Recensione a "Pericolo Medico"

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F.G. Slaughter, uno dei più popolari romanzieri del nostro tempo, affronta in questo suo nuovo libro il problema drammatico del pericolo che droga e alcool rappresentano non solo per chi è vittima, ma anche per il medico che prende in cura il paziente.
Il dottor Mark Harrison ha un brillante futuro nel campo della microchirurgia, ma la sua carriera rischia improvvisamente di interrompersi quando egli stesso diventa un drogato: infatti, ricorrerà all'uso ossessivo del Demerol per placare i dolori dell'emicrania, provocata da un trauma cranico a seguito di un'aggressione subita...
La strada per ritrovare il proprio equilibrio psichico sarà lunga e difficile e l'aiuto maggiore gli verrà da una donna, che saprà capirlo e aiutarlo come nessun altro.
Ancora una volta un libro ricco di tensione e di colpi di scena in ambiente medico, che riconferma il talento di narratore di Slaughter.


Recensione di Lunaria: curiosamente, "Pericolo medico" (1983) lo conobbi a nove anni, perché mia nonna Rita, con la quale ero andata in vacanza al mare, a Varazze, se lo era portato dietro e lo leggeva prima di dormire, lasciandolo poi sul comodino nella stanza d'hotel; mi è rimasto in testa per tutti questi anni... però ho colto occasione di leggerlo solo nel 2020, quando l'ho trovato gratuitamente tra i libri che si possono prendere in biblioteca e vengono lasciati in omaggio dagli utenti.
Il romanzo (392 pagine) si legge con piacere anche se la vicenda poteva essere condensata in 100\150 pagine, visto che è molto sintetica (e a tratti, ripetitiva) ma ci si affeziona al dottor Mark e ai suoi incredibili interventi (riesce addirittura a riattaccare una mano ad un bambino che si è automutilato maneggiando una sega elettrica!)
L'autore era dottore, e in moltissime pagine si esprime con termini medici che a tutti quelli che non sono dottori sembreranno ostrogoto...



Tra l'altro, leggendo su internet le sue note biografiche, vengo a sapere che Slaughter ha scritto diversi altri romanzi di ambientazione medica, ed è stato inevitabile pensare ai romanzi Rosa d'ambito ospedaliero (dei quali però io non sono un'accanita lettrice, non ne ho letti tantissimi... preferisco quelli di ambientazione storica oltre a quelli thriller...)  






https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2017/10/sotto-inchiesta-di-lucy-hamilton.html
 https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/03/per-elyse-di-cathy-gillen-thacker.html
https://recensioniromanzirosa.blogspot.com/2020/11/la-droga-diabolica-di-rebecca-york.html

Comunque, "Pericolo medico" è un romanzo che ho letto in questo periodo di tediosa e asfissiante quarantena (devo averlo iniziato a marzo, se ricordo bene, appena ho finito "Non mi uccidere"
https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/02/non-mi-uccidere-recensione.html) e che mi ha tenuto compagnia fino al 26 aprile.

Dallo stesso autore vedi anche https://intervistemetal.blogspot.com/2023/12/la-strada-della-bitinia-1951-di.html

Gli stralci più belli:

"Hai espresso il tuo punto di vista", ribatté O'Meara.
"Versa il vino e brindiamo alla medicina e ad Esculapio, anche se sappiamo che la maggior parte di noi è affaccendata a tradire i fottuti principi che dovremmo considerare sacri."


https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/nu-wa-e-il-serpente.html

"Gli riempì nuovamente la tazza di caffè. "Una fiala vuota di Demerol e la siringa giacevano sul pavimento, accanto ad un fazzoletto macchiato di sangue. Ho messo insieme i vari elementi ed ho concluso che ti eri iniettato il liquido per via endovenosa... in quella che i tossicodipendenti chiamano "la via più diretta".
"Hai pensato che avessi tentato di uccidermi?"
"Non proprio. Ci sarebbe voluta più che una fiala di Demerol, sia pure per endovena. Ho immaginato che fossi depresso dopo aver trovato il topo morto e che avessi tentato di annegare i dispiaceri nel Demerol."
"è di gran lunga migliore dell'alcool", precisò lui."


"Indaffarato com'era, aveva a stento il tempo di notare quanto fosse esausto alla fine della giornata. Più fastidioso fu anche il ritorno delle emicranie, che prima erano quasi sparite. All'inizio riuscì a sopportarle ingoiando aspirine parecchie volte al giorno. Ma, quando queste non fecero più effetto, ritornò al Demerol ipodermico, aumentandone gradualmente le dosi. (...) La mattina, dopo situazioni simili, solitamente si svegliava con un logorante mal di capo che richiedeva l'uso di una pesante dose di anfetamina per schiarire il cervello. E quando anche questa cessava di essere efficace, trovava che un'altra iniezione di Demerol era necessaria per calmare i nervi a pezzi ed essere in condizione di lavorare tutto il giorno."

"Infelice e frustato, Mark guidò sino al parco prospiciente il fiume, quello che aveva imparato ad amare durante le corse mattutine, lo stesso in cui aveva spartito la colazione con Alexa, poco più di un mese prima. Lì, metodicamente infilò un ago a farfalla nella vena di una mano, lo assicurò per mezzo delle flange consone allo scopo, e cominciò ad iniettarsi le fiale di Demerol, ciascuna contenente cento milligrammi del potente e anche letale stupefacente. A metà della quarta crollò incosciente sul sedile dell'auto, senza badare che, quando la siringa che stava usando gli era caduta dalla mano, si era staccata dall'ago e che il sangue rifluiva gocciolando sul pianale dell'auto"




A tema ospedaliero, vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2022/05/medicina-violenta-di-arthur-hailey.html

Nota di Lunaria: Curiosamente, è stato dopo essere stata inzigata da un insopportabile aristotelico (misogino tale e quale al suo idolo aristotele) che mi sono messa a studiare una Storia della Medicina... mi lessi un bel po' di roba, in un mese, e tutto perché ero stata provocata e non volevo dargliela vinta.
Lo sfidai poi a "singolar tenzone", a dimostrare "chi ne sapesse di più, sulla Storia della Medicina" ma il signorino non ha più replicato... Era tanto convinto che le donne "avessero pochi neuroni, come ha insegnato il nostro divino aristotele", ma quando mi ha visto sfoggiare e maneggiare almeno una dozzina di libri ha cambiato idea ed è sparito nel nulla... La cosa divertente è che se non fossi stata inzigata, neanche avrei letto questi libri di Storia della Medicina che mi sono serviti per fare questi post!


https://intervistemetal.blogspot.com/2020/02/louis-pasteur.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/semmelweis-e-la-cura-per-la-febbre.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/la-vaccinazione-antivaiolosa-lady-mary.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/dottoresse-nellantichita.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2020/03/la-penicillina-e-i-virus.html

Per cui è davvero divertente… questi sbruffoni non hanno ancora capito che se vengono qui a provocarmi ed inzigarmi, 
è come gettare benzina sul fuoco, perché chiunque mi sfidi tirando in ballo "storia e cristianesimo" DEVE POI SAPER DIMOSTRARE DI AVERE LETTO PIU' LIBRI DI ME 
su questi argomenti. 
E per "mettermi KO" dovete essere molto più bibliomani di me.

Comunque, alla fine ci ho pure preso gusto e sto pensando di ampliare i miei studi di Storia della Medicina



riportando degli altri approfondimenti… per il momento riporto in sintesi due donne che vissero prima dell'Anno Mille e che fondarono ospedali e si batterono per l'abolizione della schiavitù: Fabiola e Melania.


Le info le ho trovate in questo libro, che avevo già recensito https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/la-donna-al-tempo-delle-cattedrali-un.html


"Fabiola (...) appartiene a quelle signore dell'aristocrazia romana che sono diventate discepole di san gerolamo; colpita alla vista della quantità di pellegrini che vengono a Roma e si trovano senza mezzi, fonda per loro una "casa dei malati", nosokomion; in altri termini Fabiola fonda il primo ospedale (...) un po' più tardi darà nuovamente prova d'inventiva creando ad Ostia, porto di sbarco dei pellegrini, il primo centro di raccolta ed assistenza, xenodochion"

"Per tornare alle contemporanee di Fabiola, bisogna segnalare le due Melania, la vecchia e la nipote, Melania la giovane, la quale eredita dalla nonna immensi possedimenti (si sa che nella provincia d'Africa metà delle terre appartenevano a sei proprietari!) e insieme con suo marito Piniano distribuisce questo immenso territorio ai propri schiavi (più di un migliaio) (...) Nel movimento di liberazione degli schiavi, Melania ha avuto un'azione sicura e concreta."

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