Il Calice e la Spada (gli stralci più belli)


Il libro di Riane Eisler, basandosi sugli studi archeologici di Marija Gimbutas, analizza l'epoca matriarcale, e la diffusione violenta del patriarcato, che ha cancellato tutte le testimonianze del culto matriarcale della Dea.

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"Naturalmente è facilmente intuibile che le primissime rappresentazioni della potenza divina in forma umana siano state femminili e non maschili. Quando i nostri antenati cominciarono a porsi le eterne domande (da dove veniamo prima di nascere? dove andiamo dopo la morte?), devono aver notato che la vita ha origine da un corpo di donna. Per loro deve essere stato naturale immaginare l'universo come una madre onnidispensatrice, dal cui grembo, come nei cicli della vegetazione, dopo la morte tutto ritorna, per poi rinascere.


https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/veneri-senza-volto.html

è anche assai evidente che le società con una siffatta visione dei poteri che regolano l'universo avranno una struttura sociale molto differente rispetto a quelle che adorano un Padre divino che brandisce un fulmine e/o una spada.
Sembra anche logico che in società che abbiano concettualizzato in forma femminile i poteri che governano l'universo, le donne non saranno considerate inferiori e che in queste società saranno molto stimate qualità "effemminate" come affettuosità, compassione e non violenza. Ciò che non ha senso è concludere che nelle società in cui l'uomo non dominava la donna, era la donna a dominare l'uomo [...] Le società preistoriche in cui il sommo potere, simboleggiato dal Calice, era quello di donare e di nutrire, erano ovviamente costituite sia da uomini che da donne. Il problema fondamentale non sono gli uomini come sesso. L'origine del problema è un sistema sociale in cui il potere della Spada viene idealizzato, in cui sia agli uomini che alle donne viene insegnato a far equivalere la virilità alla violenza e al dominio, e a considerare gli uomini che non si confermano a questo ideale troppo "molli" o "effeminati" [...] Anche se l'umanità è evidentemente formata da due metà (donne e uomini) nella maggior parte degli studi sulla società umana il protagonista principale (spesso l'unico, a dire il vero) è stato un maschio."

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"Questa tradizione sacra si espresse nella straordinaria arte del Paleolitico. E parte integrante di questa tradizione sacra fu il nesso tra la donna e i poteri che governano la vita e la morte. Nelle tombe paleolitiche è evidente l'associazione tra il femminile e le forze che donano la vita. Nel rifugio di roccia noto come Cro-Magnon a Les Eyzies, in Francia (dove nel 1868 vennero rinvenuti i primi resti scheletrici dei nostri antenati del Paleolitico Superiore) attorno e sui cadaveri erano accuratamente disposte delle conchiglie. Queste conchiglie [...] sembra fossero associate con una forma primitiva di adorazione di una divinità femminile. [...] La conchiglia era un elemento apportatore di vita.
Proprio come l'ocra rossa, che anche in tradizioni successive rappresenta il sangue apportatore di vita, o mestruale, della donna. Si direbbe che il punto centrale fosse l'associazione della donna al potere di donare e sostenere la vita. Ma nello stesso tempo, anche la morte - o più specificatamente, la resurrezione -  sembra fosse un tema religioso importante. Tanto la collocazione delle conchiglie a forma di vagina intorno e sopra al morto, quanto la pratica di ricoprirle con pigmento rosso ocra (che simboleggia il potere vivificante del sangue) sembra facessero parte di riti funebri intesi a far ritornare il defunto tramite una rinascita. Più specificamente, come osserva James, queste pratiche indicano che i riti funebri erano un rituale apportatore di vita, strettamente collegato alle statuette femminili e ad altri simboli del culto della Dea."


Nota di Lunaria: alla Dea, nelle cerimonie e sui piccoli altari wicca, si offrono perle, specchi, conchiglie. Tutto ciò che è sferico, decorato con onde e spirali, marino o che ha a che fare con le profondità della terra come le caverne o i crepacci umidi e bui, rimanda al Suo Utero. Il bambino si forma nell'utero della madre, come in una caverna umida e buia. La Dea Kali, ancora venerata, ha come Suo Attributo, la Lingua esposta.
A parte il simbolismo sessuale-vaginale, il colore rosso della Lingua della Dea rimanda anche al ciclo. In alcuni templi, la Lingua, nella statua della Dea, viene dipinta di rosso e più e più volte la si intinge in una mistura di sangue animale e di coloranti rossi come la cuccuma. La sua Lingua è assetata di sangue, ma nello stesso tempo, far scorrere sangue indica il Suo Ciclo Mestruale. Da noi, si è persa completamente l'idea di una Dea Mestruata (maria, che non è Dea, non è neppure considerata con un utero e una vagina biologicamente normali, nella presenza di ciclo, umidità e clitoride: la sua è una femminilità sterilizzata e asettica, totalmente funzionale ai bisogni e alle ossessioni del patriarcato: la procreazione del figlio maschio e nessun piacere e orgasmo femminile). Anche la Dea Pomba Gira, altra Dea attiva e sessuale nell'Umbanda Brasiliana, è raffigurata su toni rossastri, e si accompagna a Exu, anche lui legato al fuoco.

Come c'era da aspettarsi, furono soprattutto gli ebrei, alfieri del "dio unico", a demonizzare il ciclo mestruale delle donne, considerandole impure e infette. Le altre due religioni che si formarono dall'ebraismo, cristianesimo e islam, hanno mantenuto questo pregiudizio e questa fobia del ciclo mestruale.







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Leroi-Gourhan dimostra che l'arte paleolitica espresse alcune forme di religione primitiva in cui le rappresentazioni e i simboli femminili svolgevano un ruolo centrale.   https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/introduzione-allarte-della-preistoria.html

A questo proposito fa due osservazioni interessanti. Le figure femminili e i simboli che egli interpretava come femminili erano per lo più collocati in una posizione centrale delle camere portate alla luce degli scavi. I simboli maschili invece occupavano di solito una posizione periferica, oppure erano disposti intorno alle immagini e ai simboli femminili. I ritrovamenti di Leroi-Gourhan corrispondono all'idea da me esposta in precedenza: le conchiglie a forma di vagina (nota di Lunaria: la conchiglia è sacra alla Dea anche oggi nei culti Wicca) l'ocra rossa nelle sepolture, le cosiddette statuette di Venere e quelle per metà donna e per metà animale, che i precedenti scrittori liquidavano come "mostruosità", si riferivano tutte a un'antica forma di culto, i cui poteri dispensatori di vita della donna svolgevano un ruolo fondamentale. (nota di Lunaria: si tenga presente che dal XIX secolo agli inizi del XX, ci furono "interpretazioni morali cattoliche" dell'arte e delle pratiche religiose del Paleolitico. Ne è un esempio l'abate Breuil, le cui interpretazioni perniciosamente cattoliche, hanno fuorviato gran parte degli studi archeologici; la stessa cosa si presentò anche durante gli studi ottocenteschi sugli Assiri: con il diffondersi dell'interesse per l'archeologia, bassorilievi e statue cominciarono ad arrivare nei musei inglesi; tutto ciò scatenò una vera assiro-mania nel pubblico: furono realizzati gioielli in stile assiro, e venivano riprodotti elementi di arredamento ispirati alle opere artistiche mesopotamiche. George Smith, Eberhard Schrader e Friedrih Delitzsch sono stati i massimi studiosi ottocenteschi di civiltà mesopotamica, e vennero attaccati dalla parte ecclesiastica: si temeva che la letteratura mesopotamica potesse ledere l'immagine della Bibbia, all'epoca considerata il più antico libro del mondo. Delitzsch si vide persino costretto a chiedere ai teologi di "assumere un atteggiamento più conciliante nei confonti di ciò che essi consideravano un attacco ai testi biblici"!)
Erano espressione dei tentativi dei nostri progenitori di capire il mondo, di rispondere agli interrogativi universali dell'uomo: da dove veniamo, quando nasciamo, e dove andiamo quando moriamo. E confermano quanto avremmo potuto logicamente supporre: che contemporaneamente al primo manifestarsi della coscienza del rapporto tra l'individuo e gli altri esseri umani, gli animali, e il resto della natura, deve essere sorta anche la consapevolezza del solenne mistero, e dell'importanza pratica, del fatto che la vita abbia origine da un corpo femminile.

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Insomma, invece che essere materiali casuali e sconnessi, i resti paleolitici di statuette femminili, di ocra rossa nelle sepolture e di conchiglie a forma di vagina, sembrano essere le prime manifestazioni di quella che in seguito sarebbe diventata una religione complessa, incentrata sul culto della Dea Madre, originatrice e rigeneratrice di tutte le forme di vita. Questo culto della Dea, come notano James e altri studiosi, è sopravvissuto fino in epoca storica "nella figura composita della Magna Mater del mondo medio-orientale e greco romano". Questa continuità religiosa è facilmente riconoscibile in divinità ben conosciute come Iside, Nut, Maat in Egitto, (Dee Madri. La "vergine maria", che non è neppure una Dea, è un clone malriuscito scopiazzato da queste Dee, che avevano ben altro spessore culturale! Nota di Lunaria) Ishtar, Astarte e Lilith nella Mezzaluna Fertile, Demetra, Kore ed Era in Grecia e Atargatis, Cerere e Cibele a Roma (Dee connesse alla fertilità e all'agricoltura. Nota di Lunaria).

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Sebbene anche di questo non si parli spesso, i numerosi scavi neolitici in cui sono stati rinvenuti statuette e simboli delle Dee coprono una vasta area geografica, che va ben oltre il Vicino e Medio Oriente. In precedenza si era trovata una gran quantità di statuette femminili in terracotta più a oriente, fino a Harappa e Mohenjo-Daro in India. (Nota di Lunaria: il Principio Femminile Supremo è Adi Shakti, è viene ancora venerata in alcune sette indiane). Come scrisse Sir John Marshall, anche queste rappresentavano probabilmente una Dea "con attributi molto simili a quelli della grande Dea Madre, la Signora del Cielo" (nota di Lunaria: appunto. La "vergine maria" è un orrido clone fetente di queste antichissime concezioni spirituali). Statuette della Dea sono state ritrovate in siti europei molto a Occidente, come quelli delle cosiddette culture megalitiche che crearono gli enormi monumenti di pietra, realizzati con grande perizia, di Stonehenge e Avebury in Inghilterra. Uno dei motivi è che i ritrovamenti di statuette femminili e di altre testimonianze che comparavano una religione di tipo ginocentrico (ovvero basata sulla Dea) in epoca neolitica sono così numerosi che anche soltanto elencarli richiederebbe diversi volumi.
"Perché dovremmo credere a questa nuova teoria sulla nostra evoluzione culturale, invece che alla vecchia e consacrata dottrina androcentrica?", si chiede l'Autrice.
Alle lettrici, magari cristiane, che idolatrano un dio padre, e suo figlio nato in terra, il piacere di rispondersi da sole.

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Nell'arte neolitica, né la Dea né il suo figlio-consorte portano gli emblemi che abbiamo imparato ad associare alla potenza: lance, spade o folgori, simboli di un sovrano terrestre e/o di una deità che esige obbedienza uccidendo o mutilando. Inoltre, nell'arte di questo periodo sorprendentemente mancano le immagini di governante-governato, padrone-sottoposto così tipiche delle società dominatori. Ciò che si trova dappertutto, nei templi e nelle case, nei dipinti murali, nei motivi decorativi dei vasi e nelle sculture a tutto tondo, nelle statuette d'argilla e nei bassorilievi, è un ricco spiegamento di simboli presi dalla natura. Associati al culto della Dea, essi testimoniano il rispetto e lo stupore per la bellezza e il mistero della vita. Ci sono elementi apportatori di vita come il sole e l'acqua: per esempio, i motivi geometrici di forme ondeggianti, detti greche (che simboleggiavano il fluire delle acque), incisi su di un altare antico-europeo in Ungheria, che risale all'incirca al 5000 a.C.

Ci sono le gigantesche teste di toro in pietra, con corna ricurve, dipinte sui muri dei templi di çatal Hüyük, porcospini in terracotta dalla Romania meridionale, vasi rituali a forma di femmina di cervo dalla Bulgaria, sculture a forma di uovo in pietra con facce di pesci e vasi per il culto a forma d'uccello. Ci sono serpenti e farfalle (simboli di metamorfosi) che in epoca storica continuano ad essere identificati con i poteri di trasformazione della Dea, come nella impressione di un sigillo di Zakro, a est di Creta, che ritrae la Dea con le ali di una farfalla occhiuta. Anche la più tarda ascia doppia cretese, che ricorda le zappe usate per sgombrare i terreni coltivabili, era una stilizzazione di una farfalla. (Nota di Lunaria: vedi anche la riflessione che si trova in "Luna Rossa")

Come il serpente, che muta la pelle e "rinasce", essa faceva parte dell'epifania della Dea, era uno dei simboli dei suoi poteri di rigenerazione.
E ovunque, nei dipinti murali, nelle statue e nelle statuette votive, troviamo immagini della Dea. Nelle sue varie incarnazioni di Vergine, Progenitrice o Creatrice, essa è la Signora della acque, degli uccelli e degli inferi o semplicemente la Madre divina che culla il figlio tra le proprie braccia.


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Sappiamo che l'arte, in particolare quella mitologica o religiosa, riflette non solo gli atteggiamenti di un popolo, ma anche la sua peculiare forma di cultura e di organizzazione sociale. L'arte incentrata sulla Dea che abbiamo preso in esame con la sua stupefacente assenza di immagini di dominio maschile o di guerra, sembra che riflettesse un ordinamento centrale in cui le donne svolgevano un ruolo centrale, dapprima come capi clan e Sacerdotesse, in seguito con altri importanti incarichi. In questo ordinamento sociale uomini e donne lavorano assieme, in un'associazione paritetica, per il bene comune. è ragionevole dedurre, non essendoci una glorificazione di deità maschili colleriche, di sovrani con armi e folgori, o di grandi conquistatori chi trascinano schiavi abbietti in catene, che ciò avvenisse perché nella vita reale non esisteva il corrispondente di queste immagini. E se la principale immagine religiosa era quella di una donna che partorisce e non, come ai nostri tempi, quella di un uomo che muore sulla croce, si può ragionevolmente dedurre che nella società e nell'arte prevalevano la vita e l'amore per la vita anziché la morte e la paura della morte.

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Uno degli aspetti più interessanti del culto preistorico della Dea è il suo "sincretismo": il culto della Dea era allo stesso tempo politeista e monoteista. Era politeista in quanto la Dea veniva adorata con nomi differenti e sotto forme molteplici. Ma era anche monoteista, nel senso che possiamo indubbiamente parlare di fede nella Dea negli stessi termini in cui parliamo delle fede in Dio come entità trascendente: ci sono straordinarie somiglianze tra simboli e immagini associati in luoghi diversi al culto della Dea, nei suoi vari aspetti di madre, progenitrice o creatrice e vergine o fanciulla. La Dea Madre come origine di ogni forma di vita appare in molte delle più antiche storie sulla creazione, in differenti parti del mondo. Nelle Americhe è la Signora della Sottana di Serpente, interessante anche perché come in Europa, Medio Oriente e Asia, il serpente è una delle prime manifestazioni della Dea.

(Riporto quanto scritto in "Luna Rossa". Da notare come l'ebraismo e il cristianesimo abbiano denigrato il Serpente come figura negativa. OVVIO! Era l'emblema del Femminile!)

"Nella mitologia il Serpente è forse la più forte di tutte le immagini che rappresentano il rinnovamento e la trasformazione. è il guardiano della saggezza del Mondo Sotterraneo e della profezia. La caratteristica del Serpente di liberarsi della sua vecchia pelle e quindi di rinnovarsi era associata al cambio della Luna nuova e al ciclo mestruale delle donne. Come la Luna, il Serpente era visto quale simbolo di luce e di buio; viveva sia sotto che sopra la terra, in tane e cavità. Rappresentava i poteri della Luna Nera, le energie dinamiche provenienti dalla coscienza interiore o Mondo Sotterraneo che portavano alla luce i poteri profetici, la saggezza, l'ispirazione e la fertilità. I movimenti sinuosi e ondeggianti del serpente rinforzavano l'associazione con l'acqua ed esso diventava il simbolo delle acque del cielo come pioggia fertilizzante e delle acque del Mondo Sotterraneo come l'utero che porta la rinascita e la nuova vita. In alcune mitologie il Serpente rappresentava la sorgente creativa che diede vita all'universo. Esso era visto come l'energia dinamica della Dea, cioè sia la madre terra che il suo potere in grado di far crescere le piante. (Nota di Lunaria: Dee connesse al Serpente sono Lilith e Coatlicue, che rappresenta la minaccia distruttiva della terra e delle forze ctonie; il suo tempio era chiamato "La Casa di Oscurità", ed era decorato da statue a forma di serpente). Hel, la Dea teutonica del Mondo Sotterraneo e dei morti, era la sorella del serpente Ouroboros, che circondava gli oceani della terra. Sia Inanna che Ishtar erano raffigurate con serpenti, spesso attorcigliati su un bastone, ed entrambe erano chiamate "Regina delle Acque Superiori e Inferiori". Nel santuario di Cnosso, sull'isola di Creta, furono trovate statue di Dee e Sacerdotesse con serpenti attorcigliati sul corpo e sulle mani. Ecate, la Dea Greca della Luna Nera, era raffigurata con i serpenti al posto dei capelli, e Demetra, Dea del Granoturco, era sempre accompagnata da un serpente. In particolare le Dee dell'apprendimento, dell'oracolo, della guarigione, della saggezza e dell'ispirazione erano associate al serpente. Le Sacerdotesse di Artemide erano chiamate pythia, cioè serpi, e i loro templi erano luoghi di guarigione e divinazione. Lo scudo di Atena e l'indumento chiamato Aegis, che indossava sulle spalle, erano adornati con fregi e immagini di Gorgone, un essere con in testa i serpenti. Nelle leggende dell'antica Dea Brigit era associata anch'essa ai serpenti e così pure la Dea Egizia Heh, che era chiamata "Rivelatrice di Saggezza".

IL CATTOLICESIMO HA ROVINATO IL SIMBOLISMO DEL SERPENTE  E DELLA DEA:
 Maria che "calpesta" il serpente (dal loro punto di vista "il diavolo",
è LA DONNA FEDELE AL PATRIARCATO DEL DIO PADRE CHE CALPESTA LA DEA, CHE RINNEGA LA DEA, CALPESTANDONE IL SERPENTE CHE ERA IL SUO SIMBOLO!

Lo abbiamo visto qui:
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/nu-wa-e-il-serpente.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/israele-esoterico-3-il-serpente-dagon-e.html

Un altro tema ricorrente è l'associazione del principio femminile nelle acque primordiali. Per esempio, nella ceramica decorata dell'Antica Europa il simbolismo dell'acqua, spesso insieme all'uovo primordiale, è un motivo frequente. Qui la Grande Dea talvolta sotto forma di di Dea Uccello o Dea Serpente presiede alla forza dispensatrice di vita dell'acqua.

Sia in Europa che in Anatolia si intrecciano i motivi della Dea come apportatrice di pioggia ed elargitrice di latte, e vasi e contenitori rituali sono un equipaggiamento comune nei templi a Lei dedicati.
La sua immagine viene anche associata ai contenitori per l'acqua, che talvolta riproducono il suo aspetto antropomorfo. Come Dea Egiziana, Nut, essa è l'unità fluente delle acque primordiali celesti.
In seguito essa sorgerà dalle acque del mare, con l'aspetto della Dea Cretese Ariadne ("La Santissima") o di quella greca Afrodite.


Chi è sveglio avrà già capito che è assurdo ritenere (come fanno certe wiccan mariolatre) Maria una Dea! Infatti:

"La mariologia è l'esaltazione del principio della sottomissione e della ricettività, purificato da qualsiasi relazione con la femminilità sessuale [...] Nel patriarcato c'è una buona e una cattiva femminilità. La cattiva femminilità rappresenta la volontà della creatura [...] nel suo stato naturale, la femminilità rappresenta il peccato e tutto ciò che deve essere sottomesso o rigettato. La buona femminilità invece rappresenta la creatura in quanto veicolo passivo della volontà maschile di Dio.[...] La mariologia esalta il femminile verginale, obbediente e spirituale, ma teme tutte le vere donne di carne." (Rosemary Radford Ruether)

Per approfondire vedi qui:  https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/sciamane-e-sacerdotesse.html



Perfino oggi la verginità è il perno dell'educazione di una donna musulmana. Crescendo mi venne insegnato che è più importante restare vergine che restare viva: meglio morire che essere violentata  Il sesso prima del matrimonio è un crimine impensabile; ogni ragazza musulmana sa che il suo valore si basa quasi esclusivamente sull'imene, la parte del corpo più importante anche del cervello o degli arti. Una volta che l'imene è rotto, una ragazza è un oggetto usato, sciupato, sudicio.



Il confronto tra il pantheon religioso del Neolitico e quello cristiano rivela drammaticamente in che misura quella visione del mondo differisse dalla nostra. Nel Neolitico a capo della sacra famiglia c'era una donna: la Grande Madre, la Regina del Cielo, o la Dea nei suoi vari aspetti e forme. Anche i componenti maschili di questo pantheon, il suo consorte, fratello e/o figlio erano divini. Invece a capo della sacra famiglia cristiana c'è un Padre onnipotente. Il secondo maschio del pantheon, Gesù Cristo è un altro aspetto della divinità
Ma, anche se padre e figlio sono immortali e divini, Maria, l'unica donna in questo facsimile religioso dell'organizzazione patriarcale della famiglia (precisazione di Lunaria: dove la donna è utile solo per partorire. Non ha altri ruoli) è una comune mortale, evidentemente, con le sue corrispondenti terrene, di rango inferiore.
(Nota di Lunaria: infatti nel vangelo, così come è scritto, Maria non ha ruoli di potere.)


Le religioni in cui la sola, o la più potente, divinità è maschile, tendono a riflettere un ordinamento sociale a discendenza patrilineare (successione paterna) e domicilio patrilocale (la moglie va a vivere con la famiglia o il clan del marito). Viceversa, le religioni in cui la divinità più potente, o l'unica, è femminile, tendono a riflettere un ordinamento sociale in cui la discendenza è matrilineare (successione materna) e allo stesso modo il domicilio è matrilocale (il marito va a vivere con la famiglia o il clan della moglie). Inoltre UNA STRUTTURA SOCIALE A DOMINIO MASCHILE, PER LO PIù GERARCHICA, VIENE STORICAMENTE RIFLESSA E CONSERVATA DA UN PANTHEON RELIGIOSO DOMINATO DAL MASCHIO E DA DOTTRINE RELIGIOSE IN CUI LA SUBORDINAZIONE DELLE DONNE VIENE SANCITA PER ORDINE DIVINO

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Che cosa ha causato il mutamento radicale  di direzione culturale, la svolta che ci ha precipitato da un ordinamento sociale sostenuto dal Calice a uno dominato dalla Spada? Come e quando è successo?

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Tutto parte da un gruppo di guerrieri nomadi, che oggi vengono chiamati "Kurgan". Alla base del sistema degli invasori c'era l'attribuzione di un maggiore valore al potere che toglie la vita anziché a quella che la dà. Era il potere simboleggiato dalla "spada maschile", che come mostrano le incisioni nelle prime caverne kurgan, questi invasori indoeuropei adoravano.  Con la comparsa sulla scena della Preistoria di questi invasori, la Dea e le donne furono ridotte al ruolo di consorti dell'uomo o concubine. Gradualmente il dominio maschile, l'aggressività e l'asservimento delle donne e degli uomini più miti, "effeminati", divennero la norma (precisazione di Lunaria: tutte e tre le religioni del dio unico - ebraismo, islam, cristianesimo - credono nell'inferiorità della donna. Tutte e tre queste religioni IMPOSTE CON LA FORZA odiano l'omosessualità e gli uomini "non virili". Islam e ebraismo erano e sono religioni dove la donna è vista come concubina).

Marija Gimbutas nota: "L'ideologia kurgan, come si evince dalla mitologia comparata indoeuropea, esaltava gli dèi guerrieri del cielo fulgido e tonante, eroici e virili. Le armi non esistevano nelle immagini degli Antichi Europei, mentre la daga e l'ascia da combattimento sono simboli dominanti dei kurgan, che come tutti gli indoeuropei della storia, glorificavano il potere letale della spada affilata [...] gli Dei dei kurgan erano rappresentati tramite le armi, o mediante le armi insieme a una cintura, una collana, un pendente a doppia spirale [...] Una, tre, sette, o nove daghe sono collocate al centro della composizione di solito sopra o sotto la cintola. Ovviamente le armi rappresentavano i poteri e le funzioni del dio e venivano adorate come rappresentazioni del dio stesso."
Questa glorificazione del potere letale della lama affilata si accompagnava a un modo di vita in cui sembra fosse normale l'uccisione sistematica di altri esseri umani, così come la distruzione e il saccheggio dei loro averi e l'asservimento e lo sfruttamento delle loro persone. Alcuni dei resti trovati in alcuni campi kurgan, indicano che i kurgan massacravano gli uomini, ma risparmiavano le donne che prendevano come concubine o mogli.
La prova che questo fosse una cosa comune - persino legge divina - si trova nell'Antico Testamento. In Numeri 31:32-35 leggiamo che il bottino di guerra preso dagli invasori contro i Madianiti c'erano, in quest'ordine: pecore, bestiame, asini e trentaduemila ragazze che non avevano avuto rapporti con uomini (nota di Lunaria: appunto. L'ossessione per la verginità della femmina è TIPICA del cristianesimo, dell'ebraismo e dell'islam; si potrebbe citare anche la vergognosa vicenda di Mosè che ordina ai suoi soldati di uccidere tutte le donne non vergini insieme ai bambini maschi, e di portarsi via le fanciulle vergini)


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Per millenni uno degli strumenti più importanti del condizionamento sociale fu "l'educazione spirituale" compiuta dagli antichi sacerdoti [...] che avevano diffuso la convinzione che quanto sostenevano era il Verbo Divino, la Parola di Dio che era stata trasmessa loro magicamente, erano spalleggiati da eserciti, tribunali e boia [...] perché bisognava insegnare alla gente a obbedire alle divinità, e ai loro rappresentanti terreni, che ormai esercitavano arbitrariamente il potere di vita e di morte nei modi più crudeli, ingiusti e capricciosi, che tuttora vengono spesso giustificati come "volontà di Dio" [...] era parte integrante del processo di mutamento della norma: il processo per cui una società dominata dal maschio, violenta e gerarchica, cominciò gradualmente a essere considerata non solo normale ma anche giusta.

Ora vediamo un'analisi della "Genesi", che spiega chiaramente come tutta la Bibbia fu compilata per costituire un feroce stato teocratico, su base fallica e maschile.

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La testimonianza più stupefacente del potere duraturo del serpente ci viene dal racconto della cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso. è infatti il serpente che suggerisce alla donna di disobbedire a Geova e di mangiare lei stessa dall'albero della conoscenza.
Sono stati fatti molti tentativi, da parte dei teologi, di interpretare la storia della cacciata dal Paradiso in modi che non "spiegano" la barbarie, la crudeltà e l'insensibilità come una conseguente inevitabile del peccato originale.

Il fatto che il serpente, un antico simbolo oracolare o profetico della Dea, consigli a Eva, la donna archetipica, 
(https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/eva-heba-come-magna-mater.html)
di disobbedire agli ordini di un Dio maschile, non è sicuramente un caso. Né è un caso che Eva segui in effetti il suggerimento del serpente: trasgredendo agli ordini di javé, mangia dal sacro albero della conoscenza.
Come l'albero della vita, anche l'albero della conoscenza era associato alla Dea. (Nota di Lunaria: nella meditazione sul ciclo mestruale c'è l'archetipo dell'Albero del Grembo: l'Albero del Grembo è un'immagine soggettiva del sacro albero della Luna, l'albero della vita e della conoscenza. Simile a un utero nella forma, carico di frutti, e con la Luna tra i rami, fornisce un legame conscio tra la Donna, le Energie del suo Ciclo e la Luna.)

Inoltre, nell'antica realtà sociale e mitica (come avveniva ancora per la Pizia in Grecia e con la Sibilla a Roma), la saggezza e la rivelazione divina si manifestavano attraverso una Sacerdotessa
Secondo il punto di vista della realtà precedente, gli ordini di questo potente dio, javè, per cui Eva non poteva cibarsi da un albero sacro (della conoscenza, della saggezza divina o della vita) sarebbero stati non solo innaturali, ma anche blasfemi. Boschetti d'alberi sacri erano parte integrante della vecchia religione. Lo stesso vale per i riti volti a indurre negli adoranti uno stato di coscienza ricettivo alle rivelazioni della Dea, riti officiati dalle donne, in quanto Sacerdotesse della Dea. Insomma, nell'ambito della vecchia realtà matriarcale, javé non avrebbe avuto il diritto di dare simili ordini. Ma, visto che erano stati dati, non ci si poteva aspettare che Eva o il serpente in quanto rappresentanti della Dea, li avrebbero osservati. Dirette al primo pubblico della Bibbia, il popolo di Canaan, che probabilmente si ricordava ancora le terribili punizioni che gli uomini che portavano con sé gli dei della guerra e del tuono avevano inflitto ai loro antenati, le orribili conseguenze della disobbedienza di Eva agli ordini di javé erano più che una semplice allegoria della "colpevolezza" dell'umanità. Erano un chiaro monito a evitare il culto della Dea, che ancora resisteva.
La "colpa" di Eva quando si rifiutò di ubbidire a javé e s'azzardò ad attingere personalmente alla fonte della conoscenza, era in sostanza il rifiuto di rinunciare a quel culto. E siccome fu Eva, la prima donna, il simbolo della donna, a rimanere legata all'antica fede, più di Adamo, che si limitò a seguire il suo esempio, la punizione per lei doveva essere più tremenda. Da quel momento, si sarebbe dovuto sottomettere in tutto e per tutto. Le sue sofferenze si sarebbero moltiplicate, e con esse, la prole, il numero dei figli che avrebbe generato. E per l'eternità sarebbe stata condannata a essere dominata da questo dio vendicativo e dal suo rappresentante terreno, l'uomo. A parte questo, lo svilimento del serpente e l'associazione della donna al male erano un modo per screditare la Dea.

Il passo, in Genesi 3:16, "moltiplicherò grandemente le tue pene e la tua gravidanza; avrai figli nel dolore e desidererai tuo marito, ed egli dominerà su di te" ha senso se si considera la storia della cacciata dal Paradiso terrestre come una favola androcratica su come le popolazioni ugualitarie che adoravano la Dea, dedite all'agricoltura furono conquistate da pastori bellicosi e dominati dai maschi, e di come ciò segnò LA FINE DELLA LIBERTà SESSUALE e riproduttiva della donna. Il passo "moltiplicherò grandemente le tue pene e la tua gravidanza" indica chiaramente che a quell'epoca le donne PERSERO NON SOLO IL DIRITTO A SCEGLIERE IL LORO COMPAGNO SESSUALE ma anche quello di usare le tecnologie del controllo delle nascite (Nota di Lunaria: il cristianesimo è ANCORA CONTRARIO all'uso del preservativo proprio perché il preservativo LIBERA le donne dalla gravidanza e permette sia all'uomo che alla donna di godere liberamente!!!) 
Che l'uso dei contraccettivi risalga all'antichità è dimostrato da antichi papiri egiziani, che descrivono l'uso di spermicidi.


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Tuttavia non si poteva usare sempre e solo la forza per ottenere ubbidienza. Si doveva fare in modo che gli antichi poteri che governavano l'universo, simboleggiati dal Calice che dà la vita, venissero sostituiti da nuove e più potenti divinità, le cui mani impugnavano la Spada sovrana. E per riuscirci bisognava fare innanzitutto una cosa: abbattere la Dea stessa, e non solo la sua rappresentante terrena, la donna, dalla posizione di preminenza che occupava.
Sia esso dio del tuono, della montagna o della guerra, o in seguito il più incivilito dio dei Profeti, nella bibbia c'è un solo dio: l'imperscrutabile e geloso javé/geova, che nella successiva mitologia cristiana invia il suo unico figlio maschio gesù cristo a morire per espiare le "colpe" dei suoi figli.
Se leggiamo la bibbia come letteratura sociale normativa
è assolutamente rivelatrice del tipo di ordine sociale che si sforzarono di istituire e di conservare gli uomini che nel corso dei secoli scrissero e riscrissero questo documento religioso. Infatti, simbolicamente, l'assenza della Dea dalle sacre scritture ufficialmente approvate, significava la mancanza di un potere divino che proteggesse le donne e le vendicasse per i torti subiti dall'uomo.

Furono in particolar modo i Leviti, e sopra di questi, l'elite dei Konath (poi Cohen) discendenti da Aronne, che riscrissero miti e storia, per poi creare quel bellissimo libro di pace e amore che è la bibbia: una raccolta di storie che parlano di concubine fatte a pezzi, stupri in massa di vergini, razzie, genocidi etnici, lapidazioni, figlie trattate come merce di scambio, se non di stupro e sacrifici umani (la figlia di Iefte).

  
Mary Daly così definiva il patriarcato: "La religione di tutto il pianeta e il suo messaggio essenziale è la necrofilia [...]
il simbolo necrofilo di un corpo morto appeso a del legno secco".

"L'essere considerata corpo per altri (per l'uomo e per la procreazione), è ciò che ha impedito alla donna di essere un soggetto storico-sociale in quanto tutta la sua soggettività è stata ridotta ed imprigionata in una sessualità essenzialmente per altri e in funzione della riproduzione" (Franca Ongaro Basaglia)

Mary Daly osservava che:

"L'idea di un salvatore unico di sesso maschile può essere vista come un'ulteriore legittimazione della supremazia del maschio (...) In regime di patriarcato un simbolo maschile sembra proprio il meno indicato ad interpretare il ruolo di liberatore del genere umano dal peccato originale del sessismo. L'immagine stessa è unilaterale per quanto concerne l'identità sessuale, e lo è proprio dal lato sbagliato, perché non contraddice il sessismo e glorifica la mascolinità."
"L'ideologia cristiana presenta una distorsione prodotta dalla gerarchia sessuale e che la convalida, palese non solo nelle dottrine relative a Dio e alla Caduta ma anche in quelle relative a Gesù [...] Una logica conseguenza della liberazione della donna sarà la perdita di credibilità delle formule cristologiche che riflettono ed incoraggiano l'idolatria verso la persona di Gesù [...] Non è tuttora insolito che preti e ministri cristiani, posti di fronte al discorso della liberazione della donna, traggano argomenti a sostegno della supremazia maschile dall'affermazione che Dio "si incarnò" esclusivamente in un maschio. In effetti la stessa tradizione cristologica tende a giustificare tali conclusioni. Il presupposto implicito - e spesso esplicito - presente per tutti questi secoli nella mente dei teologi è che la divinità non poteva degnarsi di "incarnarsi" nel "sesso inferiore" e il "fatto" che "egli" non lo abbia fatto conferma ovviamente la superiorità maschile. Venendo meno il consenso delle donne alla supremazia maschile, questi tradizionali presupposti cominciano a traballare.
(Nota di Lunaria: si vedano Sprenger e Kramer nel "Malleus Maleficarum": "E sia benedetto l'Altissimo che finora ha preservato il sesso maschile da un così grande flagello [la stregoneria]. Egli ha infatti voluto nascere e soffrire per noi in questo sesso, e perciò lo ha privilegiato")


"Ho già osservato che il testo paolino "in Cristo non c'è... maschio né femmina", funziona in questo modo, perché semplicemente e palesemente ignora il fatto che Cristo è un simbolo maschile e perciò a tale livello esclude la femmina."

"Io ritengo che un altro ribaltamento sia l'idea dell'incarnazione redentrice unica nella forma di un salvatore maschio perché questo è precisamente impossibile. Una divinità patriarcale, o suo figlio, non è in grado di salvarci dagli orrori di un mondo patriarcale."

Mi pare significativo concludere con questo commento:

"è ovvio che tutte queste ideologie hanno non solo la funzione di conciliare le donne con il loro ruolo subordinato sostenendo che è inalterabile, ma anche di far credere che esso rappresenti l'appagamento dei loro desideri, o un ideale che è lodevole cercare di raggiungere" (Horney)

Per approfondimenti vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/08/la-dea-madre-nelle-diverse-culture.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/veneri-senza-volto.html