Mezzano e Viboldone: l'Ossario, il Prato dei Morti e le Tombe Romane

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OSSARIO "MADONNA DELLA NEVE" DI MEZZANO

Questo monumento, nell'area del Campo dei Morti, ricorda i 14-18000 caduti della Battaglia di Marignano detta anche "Battaglia dei Giganti" del 13-14 settembre 1515.






A tale storico fatto d'armi andarono incontro circa 20000 confederati, al servizio del duca di Milano, Ercole Massimiliano Sforza, in qualità di difensori, contro un esercito francese di circa 35000 soldati, mediante il quale il re di Francia, Francesco I di Valois-Angouleme, si riprometteva di assoggettare l'allora L0mbardia ducale.
L'ossario, eretto nella prima metà del XVIII secolo, è tra gli ultimi luoghi di riposo di quelle vittime: si propone di ricordare al visitatore la caducità della vita ("Memento Mori") e delle gesta umane, ponendo davanti ai suoi occhi le ricadute della brama di potere.






Nota di Lunaria: ho visitato personalmente l'ossario... mi ha colpito moltissimo il contrasto tra l'ossario (che potrebbe inquietare, per l'idea che "ci sono veri teschi, quindi persone che sono morte...")



e i campi che si stagliano a pochi passi dall'ossario, proprio di fronte, ricolmi di vita e di fiori in una bella giornata primaverile



Più che non pensare all'"escatologia cristiana" (alquanto sessista e deprimente) ho pensato al panteismo e alla Sacra Madre Terra, Tellus, che tutti accoglie nel suo grembo.







ALTRO APPROFONDIMENTO

I Romani sopravvennero e si stanziarono a Mezzano: sono stati ritrovati una moneta repubblicana del II secolo a.c e i frammenti di ceramica aretina, in uso presso i Romani sino a tutto il I secolo d.c; oltre a ciò furono scoperte anche delle tombe romane ad inumazione e tombe galliche a combusto.
Il luogo dove venne rinvenuta la necropoli è conosciuto come "Prato dei Morti". (vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/04/maderniano-camporgnano-e-la-cascina.html)






Questo antico villaggio sorgeva lungo il sentiero che correva parallelo alla Strada Romana che toccava Viboldone, (https://intervistemetal.blogspot.com/2021/02/labbazia-di-viboldone-e-la-mia.html) Selmo,  Occhiò, Montone, Mezzano, Pedriano, Riozzo, Cerro al Lambro, Sant'Angelo Lodigiano: questa strada faceva parte del sistema di centurizzazione del terreno eseguito dai Romani e di cui si trova traccia anche in San Donato.
Per ricercare il villaggio celto-ligure e gallo-romano si potrebbe provare ad individuare, attraverso le carte catastali, dove fossero ubicati i prati dei pagani, descritti sin dal 500 nelle carte topografiche; probabilmente i cristiani, dopo la scomparsa dell'impero romano, avranno voluto indicare i luoghi dove prima abitavano i non cristiani: i pagani, appunto.
Presso Grandate, non lontana da Como, esisteva una località chiamata "Prato dei pagani"; nel 1917 vi furono rinvenuti reperti dell'Età del Ferro, tra cui un'ascia e una spada, sicuri indizi di un insediamento preromano.
I Romani costruirono una grande strada consolare che, nel suo percorso da Milano a Lodivecchio, era lunga 16 miglia (24 chilometri).
Partiva dove ora si trova l'incrocio tra Corso di Porta Romana e via Rugabella; al secondo miglio arrivava al Piazzale Lodi, al terzo a Rogoredo, al quarto a San Martino, al quinto a San Donato, al sesto nei pressi di Sesto Gallo, al settimo a San Giuliano, all'ottavo vicino ad Occhiò, al nono tra la cascina Rampina e il guado sul Lambro, ove era posta la Mutatio ad Nonum, cioè un cambio di cavalli con annessi servizi per passeggeri.
Questa strada antichissima, oltre al suo ricordo attraverso toponimi vari, ha lasciato molte tracce dovute all'usanza romana di seppellire i propri defunti lungo i lati delle grandi vie di comunicazione, segnando il luogo della sepoltura con steli funerarie.
A Zivido venne trovata, durante uno scavo, una sepoltura: conteneva una cassettina di granito chiusa da un travellone romano; dentro c'era un'urna vitrea con resti combusti assieme ad un anello d'oro e ad una pinzetta.
A Zivido, nelle campagne, furono rinvenuti un coperchio, dalla forma a tetto, di un avello anonimo ed una grande lapide incisa. Molto rovinata, la lastra venne decifrata: indicava la sepoltura di un'imprecisata famiglia romana, sepoltura destinata ai componenti della famiglia medesima e ai suoi liberti.

A Viboldone, nel giardino conventuale, vi è un enorme avello sepolcrale, con coperchio, appartenuto ad una nobile famiglia romana, ed una lapide dedicatoria a L. (ucius) SEMPRONIVS, alta due metri.
Spesso il vomere, nell'arare la terra, scoperchiava antichi sarcofagi e i quali venivano poi utilizzati nei modi più disparati. L'ingiuria del tempo e degli uomini ne ha lasciati pochi, salvatisi perché utilizzati come abbeveratoio nelle cascine.
Ne esistono a Mezzano, Viboldone, San Giuliano, San Donato, Nosedo e in tutti i centri gravitanti intorno alla via Romana; molti servirono da materiale edilizio, venendo usati per la chiesa di Calvenzano, nella cui base si possono intravedere coperchi ed avelli funerari in granito. (e te pareva se i cristianelli non riutilizzavano pure il materiale edilizio pagano, dopo aver clonato anche i loro miti... Nota di Lunaria)
I Romani costruirono anche il canale della Vettabbia, il Vectabilis, che, partendo da Milano, andava a sfociare nel Lambro (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/02/alle-origini-dello-sviluppo-del.html) e consentiva, navigandolo in senso inverso, di trasportare speditamente le merci in città.


ALTRO APPROFONDIMENTO: LE ORIGINI DI SAN DONATO E LA TOMBA ROMANA DI SEGGIANO https://intervistemetal.blogspot.com/2019/12/san-donato-milanese-e-seggiano-la-via.html


Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2021/05/zibido.html