE QUALCUNO STARNAZZI CHE "ME LO SONO INVENTATA IO"

Il rapporto sessuale rappresentava soltanto un mezzo per raggiungere l'unica identità socialmente accettata.

A partire dal '68, la donna ha invece cominciato a rivendicare anche un'identità sessuale come componente imprescindibile dell'identità di persona, e assieme a questa ha rivendicato l'identità di lavoratrice. Peraltro una divulgazione psicologica inesatta, la stampa, l'opinione corrente, tendono assai spesso a colpevolizzare la donna che lavora, la donna che desidera godere dei rapporti sessuali senza avere figli non desiderati, la donna che non desidera sposarsi.  Viene inoltre sottolineata l'importanza della figura materna nei primi anni di vita del bambino, troppo spesso indicando nelle donne che lavorano le responsabili delle tossicodipendenze giovanili, della disoccupazione maschile, dell'aumento dei divorzi.

E quanti, e quanto pesanti sono i sentimenti di colpa che tutte le donne che lavorano provano nei confronti soprattutto dei figli? Sulla donna di oggi c'è ancora quindi tutto da scrivere anche perché questi ultimi anni hanno visto nascere un nuovo ideale dell'Io femminile che comporta il raggiungimento del potere.

Il raggiungimento del potere attraverso il proprio lavoro è diventata infatti la meta di moltissime donne e il conflitto tra questa parte - che può essere considerata a ragione quella maschile - e tutte quelle femminili sta diventando aspro e doloroso. [...] Mestruazioni, deflorazione, gravidanza e menopausa, non solo modificano il corpo ma comportano una ristrutturazione di tutte le istanze psichiche.

Le attuali acquisizioni in campo neuroendocrinologo ed embriologico hanno permesso di considerare in modo differente la bisessualità, che secondo freud "si presenta con chiarezza molto maggiore nella donna che nell'uomo" e hanno permesso di constatare come la sessualità femminile non sia legata al fatto che "la vagina sia prettamente femminile e la clitoride analoga al membro maschile" (freud, 1931) [Nota di Lunaria: per chi non lo sapesse, freud era misogino, perciò mi rifiuto di scrivere il suo nome con la F maiuscola] Il tubercolo genitale infatti è comune all'uomo e alla donna fino alla dodicesima settimana di vita fetale e solo dopo quel periodo, per effetto degli ormoni gonadici - e precisamente degli androgeni - l'organo che nella femmina rimarrà clitoride nel maschio diventa il pene.

Non si può quindi parlare della clitoride come qualcosa "di analogo al pene" ma piuttosto del pene come una differenziazione in senso maschile del tubercolo indifferenziato. In entrambi i sessi, quest'organo, fortemente vascolarizzato, rappresenterà la zona che consente la massima eccitazione erotica.

La donna non deve affatto rinunciare al piacere che le proviene dalla stimolazione clitoridea, ma imparare ad attivare anche la seconda zona erogena costituita dalla vagina che, attraverso i movimenti muscolari, diffonde le sensazioni di piacere provenienti dalla clitoride. (1)

(1) L'apparato sessuale femminile è dotato di corpi cavernosi che, partendo dalla clitoride, si estendono in basso circondando la vulva: sono i bulbi vestibolari che, penetrando all'interno, circondano il canale uretrale e il primo terzo della vagina.

Nota di Lunaria: uno dei crimini più orrendi contro la donna è proprio la mutilazione genitale (peraltro, praticata anche sui genitali maschili, si veda il monoteismo, che la impone ai neonati...) che ha lo scopo di privare la donna del piacere sessuale, andando a mutilare la clitoride e spesso "ricucendo" la vagina. https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/infibulazione-e-clitoridectomia.html


LIBRI DA LEGGERE:







IDENTITà SESSUALE E PIACERE: ASPETTI PSICOFISIOLOGICI DELLA SESSUALITà

"Del sesso, si deve parlare, se ne deve parlare pubblicamente ed in modo che sfugga alla distinzione del lecito e dell'illecito... se ne deve parlare come di una cosa che non è solo da condannare o tollerare ma da gestire, da inserire in sistemi di utilità, da regolare per il più gran bene di tutti, da far funzionare secondo un optimum" (Foucault, 1976)

L'identità sessuale si raggiunge attraverso una relazione erotizzata, quella che noi chiamiamo relazione d'amore. La sessualità può essere analizzata dal punto di vista erotico, cioè del piacere; l'identità sessuale permea in realtà il Sé e condiziona i rapporti con gli altri. Alla base deve esserci il desiderio. Nel suo aspetto di creatività il desiderio rappresenta la dimensione più squisitamente umana della sessualità.

Quando esso è libero e creativo tutto il corpo vive appieno l'esperienza del piacere; se il desiderio è inibito, bloccato, anche il corpo si raffredda, si irrigidisce; non è più capace di ricevere e trasmettere emozioni e sensazioni: il rapporto sessuale perde allora sapore, significato, attrattiva. Quando la donna avverte sentimenti ed emozioni che, attraverso i fantasmi erotici, risvegliano il desiderio, ella può giungere alla creatività, che unisce la procreazione biologica al lato affettivo, psicologico.

A questo punto compaiono le reazioni fisiologiche con cui il corpo esprime prima l'esistenza e poi l'appagamento del desiderio:

1) l'eccitamento

2) il plateau

3) l'orgasmo

4) la risoluzione

Tali reazioni sono biologicamente finalizzate a preparare il corpo al rapporto sessuale e possono essere considerate un circuito cibernetico.

La fase di eccitamento è caratterizzata dal sorgere di sensazioni erotiche e da una reazione fisica generalizzata di vasocongestione della cute, che dà luogo a una sensazione di calore diffuso. Col crescere dell'eccitamento, la congestione vascolare dei tessuti perivaginali causa un trasudamento che costituisce la lubrificazione vaginale. In alcune donne si verifica anche una congestione della clitoride di varia intensità.

La fase di plateau corrisponde ad uno stato di eccitamento più avanzato, che si verifica immediatamente prima dell'orgasmo. In questa fase, la vasocongestione locale delle pelvi raggiunge il suo culmine: nella donna, si accentuano in particolare la dilatazione e la colorazione delle piccole labbra, che assumono un colore rosso cupo, e la congestione perivaginale, che dà luogo alla cosiddetta "piattaforma orgasmica".

Il piacere non può essere raggiunto se l'identità sessuale non è integrata nel Sé. Il raggiungimento del piacere orgasmico deve passare attraverso le fasi del grooming, del petting, del plateau eccitatorio fino all'abbandono all'altro, che permette di raggiungere l'orgasmo. Il desiderio nasce da stimoli sensoriali specifici (visivi, cenestesici, ovvero le carezze e sensazioni, uditivi, e trova linfa e radici nella fantasia e nell'immaginario erotico) Le diversità di approccio amoroso all'atto sessuale, tra uomo e donna, dipendono da questi canali comunicativi.

Nella donna, oltre al bacio, è importante la carezza: "Carezzando l'altro, io faccio nascere la sua carne con la mia carezza sotto le mie dita. La carezza fa parte dell'insieme di cerimonie che incarnano l'altro (...) La carezza è fatta per far nascere con il piacere il corpo dell'altro all'altro" (Sartre)

Il percorso della sessualità femminile ha bisogno di tenerezza: la funzione del piacere femminile fino al culmine orgasmico diventa la risultante della concordanza armonica di due fattori: il bisogno di un rapporto cenestesico sia con il proprio Sé corporeo che con quello dell'altro e la disponibilità erotica intesa come investimento sul rapporto con l'oggetto d'amore privilegiato.

La sessualità femminile raggiunge la sua piena espressione intorno ai trent'anni, proprio perché la donna deve ripercorrere e varcare nella storia personale quelle porte del dolore che da millenni segnano l'accesso al piacere; il culmine dell'espressione erotica si ha tra i trenta e i cinquant'anni: il piacere della donna non rispetta lo stop biologico dato dalla menopausa.

Quando i preliminari amorosi agiti scambievolmente possono esprimere sia la tenerezza che l'aggressività e quando le fantasie erotiche possono essere verbalizzate senza tabù e senza vergogna, l'eccitazione di entrambi i partner aumenta, consentendo il raggiungimento del massimo piacere.

LA PROIBIZIONE DEL PIACERE: LA FRIGIDITà

Il cammino della donna, per giungere alla meta del piacere sessuale è irto di ostacoli non solo relativi alla cultura (che influisce notevolmente sulla sessualità perché rappresenta le norme, le proibizioni e i tabù) ma legato anche alla storia personale di ogni donna. L'integrazione tra il proprio vissuto personale, tanto influenzato dai fantasmi persecutori dell'Ombra e l'atteggiamento della cultura in materia di sessualità femminile determinano spesso un conflitto tra emozioni contrastanti, quali il dolore e il piacere, il desiderio e il timore di manifestarlo, la passività imposta e l'aggressività che si vorrebbe esprimere, sia pure in forma "ritualizzata", conflitti che bloccano la strada del piacere.

A cosa è dovuta la mancanza di piacere sessuale femminile durante un rapporto? (1)

Molte donne ricordano con disgusto il loro primo rapporto sessuale, la deflorazione come un atto di violenza.

I popoli primitivi avevano stabilito particolari rituali riguardanti la deflorazione che si esigeva venisse compiuta da una persona diversa dal marito, per evitare l'associazione tra questo atto che poteva essere doloroso e vissuto come violenza, e una felice unione sessuale.


 
freud suggerisce di non sottovalutare "l'orrore del sangue" che riguarderebbe sia la donna sia l'uomo, il quale a livello inconscio può considerarsi colpevole di questa "ferita" causata alla donna amata.

I romanzi Rosa, basati su storie d'amore e di erotismo, permettono alla donna l'evasione di una realtà troppo spesso deludente e sono definiti "pornografia rosa", (https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/) basati soprattutto su dialoghi e descrizioni; gli uomini, invece, usano prevalentemente il canale visivo, quindi il materiale erotico maschile è basato su pornografia visiva.

Dal punto di vista somatico il passaggio di disponibilità sessuale è segnato dalla comparsa di lubrificazione vaginale che esprime una disponibilità alla genitalità e quindi al coito.  Tuttavia, tralasciando stupri e violenze, il primo rapporto sessuale può essere connotato negativamente anche quando la donna è consenziente e innamorata e\o il partner non ha compreso l'importanza dei preliminari amorosi, senza tener conto dei tempi e dei desideri della donna. 

C'è da dire che però l'uomo, a sua volta, può vivere la penetrazione come "paura di castrazione", di essere divorato dalla vagina della donna ("vagina dentata") e quindi questo atto comporta per lui l'accettazione di affidare all'altra una parte molto importante di Sé.

L'ORGASMO

Nella donna, l'orgasmo è caratterizzato da contrazioni ritmiche riflesse che coinvolgono i muscoli che circondano la vagina e i tessuti circostanti, inturgiditi dalla vasocongestione. Durante la risoluzione, alcuni minuti dopo l'orgasmo, tutto il corpo torna allo stato di base. Il ritmo cardiaco, la respirazione, la vascolarizzazione della cute, che avevano subito un incremento durante il rapporto sessuale, tornano allo stato di riposo.

ALTRO APPROFONDIMENTO, tratto da


Qui abbiamo parlato di Tantra: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/tantra-e-tao.html

Qui abbiamo parlato di arte e letteratura erotica: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/09/ars-erotica.html

PIACERE FEMMINILE: COME FUNZIONA

"Il desiderio non è solo lo svelarsi del corpo altrui, è anche la rivelazione del mio proprio corpo" (Sartre)

Sotto l'influenza del desiderio sessuale, l'uomo e la donna si preparano al rapporto. Il desiderio, o libido, variabilissimo da individuo ad individuo nella sua intensità, nelle sue cause e nel suo oggetto, è condizionato da fattori culturali esterni e dall'immaginazione. Sotto l'influenza del desiderio, l'uomo reagisce con l'erezione del pene, la donna con la lubrificazione delle vie genitali.

Grazie a un esperimento con introduzione nella vagina di un mandrino trasparente, Masters e Johnson hanno dimostrato come esista, durante il periodo di eccitazione, un vero e proprio trasudamento dei due terzi superiori del canale vaginale. Essi hanno osservato la comparsa del liquido di lubrificazione sulle pareti vaginali. Questa trasudazione è il risultato di un afflusso sanguigno alle pareti vaginali, che diventano molto più scure e congeste. Così, è proprio lo stesso meccanismo (afflusso di sangue e vaso-dilatazione) che produce l'erezione nell'uomo e nella donna la lubrificazione delle pareti vaginali. Sotto l'influenza di questa vaso-dilatazione, la parete della vagina aumenta di volume, e la cavità virtuale diventa un canale vero e proprio, adatto a ricevere il pene.

La fase attiva

Essa va dall'intromissione del pene nella vagina sino all'orgasmo. Nell'uomo, si notano pochi mutamenti. Il pene è in piena erezione. I testicoli aumentano di volume di circa la metà e risalgono verso la parte superiore delle borse in virtù di un accorciarsi dei cordoni spermatici.

Per curiosità: lo sperma contiene in totale tra i 100 e i 500 milioni di spermatozoi!

La vagina si modifica nel corso del rapporto sessuale: grazie a un meccanismo di trasudazione dovuto all'afflusso del sangue, la parte superiore secerne un liquido lubrificante. La parte inferiore si restringe. Il liquido lubrificante facilita l'introduzione del pene. Durante il rapporto la parte superiore si arrotonda, formando un vero e proprio ricettacolo per gli spermatozoi dopo l'eiaculazione. L'orgasmo femminile è caratterizzato da una serie di contrazioni ritmiche della piattaforma orgasmica. Esse si accompagnano a contrazioni ritmiche dell'utero che si eleva e del collo che si apre. La clitoride partecipa sempre nell'atto sessuale venendo stimolato dai movimenti ritmici del pene. Nell'orgasmo sessuale partecipano tutta la vulva e il terzo inferiore della vagina.  Nella donna le modificazioni anatomiche osservate durante il rapporto sessuale facilitano la fecondazione. Se il terzo esterno della vagina si contrae, la parte superiore si arrotonda formando un ricettacolo che favorisce la trattenuta degli spermatozoi a contatto del collo, mentre l'utero di abbassa e il collo si apre. L'orgasmo nella donna può mancare nei primi rapporti perché richiede una necessaria iniziazione e soprattutto un progressivo adattamento. La donna è capace di orgasmi ripetuti dopo un primo orgasmo; le possibilità reattive della donna sembrano più limitate dalla refrattarietà maschile che non dalla propria sensibilità genitale.

Da Freud in poi, (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/03/la-misoginia-di-freud-di-talcott.html) si è sempre creduto che la donna potesse provare due specie di orgasmi: l'uno superficiale, esterno, o piacere clitorideo, l'altro profondo, piacere vaginale. Da più di 60 anni si è concesso a Freud e ai suoi idolatri che il piacere clitorideo fosse un piacere immaturo mentre il piacere vaginale fosse il solo vero piacere sessuale. Si è avuto in tal modo una distinzione fra un piacere minore, facile da ottenere ma disprezzabile, e un piacere interno, profondo, misterioso, il solo che attestasse la maturità sessuale della donna.

Queste nozioni hanno enormemente contribuito a suscitare un complesso di inferiorità in un gran numero di donne, le quali si sono sentite frustate sentendosi private di una parte importante del piacere sessuale. Questa è la visione patriarcale della donna, che considera "accettabile" che una donna faccia sesso unicamente "penetrativo" e "per restare incinta". Lo studio delle nostre concezioni sulla sessualità femminile sta appena cominciando dal punto di vista scientifico. Sull'argomento oggi possiamo affermare con certezza una sola cosa: che viviamo basandoci su idee false e da respingere. Ebbene, spesso è più difficile rimettere in discussione preconcetti diffusi che accettare nuove acquisizioni scientifiche.

La sessualità non può essere isolata dal suo contesto familiare e sociale. La famiglia, impregnata dei tabù della società, li ripercuote sull'individuo. L'atto sessuale non si riduce mai al contatto di due mucose: ognuno dei due partner, dato che la sessualità si vive in due, vi lascia trasparire, volente o nolente, l'essenziale della propria personalità. Ognuno ha un modo di vivere la sessualità, intessuto in una rete di desideri e di rancori, di rimorsi e di aggressività, di sentimenti di colpa e di paure infantili. L'economia della nostra libido si organizza quindi intorno alle nostre esperienze personali e nessuno ignora più, in proposito, l'importanza dell'infanzia. Ma, da sempre, esiste un altro agente ordinatore della nostra sessualità: la società (nota di Lunaria: e la psichiatria), che stabilisce la discriminazione tra la norma e la perversione.

Il diritto al piacere è una delle rivendicazioni più recenti delle donne. La passività e la rassegnazione alla frigidità (inibizioni provocate dal senso di colpa legato al sesso, violenza maschile ecc.) possono solo favorire la persistenza dei disturbi frequenti della sessualità femminile. Siccome non esiste una frigidità masturbatoria, si può dedurne che certe donne possono trarre beneficio da una migliore conoscenza del partner e dei bisogni reciproci. I divieti della tradizione giudaico-cristiana (nella sua versione cattolica, si è "santificata" una femmina con l'imene "sempre intatto", "assunta in cielo" perché "sempre vergine che è rimasta incinta senza rapporto e piacere sessuale") il sentimento di colpa, l'angoscia della morte, le inibizioni, l'insensibilità o l'ignoranza del partner, hanno un peso molto importante nella sessualità femminile: il vaginismo è la contrazione dei muscoli che circondano la vagina e si manifesta in occasione dei primi rapporti, per paura o perché la donna non vuole realmente quel rapporto; la dispareunia è il dolore genitale nel corso del rapporto sessuale: occorre sempre cercare se il dolore invocato ha una causa fisica (fibroma, ovaia ingrossata, infezioni ecc.) o è psicologico.

Un articolo molto interessante

 Da Anna C. | lun 21 set 2015

Due donne su tre fingono l'orgasmo. Lo conferma un recente studio commissionato dalla rivista Cosmopolitan, come pure numerosi sondaggi negli ultimi anni: la parte femminile della coppia (etero) simula piacere durante l'atto sessuale. Elite Daily ha provato a sondare nuovamente nel misterioso universo femminile e a dare delle risposte convincenti sull'argomento. Alla domanda “perché le donne fingono a letto?” le risposte date dalle intervistate sono state principalmente due: per far smettere prima il partner e per compiacerlo. Nel primo caso il motivo è presto detto: gli uomini sono troppo spesso concentrati sulla propria performance e molto poco sul piacere della donna. Una delle cause di questo egoismo sessuale è la mancanza di conoscenza dei fondamentali sulle zone erogene femminili e sulle differenti tipologie di orgasmi che può provare la donna. In altre parole, per l'uomo l'organo femminile continua a rimanere un mistero: clitoride e punto G, questi sconosciuti. Senza contare il tempo impiegato per raggiungere l'orgasmo: spesso quando la donna è solo all'anticamera del piacere, l'uomo è già all'apice e nemmeno lontanamente intenzionato a soddisfare la partner. C'è poi da considerare la propensione altruistica della donna nel compiacere il proprio partner. Si sa, l'autostima legata alla prestazione sessuale dell'uomo è fondamentale per un rapporto completo e soddisfacente per entrambi. Che l'ego dell'uomo sia direttamente proporzionale alle sue performance a letto non è un mistero per nessuno. Al punto che spesso gli incontri di letto si trasformano per la donna in sedute di psicanalisi: l'importante è non urtare i sentimenti del partner e fomentare la stima nelle sue capacità seduttive. Il risultato? Le donne il più delle volte finiscono per affidare il proprio piacere alla masturbazione. Del resto, chi fa da sé fa per tre.















APPROFONDIMENTO tratto da



Tutte abbiamo una vagina, ma pochissime di noi sanno come funziona (dopotutto, noi abbiamo organi sessuali soprattutto interni e non esterni come quelli maschili!) e gli approcci di maschi inesperti, se non rozzi, possono rovinare questa parte del nostro corpo così delicata e importante. Chi era femminista negli anni '70 o chi legge vecchi trattati sull'argomento, 


sa bene che le femministe, la prima cosa che fecero, fu organizzare corsi gratuiti di ginecologia per aiutare tutte le donne a capire cosa fosse la vagina, la clitoride, l'utero, l'orgasmo, la gravidanza e tutto quello che riguardava la salute sessuale della donna. 

Anche oggigiorno si parla poco e ancora con imbarazzo della nostra sessualità femminile. Fortunatamente possiamo usare internet per condividere cose che siano utili per noi donne, per imparare ad amarci, stimarci e farci rispettare nella nostra psico-fisicità femminile, così offesa e denigrata in 2000 anni di monoteismo. Per questo motivo è fondamentale conoscere i meccanismi del piacere femminile; è importante che le donne (specialmente quelle che hanno subito violenza e abuso) facciano propri questi pensieri e imparino a stimare se stesse, conoscendo il proprio corpo.  

Nella donna, la risposta sessuale altera lo stato di coscienza. A provocare tale mutamento è il sistema nervoso autonomo o vegetativo (SNV). Questo sistema, che controlla tutte le contrazioni dei visceri del nostro organismo, si divide in simpatico e parasimpatico e influenza ciò che avviene nel nostro corpo senza controllo cosciente. I due sistemi lavorano in tandem. Nella donna, la biologia dell'arousal (eccitazione) è più complessa di quanto si ritenga in genere ed è significativamente condizionata da questo sistema, sensibile, magico, lento a placarsi e facilmente inibito. L'eccitazione precede l'orgasmo, naturalmente. Perché la rete neurale pelvica possa svolgere il suo pazzesco compito, occorre che prima entri in azione il sistema nervoso autonomo che spiana la via agli impulsi neurali che, partendo dalla vagina, la clitoride e le labbra, raggiungono il cervello, e regola le nostre risposte al rilassamento e alla stimolazione forniti dalle "ancelle della Dea", vale a dire tutti i comportamenti che un partner impiega per eccitare l'altro. Esso presiede alle risposte inconsce e gestisce gran parte delle reazioni fisiche connesse con l'eccitazione e l'orgasmo, quali la respirazione, l'arrossamento delle guance e di tutta l'epidermide, irrora i campi cavernosi (il tessuto spugnoso della vagina che si congestiona per effettuare "l'erezione" della clitoride), e le pareti vaginali con il sangue necessario per la loro lubrificazione, accellera il battito cardiaco, dilata le pupille e così via.

Il cervello agisce sul sistema nervoso autonomo, il quale a sua volta agisce sulla vagina, tanto è vero che quando abbiamo fantasie erotiche, ci eccitiamo e ci bagniamo. Ma la vagina, a sua volta, agisce sul cervello, il quale invia i suoi ordini al sistema nervoso autonomo, in un ciclo continuo di azione e retroazione. Basta sfiorare la clitoride o la vagina perché parta un segnale per il sistema nervoso autonomo, il quale avvia una serie complessa di sottili cambiamenti nell'organismo femminile: modifica il respiro, aumenta il battito cardiaco, la circolazione sanguigna; l'epidermide si arrossa, fa ergere i capezzoli; la clitoride si congestiona e si allarga così da trasmettere un piacere più intenso e le pareti vaginali si lubrificano. Un'attivazione ottimale, come quella appena descritta, del sistema nervoso autonomo, rende la donna desiderosa di sesso e capace di viverlo in tutte le sue dimensioni. Ma perché il processo sia completo e quindi davvero appagante, occorre che la stimolazione sia lenta e attentamente modulata in base alle risposte della partner. Richiede attenzione e tempo. Il rilassamento intensifica l'attivazione ideale del sistema autonomo, al contrario dello stress che la ostacola. Nella donna, "la completa fusione", il grande orgasmo che definirei come il tipo di orgasmo capace di portare a un elevato stato di trance e di coinvolgere tutti i sistemi del nostro organismo, un orgasmo che lascia la donna totalmente saziata e beatamente immersa nel bagno di sostanze chimiche prodotte dal suo cervello, si verifica soltanto se il sistema nervoso autonomo è attivato alla perfezione. Gli stimoli esterni provocano il rilascio anticipatorio della dopamina, mentre l'orgasmo rilascia oppioidi e ossitocina. Pochissimi uomini, nella nostra cultura, acquisiscono la capacità di leggere con attenzione i livelli di "attivazione" femminili. 

Il sistema nervoso autonomo femminile è sensibile anche ai segnali di sicurezza o di minaccia. Nel primo caso, esso invia messaggi al cervello e quindi all'intero corpo che non ci sono pericoli, che ci si può tranquillamente rilassare.

Nota di Lunaria: e anche qui... come può una donna cresciuta con le baggianate del monoteismo, che vedono l'orgasmo come diabolico e che è "consentito" solo nel matrimonio, e per restare incinta, ovviamente dopo la penetrazione obbligatoria in vagina, come può una donna del genere rilassarsi?? 

Il rilassamento ha una funzione anche più importante di quanto si sia ritenuto finora [...] a portarla in questa condizione è il sistema nervoso autonomo, il quale fa sì che si rilassi, respiri a fondo, si copra di rossore; che il sangue le irrori tutte le zone necessarie; che il suo corpo si colmi dell'energia iperfocalizzata prodotta dall'attivazione della dopamina e infine che cada nello stato di trance; simultaneamente si succedono nella donna contrazioni pelviche intensissime che la lasciano, esausta e svuotata, a crogiolarsi nel flusso di grandi quantità di oppioidi e ossitocina, nella beatitudine e nella tenerezza, che poi trasferirà nella vita e nei rapporti con gli altri.

La donna, per poter entrare nello stato trascendentale che porta alla fase alta dell'orgasmo, deve sentirsi totalmente al sicuro, senza il minimo "stress negativo". Il rilassamento è essenziale per l'arousal femminile.

è interessante come l'Autrice spieghi perché il desiderio sessuale femminile dipenda dal rilassamento:

Proviamo per un momento a pensare alle nostre antenate che si accoppiavano furtivamente fra i cespugli della savana. Per loro, naturalmente, sarebbe stato molto pericoloso e quindi non utile per l'evoluzione, trovarsi in quella condizione nelle vicinanze di animali selvaggi, aggressori di altre tribù o alla presenza di una delle tante minacce della vita quotidiana. Il legame biologico, evolutivo, fra le possibili estasi e la sicurezza emotiva, comporta un'implicazione molto importante: il rilassamento è essenziale per l'arousal femminile.

E per quanto riguarda le altre sostanze rilasciate durante l'orgasmo? Perché è così importante che ci siano nel corpo umano?

L'ossitocina, "l'ormone delle coccole", serve essenzialmente a promuovere il legame affettivo: madre e figlio, ma anche tra i coniugi. La dopamina, da parte sua, attiva ambizione, intraprendenza, libido, fiducia, creatività e comunicazione [...] La dopamina preorgasmica e l'effetto dell'orgasmo sul cervello rafforzano in modo analogo nella donna il senso di libertà e il desiderio di ampliarne i confini [...] una donna con un buon livello di dopamina sarà fiduciosa, creativa, comunicativa, proverà un senso di benessere e di contentezza, si porrà obiettivi precisi [...] La dopamina promuove la concentrazione e lo spirito di iniziativa. Come abbiamo visto: tutte caratteristiche utili all'evoluzione della specie umana!!! 

Per questo motivo, trattandosi di stimoli che influenzano sia il corpo sia il cervello (come abbiamo dimostrato) è importante che la donna viva queste cose con serenità e desiderio. L'Autrice consiglia, ai maschi, di tentare l'approccio sussurrando dolci parole alla Dea che è nella donna, per attivare il rilascio di ossitocina, preparando il sistema parasimpatico. Se gli uomini vogliono capire davvero la loro partner e renderla felice, devono imparare a conoscere come funziona il suo sistema nervoso autonomo e la vita della vagina. Devono, cioè, diventare più "tantrici", devono cancellare dalla mente quello che pensavano "andasse bene" con la compagna precedente e ricominciare da capo, sintonizzandosi con la risposta individuale della persona che hanno accanto.

Consigli simili li si trova anche in "Luna Rossa", altro libro che tutte le donne dovrebbero leggersi, ancor prima di arrivare ai primi rapporti sessuali.

Per un'analisi alla teologia morale cattolica suggerisco di leggersi questo libro: "Eunuchi per il regno dei cieli" di Uta Ranke Heinemann oltre che i libri di Mary Daly (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/04/i-capolavori-di-mary-daly.html)

  La sessualità della donna è ben lungi dall'essere semplicemente una versione al femminile di quella che è stato tradizionalmente considerato, spesso con un'ottica maschile, "puro sesso". La scienza sta mettendo in evidenza che la vagina e il cervello non si possono separare interamente. Rosemary Basson ha dimostrato che in ogni donna la percezione dell'eccitazione deve essere misurata sul piano mentale e non solo fisico [...] nonostante il gran parlare di "liberazione" viene ancora imprigionata nella camicia di forza di ideologie sessuali niente affatto liberatorie, anzi, talora si rivelano soltanto nuove forme più "alla moda" dell'assoggettazione e del controllo di un tempo. In altri tempi, ignoriamo volontariamente il vero ruolo della vagina e le sue implicazioni. La conclusione cui sono giunta è che in Occidente la vagina non è affatto liberata come si vuole far credere, sia perché il suo ruolo, nella sua totalità, è gravemente frainteso, sia perché non viene rispettato. 

(Nota di Lunaria: e in tal senso, i crimini più odiosi sono lo stupro https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/guerra-e-stupro.html e la mutilazione genitale femminile, https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/infibulazione-e-clitoridectomia.html  e non dimentichiamo che vengono spesso esercitati con il muto consenso delle donne, spesso prive di strumenti intellettuali che permetterebbero loro di emanciparsi da queste barbarie accettate acriticamente) 

Esperienze sessuali speciali, che coinvolgono la vagina, le emozioni e tutto il corpo in modi particolarissimi, modi che implicano l'attivazione, molto concreta, del sistema nervoso parasimpatico, possono sviluppare in noi donne l'euforia, la creatività, l'amore per noi stesse. [...] La vagina è il mittente degli stati mentali femminili, ossia della fiducia, della liberazione, dell'autostima e persino del misticismo.


Se le donne e la vagina non vengono offese, oppresse, ferite, disprezzate, tutta questa dopamina le rende più sicure di sé, più euforiche, più creative e più volitive... forse più di quanto una società dominata dai maschi sia disposta a tollerare [...] Una vagina che non ha subito traumi promuove regolarmente una forte attivazione della dopamina come ricompensa, stimola il rilascio dell'ossitocina (che incrementa la percezione dell'interconnessione fra tutte le cose del creato) e il rilascio di oppioidi, che producono euforia. La vagina è perciò il tramite di sensazioni che ci invogliano a creare, esplorare, comunicare, conquistare e raggiungere la trascendenza. [...] Non sorprende perciò che quando sono lesi i circuiti neurali che dal cervello vanno alla vagina, si abbia la sensazione che la vita sia meno significativa. La vagina, se trattata come si deve, è davvero il veicolo del rilascio di quelle che possiamo chiamare, senza paura di esagerare, le componenti chimiche del significato della vita stessa.

DAL PRINCIPIO LA VAGINA ERA SACRA

Alla sommità del mondo, partorire il padre; il mio grembo è nel mezzo delle acque, nell'oceano. Da qui mi estendo per tutti i mondi e raggiungo l'alto dei cieli con la mia grandezza...Il ventre di Devi Yoni, talvolta tradotto come "origine" o "casa" è il suo potere creativo... da cui emana tutto l'universo (Devadatta Kali, In Praise of the Goddess: the Devimahatmya and its meaning)

Una narrazione esauriente della storia della vagina, che riguardasse anche il solo mondo occidentale, richiederebbe parecchi volumi, e perciò quella che segue è necessariamente solo una sintesi di quelli che sono stati i cambiamenti più eclatanti del suo significato culturale e della sua rappresentazione. Da principio la vagina era sacra. I suoi simboli sono incisi sulle pareti delle caverne dei primi insediamenti umani. I manufatti più antichi della preistoria erano in forma di vagina. Statuette come "le figurine di Venere" dell'Europa centrale, che probabilmente rappresentavano la fertilità, avevano spesso pudenda smisurate.  Non sappiamo per certo cosa simboleggiassero queste vagine sacre, ma le studiose femministe, come Riane Eisler ne "il Calice e la Spada" sono convinte che evocassero il matriarcato primordiale. Una cosa è comunque certa: la preminenza attribuita alle figure vaginali nell'arte delle epoche più lontane indica, senza ombra di dubbio, che la sessualità e la fertilità femminili erano considerate sacre. Da 25.000 a 15.000 anni prima di cristo, le figurine di Venere immagini della fertilità con vulve pronunciate - in pietra o avorio erano molto diffuse in tutta Europa e immagini analoghe, plasmate con il fango del Nilo, erano comuni in Egitto.

Sir Arthur Evans, che all'inizio del '900 scoprì la civiltà minoica, riteneva che la presenza di una tale moltitudine di statuette della fertilità, sparse in parti così diverse del mondo, indicasse che il culto di una stessa Grande Madre, esteso sotto varie denominazioni su gran parte dell'Asia Minore, e oltre, fosse universale. Da principio, afferma Rosalind Miles, in "Chi ha cucinato l'ultima cena? Storia femminile del mondo", quando l'umanità emerse dall'oscurità della preistoria, Dio era donna. (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/08/la-dea-madre-nelle-diverse-culture.htmlE fin dall'inizio della storia vera e propria, in tutte le culture studiate finora, è stata ritrovata, sotto varie forme, una Dea del sesso, dalla Inanna del poema epico sumerico "Gilgamesh" alle tanti versioni di Astaroth venerate in Mesopotamia, alla Dea Egizia Astarte del VI secolo a.c, ispirata al culto di Astaroth fino alle culture dell'antichità classica greca-romana Cinquemila anni fa, in quello che è l'attuale Iraq, la vulva di Inanna era un luogo sacro: inni sumeri cantavano il "grembo di miele" (*) della Dea, ne paragonavano la vulva a una "barca celeste" e celebravano la munificenza che "discende dal suo grembo".

(*) l'ebraismo infatti NON offriva miele a javè. Il miele era offerto agli Dei e alle Dee dei popoli politeisti anche se nella bibbia si parla di "terra dove scorrono latte e miele". Sempre nella bibbia, troviamo che alla Regina del Cielo, cioè Astarte, si offrivano le focacce.

L'associazione fra la sessualità della Dea e la fertilità della terra era così stretta che persino la lattuga veniva descritta come pelo pubico di Inanna. La sua vagina era magica, un locus di pura santità: "Inanna era china sul melo. Quando si chinava sul melo, la sua vulva era meravigliosa a vedersi. Felice della sua vulva meravigliosa, la giovane Inanna si congratulò con se stessa. Disse: Io, Regina del Cielo, visiterò il Dio della saggezza..."

La vagina di Inanna rimanda, in primo luogo, ad un concetto di Divinità al Femminile, per di più Creatrice (è la Vagina che rinnova il mondo, che fa crescere la vegetazione); non a caso la Dea è nuda, in tutta la sua sfolgorante bellezza e femminilità; di rimando, la vagina mariana è al servizio del Dio fecondatore che la metterà incinta e lei stessa è coperta, infagottata nel velo che ne nasconde le forme femminili. Laddove la Vagina di Inanna, in quanto Dea, ha valenze attive e creatrici, la vagina mariana è passiva, in attesa, non agisce ma subisce la decisione del Dio (concepito al maschile) che sceglie per lei il momento della gravidanza. Inanna sceglie di congiungersi all'amante Dumuzi, 

"Perfino oggi la verginità è il perno dell'educazione di una donna musulmana. Crescendo mi venne insegnato che è più importante restare vergine che restare viva: meglio morire che essere violentata (Nota di Lunaria: stesso identico pensiero per le sante come Maria Goretti). Il sesso prima del matrimonio è un crimine impensabile; ogni ragazza musulmana sa che il suo valore si basa quasi esclusivamente sull'imene, la parte del corpo più importante anche del cervello o degli arti . Una volta che l'imene è rotto, una ragazza è un oggetto usato, sciupato, sudicio."  (Ayaan Hirsi Ali https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/blog-post.html)

Al centro della religione sumera c'era un "matrimonio sacro" fra il dio pastore Dumuzi e Inanna: sulle monete dell'epoca è impressa l'immagine di Inanna con le gambe divaricate in sacro amplesso con Dumuzi. Le sue veneratrici le dedicavano vasi simboleggianti l'utero. Un testo sacro contemporaneo recitava: "Non appena la santa Inanna ebbe compiuto le sue abluzioni, venne cosparsa di olio di cedro. Quindi il re si accostò orgogliosamente al suo sacro grembo, orgogliosamente si congiunse con il glorioso triangolo di Inanna, e Dumuzi, lo sposo, giacque con lei stringendole teneramente i bei seni!"  La "meravigliosa vagina" di Inanna è connessa con la ricerca della saggezza. Le principali religioni dei primordi finirono tutte per includere uno sposo con il quale la Dea si univa in un sacro vincolo. Qadesh (Anat), una variante dell'archetipo di Astarte, la Dea egizia della natura, della bellezza e del piacere, era raffigurata nuda in groppa a un leone con il capo sormontato da una falce di Luna. Spesso nella mano destra reggeva uno o più serpenti o foglie di papiro, simboli del pene, e nella sinistra, fiori di loto, simbolo della vagina. Il serpente compariva di frequente nelle immagini delle Dee del sesso: anche nella civiltà minoica la Dea è ritratta con il seno nudo e un serpente in entrambe le mani. 

La storia di Eva, tentata dal serpente a commettere il peccato originale della sua vergognosa sessualità femminile, è una trasposizione ebraica tardiva e negativa del simbolismo sacro della Dea.

In tutta la fertile Mezzaluna, prima dell'ascesa del dio patriarcale di Israele, il culto della Dea del sesso Astarte/Astaroth era universale. Astarte si identificava con la generazione sessuale, ma anche con la saggezza del cosmo. Via via, però, che il giudaismo si allontanava dai suoi antecedenti sumeri, tutti gli aspetti del culto della Dea cominciarono ad assumere una connotazione negativa e l'attenzione si concentrò sulla versione maschile dell'unico dio. Il monoteismo ebraico si sviluppò in un contesto in cui le religioni centrate sul culto della Dea della fertilità avevano al loro servizio una casta di Sacerdotesse sacre. In particolari periodi dell'anno, esse si congiungevano carnalmente con adoratori maschi in un rito che aveva lo scopo di immettere nella comunità l'ordine e la bontà del Divino Femminile. Le prostitute sacre erano tenute in gran considerazione e il sacro amplesso è raffigurato in molte stele. L'avversione degli ebrei per questa forma di culto, in cui ricadevano ripetutamente le tribù di Israele, la lotta politica per sconfiggerla e la conseguente ostilità nei confronti dell'esercizio della prostituzione sacra (ierodulia) traspaiono chiaramente dall'orrore con cui nel Pentateuco si parla di sfrenatezza sessuale femminile e in particolare del "meretricio". Il connubio divino delle religioni antecedenti si trasforma in abominio.

Il culto della Vagina Sacra e della sessualità femminile come metafore del divino si diffuse in Europa prima dell'arrivo del cristianesimo. Nell'Irlanda precristiana e persino in quella cristiana, i lapicidi scolpirono molte Sheela-na-Gig sui muri degli edifici, immagini di donne nude, le maghe (Wicca) della mitologia celtica, simboli della liminarità - a gambe ben divaricate, che con le dita tengono aperte le labbra vaginali.

Alcuni storici dell'architettura ritengono che i portali strombati a sesto acuto delle cattedrali medievali europee con le loro pieghe di pietra riecheggino le immagini vaginali della tradizione precristiana.  La Dea del sesso, tuttavia, non era solo dolcezza e luce. In tutte le culture che la veneravano, accanto all'aspetto maestoso e seducente, essa aveva anche un aspetto tenebroso e potenzialmente distruttivo. In molti luoghi compare, sotto varie forme, quella che gli antropologi hanno chiamato la "vagina dentata", munita, cioè, di denti.  Anche nei miti inuit compaiono donne con la testa di cane al posto della vagina. L'associazione archetipa della vagina con la bocca - in genere di ispirazione maschile - rende la vagina dentata un simbolo universale e atemporale della paura del maschio di essere inghiottito e annientato da una madre minacciosa. Le immagini così diffuse della vagina dentata non credo esprimano un'avversione personale per questo organo sessuale, ma siano piuttosto raffigurazioni archetipe che fungono da necessario contrappeso alla venerazione per la capacità femminile di dare la vita. Esse affrontano l'inevitabile lato oscuro della Dea: riconoscono che la distruzione è l'altra faccia della generazione, che l'incarnazione - il grembo, il carnale della nascita - è una porta che conduce all'essere, ma anche, inevitabilmente, alla morte.

PIACERE FEMMINILE E REPRESSIONE PATRIARCALE

L'Autrice esplora il ruolo del desiderio femminile, analizzandone gli aspetti scientifici, culturali, politici, spirituali. La millenaria cultura orientale custodisce al suo interno tutta una serie di intuizioni che vanno in questa direzione. Nella poesia amorosa delle dinastie Han e Ming, la vagina è il "loto d'oro", il "boschetto profumato", la "porta del paradiso", la "perla preziosa". I termini taoisti sono altrettanto poetici. Nei testi sacri del Taoismo cinese la vagina è la "porta celeste", il "globo rosso", la "porta di giada", la "valle misteriosa", la "porta del mistero", il "tesoro". Nei testi sacri tantrici le vagine sono divise in categorie, tutte ispirate alla tenerezza. L'uomo può arrivare all'illuminazione soltanto attraverso la donna, perché lei è principio divino, l'energia femminile, simboleggiata dalla Madre Divina.

Le nuove scoperte scientifiche, documentando la relazione che la vagina e il piacere femminile hanno col cervello, oltre a confermare il legame con la creatività, chiariscono i modi in cui il piacere dà potere alle donne: l'aumento della dopamina infatti fa scattare motivazione, autostima e assertività. Questo, secondo l'Autrice, è il motivo per cui in cinquemila anni il patriarcato ha voluto tenere le donne nell'ignoranza e farle vergognare del proprio piacere: precluderne l'accesso significa facilità di dominio e di controllo. 

Perché scrivere un libro sulla vagina? La sessualità femminile e la sua storia mi hanno sempre interessato. Il modo in cui una determinata cultura si pone nei confronti della vagina - con rispetto o con mancanza di rispetto, con delicatezza o con disprezzo - costituisce una metafora di come in un certo luogo o in un certo tempo vengono trattate le donne. Ho intrapreso questo viaggio con la convinzione che, se avessi esaminato l'argomento dalle diverse prospettive storiche, avrei appreso molte cose sulle donne come soggetti sessuali e come membri di una comunità, sicura che il percorso compiuto avrebbe gettato luce anche sull'oggi [...] Quando ho capito che la vagina e il cervello costituiscono, come dimostrano le ricerche scientifiche più avanzate, un'unica rete, un "solo sistema", tanto che nelle donne l'autostima, la creatività e il senso di trascendenza sono mediati dalla vagina, tutti questi apparenti misteri si sono diradati. Questo libro è diviso in quattro sezioni. La prima mostra in quali modi la vagina sia stata mal compresa. Attraverso la lettura di recenti studi scientifici ho capito quanto le esperienze che la coinvolgono possano, a livello biologico, incrementare l'autostima femminile o distruggerla, liberare la creatività o bloccarla. Ho capito quanto possano intensificare la percezione dell'interconnessione fra il mondo materiale e il mondo spirituale, ma anche acuire l'amara consapevolezza della perdita. Ho capito quanto possano contribuire al raggiungimento di uno stato mistico-trascendentale, capace di imprimere un nuovo corso alla vita o possono invece lasciarci sulla soglia, con la sensazione che esista "altro". La seconda sezione analizza il controllo sociale, esercitato in Occidente sulla vagina e sulla sessualità femminile come strumento per dominare la mente e la vita interiore della donna. La terza sezione esamina la scena contemporanea e mette in evidenza come le pressioni attuali, quali il dilagare della pornografia, stiano portando uomini e donne alla desensibilizzazione. La quarta e ultima sezione illustra i modi per "riappropriarsi della Dea". Suggerisce come riformulare la nostra visione della vagina in rapporto a noi stesse e ai nostri partner, tenendo conto del suo vero compito neurobiologico che è quello di mediatrice e protettrice del concetto più alto, gioioso e integro dell'Io femminile. Il lettore sentirà spesso parlare della "Dea". Ho scelto questa definizione per indicare uno stato psichico, una condizione della coscienza femminile, per scopi pratici di consultazione del libro ma anche perché è una parola carica di echi [...] Prima che le neuroscienze dimostrassero come durante l'orgasmo il cervello riveli un'attività che porta alla perdita dei confini dell'Io, a un'esperienza mistica, affine alla trance, gli studiosi conoscevano già da tempo l'esistenza di un nesso fra l'orgasmo e il rilascio di oppioidi nel cervello. Gli oppioidi, che sono neuropeptidi, favoriscono l'esperienza dell'estasi, della trascendenza e della beatitudine [...] come vedremo, tutte le donne hanno la possibilità di orgasmi plurimi, e questo significa che, grazie al potenziale mistico-trascendentale della loro sessualità, esse possono avere spesso, anche se soltanto per brevi istanti, l'esperienza di un Io più grande, radioso, divino, e di un senso di connessione di tutte le cose. Produrre la stimolazione necessaria per raggiungere questi stati esperienzali è uno dei compiti evolutivi della vagina.

In questo libro sostengo che la donna è in grado di percepire questo legame con il Sublime durante e dopo momenti di piacere molto intensi - anche nel caso che il Sublime non sia altro che uno stratagemma neurologico del nostro sistema cerebrale straordinariamente complesso. Cerco di dimostrare l'esistenza di un nesso cruciale fra questo sentimento e l'esperienza dell'amore, del rispetto di sé e il senso di libertà e di energia vitale. Ecco perché il modo in cui viene trattata la sessualità femminile - con rispetto o con disprezzo - assume un ruolo cruciale.  I momenti di sensibilità sessuale particolarmente intensi conducono la donna alla consapevolezza di vivere in una condizione di perfezione, in armonia e in corrispondenza con il mondo. Dentro di lei si acquietano le voci che le sussurrano che non è abbastanza buona, bella, simpatica e nel suo animo si crea una comunione più ampia, persino un senso di quello che, per mancanza di un termine migliore, chiamo il Femminino Universale o Divino. Una simile esperienza ispira a volte grandi visioni creative e opere possenti. Quando una donna impara a identificare e a coltivare la consapevolezza di quella che chiamo la Dea, il suo atteggiamento verso se stessa e la propria vita migliora. L'autodistruttività, la vergogna e la tolleranza dei maltrattamenti non possono convivere con questo tipo di esperienza. Per di più, la Dea - questo senso radioso di un Io intatto, scevro da ansie e paure - è dentro ognuna di noi, come intuiamo quando ne captiamo la presenza o la sfioriamo. La coscienza di questa scintilla interiore ispira comportamenti sessuali più sani, più rispettosi, differenti. La vagina ha il compito fisiologico di attivare questa matrice di reazioni chimiche, che la mente percepisce come la Dea, ossia come la consapevolezza della propria grande dignità e di un grande amore di sé, l'idea di essere, in quanto donna, una particella radiosa dell'universo femminile. La vagina sarà anche un "buco", ma, se la si comprende bene, è un buco di forma divina.

Stralci tratti da "Il dominio maschile" di P. Bourdieu

"Quando i dominati applicano a ciò che li domina schemi che sono il prodotto del dominio, quando i loro pensieri e le loro percezioni sono strutturati conformemente alle strutture stesse del rapporto di dominio che subiscono, i loro atti di riconoscenza sono, inevitabilmente, atti di riconoscenza, di sottomissione. [...] Le donne, per esempio, possono fondarsi sugli schemi di percezione dominanti (alto/basso, duro/molle, diritto/curvo, secco/umido ecc.) che le portano a fare una rappresentazione molto negativa del loro stesso sesso [...] La rappresentazione della vagina come fallo rovesciato negli scritti di un chirurgo del Medioevo, obbedisce alle stesse opposizioni fondamentali tra positivo e negativo, diritto e rovescio" 

Il dominio maschile, che le costituisce in quanto oggetti simbolici, il cui essere (esse) è un essere-percepito (percipi), finisce col porre le donne in uno stato permanente di insicurezza corporea o, meglio, di alienazione simbolica: le donne esistono innanzitutto per e attraverso lo sguardo degli altri, cioè in quanto oggetti accoglienti, attraenti, disponibili (vedi il modello della madonna cattolica). Da loro ci si attende che siano "femminili", cioè sorridenti, simpatiche, premurose, sottomesse, discrete, riservate se non addirittura scialbe. E la pretesa "femminilità" non è spesso altro che una forma di compiacenza nei confronti delle stesse attese maschili, reali o supposte, soprattutto in materia di esaltazione dell'ego. Di conseguenza, il rapporto di dipendenza nei confronti degli altri (e non soltanto degli uomini) tende a divenire costitutivo del loro essere. [...] Continuamente sotto lo sguardo degli altri, le donne sono condannate a provare costantemente lo scarto tra il corpo reale, cui sono incatenate, e il corpo ideale cui si sforzano senza sosta di avvicinarsi. Cessando di esistere soltanto per gli altri o, cosa perfettamente equivalente, per lo specchio (strumento che permette non soltanto di vedersi ma anche di tentare di vedere come si è visti e di darsi a vedere come si intende essere visti) [...] esso si trasforma da corpo per gli altri in corpo per sé, da corpo passivo e agito in corpo attivo e agente. Il mondo sociale funziona (a gradi diversi secondo i campi) come un mercato dei beni simbolici dominato dalla visione maschile: come si è detto, esse, quando si tratta delle donne, significa percipi, essere percepite, e percepite dall'occhio maschile o da un occhio abitato dalle categorie maschili quelle cui si ricorre, senza essere in grado di enunciarle esplicitamente, quando si loda l'opera di una donna definendola "femminile" o al contrario, "per nulla femminile". Essere "femminile" significa essenzialmente evitare tutte le proprietà e le pratiche che possono funzionare come segni di virilità, al punto che dire di una donna di potere che è "molto femminile" rappresenta un modo particolarmente sottile di negarle il diritto a quell'attributo propriamente maschile che è il potere."

Come può una donna rapportarsi a un dio che è solo maschio?! Dov'è la magnificazione del corpo femminile?!? Dov'è la nostra partecipazione al Divino?! 

Stralci tratti da "Lacrime amare"

Con l'idea del Dio Padre/Dio Figlio Maschio, "la religione ha giocato e gioca tutt'ora un ruolo nella formazione di quelle condizioni socioculturali che permettono di esercitare la violenza contro le donne. [...] Tale violenza deriva essenzialmente da fattori culturali, in particolare, dagli effetti dannosi di alcune pratiche tradizionali legate alla religione che perpetuano la condizione di inferiorità accordata alle donne nella famiglia, nel posto di lavoro, nella comunità e nella società. La religione, quindi, ha partecipato alla costruzione della presunta inferiorità della donna."

"Il simbolo del Dio Padre, moltiplicatosi nell'immaginazione e ritenuto credibile dal patriarcato, ha, di conseguenza, reso un servigio a questo tipo di società, facendo apparire giusti ed adeguati i suoi meccanismi per l'oppressione delle donne. Se Dio nel "suo" Cielo è un padre che governa la "sua" gente allora nella "natura" delle cose è conforme al piano divino e all'ordine dell'universo che la società sia dominata dal maschio. In questo ambito si verifica una mistificazione dei ruoli: il marito che domina la moglie rappresenta lo "stesso" Dio" (Mary Daly)

Maria, "la serva, l'ancella" in obbedienza al dio maschile... La donna, nei vangeli, acquista "importanza" solo in rapporto al maschio gesù (che ha ruolo di guida e di insegnamento), al modo in cui lo ascolta o lo serve.

Nella società patriarcale il concetto di "femminilità" viene costruito per poter meglio rispondere ai bisogni maschili. Per avere donne facilmente controllabili, il femminile va costruito in termini di docilità. Meno senso di sé ha la donna, quindi, meglio è. La teologia cristiana ha sempre avuto qualche problema ad ammettere la piena personalità della donna, per non attribuirle la dignità umana, ossia l'imago Dei ("immagine di Dio"). Agostino per esempio opinava che mentre l'uomo da solo era immagine di Dio, la donna da sola non lo era, la diventava solo unita col marito. Nel 1528 Luis Vives scrive nel suo libro "Educazione della donna cristiana": "Se per tuo difetto o in suo accesso di pazzia alzasse le mani contro di te, pensa che è Dio a castigarti, e che ciò succede a causa dei tuoi peccati [...]  In questo brano, riscontriamo alcuni elementi importanti [...] è a causa dei suoi peccati, che la donna viene maltrattata/la donna deve considerare il marito strumento di Dio" 

Dio Padre: dobbiamo tenere conto che l'Iddio della teologia kiriarcale (o delle teologie sadiche, cioè quelle teologie che dipingono Dio come un Padre assetato di sangue e sacrificio) è un Dio prettamente maschile. A legittimare il potere del patriarcato vi è un Dio Padre.  Molte donne maltrattate sono partner silenziose e inconsapevoli della violenza che subiscono perché erano state programmate per accettarla. Porre resistenza agli abusi sessuali è ribellarsi contro Dio stesso/così donne vittime di ogni tipo di violenza domestica spesso interpretano la loro sofferenza come la punizione di un Dio Padre che si identifica col marito. Le studiose concordano che l'immagine di Dio Padre legittima una serie di rapporti di potere che sfociano nella violenza contro le donne: l'effetto del linguaggio del Dio Padre, date le nostre strutture sia della società sia della famiglia, è di legittimare il dominio e le violenze maschili e di inibire la rabbia e protesta legittime delle donne contro tale aggressione. Dio Padre funge da garante dell'autorità paterna nella famiglia patriarcale. La religione obbliga le donne a perdonare i loro stupratori, anche se gli stupratori non hanno mai chiesto perdono. Il messaggio di amore e perdono diventa un altro tassello del mosaico dei dettami cristiani che mantiene le donne in una posizione subordinata, vulnerabile alla violenza maschile [...] le viene detto di "amare" e di perdonare il nemico aggressore."  

Non a caso, il monoteismo ha tolto il concetto di Dea: vedi questi stralci tratti da "Il Calice e la Spada" di Riane Eisler

"Tuttavia non si poteva usare sempre e solo la forza per ottenere ubbidienza. Si doveva fare in modo che gli antichi poteri che governavano l'universo, simboleggiati dal Calice che dà la vita, venissero sostituiti da nuove e più potenti divinità, le cui mani impugnavano la Spada sovrana. E per riuscirci bisognava fare innanzitutto una cosa: abbattere la Dea stessa, e non solo la sua rappresentante terrena, la donna, dalla posizione di preminenza che occupava. Sia esso dio del tuono, della montagna o della guerra, o in seguito il più incivilito dio dei Profeti, nella bibbia c'è un solo dio: l'imperscrutabile e geloso javé/geova, che nella successiva mitologia cristiana invia il suo unico figlio maschio gesù cristo a morire per espiare le "colpe" dei suoi figli. Se leggiamo la bibbia come letteratura sociale normativa l'assenza della Dea è assolutamente rivelatrice del tipo di ordine sociale che si sforzarono di istituire e di conservare gli uomini che nel corso dei secoli scrissero e riscrissero questo documento religioso. Infatti, simbolicamente, l'assenza della Dea dalle sacre scritture ufficialmente approvate, significava la mancanza di un potere divino che proteggesse le donne e le vendicasse per i torti subiti dall'uomo."

STUPRI E GINOCIDI

Nonostante si faccia un gran parlare di sesso, le nostre informazioni sulla sessualità femminile sono quasi tutte obsolete. Se le donne potessero accedere con facilità a tutte le nuove scoperte scientifiche, che non vengono divulgate nei media, sarebbero molto più consapevoli delle proprie risposte erotiche ed emotive e si sentirebbero molto più vive sessualmente e molto più empatiche. Ora sappiamo che le donne sono strutturate per avere molti tipi diversi di orgasmo, addirittura un numero infinito (compatibilmente con le energie fisiche) e che chi comprende la sessualità femminile impara a regolare il proprio ritmo in base a essa. Non è un traguardo da raggiungere, ma vale comunque la pena tentare, perché, se opportunamente eccitate, alcune donne arrivano a eiaculare e tutte, durante l'orgasmo, possono entrare in uno stato particolare di trance.  Gli studi più recenti dimostrano che, in circostanze favorevoli, tutte le donne possono raggiungere l'orgasmo. E se invece molte soffrissero di scarso desiderio, di frustrazione e rifiuto del sesso perché, per dirlo con franchezza, molti uomini conoscono così poco le donne che non sanno quello che fanno? Un uomo che segua quanto il "copione" culturale vigente detta sulla vagina e la sessualità femminile e su come interagire con le donne ha molte probabilità, al di là dei suoi desideri e delle sue buone intenzioni, di non imparare mai a stimolarle sessualmente.  E se già una donna, che ha subito rapporti noiosi e cafoni, può avere un calo del desiderio, cosa patisce una donna che ha subito stupri e abusi? Se ne parla appunto nel capitolo VI

"Fare della vittima un capro espiatorio - dire che se l'è voluta lei - è necessario... così come l'efficacia del sacrificio rituale dipendeva un tempo dall'illusione che la vittima fosse responsabile dei peccati del mondo" 

Se è vero che un'esperienza sessuale positiva a livello vaginale porta gioia e creatività mentale, è anche vero il contrario, perché a essere coinvolti sono gli stessi circuiti neurali. Una vagina traumatizzata, violentata, trascurata da un partner insensibile o troppo egoista, non può letteralmente condizionare il cervello femminile tramite le componenti chimiche che costituiscono le emozioni: la fiducia in se stessi, il coraggio, il senso di connessione e la gioia. Chiunque voglia sottomettere e opprimere le donne senza necessariamente imprigionarle o rinchiuderle, ma facendo in modo che "ci pensino da sole" ad arrendersi, a perdere la gioia e l'autonomia, a non provare più piacere, a diffidare dall'amore, a considerare fragili e inaffidabili i rapporti umani, non ha che da prendere di mira la vagina. Mi sono ricordata che spesso le donne traumatizzate o lese nei loro organi sessuali, pur appartenendo a tante culture ed epoche diverse  avevano modi simili di atteggiarsi, la stessa postura e un'identica espressione nello sguardo. Una frase ha preso a risuonarmi nell'orecchio: "Mi sento sporca, mi sento merce avariata". Quelle parole le avevo sentite ripetere tante volte. Me le avevano dette in tante: le donne in un campo profughi in Sierra Leone, molte delle quali soffrivano di fistole vaginali a causa degli stupri subiti, praticati su di loro come atti di guerra; le donne che si erano rivolte ai centri di soccorso a Edimburgo, in Scozia...

All'improvviso ho avuto come un lampo: era forse per questo che la vagina era oggetto di violenza da millenni e millenni? In altre parole, così come generazioni di maschi umani nella nostra lontana storia non potevano non avere notato quello che ora sappiamo essere un legame a base biologica fra una donna sessualmente liberata e il suo elevato grado di felicità, speranza e fiducia, probabilmente non potevano non avere notato anche l'effetto di un altro legame a base biologica fra una donna traumatizzata sessualmente e la sua minore capacità di provare felicità, speranza e fiducia. Perché la guerra porta a stuprare in massa le donne del nemico? Perché tanti uomini vi ricorrono in quel contesto?

Un giorno abbiamo conosciuto una donna - in realtà una ragazzina di 15 anni - che era stata rapita in Liberia (come altre 15.000 adolescenti durante il conflitto), tenuta come schiava dal suo rapitore e violentata ripetutamente. Alle donne stuprate era successo qualcosa che aveva spento in loro la luce. Era evidente che una parte profonda della loro anima era stata svuotata. In ognuna di esse la vitalità si era offuscata ed era impossibile non accorgersene di fronte a quelle schiera di donne alla deriva. La dottoressa ci spiegò nei dettagli gli oltraggi che quelle donne avevano subito. Erano state squarciate, interiormente e deliberatamente. Con la punta della baionetta, con bastoni aguzzi, con frammenti di bottiglie, con coltelli. A decine di migliaia. 

Perché mai migliaia e migliaia di soldati in armi avrebbero usato oggetti affilati per distruggere la vagina di migliaia e migliaia di donne? In quegli stupri non c'era niente che richiamasse il sesso. Ora però che ho imparato a conoscere il rapporto del nervo pelvico con la fiducia, la creatività e la volontà femminili, sono convinta che quelle decine di migliaia di uomini non avevano distrutto gli organi genitali di tante donne per avere l'orgasmo.  Sono secoli e secoli che, durante le guerre, le donne vengono brutalizzate in Africa e nel resto del mondo. A ordinare alle truppe quelle atrocità erano stati i comandanti della Sierra Leone, della repubblica democratica del Congo. I soldati, intervistati singolarmente, hanno dichiarato di essere stati obbligati a obbedire agli ordini, pena la fucilazione. Una donna la si piega più rapidamente e integralmente stuprandola che picchiandola, per via della vulnerabilità della vagina, che è un mediatore della coscienza. Un trauma vaginale si imprime profondamente nel cervello femminile, condizionando e influenzando tutto il resto del corpo e della mente.

Lo stupro fa parte dell'armamentario tradizionale degli eserciti nelle strategie genocide. Lo stupro è uno strumento bellico: una strategia di vero e proprio controllo fisico e psicologico delle donne. Le conseguenze della violenza alla vagina si imprimono nel cervello femminile. In realtà, pur essendo possibile per le vittime di stupro guarire, non si risaneranno mai interamente e non torneranno mai più a essere quelle di prima. Lo stupro, se ben compreso, non prende di mira soltanto gli organi sessuali femminili, ma il cervello. Lo stupro può modificare il cervello e l'organismo femminile in modi complessi e duraturi. Un neurologo americano con le sue indagini sui disturbi della percezione ha dimostrato che lo stupro e gli abusi infantili segnano in vari modi il cervello e il corpo femminile. Ho immediatamente pensato alla connessione cervello-vagina. Il trauma vaginale aveva agito anche sul cervello oppure si trattava di un'orma, irrelata, ma non meno interessante, impressa nel cervello dall'abuso sessuale?

"I traumi estremi lasciano sicuramente tracce anche nel corpo."

"Una persona aggredita ripetutamente sviluppa come risposta un comportamento motorio all'attacco e riesce pian piano a dissociarsi passivamente e avere la sensazione che ''qualcuno stia facendo qualcosa a un corpo che non è il mio''. La risposta appresa a questo tipo di aggressione può durare anche per tutta la vita [...] Aggressioni vaginali come quelle praticate in Sierra Leone ledono in prima istanza i nervi, ma poi è il cervello a coinvolgere l'intero organismo, non solo la parte traumatizzata [...] Il comportamento è una risposta globale: quando si viene traumatizzate, ne risentono il sistema visivo e il sistema uditivo; tutti i sistemi sono integrati e il cervello impara continuamente reazioni nuove dal trauma"

In altri termini, violare una donna (e forse anche un uomo, ma i dati disponibili riguardano il genere femminile) o abusarne nell'infanzia significa forse ristrutturarne il corpo e a volte per il resto della vita, imprimendo nel tessuto neurale la paura, la tendenza a rispondere più facilmente con lo stress e di conseguenza l'avversione al rischio. Se le modifiche riguardano l'ippocampo, può addirittura bloccarsi la capacità della vittima di processare i ricordi recenti e quindi di rafforzare via via il senso di sé. In conclusione, si può davvero affermare che lo stupro è solo e sempre dovuto all'aggressività o alla nevrosi maschile? Non potrebbe invece essere un tentativo di riprogrammare le donne, ad un livello fisico cruciale per il genere femminile, per renderle meno coraggiose, meno sicure di sé, meno robuste sotto altri aspetti e far sì che vivano il resto della vita con un senso di sé meno stabile?

Il trauma dello stupro o degli abusi sessuali infantili può dunque sregolare il sistema nervoso simpatico, un disordine che a sua volta provoca l'inabilità fisica della vagina oppure una capacità ridotta di irrorarsi di sangue alla vista di materiale erotico anche molti anni dopo le violenze. In conclusione, questo tipo di trauma può danneggiare la funzionalità della vagina, agendo negativamente sul sistema che nei maschi porta all'erezione e ne determina la durezza.

Spero sia ormai chiaro che lo stupro e l'aggressione sessuale, con i traumi che li accompagnano, non possono essere considerati soltanto come una forma di sesso coatto, ma comportano delle lesioni al cervello e a tutto il corpo, se non addirittura una variante della castrazione [...] La vagina media il senso di sé della donna. [...] Qualsiasi problema che si verifichi nella regione vulvovaginale si riflette su tutto il nostro Io. 

Ho l'impressione che nella percezione di avere una vagina sana, integra, ci sia qualcosa che riguarda il nucleo centrale della femminilità. [...] se ci duole un piede, magari siamo giù di corda, ma non è coinvolto il nostro senso di identità, come accade invece con i problemi vaginali [...] La vagina è concepita in parte per il piacere. Poi intervengono le esperienze di vita. è come se i tessuti vaginali assorbissero le emozioni che vi vengono rovesciate. Con il moltiplicarsi delle esperienze, l'emozione si compatta, soprattutto se si tratta di esperienze dolorose. La sofferenza finisce per trasformarsi in sensibilità vaginale, ossia in desensibilizzazione, un fenomeno molto frequente [...] Il vaginismo è quasi sempre il frutto di traumi sessuali [...] La vagina si congela, si paralizza, come ci si paralizza per il terrore: se la vittima si distacca psicologicamente dal corpo e si rifugia nelle mente può verificarsi un intorpidimento o una tensione vaginale. [...] è il cervello a inviare alla vagina il messaggio di pericolo. 

APPROFONDIMENTO, tratto da "Le donne sono umane?" di Catharine A. MacKinnon

Avvocata e Filosofa del Diritto, l'Autrice da decenni è impegnata nell'elaborazione di una teoria giuridica e politica femminista, trattando anche il tema del genocidio e dello stupro (e quindi del ginocidio) vincendo una causa internazionale per il riconoscimento della violenza sessuale come atto di genocidio.

Qualche frase presa dai suoi scritti e dalle sue conferenze.

POTERE E SGUARDO MASCHILE SULLE DONNE

"La teoria femminista della conoscenza è inestricabile dalla critica femminista del potere maschile perché la prospettiva maschile, per conoscere il mondo, si è imposta su di esso e continua a farlo"

(Nota di Lunaria: l'Autrice non è Wiccan o teologa, quindi qui non cita uno dei simboli più misogini e virulenti "partoriti" dal cervello maschile, e che serve a imporre la virilità come misura di tutte le cose: lo scandalo del cristo kyrios, il maschio cosmico divino che "salva tutti, maschi e femmine"; un simbolo maschile, peggio ancora, divinizzato al maschile!, da cui le donne continuano a dipendere: ci si guarda e ci si definisce, come donne, sotto e attraverso la lente dello sguardo maschile del cristo re, che definisce non solo la virilità - come divina, cosmica e dominante - ma anche la femminilità, come negazione degli attributi di potenza regali che lui incarna. Del resto, per capire come la frase dell'Autrice sia universalmente vera, parlando di oppressione, la si riscriva da una prospettiva teologica femminista: "La teoria femminista della conoscenza è inestricabile dalla critica femminista del potere maschile in campo religioso e nel simbolismo per definire Dio perché la prospettiva maschile, per conoscere il mondo e per postulare il Divino, si è imposta sulla psico-fisicità-spiritualità femminile e continua a farlo, non solo imponendosi, ma anche degradandola") "Il contenuto della teoria femminista della conoscenza inizia con una critica del punto di vista maschile (1) mettendo in discussione la posizione che nel pensiero politico occidentale ha assunto 'Colui che conosce' [...] Guardare oggettivamente il mondo significa oggettivarlo. (2) L'atto del controllo è esso stesso erotizzato dalla supremazia maschile. Con la supremazia maschile la reificazione in chiave sessuale è ciò che definisce le donne come sessuali e come donne (...) Siccome la sessualità si presenta in forme di relazioni sotto l'influsso del dominio maschile, non sono le donne a stabilire i suoi principali significati. Nella società in cui viviamo il contenuto della sessualità è lo sguardo che rende le donne oggetto del piacere maschile [Mary Daly così si esprimeva: "In un contesto sessista, i sistemi simbolici e gli apparati concettuali sono stati creati dai maschi; non rispecchiano l'esperienza delle donne, ma piuttosto operano nel senso di falsificare la nostra immagine di noi stesse e del nostro vissuto." (3) e Horney: "è ovvio che tutte queste ideologie hanno non solo la funzione di conciliare le donne con il loro ruolo subordinato sostenendo che è inalterabile, ma anche di far credere che esso rappresenti l'appagamento dei loro desideri, o un ideale che è lodevole cercare di raggiungere"] "Le donne, in quanto donne, sono state messe a tacere (4): ci hanno detto che siamo stupide perché siamo donne, che i nostri pensieri sono banali perché siamo donne, che le esperienze che abbiamo vissuto come donne sono inesprimibili, che le donne non parlano in modo sensato; gli uomini si sono appropriati delle nostre idee e quelle idee sono poi improvvisamente diventate valide, persino creative." "Abbiamo bisogno di capire in maniera sistematica, per poterla sottoporre a critica e cambiarla, invece che riprodurla, la connessione tra il fatto che i pochi che hanno comandato e abusato dei molti nel proprio interesse e per il proprio piacere e profitto e il fatto che quei pochi sono stati uomini."

Note: 

(1) Pensiamo a Mary Daly, e alla sua confutazione del "gesù-redentore": 

"Non è tuttora insolito che preti e ministri cristiani, posti di fronte al discorso della liberazione della donna, traggano argomenti a sostegno della supremazia maschile dall'affermazione che Dio "si incarnò" esclusivamente in un maschio. In effetti la stessa tradizione cristologica tende a giustificare tali conclusioni. Il presupposto implicito - e spesso esplicito - presente per tutti questi secoli nella mente dei teologi è che la divinità non poteva degnarsi di "incarnarsi" nel "sesso inferiore" e il "fatto" che "egli" non lo abbia fatto conferma ovviamente la superiorità maschile. (...) L'idea di un salvatore unico di sesso maschile può essere vista come un'ulteriore legittimazione della supremazia del maschio (...) In regime di patriarcato un simbolo maschile sembra proprio il meno indicato ad interpretare il ruolo di liberatore del genere umano dal peccato originale del sessismo. L'immagine stessa è unilaterale per quanto concerne l'identità sessuale, e lo è proprio dal lato sbagliato, perché non contraddice il sessismo e glorifica la mascolinità."

"Ho già osservato che il testo paolino "in Cristo non c'è... maschio né femmina", funziona in questo modo, perché semplicemente e palesemente ignora il fatto che Cristo è un simbolo maschile e perciò a tale livello esclude la femmina (...) Io ritengo che un altro ribaltamento sia l'idea dell'incarnazione redentrice unica nella forma di un salvatore maschio perché questo è precisamente impossibile. Una divinità patriarcale, o suo figlio, non è in grado di salvarci dagli orrori di un mondo patriarcale."

Per quanto si rivolti la questione affermando - come fanno le teologhe non radicali - che "gesù salva le donne in quanto essere umano, non in quanto maschio", ciò non toglie lo scandalo del fatto che l'unica immagine antropomorfa usata per simboleggiare dio sia sempre e solo quella del maschio: "Il simbolismo esclusivamente mascolino per Dio, per la nozione di divina incarnazione in natura umana e per il rapporto tra gli esseri umani e Dio rafforza la gararchia sessuale" (Mary Daly). Inoltre le donne dovrebbero avere il coraggio di chiedersi e analizzare, una buona volta e senza "difendere il signorino gesù", se quell'immagine di dio, il cristo kyrios in trono non abbia ingigantito, fomentato e infervorato a dismisura l'egocentrismo maschile del ritenersi "il sesso stesso di dio", ovvero il centro dell'universo. Francamente, nomi come l'Aquino (1200), Sprenger e Kramer (1400) hanno espressamente scritto che "il sesso maschile è stato elevato proprio perché dio si incarnò nel solo maschio". Ma la natura umana prevede due generi, il maschile e il femminile. Come può essere dalla parte delle donne, o peggio ancora, "il loro redentore" un simbolo esclusivamente maschile di dio, quando questo stesso simbolo fomenta e giustifica il dominio maschile? 

(2) A ragion veduta Mary Daly affermava: "Ho già suggerito che se Dio è maschio, allora il maschio è Dio [...] Gli strumenti simbolici e linguistici della comunicazione - che comprendono essenzialmente tutta la tradizione teologica nelle religioni del mondo - sono stati formulati dai maschi nelle condizioni del patriarcato. è quindi intrinseco a queste strutture simboliche e linguistiche che esse servano agli scopi degli ordinamenti sociali patriarcali."

(3) Quando la donna si identifica col paradigma maschile che la rappresenta come una cosa senza valore, il senso di inferiorità è insito nella donna e la porta a considerare la subordinazione come una cosa normale

(4) E qual'è il silenzio più grande, più atroce? Che la maggior parte delle donne non possiede un concetto di Dea, non sa formulare un pensiero, non sa esprimere questo pensiero in linguaggio. E così resta il silenzio sul concetto di Dea, mentre il concetto di dio raggiunge vette di cacofonia assordante. Che le cristiane (e in generale, le monoteiste) siano "analfabeti spirituali" lo riconosce anche una donna cristiana,  nel suo intervento pubblicato in "Il Respiro delle Donne"

"Che dire della spiritualità delle donne nella chiesa? Essa è, certo, viva, ma alle prese con numerosi mali. La definirei colonizzata, colpita da amnesia e analfabeta; in breve, essa soffre di una grave anemia. La spiritualità delle donne è colonizzata, perché è sottomessa a direttive clericali e sprovvista di una propria cultura. Colonizzata perché costretta, per esprimersi, a usare una lingua straniera, il verbo degli uomini e troppo spesso guidata da consiglieri spirituali misogini (...) La spiritualità delle donne nella chiesa è colpita da amnesia perché è in gran sparte sradicata dalla memoria delle donne, che nel corso dei secoli, hanno intessuto la trama della fede cristiana; perché non ha una tradizione propria (...) La spiritualità delle donne è anche analfabeta, perché è povera di parole per dirsi, per esprimersi" 

"Perché parlare ancora di Dio? hanno chiesto alcune di noi. Non è forse la causa della nostra alienazione, in una tradizione patriarcale secolare? Le parole Dia o Dea non sono forse più appropriate? In questo caso sarebbe utile avere delle rappresentazioni, delle immagini di questo divino al femminile?"

"L'universale sessuato vuol dire che l'uomo non è una misura per la donna e che solo nella sua appartenenza al genere umano femminile la donna troverà la sua misura, ossia ciò che le permette di regolarsi e di superarsi o di riconoscere la sua finitezza e di conoscere la sua infinità. O non la troverà affatto e ricadrà nella dipendenza dall'uomo." 

"Ciò che è d’importanza fondamentale per il nostro discorso è che Dio viene identificato col polo maschile di queste dualità. Così dal lato positivo e superiore abbiamo Dio, spirito, ragione, storia, uomo e dal lato negativo e inferiore  mondo, natura, corpo, caducità, donna [...] la distanza tra Creatore e creatura è stato tradotta nei termini della dicotomia sessuale in modo che al maschio vengono attribuite caratteristiche “divine” e alla femmina caratteristiche “del mondo”. Ovvero “il concetto ontologico è utilizzato in modo sessista”.

Questo significa che tutto ciò che appartiene alla sfera del divino è declinato al maschile e tutto ciò che appartiene alla sfera del creato, la terra, la natura, il popolo di Dio, la chiesa, viene declinata al femminile."

“L'ordine simbolico patriarcale si fonda su una logica assai singolare che, a dispetto del fatto che gli esseri umani sono dell’uno o dell’altro sesso, assume il solo sesso maschile come paradigma dell’intero genere umano”

"La morte del Dio-Padre diventa allora la distruzione dell'immagine alienata dell'egoismo maschile nel cielo, che santifica tutti i rapporti di dominio e sottomissione nel mondo." Perché è questo il punto della questione: è il concetto di Dio che giustifica, promuove, fomenta la disuguaglianza (...) Questo Dio non è altro che il segno della maschilità di potenza dell'egoismo maschile."

Questo dio monoteista non è altro che l'egocentrismo maschile di vedere che il proprio fallo diventi misura di tutte le cose, anzi, il  creatore stesso dell'universo. Non è più la Natura che crea, ma il Fallo stesso che crea ciò che è natura.

Il dio monoteista è il Fallo magnificato su sfondi di gloria divina e trascendentale. Come ho scritto e detto tante volte, il problema non è aver divinizzato l'organo genitale maschile, ma aver represso con ferocia ogni altra divinizzazione che non fosse questa divinizzazione fallica, ovvero aver represso la divinizzazione della specificità psico-fisica della donna.  Lo scandalo non sta nel fatto che un gruppo di maschi, in un dato momento storico, abbia ideato gesù e il dio padre, ma che questo concetto sia stato accolto anche dalle donne e che esse non abbiano reagito o non reagiscano ora a tutto questo, ma siano loro stesse a nutrire questa tenia monoteista.

"Quello che ho imparato dall'esperienza delle donne con la sessualità è che lo sfruttamento e la degradazione producono una forma di grata complicità, in cambio della sopravvivenza. Producono una ripugnanza di sé che conduce all'auto-annullamento. Il problema non è perché le donne si adeguano, ma perché non facciamo altro che adeguarci (...) La mascolinità, l'essere maschio, è il referente di entrambi, maschio e femmina (...) le loro esperienze e ossessioni definiscono il merito, la loro oggettivazione della vita definisce l'arte, è la loro presenza che qualifica la famiglia, la loro capacità di andare d'accordo - le loro guerre e le loro regole di governo - definiscono la storia, la loro immagine maschile definisce dio e i loro genitali definiscono il sesso."

STUPRO E GENOCIDIO

Nemmeno quelli che commettono un genocidio si dimenticano che, per distruggere un popolo, si devono distruggere le donne  (Andrea Dworkin)

Per distruggere un popolo dovrebbe bastare un eccidio di massa. Di fatto i genocidi dimostrano il contrario. Lo sterminio distrugge i popoli, ma i popoli sono distrutti anche da atti diversi dall'uccidere. Le violenze sessuali sono divenute facilmente riconoscibili come connesse al genocidio, per la prima volta, in Croazia e in Bosnia-Erzegovina tra il 1991 e il 1994: insieme a un eccidio di massa, i serbi che intendevano distruggere i non-serbi hanno abusato sessualmente su vasta scala delle donne e di alcuni uomini. Perché la sessualità può diventare uno strumento di genocidio e come funziona nella distruzione di un popolo in quanto popolo?

La Bosnia-Erzegovina

Le violenze sono emerse durante il genocidio bosniaco; durante la primavera del 1992 gli uomini serbi stuprarono le loro vicine musulmane in nome della Grande Serbia; quando le forze militari serbe si raggrupparono e presero il controllo di città in città, le donne musulmane e croate furono prima stuprate e poi massacrate come animali, sgozzate con coltelli, sulle colline, nei campi, spesso internate in improvvisati bordelli. Alcune donne furono tenute prigioniere in campi di concentramento, ingravidate e fu impedito loro di abortire. Anche alcuni uomini venivano torturati sessualmente, con violenze sui loro genitali.  

Il genocidio ebraico

I campi di concentramento sono ulteriori resoconti. Una sopravvissuta riferì che suo zio disse di aver assistito a uno stupro di massa di ragazze ebree poi sepolte vive nelle fosse comuni che loro stesse erano state costrette a scavare. Altre donne venivano violentate dai cani dei nazisti, cani addestrati specificamente per lo stupro. Le donne ebree venivano imprigionate nei bordelli speciali riservati alle guardie delle SS. Una sopravvissuta ricorda: "alle donne attraenti si ordinava di uscire dalla fila [...] Malgrado le teorie naziste sulla contaminazione razziale, sapevamo che alcune delle detenute più attraenti erano selezionate per questi bordelli". Spesso le donne erano costrette a prostituirsi in cambio di cibo: "Il cibo era la moneta che consentiva di pagare il privilegio di rimanere vivi". Spesso le SS palpavano le donne che stavano per entrare nelle camere a gas, oppure venivano perquisite dopo la morte, per verificare che non avessero nascosto della gioielleria nelle loro parti intime: "Non solo si abusò di loro mentre erano vive, ma furono violentate anche da morte" 

 La de-umanizzazione e l'umiliazione di queste donne ebree era chiaramente sessuale [...] La tortura che implicava anche il sesso era consentita ed era sessuale proprio perché era inflitta dai tedeschi, considerati superiori, agli ebrei, considerati inferiori.

Il Ruanda

Se si può rintracciare a posteriori uno schema nell'uso del sesso per distruggere un popolo sotto il Terzo Reich, non c'è bisogno di nessuna ricostruzione per vederlo nel genocidio ruandese avvenuto tra l'aprile e il giugno del 1994. Gli Hutu stuprarono in massa delle donne Tutsi.

Soprattutto nel genocidio ruandese, le donne venivano stuprate anche con bastoni o bottiglie, e i cadaveri fatti a pezzi. Anche lo smembramento del cadavere, il sadismo post-mortem, è funzionale al discorso di umiliazione sessuale.  Sul piano descrittivo, lo stupro in tempo di guerra mira a terrorizzare e a degradare. Serve anche ad umiliare gli uomini "dell'altra parte" facendo notare che non sono in grado, in termini virili, di difendere "le loro donne". Oltre ad affermare la virilità, cosa che lo stupro fa sempre, lo stupro di guerra serve così da specifica tecnica di guerra psicologica: significa supremazia, "Noi siamo meglio di voi".  E possesso: "Noi vi possediamo". 

Anche quando le vittime sono maschi, stuprati da altri maschi, "il messaggio" è quello: "Noi siamo i veri maschi. Voi le femmine, perché noi vi stiamo facendo ciò che si fa alle femmine". Negli stupri commessi durante i genocidi, la sessualità maschile viene messa al servizio della distruzione. Dato che il sesso dovrebbe essere relazione, le atrocità sessuali distruggono le relazioni e violano la persona.  Gli stupri di guerra servono anche a distruggere l'immagine che un gruppo umano ha di sé e a svilirlo. Li si lascia in vita, apparentemente intatti, ma subordinati come esseri umani inferiori attraverso atrocità sessuali che svolgono chiaramente questa funzione. Le persone si identificano strettamente con la propria identità sessuale, e quando tale identità è vista come violata, il proprio sé è visto come esperito, guastato, depredato, rovinato. Lo stupro è quindi il codice umano per il dominio, l'essere resi inferiori, per l'assoggettamento di sé, l'inferiorità in quanto tale. Si può dire che lo stupro nel genocidio fa al concetto di etnia quello che lo stupro "comune, fatto per libidine" fa al sesso. 

Infine ricordiamo che è anche possibile parlare di "Ginocidio", ovvero tutto ciò che distrugge l'identità psico-fisica femminile, la distruzione delle donne in quanto tali. Ottimo esempio di ginocidio (in parte messo in pratica) resta il manuale cristiano del Malleus Maleficarum. E non è un caso che sia germinato da una religione che ha un concetto di dio padre. Rendendo concreto ed esprimendo il dominio, l'abuso sessuale fa nel genocidio ciò che fa nella misoginia: mette in campo la misoginia contro i gruppi etnici. L'abuso sessuale è un perfetto strumento di genocidio (e non si dimentichi che il concetto di patria è un concetto femminile. Invadere, prendere con la forza i terreni di qualcuno significa "stuprarli"); fa a gruppi etnici ciò che è stato fatto alle donne in quanto tali da tempo immemore.

Qui abbiamo parlato di diritto alla contraccezione, fondamentale per il piacere sessuale femminile scollegato dal fardello della procreazione: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/una-vera-storia-della-contraccezione.html https://intervistemetal.blogspot.com/2020/03/la-donna-moglie-e-madre.html

Un'ipotesi molto interessante: https://alledonnepiacesoffrire.wordpress.com/2020/03/14/la-dea-clitoride/

Saga erotica consigliata (anche se non ho gradito i dialoghi troppo volgari)




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