Sacrifici sui monti della Creuse e la Pierre Folle

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George Sand (pseudonimo di Amandine Lucie Aurore Dupin) fu una scrittrice versatile e prolifica. (1)

Una breve descrizione tratta dal romanzo "Jeanne" del 1845, attesta la diffusione del mito delle sanguinarie cerimonie dei druidi.

"Sui monti della Creuse (...) proprio al centro della zona più povera, più triste e spopolata di Francia (...) c'è un gruppo di pietre più formidabile di tutti gli altri, che racchiude un'esigua cinta (...) Questo luogo sinistro, senza maestosità, senza bellezza, ma pieno di un senso di abbandono e di desolazione, è chiamato Les Pierres Jomatres.

Jo-Mathr significa qualcosa come "tagliare, mutilare, far sanguinare e soffrire" la vittima sulla pietra espiatoria (...) ove si facevano sacrifici umani; prova ne sono i recipienti per ricevere il sangue e le scanalature per farlo colare."


LA LEGGENDA DELLA PIERRE FOLLE

Un certo Blaise Pincenault, del villaggio di Dru, era un bel ragazzo, aveva 24 anni, beveva troppo ed era donnaiolo. Una sera di san Lorenzo, Blaise ritornava al suo villaggio fischiettando un'aria di bourrée (danza contadina dell'Alvernia)  Si era già lasciato alle spalle la Feuille quando, mentre accendeva la pipa, sentì dei canti e delle risa femminili provenire dalla sua destra. Sorpreso per il fracasso notturno, pensò di far paura a quelle ragazze sconsiderate e nascondendosi, va verso il sentiero che porta al dolmen della Pierre Folle, la Pietra Folle, che si trovava proprio al di sotto della luce lunare.  Proprio allora vede sei strane creature vestite di bianco, che danzano in una sarabanda intorno al dolmen, mentre una settima si sporge sulla vetta, dando la cadenza del balletto. Ed ecco la creatura che dirige la danza saltare dalla piattaforma e raggiungere Blaise che si ritrova al centro della ridda infernale, composta da vecchie megere con il naso adunco, i capelli gialli e gli occhi spiritati.

"Le femmine del Diavolo", pensa Blaise, che le sente cantare:

Siamo le Sette Vergini folli, amanti del canto e del riso, che sotto gli astri benevoli, aspettano un marito

E improvvisamente le vecchie si trasformano in sette bellissime fanciulle. E così Blaise si sente attratto da loro. Una di esse grida al giovane "Scegli!" e Blaise sceglie proprio lei. Improvvisamente, i galli dei villaggi vicini si mettono a cantare e i primi riflessi del giorno illuminano la sommità della grande pietra. Diverse ore dopo alcuni contadini scoprono Blaise inginocchiato, nell'atto di tendere le mani verso il dolmen. "Deve essersi fatto parecchi litri davvero, ieri sera, per non essere crepato di freddo!", dicono i contadini tra loro, ma toccandolo, Blaise si accascia sull'erba. Il corpo è freddo e rigido, è morto da diverse ore. Da quel giorno, tutti gli abitanti della contrada non osano avventurarsi nei pressi della Pierre Folle dopo il calar della sera, perché "Le Vergini ci ucciderebbero come hanno ucciso quel povero di Blaise Pincenault"


(1) Già all'inizio del secolo, Charles Fourier aveva detto: "è sulle donne che pesa la civiltà, sta alle donne demolirla.... La loro indole è una delle cause che hanno accresciuto il disprezzo dell'uomo. La schiavitù è tanto più disprezzabile, se è unita a una cieca sottomissione, tala da persuadere l'oppressore che la sua vittima è nata per essa."

La convinzione che era tempo per le donne di uscire dal letargo e dalla rassegnazione è stata efficacemente espressa anche dalla scrittrice Amandine-Lucie-Aurore Dupin, in arte George Sand.

"Mi duole che le donne si struggano in lacrime. Esse dicono di essere vittima! Ma vittime di che? Della loro ignoranza che le rende cieche, del loro ozio che le abbandona alla noia, della loro debolezza d'animo che le fa schiave, della frivolezza che fa accettare loro tutte le umiliazioni per paura, e soprattutto della miseria di spirito che limita la loro attività agli intrighi galanti e alle faccende domestiche. Piangete meno, o mie care contemporanee. La virtù non si nutre di lacrime. Lasciate i gesti, gli atteggiamenti e gli accenti supplichevoli: levatevi e marciate, marciate con passo fermo verso la verità, osate almeno una volta guardarla in faccia e avrete vergogna dei vostri gemiti; comprenderete che la natura non vuole il vostro sterile sacrificio, ma che essa affida tutti i suoi figli alla libera espansione della vita, e che si serve del dolore solo come pungolo del progresso. La vostra inerte malinconia, i vani sospiri, i futili dolori sono contrari all'energia dei suoi disegni"

Cosa direbbe oggi George Sand, a vedere le donne ancora intontite e imbonite dalla propaganda monoteista?!


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