Maderniano, Camporgnano e la Cascina della Morte

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L'imperatore Federico II con il suo esercito si accampò a Camporgnano, rimanendovi dal 5 al 23 settembre 1236, fronteggiando con i suoi 8000 soldati l'esercito milanese, forte di 5000 uomini accampati vicino a Chiaravalle.
Le cronache raccontano che i milanesi, per difendersi, scavarono fossati, nei quali immisero l'acqua della Vettabbia: innalzarono palizzate utilizzando, oltre alle piante del bosco di Chiaravalle, anche travi e legname presi dalle case vicine. Ma quali case?
è logico pensare a quelle di Maderniano, distrutte dagli imperiali e abbandonate dagli abitanti sopravvissuti.
Gli eserciti si fronteggiarono in quel breve tratto di terra che comprende Locate, Noverasco, Maderniano, Camporgnano, Chiaravalle, per ben 24 giorni e lasciarono alle proprie spalle distruzione e morte.
Camporgnano venne interamente distrutto e quando i suoi abitanti lo ricostruirono, poco distante dalla precedente ubicazione, gli diedero il nome di Quinto Sole. A memoria dell'antico nome del paese vi è una piccola strada nominata "Via Camporgnano"
Maderniano, dopo essere stato distrutto, non venne più ricostruito, e col passare del tempo, fu dimenticato.
I suoi abitanti forse si rifugiarono nel vicino Sesto Ulteriano o in altri borghi.
A un miglio circa da Sesto Ulteriano, oltre il ponte sull'autostrada del Sole, vi sono luoghi che le antiche carte catastali indicano come "prato della morte"... "bosco della morte"... come pure sino al secolo scorso, si trovava in mezzo a quei prati una cascina chiamata "della Morte", ora scomparsa. (1)
Sempre su quei prati sorgeva un piccolo oratorio campestre, già di proprietà del Capitolo di San Nazaro, dedicato a san Matroniano, il cui corpo si vuole sia stato ritrovato e trasportato a Milano.
Questi dizioni ricordanti la morte vogliono forse indicare qualche evento luttuoso e disastroso, connesso con la scomparsa di Maderniano o sono collegati al ritrovamento del corpo di Matroniano?
A noi resta solo una frase: "...Ubi Fuit Locus de Madregnano..."


(1) Cascina della Morte (scomparsa): Cascina antichissima, di proprietà dei canonici di San Nazaro di Milano, era posta vicino a cascina dei Prati in prossimità dell'Oratorio di San Matroniano.
Per raggiungerla c'era una strada apposita che partiva da Viboldone, (https://intervistemetal.blogspot.com/2021/02/labbazia-di-viboldone-e-la-mia.html) poco dopo Videserto, sulla destra.
Viene nominata negli atti del censimento eseguito nel 1537 dove si cita un certo Francesco Grasso, massaro nella cascina della Morte.
Nelle mappe antiche, attorno a questa cascina dal nome inquietante, figurano il "Prato della Morte" e "il Bosco della Morte", un fontanile che nasceva vicino alla cascina, chiamato "Fontanile della Morte". Non conosciamo l'origine di questa denominazione, possiamo solo dire che attorno ai prati su cui sorgeva si svolse un'aspra battaglia tra milanesi e truppe imperiali di Federico II nel 1239 e che, sempre in quel luogo, vi era il borgo di Medregnano, scomparso in quel tempo. Possiamo fare solo congetture e collegare il nome della Morte con quei fatti luttuosi.
La cascina venne abbattuta nel secolo scorso ed essa appartenne al Comune di Sesto Ulteriano. (https://sestoulteriano-it.webnode.it/)


Infine, menzioniamo anche La Folla, un edificio idraulico fatto costruire dalla nobile famiglia dei Brivio nel XV secolo sulla roggia Nuova.
Fu molto importante per l'economia della zona perché la sua era un'azienda industriale vera e propria, distaccandosi da quelle agricole.
Nelle corte catastali del 1722 risulta essere di proprietà del conte Carlo Brivio ed è specificato: casa d'affitto con folla di carta e Casa con molino e torchio d'olio; erano presenti due distinti caseggiati, uno per la follatura della carta, ed un altro a due ruote, di cui una per il mulino vere e proprio e l'altra per far azionare il frantoio.
Nel 1870 cascina Folla era condotta da Giuseppe Capponi, uomo di fiducia dei Brivio; abitavano 35-40 persone.
Cessata la produzione industriale dell'olio la Folla continuò quella di Mulino e i suoi macchinari sono ancora visibili, anche se non più usati da decenni.




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