La misoginia di Freud, di Talcott Parsons e di George Gilder

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Nota: se non bastasse la religione con la sua misoginia (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/03/mona-eltahawy-perche-ci-odiano-gli.html), ci si mettono anche psichiatria, (https://intervistemetal.blogspot.com/2021/06/psichiatria-dominio-e-misoginia.html) psicanalisi e sociologia, che specialmente alle loro origini, consideravano la donna inferiore e necessariamente da confinarsi in casa! (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/i-crimini-della-psichiatria-raccolta-di.html)
Ma non solo, secondo costoro, una donna che "non fosse felice di essere considerata inferiore" e una donna "che faceva successo in campi culturali" erano donne malate! Peraltro questa stessa cosa la psichiatria l'ha usata anche contro gli afroamericani che volevano emanciparsi dalla schiavitù! Quegli schiavi africani che non volevano sottomettersi, essere considerati inferiori, che si ribellavano, erano considerati "malati di drapetomania"!!! 

La verità è che per Freud le donne formavano una specie strana, inferiore, men che umana. Le vedeva come bambole infantili, che esistevano solo per l'amore dell'uomo, per amare l'uomo e soddisfare i suoi bisogni. (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/03/la-donna-moglie-e-madre.html)
Era un po' lo stesso genere di inconscio solipsismo che spinse per molti secoli l'uomo a vedere nel Sole soltanto un oggetto luminoso che girava intorno alla Terra. Freud crebbe in una cultura dominata da questo atteggiamento: e che non era solo la cultura dell'Europa vittoriana, ma anche quella cultura ebraica in cui gli uomini dicevano la preghiera quotidiana: "Ti ringrazio Signore di non avermi creato donna" e le donne pregavano sottomesse "Ti ringrazio Signore di avermi creato secondo la tua volontà"


Già nell'infanzia e nell'ambiente dove Freud crebbe era evidente questa sottomissione femminile: il padre comandava la famiglia con un'autorità autocratica tradizionale, la madre adorava il piccolo Freud: i suoi bisogni erano il sole intorno a cui ruotava la famiglia. Quando il suono degli esercizi che le sorelle facevano al pianoforte cominciò a disturbare i suoi studi, "il pianoforte scomparve", raccontò più tardi Anna Freud, "e con esso la possibilità per le sorelle di diventare musiciste."
Freud non pensava che questo atteggiamento potesse provocare problemi nelle donne. La natura delle donne era di farsi guidare dall'uomo ed era una malattia invidiarlo.
Anche la sua futura moglie, Martha, venne trattata da Freud come una "docile donnina", con il tono condiscendente che si usa per parlare alle bambine.
Freud soffrì quando lei non superò ciò che per lui era la prova più importante: "la completa identificazione con lui, con le sue opinioni, i suoi sentimenti, i suoi propositi. Non era davvero sua se non poteva vedere su di lei il suo marchio"

Freud dava per scontata la degradazione delle donne: ed essa è la chiave della sua teoria della femminilità. La forza motrice della personalità della donna, nella teoria di Freud, è l'invidia del pene, che la spinge a sentirsi disprezzata ai propri occhi e che nella femminilità normale porta al desiderio del pene del marito, un desiderio che non viene mai realmente soddisfatto finché essa non possiede un pene dando alla luce un figlio.

In breve, la donna è soltanto un uomo mancato, un uomo a cui manca qualcosa (idea che Freud riprende da Aristotele (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/la-misoginia-nel-contego-pagano-antico.html) (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/grecia-2-la-condizione-delle-donne.html) e da Tommaso d'Aquino https://intervistemetal.blogspot.com/2019/07/la-questione-92-per-integrale.html


I concetti del complesso di castrazione e dell'invidia del pene, due delle sue idee più fondamentali, sono postulati sulla base della premessa che le donne sono biologicamente inferiori agli uomini.
Per Freud, "la scoperta della propria castrazione, in una donna, è una svolta nella vita della ragazza. Essa è ferita nell'amor proprio dal paragone sfavorevole col maschio che è molto meglio equipaggiato." Questo porta ad un "complesso mascolino" nel quale la donna si rifiuta di rinunciare all'attività fallica (cioè alle attività "normalmente caratteristiche del maschio"). La situazione femminile si concreta soltanto quando il desiderio del pene viene rimpiazzato dal desiderio di un bambino: il bambino sostituisce il pene. Il "più forte desiderio femminile", il desiderio di un pene, trova una vera soddisfazione solo se "il bambino è un maschio che porta con sé il desiderato pene": la madre può trasferire al figlio tutta l'ambizione che ha dovuto sopprimere in se stessa, e può sperare di ottenere da lui la soddisfazione di tutto ciò che le è rimasto del complesso della mascolinità.
Freud non si preoccupava di mutare la società, di renderla più equa, ma di aiutare l'uomo e la donna ad adattarsi ad essa.

Insomma, per Freud e i suoi seguaci, la donna era inferiore, infantile, impotente, impossibilitata a raggiungere la felicità se non adattandosi ad essere l'oggetto passivo dell'uomo. Freud e i suoi seguaci volevano aiutare la donna a trovare la soddisfazione sessuale affermando la loro naturale inferiorità.
Anche autori come Helene Deutsch, Marynia Farnham e Ferdinand Lundberg pensavano che la ricettività, la passività, la disposizione ad accettare la dipendenza, il fare figli, fossero tutti elementi necessari "al piacere della donna"

Insomma: se una donna è istruita, tanto più è disturbata e tanto meno figli avrà.
Ovviamente, tutte le donne di successo nei campi culturali erano, per questi "luminari", donne "sofferenti del complesso della mascolinità"


Nel Novecento, Freud divenne il nuovo leader spirituale, e le sue teorie la nuova bibbia.
La mistica della femminilità elevata al rango di religione scientifica dalla teoria freudiana ha portato alle donne un unico messaggio di limitazione delle prospettive, di negazione dell'avvenire.
Le ragazze che erano cresciute giocando a baseball o amando la geometria, si sentirono dire dai "pensatori più avanzati del nostro tempo" di tornare a vivere la loro vita come se fossero delle "donnine" confinate in case di bambola dal pregiudizio vittoriano. E il loro stesso rispetto per l'autorità della scienza impedì loro di mettere in dubbio questa nuova forma di misoginia, questa nuova mistica della femminilità.

Per un curioso processo circolare, le intuizioni della psicologia, dell'antropologia e della sociologia, che avrebbero dovuto essere armi potenti per la liberazione delle donne, si sono in certo qual modo annullate a vicenda, col risultato di chiudere le donne da ogni parte.

Anche in sociologia si assiste ad un'aberrazione chiamata funzionalismo, che era un tentativo di rendere le scienze sociali più "scientifiche", mutuando dalla biologia l'idea di studiare le istituzioni come se fossero muscoli o ossa, cioè dal punto di vista della loro struttura e della loro funzione nel corpo sociale.
Il funzionalismo riprese il vecchio sessismo vittoriano, celandolo dietro un complesso e misterioso linguaggio.


Se questo brano del 1870, scritto dalla regina Vittoria, oggigiorno fa ridere:
"Alla regina preme in particolar modo sollecitare l'appoggio di tutti coloro che sono in grado di parlare o  scrivere, allo scopo di frenare questa malvagia follia dei diritti della donna, con tutti gli obbrobri che l'accompagnano, alla quale tende il povero debole sesso cui ella appartiene, perdendo ogni sentimento e decoro femminile... Dio ha creato diversi gli uomini e le donne: che ciascuno rimanga nella sua posizione."

questo brano tratto da "Marriage for moderns" di Henry A. Bowman (1942) cela abilmente il sessismo (certe cose sono per maschi, altre per femmine e non si possono "invertire") dietro parole all'apparenza neutre:
"I sessi sono complementari. Sono gli ingranaggi del mio orologio a far muovere le lancette e a consentirmi di dire l'ora. Gli ingranaggi sarebbero allora più importanti delle lancette? Non sono né superiori né inferiori. Ciascuno deve essere giudicato secondo le sue funzioni peculiari. Insieme formano un'unità funzionante. Così è degli uomini e delle donne: insieme formano un'unità funzionante. Presi separatamente sono entrambi in un certo senso incompleti. Sono complementari... quando gli uomini e le donne si dedicano alle stesse occupazioni o svolgono funzioni eguali, il rapporto complementare può spezzarsi (...) Parlare di ciò che si potrebbe fare se la tradizione e i costumi venissero radicalmente mutati, o di ciò che può avverarsi nell'anno 2000 non aiuta i giovani d'oggi ad adattarsi a ciò che è inevitabile nella vita, o a portare i loro matrimoni su un piano più alto di soddisfazione."

Insomma, per questo tipo di funzionalisti, "la donna potrebbe realizzarsi in qualche professione", anziché sposarsi e fare figli; sta di fatto "che sarebbe meglio restare casalinghe e pensare che chi guadagna da vivere (il marito) e chi organizza la casa (la moglie) formano insieme una combinazione complementare che non teme confronti"

Questo è in sintesi il funzionalismo che ha pervaso tutta la sociologia americana degli anni Quaranta. In libri come "Analisi sul ruolo dei sessi nella struttura sociale degli Stati Uniti" di Talcott Parsons,


per la donna era contemplata la sola alternativa di essere "donna di casa", fondata sull'"abilità domestica, il fascino e il cameratismo":
"Lo status fondamentale della donna è quello di moglie del proprio marito, di madre dei propri figli"

Per Parsons, sociologo di alta fama e massimo teorico del funzionalismo, una vera uguaglianza tra uomini e donne non sarebbe "funzionale": lo status quo può essere mantenuto solo se colei che è moglie e madre è esclusivamente una casalinga o al massimo ha un'occupazione, piuttosto che una professione, la quale potrebbe darle uno status uguale a quello del marito. Perciò Parsons giudica la segregazione del sesso femminile "funzionale" allo scopo di mantenere immutata la struttura sociale, che è la preoccupazione principale dei funzionalisti, che hanno come funzione proprio quella di aiutare l'individuo ad adattarsi al ruolo assegnatogli in quel sistema.

"Un ordine sociale può funzionare solo perché nella stragrande maggioranza gli individui si sono in qualche modo adattati al loro posto nella società e svolgono le funzioni che ci si attende che svolgano. Le differenze nell'educazione dei due sessi sono ovviamente connesse ai rispettivi ruoli nella vita adulta (...) Anche se un genitore giustamente considera privi di valore certi convenzionali attributi del ruolo della donna, prepara dei rischi alla ragazza se la costringe ad allontanarsi troppo dai costumi accettati del suo tempo... possono risvegliare aspirazioni e sviluppare abitudini che sono in conflitto con certi aspetti del loro ruolo di donne... corriamo il rischio di risvegliare interessi e capacità che ancora una volta contrastano con la presente definizione della femminilità" ("Women in the modern world, their education and their dilemmas" di Mirra Komarovsky)


Eh certo! Una donna istruita e con tanti hobby, è qualcuno che non ha voglia di fare solo figli stando segregata in casa! Perciò, per questi funzionalisti, è pericoloso istruire le donne... il ruolo di "angelo del focolare, di madre" dev'essere preservato perché "funzionale" all'ordine precostituito patriarcale.
E così, in nome dell'adattamento alla definizione della femminilità data dalla società, si finisce praticamente per avallare la continua "infantilizzazione" della donna e la sua segregazione nella sfera domestica.
I funzionalisti fissavano la società in un presente senza fine e rifiutavano di ammettere la possibilità di un futuro diverso dal passato. Il loro ragionamento poteva reggere fin tanto che il futuro non fosse mutato. La vera scienza, invece, guarda al futuro. Sotto il funzionalismo, si era così rigidamente orientati sul presente da negare il futuro: le loro teorie rafforzarono i pregiudizi sessisti del passato e di fatto impedivano il mutamento.
Gli stessi sociologi trovavano il funzionalismo imbarazzante, perché non diceva nulla. Nel 1959 Kingsley Davis dichiarava: "[Il funzionalismo] è un impedimento piuttosto che un appoggio al progresso scientifico... la tesi che il funzionalismo non può occuparsi dei mutamenti sociali perché postula una società integrata e statica è vera per definizione."

Il funzionalismo trasformò "l'essere" in "dover essere": coloro che usavano termini come "protesta femminilista" chiusero in faccia alle donne le porte del futuro. Le donne dovevano essere preparate ad uno stato inferiore a quello che avrebbero potuto raggiungere; e anche se i funzionalisti non accettavano la tesi freudiana del "l'anatomia è destino", accettavano pienamente una definizione ugualmente restrittiva della donna: la donna è ciò che la società afferma che sia. (Nota di Lunaria: peraltro si vede che per il funzionalismo anche l'Io, il Singolo, non ha alcun valore; ciò che conta è la massa di individui, tutti uguali, già tutti incasellati in ruoli pre-confezionati)
Ma come mai le donne non reagirono? Quando una società ha eretto delle barriere giuridiche, politiche, sociali, economiche e scolastiche che impediscono alla donna di raggiungere la maturità, anche nel momento in cui una gran parte di queste barriere viene abbattuta, è sempre più facile rifugiarsi nel santuario della casa. è più facile vivere attraverso il marito e i figli che aprirsi una propria strada nel mondo. E la libertà è una cosa che spaventa: spaventa le prospettive di maturare e di liberarsi dalla dipendenza passiva. Perché una donna dovrebbe preoccuparsi di essere qualcosa di più di una moglie e una madre, se tutte le forze fondamentali della sua società le dicono che non ha nessuna necessità di maturare, e anzi sarà tanto meglio per lei se lo eviterà?
Gli studiosi del comportamento si interessano sempre più al fondamentale bisogno umano di maturare, alla volontà dell'uomo di realizzare tutte le sue potenzialità.
Questa "volontà di potenza, affermazione dell'Io, autonomia" non implica aggressività: è l'individuo che afferma la sua esistenza e la sua potenzialità come creatura autonoma: è il coraggio di essere un individuo.

Le casalinghe che vivono secondo la mistica della femminilità non hanno uno scopo personale che si protenda nel futuro. Ma senza uno scopo di questo genere, che susciti appieno le loro capacità, non possono pervenire all'autorealizzazione. Senza di esso smarriscono il senso della propria identità, perché sono gli scopi che danno forma alle giornate.
In nome di una femminilità (falsa e costruita dal patriarcato) hanno evitato le scelte che avrebbero dato loro un fine personale, il sentimento del proprio essere.
Se le viene impedito di realizzare la sua vera natura, la donna si ammala.
Il disagio, la disperazione della donna è un ammonimento che la sua esistenza umana è in pericolo, anche se ha raggiunto un compimento, secondo le massime della mistica della femminilità, come moglie e madre.
La mistica della femminilità comporta una scelta tra "l'essere una donna" e il rischiare le doglie dello sviluppo.

Il professor Maslow ha accertato che quanto più forte era il sentimento di padronanza o la forza dell'ego, tanto meno la donna era egocentrica e tanto più i suoi interessi si indirizzavano verso gli altri e i problemi del mondo. Invece le donne più tradizionalmente femminili si preoccupavano soprattutto di se stesse e delle proprie inferiorità.
La donna che possedeva un forte senso di padronanza era soprattutto psicologicamente più libera ed autonoma. La donna con scarso senso di padronanza non era libera di essere se stessa, era eterodiretta. Quanto più bassa era la sua opinione di sé, la sua fiducia in se stessa, tanto più tendeva a ritenere l'opinione altrui più valida della propria, e a desiderare di assomigliare a qualcun altro.
Queste donne di solito ammirano e rispettano gli altri più di se stesse, e insieme a questo enorme rispetto per l'autorità e all'imitazione degli altri, ad una completa subordinazione volontaria agli altri, mostrano odio, risentimento, invidia, gelosia, sospetto, sfiducia. Questo tipo di donna ha spesso la sensazione che quello che dice è stupido e provocherebbe irrisione, ha paura di esporsi e ritiene di essere incompetente.
Per usare le parole di Eugene Minkowski, "Noi pensiamo ed operiamo e desideriamo al di là di quella morte che, malgrado tutto, non potremo evitare. L'esistenza stessa di fenomeni come il desiderio di far qualcosa per le generazioni future indica chiaramente il nostro atteggiamento in questo senso. Nel nostro paziente, quella che pareva mancare del tutto era questa propensione verso il futuro... In questo slancio personale c'è un elemento di espansione; noi superiamo i limiti del nostro ego e lasciamo un'impronta personale sul mondo che ci circonda, creando opere che si staccano da noi per vivere una loro vita. A questo si accompagna la contentezza: quel piacere che accompagna ogni azione compiuta e ogni ferma decisione. Tutta la nostra evoluzione individuale consiste nel tentativo di superare ciò che è stato fatto. Quando la nostra vita mentale si offusca, il futuro si chiude davanti a noi..."

La mistica della femminilità promette alle donne la soddisfazione sessuale attraverso la rinuncia dell'Io.
Come gli uomini, le donne possono trovare la loro identità solo in attività che impegnino pienamente le loro capacità. Una donna non può trovare la sua identità nel marito, nei figli. Non può trovarla nella routine del lavoro domestico. La mistica della femminilità prescrive alle donne una morte vivente. Minacciata dalla lenta morte del proprio io, la donna deve cominciare a prendere sul serio la vita.


Nota di Lunaria: Mary Daly dirà la stessa cosa. Infatti:


"Le donne sono state condizionate a considerare riprovevole ogni atto che affermi il valore dell'ego femminile. L'ambizione femminile può "passare" solo quando viene diluita nell'ambizione vicaria tramite il maschio o per conto dei valori patriarcali. Per controbattere questa autosvalutazione di massa le donne dovranno costruire l'orgoglio femminile, alzando i nostri standard relativi a quanto è bello essere donna. Il nostro fallimento è consistito nel non aver affermato attivamente l'ego femminile. Se dobbiamo vergognarci di qualcosa, è di questo."

Una donna deve dire molto chiaramente di no alla mistica della femminilità per sopportare la disciplina e lo sforzo che ogni impegno professionale richiede. Infatti la mistica non è soltanto una costruzione intellettuale. Moltissima gente ha, o crede di avere, un interesse costituito nelle perpetuazione della condizione della casalinga. è certo che una donna deve fare i conti con i pregiudizi, gli errati timori e gli ingiustificati dilemmi di cui si fa portavoce il marito, gli amici, i vicini, il pastore, il sacerdote, il rabbino.
Anche la tradizionale resistenza dell'ortodossia religiosa si maschera oggi con le tecniche manipolative della psicoterapia.
Le donne cattoliche o ebree non si liberano facilmente dall'immagine della casalinga; (1) questa immagine è incorporata nei canoni della loro religione, nei precetti della loro infanzia e nell'infanzia del marito, nelle definizioni dogmatiche del matrimonio e della maternità che dà la loro chiesa.
In un opuscolo religioso si leggeva "Una moglie che lavori può essere una sfida all'autorità del marito?"
Venivano poi elencate queste cose:
"Può darsi che essa stia minando in maniera impalpabile la convinzione del marito di essere il capo di casa e colui che mantiene la famiglia. Il mondo economico può inculcare nella sposa lavoratrice atteggiamenti ed abitudini che le rendono disagevole adattarsi alla guida del marito".
Una donna cattolica si ritirò dal comitato direttivo statale della Lega delle elettrici perché il sacerdote e il marito "mostravano dispiacere". "Per una cattolica è più difficile restare emancipata. Io mi sono ritirata. Sarà meglio per tutti gli interessati se sarò soltanto una casalinga", disse. (2)

Anche per le donne non religiose, l'arma più potente della mistica della femminilità è la tesi secondo cui accettando un lavoro extracasalingo, rinnegano marito e figli. Se il figlio si ammala o il marito ha qualche difficoltà, le dicerie insidiose, la mistica della femminilità e la stessa voce interiore della donna daranno la colpa al suo rifiuto di accettare il ruolo di casalinga.
è allora che molte donne rinunciano definitivamente o rinviano i loro impegni verso se stesse e verso la società.

La donna che si mette in marcia deve sempre affrontare quel senso di perdita che accompagna il mutamento: vecchi amici che scompaiono, rassicurante routine, nuovi itinerari non ancora chiari. è tanto più facile per una donna dire di sì alla mistica della femminilità che non rischiare le pene, la volontà di compiere lo sforzo, se vuole davvero uscire dalla trappola della casalinga.
La mistica della femminilità vorrebbe che le donne rinunciassero ad avere proprie ambizioni. Il matrimonio e la maternità sono il fine, dopodiché si pretende che le donne siano ambiziose solo per il marito e i figli.

In quasi tutti i campi professionali le donne sono ancora trattate come cittadini di seconda classe. Perciò una ragazza deve imparare a concorrere, non come donna, ma come individuo. Finché un grande numero di donne non passeranno dai margini al centro della vita sociale, la società non fornirà loro i mezzi per attuare il nuovo progetto di vita. Ma ogni ragazza che riesca a diventare avvocato o medico aiuta le altre ad andare avanti. Ogni donna che si batta contro quegli ostacoli alla piena eguaglianza, che sono celati dalla mistica della femminilità, rende più facile il cammino alle altre donne.
In passato è stata necessaria alle donne - e lo è ancora - una straordinaria fermezza di propositi per perseguire i loro progetti di vita di fronte ad una società che non attendeva e non attende nulla da loro. Queste donne risolvevano le loro difficoltà e procedevano oltre. Resistevano ai tentativi di persuasione e manipolazione, non rinunciavano ai loro valori in cambio dei vantaggi del conformismo. Erano tutte coscienti della propria identità.
Le donne sono più longeve degli uomini, ma passano come fantasmi attraverso il resto della loro vita.
Allorché la soddisfazione delle madri renderà le figlie contente di essere donne, queste ultime non dovranno "ridursi" ad essere femminili; potranno dispiegarsi finché si renderanno conto da sole della propria identità. Non avranno bisogno dell'opinione del ragazzo o dell'uomo per sentirsi vive. E quando le donne non avranno più bisogno di vivere attraverso i mariti e i figli (...) uomini e donne potranno finalmente vedersi reciprocamente per come sono. 


Nota di Lunaria: A proposito, aggiungo anche la "misoginia economica" alla George Gilder, 


autore commentato da Marilyn French


ma qui in Italia non lo conosce nessuno, a parte la sottoscritta… che, appunto, l'ha trovato citato nel libro di Marilyn French. (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/02/marilyn-french.html)

Purtroppo all'epoca non riuscii a trascrivere tutto il capitolo, quindi lo dico in sintesi: per George Gilder (e chi segue le sue idee) le donne non dovrebbero lavorare o non dovrebbero neanche essere pagate con uno stipendio pieno, pari a quello degli uomini. 
In sintesi, questo è il pensiero di Gilder, che io definisco "misoginia economica".
Per Gilder solo l'uomo deve lavorare e deve mantenere la donna; lei deve stare a casa, a fare da sguattera, privata di ogni autonomia e diritto.

Chi volesse approfondire, può leggere una recensione al suo "Men and Marriage" qui:
https://contemporarythinkers.org/harvey-mansfield/essay/review-article-of-george-gilders-men-and-marriage/
ma è in inglese e magari non tutti hanno voglia di sciropparselo.
Per cui, non sapendo se altri libri (tradotti in italiano o scritti da italiani) hanno parlato di George Gilder (forse no) suggerisco, a chiunque volesse approfondire, di leggere l'analisi che ne fa Marilyn French nel suo libro.

Per inciso: quando parlai di George Gilder ad un tale, specialista di economia, filo-pinochetiano (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/i-crimini-del-dittatore-cattolico.html) e filo-cristiano, che commentava il mio lavoro (ovviamente facendomi passare come una delirante visionaria...), lui non lo conosceva… fui io, come al solito, a spiegargli la faccenda "cristianesimo, misoginia e George Gilder".... per inciso, l'idea che la femmina debba stare sottoposta all'uomo anche in senso economico è - ancora una volta - idea cristiana, visto che Tommaso d'Aquino ne discetta nel suo capolavoro "Summa Theologiae", precisamente alla Questione 92, infatti

FOTO DELLA PAGINA, PER DIMOSTRARE CHE LE COSE STANNO COME DICO IO, PARLANDO DI CRISTIANESIMO



"Ci sono due specie di sudditanza. La prima, servile, è quella per cui chi è a capo si serve dei sottoposti per il proprio interesse (...) Ma vi è una seconda sudditanza, economica o politica, in forza della quale chi è a capo si serve dei sottoposti per il loro interesse e per il loro bene (...) e in questa sudditanza la donna è naturalmente soggetta all'uomo; perché l'uomo ha per natura un più vigoroso discernimento di ragione"

Qui avevamo dimostrato che i diritti per la donna NON LI HA PORTATI IL CRISTIANESIMO:
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/07/alle-origini-dellanticristianesimo.html

Difatti la condizione femminile è migliorata SOLO QUANDO il cristianesimo è stato "messo da parte". In una società realmente e veramente cristiana, NON POSSONO ESISTERE I DIRITTI PER LE DONNE. Anzi, in una società realmente cristiana, non esisterebbe neanche il reato di stupro coniugale, essendo lecito, per il marito cristiano che segue san paolo alla lettera, mettere incinta sua moglie ogni volta che vuole lui anche senza il consenso di lei, come dimostrava questo libro:





NOTE:

(1) Nota di Lunaria: qui l'Autrice probabilmente non cita le donne islamiche perché quando scriveva (1963) non penso ci fossero molte islamiche in America…


(2) Nota di Lunaria: l'Autrice lo affronta in sintesi, il discorso sarebbe molto più esteso. 
Mi limito ad elencare i concetti che rendono il monoteismo inconciliabile con i diritti delle donne.
Qui spiegavo perché il cristianesimo è, per sua stessa definizione, misogino e ginocida: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/misoginia-e-ginofobia-durante-la-caccia.html

1) L'idea che dio sia maschio o comunque un essere astratto senza corpo ma con simbolismo maschile.
2) L'idea che tale dio abbia deciso i ruoli: al maschio spetta il dominio, alla femmina la servitù.
3) L'idea che le figure femminili che fanno da contorno a tale dio (maria, maria maddalena, le sante...) siano "esempi perfetti di femminilità" e siccome erano donne sottomesse, se ne deduce che la sottomissione è la qualità femminile per eccellenza, gradita al dio in questione.
4) L'idea che tra maschi e femmine solo i maschi rappresentano in miglior modo l'immagine di tale dio "visibile in terra" e solo i maschi possono agire "in vece sua": preti, imam, rabbini.
5) L'idea che il rapporto sessuale sia "valido" esclusivamente a fine riproduttivo: da qui la condanna anche per l'autoerotismo, l'omosessualità o qualsiasi forma di piacere sessuale "non riproduttivo"
6) L'idea che una "femmina vergine" sia "più degna di stima" di una "femmina non vergine"
7) L'idea che una "femmina coperta" sia più "rispettabile" di una "femmina che non si mette la palandrana coprente"
8) L'idea che la donna abbia minor capacità intellettuali dell'uomo e quindi "non sia adatta" a fare cultura.