Ayla Figlia della Terra

Nota di Lunaria: Ayla è l'eroina del ciclo fantasy dei "Figli della terra", un ciclo di romanzi ideato da Jean M. Auel, studiosa di antropologia e Preistoria. 

è una saga davvero particolare, perché è ambientata nella Preistoria. (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/veneri-senza-volto.html) (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/introduzione-allarte-della-preistoria.html) (https://intervistemetal.blogspot.com/2021/01/dinosauri-e-arte-preistorica-le.html)

Iniziai a leggere il primo volume verso i 16 anni, ma poi non lo finii, data anche la poderosa mole di 452 pagine.  Ho letto, qualche anno fa, verso il 2015 mi pare, parte del seguito "La Valle dei Cavalli", ma pure questo non l'ho finito.

Di recente ho ritrovato "Ayla figlia della terra" con una copertina ancora più bella rispetto all'edizione che avevo io, così lo sto rileggendo e spero di finirlo.



Trama: un tremendo terremoto ha lasciato la giovane Ayla sola, ferita e sperduta in una terra selvaggia e popolata da animali ostili. Raccolta e cresciuta dal Clan dell'Orso delle Caverne, ben presto Ayla si distingue per la sua diversità: è alta, bionda, con gli occhi azzurri, intelligente e assetata di conoscenza. Lo scontro con i paurosi e retrogradi Testapiatta del Clan è inevitabile. (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/04/evoluzione-e-paleontologia.html) Ma in Ayla gli altri riconosceranno la donna prescelta dal destino, l'eroina che li guiderà nella lotta per la sopravvivenza, perché nel suo sangue scorre il futuro dell'umanità.

I paesaggi, le lotte e i sentimenti primordiali all'inizio del Tempo. 

Un emozionante romanzo della Preistoria.

Uno straordinario best seller.




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Altro approfondimento

Perché le Veneri del Paleolitico e del  Neolitico sono quasi sempre raffigurate senza volto o con i capelli ricoprono il volto? La scrittrice Jean M. Auel, studiosa di antropologia e preistoria, ha ambientato i suoi romanzi nell'Europa Preistorica durante l'Era Glaciale.  In "La Valle dei Cavalli" di Jean M. Auel, si trovava un'ipotesi affascinante...

A pagina 41 del voluminoso "La Valle dei Cavalli" (che dovrebbe essere il secondo episodio del ciclo dei "Figli della Terra" incentrati su Ayla, una giovane donna) l'Autrice riporta una supposizione interessante, cercando di spiegare perché nell'Arte Paleolitica il volto delle statuette steatopigie non sia mai rappresentato. 

Ipotesi affascinante, e secondo me, l'Autrice ci ha colto in pieno... Effettivamente, i nostri antenati non hanno raffigurato il volto non perché non ne fossero in grado, anzi erano in grado di incidere motivi geometrici e diversi rilievi; fare occhi, naso e bocca non doveva essere più difficile che realizzare spirali e cinture... ma proprio perché intenzionalmente non volevano inciderlo.

Pensandoci, credo proprio che l'Autrice abbia colto una grande verità.

"Si racconta che facciano le loro "donai" col fango, ma non so se è vero. Non capisco perché qualcuno dovrebbe raffigurare la Madre servendosi di quella roba. Appena asciutta si sgretolerebbe." "Forse perché è più vicina alla terra. Alcuni, per la stessa ragione, scelgono la pietra." Ciò dicendo, Giondalar toccò senza pensarci il sacchetto appeso alla cintura, tastando la figurina di pietra che raffigurava una femmina obesa. Sentì le grosse mammelle, il ventre prominente, le natiche e le cosce più che voluminose. Le braccia e la parte inferiore delle gambe erano appena accennate. La testa era una protuberanza con un accenno di capelli sul viso, privo di lineamenti. Nessuno poteva guardare il tremendo e venerabile volto di Donai, la Grande Madre Terra, Prima Antenata, Creatrice e Nutrice di tutto ciò che vive, Colei che ha benedetto le donne dando loro il potere di generare. Perciò le piccole immagini che contenevano il suo spirito, non raffiguravano mai i suoi lineamenti. Perfino quando si rivelava nei sogni, il suo viso era indistinto, sebbene gli uomini la vedessero sovente con un corpo giovane e virgineo. Alcune donne sostenevano di poter assumere la sua forma spirituale e volare nell'aria per portare fortuna o trarre vendetta, e la vendetta della Grande Madre poteva essere terribile."

L'interdizione a raffigurare la divinità, comunque, è presente anche nell'ebraismo e nell'islam. La divinità è rappresentata solo dalla calligrafia del suo nome.

Vabbè, che poi i cattolici il divieto di "rappresentare dio" lo abbiano nascosto sotto il tappetino, facendo un vero e proprio business di paccottiglia religiosa, tra gesù bambini, madonnine, santi, sante, angioletti è noto...


APPROFONDIMENTO: Recensione a "Più in là del passato"


Trama: Nel lontano Paleolitico Superiore, circa quattordicimila anni fa, nella erbosa valle del Vezere, vivevano le tribù del Cervo Rosso e del Cavallo. La prima, matriarcale, era governata da splendide ragazze guidate da una Sacerdotessa che era devota alla Dea Terra.  La seconda, invece, era patriarcale e adorava il Dio dei Cieli.  Ma un giorno una forza misteriosa decide che è giunto il momento di unire le due stirpi e affida alla giovane Alin e al forte Mar il delicato compito di creare il futuro.

Commento di Lunaria: qualche lettrice di romanzi rosa potrebbe storcere il naso: una storia d'amore ambientata nel Paleolitico?!? (*) E invece a dispetto della prima impressione prevenuta, "Più in là del passato" è un libro davvero notevole. Non tanto per la storia d'amore tra Alin e Mar (con poche scene erotiche e funzionali soprattutto ai riti di fecondità della tribù) ma per tutto il contesto che fa da sfondo alla loro relazione (che inizia con un rapimento: le fanciulle della tribù del Cervo Rosso vengono portate via dai giovani del Cavallo perché le loro donne sono morte dopo aver bevuto dell'acqua avvelenata): e allora, l'Autrice basandosi molto sugli studi di Marija Gimbutas, soprattutto, ci racconta come doveva essere la vita in quel tempo così lontano: la caccia quotidiana per garantirsi il cibo e l'immenso rispetto che si portava all'animale ucciso, i rituali della fertilità sessuale e della caccia, l'affrescare le grotte a scopo magico-rituale, i monili indossati a scopo propiziatorio, le prove di coraggio, il conteggio del tempo tramite le fasi lunari e i cambiamenti stagionali, il totemismo, l'organizzazione della tribù, la magia e gli sciamani, ma anche le Matriarche, come gli uomini immaginassero il Dio del Cielo e la Dea della Terra...

Insomma, sicuramente è un romanzo rosa davvero atipico, ma proprio per questo, alquanto suggestivo. Molto consigliato!  Peccato che essendo piuttosto datato (1991, ma in Italia è uscito nel 1993) sia difficile da reperire in giro...

(*) Per giunta, una delle serie più famose e prolifiche, dedicata al Paleolitico, è quella di Ayla, l'eroina del ciclo dei "Figli della terra".


Gli stralci più belli: 

"C'era un dettaglio che la differenziava dalle altre tribù appartenenti al Kindred: la sua gente manteneva ancora il culto per la Madre mentre le altre avevano cominciato a venerare il maschio dio del Cielo [...] La Grande Sacerdotessa, o Signora della Madre, guidava la tribù che venerava la Grande Madre Terra, mentre nelle tribù che praticavano il culto del dio del Cielo, il capo supremo era un uomo. A causa di questa differenza, la tribù del Cervo Rosso si teneva isolata e solo occasionalmente partecipava ai Grandi Raduni. Quando era possibile i matrimoni venivano celebrati tra i membri dello stesso gruppo..."

"Tu non sei destinata a morire, figlia mia". Lana fissò le fiamme. "Bensì a diventare la Signora della tribù quando io me ne sarò andata. L'ho visto in te quando eri ancora piccola. Tu sei la prediletta della Madre. Lo compresi la notte in cui ti concepii [...] Ascolta quello che ti dico, Alin. Non scegliere mai un uomo che tu non possa dominare. Ecco perché tante tribù venerano il dio del Cielo. Le donne sono deboli e si sono fatte togliere il comando dalle mani. La maggior parte degli uomini sono rispettosi e venerano la Madre, portatrice di vita, ma ogni tanto tra loro ce n'è uno che la sfida."

"Infine le donne ripresero il cammino e, dopo aver percorso corridoi senza fine e anguste gallerie, sbucarono in una stanza dalla volta bassa al cui centro campeggiava una scultura di pietra rappresentante un cervo maschio e una cerva femmina nell'atto di accoppiarsi. Un sospiro eruppe da decine di bocche. Lo scopo della grotta sacra era quella di copulare al fine di permettere il perpetuarsi della vita dei cervi e quindi della tribù che portava il loro nome. La prima volta che Alin era entrata in quella grotta per essere iniziata alla maturità aveva sentito il potere della Madre Terra pulsare nell'aria gelida del santuario. L'indomani, pensò guardando la scultura, quel potere sarebbe entrato in lei. Sul pavimento della grotta erano imprese le impronte delle danzatrici che avevano effettuato il ballo della fertilità e sulle pareti erano disegnati dei simboli fallici, segno di fecondità e dell'inizio della vita. Alin avvertì un fremito nel ventre [...] La Signora le aveva detto che quando lo spirito della Madre Terra le avesse riempito i seni avrebbe sentito la chiamata [...] Quella notte lei e le sorelle dormirono all'esterno della grotta sacra, sotto il cielo autunnale, accarezzate dall'aria frizzante della notte, ma Alin non si addormentò subito [...] La notte successiva Ban sarebbe giaciuto con lei nel cuore della grotta sacra ma sarebbe stato il potere degli astri a penetrare nella fertile cavità del suo grembo. Non sarebbe stato un singolo uomo ad abbracciarla, bensì tutta la natura."

"Noi veneriamo il dio del Cielo", protestò Altan, furibondo. "Noi siamo i figli del Padre, tutti cacciatori. La Madre non ha niente a che fare con noi." "Chiudi la bocca, uomo stolto!". Gli occhi di Huth lampeggiarono di furore. "La nostra tribù ha un bisogno immenso dei favori della Madre. Forse è proprio il mancato rispetto del nostro capo alla Dea che ha causato la tragedia. La Madre non gradisce essere ignorata."

"Io sono la figlia della Signora della mia tribù e appartengo alla Madre Terra. Nessun uomo può chiedermi in moglie." Nel parve sbigottita. "Vuol dire che non ti sposerai mai?" "Non avete delle Sacerdotesse della Madre nella vostra tribù? Possibile che il suo culto sia così sconosciuto alle donne del Cavallo?" "Io appartengo alla tribù del Bufalo", rispose la ragazza. [...] "Noi siamo il popolo del Sole. Il culto del buio non ci appartiene." "Del buio? Non ti capisco, donna del Cavallo. Madre Terra è la Dea della vita come della morte, della luce come delle tenebre. Quando si concepisce un bambino, lei è presente. Quando una iena succhia la vita di un cervo, lei è presente. La Madre Terra comanda tutte le forme di vita. Ha per marito sia il dio del Cielo che il dio degli Abissi. Il dio della Luce e quello della Notte giacciono tra le sue braccia."

[...] 

"Non mi sembra giusto che gli uomini seguano le donne", commentò Nel. "Sono le donne che danno loro la vita e gli uomini del Cervo Rosso non lo dimenticano. Dopotutto non sono stati gli uomini del Cervo Rosso a irritare tanto la Madre da meritarsi che le loro donne morissero avvelenate."

"Non ci sarebbero parti difficili se si venerasse la Madre nel modo appropriato [...] A chi chiedete protezione quando date alla luce i vostri figli? Al dio del Cielo?" "Be'... no." Alin scosse la testa, incredula. "La vostra noncuranza nei riguardi della Madre Terra non finisce mai di stupirmi. Gli uomini sono uomini, ma voi... Le donne danno la vita e per farlo rischiano la morte. Vita e morte appartengono alla Madre. Non vi capisco davvero", concluse sospirando.

[...]

"Noi del Cavallo non adoriamo la Madre da molti anni, Alin. Veneriamo il dio del Cielo." "Il dio del Cielo va bene per gli uomini", scattò Sana. "è dalla sua unione con la Madre Terra che è nato il mondo." 

"Mar era di fronte a lei e di colpo le afferrò le spalle. Poi, com'era già successo, abbassò la testa e premette le labbra sulle sue. Intorno a loro l'oscurità della foresta era piena di sussurri e quando Mar le toccò le labbra le sembrò che quel buio incantato le entrasse nell'anima. Il corpo dell'uomo al quale si appoggiava le parve simile alle stelle che scintillavano nel cielo, simile a un lampo di luce, freddo e puro e nello stesso tempo ardente come una fiamma. Alin sentì il desiderio di fare parte di quell'insieme, di fare parte del buio, della notte, delle stelle, di lui. [...] Alin sentì un forte calore divamparle nel ventre e le parve che il suo corpo si aprisse. Rovesciando la testa all'indietro aderì a lui offrendosi ai suoi baci."

"I raggi del sole gettavano lampi dorati nei suoi capelli. Ritto in piedi davanti a lei pareva l'immagine del dio del Cielo, raggiante di calore e di vita come il sole. Era giusto che lei celebrasse il Matrimonio Sacro con lui. Mar era davvero il figlio del dio del Cielo e lei era la vera figlia della Madre Terra. Insieme avrebbero compiuto un rituale potente."

"Quando gli uomini assaggiano il potere, si rovinano. Pensate ad Altan. Era un capo e quando gli hanno sottratto il comando è diventato un traditore assetato di vendetta. Ecco perché la Madre ha decretato che debbano essere le donne a guidare la tribù. [...] Io non sono solo un capo bensì la Signora e la Madre." "Tu sei il capo come un giorno io sarò la Signora. Noi apparteniamo alle nostre tribù [...] Se tu ammazzassi mio padre in battaglia non te lo perdonerei mai."



























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