I Fantasmi dei boschi e delle valli italiane

Info tratte da


Sulle Alpi Italiane si raccontano molte leggende sui Fantasmi. Molto spesso vengono chiamati "fantasmi" anche gli esseri appartenenti al mondo delle fate.
Nelle leggende i fantasmi fatati sono luminosi, gioiosi e danzanti, alcune volte inquietanti o dispettosi, ma privi di quell'aura cupa che caratterizza i fantasmi intesi come "spiriti dei defunti".
Si racconta che i fantasmi umani girino con una fiammella accesa sul dito mignolo, illuminando il loro passaggio; ma se questa fiammetta è spenta, il fantasma non potrà più ritrovarla e sarà costretto a vagare nell'oscurità per sempre.
Il fantasmo fatato, al contrario, è tutto luminoso, si muove con una fiaccola in mano, si aggira per i boschi, al suono di una musica, e il tutto è simile ai rituali precristiani, quando i sacerdoti pagani o i druidi organizzavano processioni nei boschi e nei monti portando dei pezzi di legno sacro acceso, a mo' di torce, in onore di qualche divinità.

Nella Valle dei Guaraldi (Monferrato) nei pressi di un luogo dove vi era ubicato un tempio sotterraneo dedicato a Mitra, il Dio del Sole, si racconta che durante il solstizio d'inverno, degli uomini molto alti, con la barba bianca e vestiti di bianco, si muovessero in processione per tutta la valle, preceduti da fanciulle che spargevano dei petali di fiori; il corteo spariva poi nel nulla.
Anche in Val di Susa (TO), in un luogo che un tempo era stato un insediamento druidico, si poteva vedere una folla di persone che, in processione e con delle torce in mano, si dirigevano fino a un luogo dove, anticamente, c'erano dei templi.
Giunti al luogo prestabilito, uno di loro saliva su una pietra e iniziava a parlare in una lingua misteriosa, forse il celtico. Anche questo corteo scompariva poi nel nulla.

Altre leggende narrano di fantasmi fatati che passavano nella notte su di un carro, sempre accompagnati da una musica soave. Sembra che questa musica ammaliasse gli esseri umani che la sentissero, che chiedevano insistentemente di poter imparare a suonarla.
Nelle Alpi di Vaud si credeva all'Utzeran, una specie di fantasma vestito di verde, protettore dei boschi; aveva una voce melodiosa, che risuonava, come un eco, per le montagne. Si arrabbiava molto se qualche umano lo sfidava ad una gara di canto e di eco, e chi lo faceva rischiava di perdere la voce.
El Zavater, nelle zone di Bergamo, era un fantasma burlone; quando si spostava, produceva un rumore simile a quello di piedi che indossano delle ciabatte. Lo si poteva sentire ciabattare mentre scendeva le scale di un castello, per poi fermarsi improvvisamente e risalare velocemente.
Nel Veneto, le Comelles erano entità in forma di nebbia, che stazionavano sulle cime dei monti, per poi scendere a valle con un grande fracasso.
Il Candì era una grande macchia bianca che poteva ingrandirsi a dismisura di notte, terrorizzando chi passava per i boschi, nei pressi della Val Vermenagna (Cuneo).
I Betèles erano invisibili, e si mostravano in forma di nebbia nascondendo i sentieri di notte a chi camminava per i monti, in Trentino.

L'Ombra della Valtellina era una presenza che si aggirava per i boschi e le valli, assumendo l'aspetto di un animale, qualche volta.
Se diventava un cavallo la si sentiva scalpitare e trascinare una catena sotto un ponte detto "Ponte del Diavolo". Non era frequente vederla; accadeva solo quando l'Ombra avesse qualche compito importante da portare a termine, come quella volta dove la si vide all'interno di una casa, mentre segnava con insistenza una pietra vicino al focolare: quando si tolse la pietra si trovò nascosto un piccolo tesoro.

Le leggende parlano di vascelli fantasma, e queste leggende non mancano neppure in Friuli, dove si racconta che durante l'edificazione di una strada nei pressi del Monte Canin (UD), uno degli operai, di ritorno verso casa, si trovò improvvisamente perduto nel bosco. Mentre cercava di tornare indietro per ritrovare la strada, gli apparve una porta e quando l'aprì si trovò in una grotta in compagnia di alcune persone sedute attorno ad una tavola.
L'operaio chiese se conoscessero la strada per Nimis e quelli, senza parlare, gli indicarono una porta. L'operaio la aprì e si trovò in un lungo corridoio in fondo alla quale vide una città illuminata; si incamminò per una strada finché giunse in una piazza, dove si poteva vedere il mare e una nave luminosa.
L'operaio, sbalordito, chiese ai marinai di indicargli la strada per Nimis. L'operaio non aveva capito che fortuna fosse l'esser capitato in una delle città incantate che si trovano nascoste nel cuore delle montagne, ma i marinai decisero di mostrargli la via e l'operaio si ritrovò immediatamente sul sentiero verso casa.