Monza, la città della regina Teodolinda

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Origine: urne cinerarie dell'età del bronzo (circa duemila anni a.c) sono state scoperte nel territorio monzese sul finire del 1800; l'uomo che abitava questi territori viveva in insediamenti palafitticoli, usava ceramica rozza, asce, spilloni di bronzo, utensili di corno e di osso.
I Romani, espandendo il loro impero, nel III secolo a.c assoggettarono gli Insubri (popolo dell'antica Gallia), i quali, valicate le Alpi, si erano stabiliti intorno a Mediolanum, cioè l'attuale Milano. Una tribù gallo-celtica aveva formato un villaggio (vicus) vicino al Lambro. Con la popolazione gallica si fuse quella romana. La zona in cui si trovava il vicus romano doveva essere quella tra le attuali vie Mantegazza, dei Mille e il Lambro, che era valicato da un ponte detto Arena, così chiamato perché i giovani, in quei dintorni, praticavano attività ginnico-sportive. Le lapidi, ora poste al museo civico, testimoniano la presenza romana a Monza. Abbiamo trovato diverse are votive: quella a Ercole e quella a Mercurio, oltre a iscrizioni in  onore di Giove. Si ritiene che i Modiciates praticassero l'agricoltura e la pastorizia. Monza divenne un centro importante dove avvenivano scambi di merci, anche se la moneta circolante era scarsa. Una strada lastricata univa Monza a Milano.




L'invasione dei Longobardi determinò l'importanza storica di Monza, dove la famosa regina Teodolinda fece costruire un oraculum (luogo di preghiera) le cui vestigia (muri del VI secolo) si trovano ancora a far parte della basilica di san Giovanni. Nel tesoro di questa chiesa si trovano opere di oreficeria, risalenti al tempo dei Longobardi. Papa Gregorio, attraverso l'opera di Teodolinda, ottenne la conversione del popolo Longobardo, il quale, alla fine del 603, si convertì in massa al cattolicesimo.

Una leggenda racconta che Teodolinda aveva promesso di erigere un tempio a san Giovanni e aspettava un'ispirazione divina che le indicasse il luogo più adatto. Mentre cavalcava, un giorno, attraverso una piana ricca di olmi e bagnata dal Lambro, la regina si fermò a riposare lungo le rive del fiume, all'ombra di un albero. In sogno vide una colomba che si fermò poco lontano da lei e le disse: "Modo" ("qui"); la regina rispose: "Etiam" ("sì"). La basilica sorse nel luogo indicato dalla colomba. Dalle parole pronunciate deriva il nome di "Modoetia"


Nota di Lunaria: OVVIAMENTE, COLOMBA E ALBERO SONO SIMBOLI PAGANI: GLI ALBERI ERANO SPESSO ASSOCIATI ALLA DEA (CHE AVEVA FORMA D'ALBERO O DI TRONCO, VEDI ASHERAH) IDEM PARLANDO DELLA COLOMBA, ASSOCIATA A DEE COME AFRODITE O KUPABA
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Mettiamo anche qualcosina sulla Monza ottocentesca!
















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A proposito… a breve revisiono anche i miei vecchi lavori sulla poesia in dialetto ^_^