Calabria: le origini pagane


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La storia della Calabria è un susseguirsi di invasioni: dai Romani ai Barbari, dagli Spagnoli ai Francesi, fino all'emigrazione del Novecento.
Non sappiamo moltissimo delle antiche popolazioni italiche.
Le origini dei Bruzi (1) che abitarono la Calabria, non sono certe: sembra che si siano staccati dai Lucani versi il IV secolo a.c; l'alleanza delle popolazioni con i Cartaginesi e poi le lotte antiaristocratiche e antiromane, a fianco di Spartaco (73-71 a.c) danno origine al mito dei Bruzi come ribelli e indomabili. La conclusione delle guerre puniche (2016 a.c) permette a Roma il controllo di tutta la penisola bruzia e la Calabria greca si trasforma in una regione greco-latina.
La presenza di esseri umani in Calabria è attestata fin dal Paleolitico: alcune selci ad amigdala rinvenute presso il confine con la Basilicata testimoniano che questa terra era già abitata; anche le grotte presso Scalea hanno conservato tracce di Homo Sapiens.
Tracce di esseri umani in età neolitica sono state ritrovate nella Sibaritide, nella Piana di Curinga, nella contrada Caria di Girifalco. I primi abitatori della Calabria erano nomadi e abitavano le grotte.
La testimonianza artistica più antica in Calabria è un graffito rappresentante un bovide, rinvenuto nella grotta del Romito di Papasìdero e risalente al Paleolitico Superiore.


In tutta la Calabria sono disseminati insediamenti preistorici, del Paleolitico o Neolitico. L'età del Bronzo testimonia i contatti della Calabria con le antiche culture italiche meridionali.
La particolarità della cultura calabrese neolitica è il rito funerario dell'incinerazione rinvenuto nella grotta della Pavolella (Cosenza), che rappresenta un'anomalia rispetto all'uso mediterraneo diffuso nell'Italia del Sud, di seppellire i morti col rito dell'inumazione nella fossa singola.

Infine, la Calabria diventa territorio greco, inglobata nella Magna Grecia.
L'arrivo dei Greci portò a un rinnovamento culturale: Sìbari, Crotone, Reggio e Locri hanno tutte origini greche.
Reggio fu fondata da coloni eubei nel VIII secolo a.c, col nome di "Rhegion"; presto estese la sua influenza commerciale anche ai territori locresi sullo Jonio e fino a Medma sul Tirreno.
Locri venne fondata nel VII secolo a.c: proprio in questa città fu redatto un codice antico di leggi scritte, dove sono evidenti la tradizione matriarcale, la filiazione matrilineare e la disponibilità e accoglienza verso gli stranieri.


Nel 710 a.c gli Achei fondarono Crotone, che intraprese una politica espansionistica e guerrafondaia, come la guerra contro Locri, che si concluse nel 549 a.c, e quella contro Sibari (510 a.c)
Oltre ai Bronzi di Riace, anche a Locri Epizephiri sono stati rinvenuti dei pinakes fittili ed ex voto per la Dea Persefone. https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/demetra-e-persefone.html





A Crotone sorgeva lo splendido tempio di Hera Lacinia, di cui ora resta un'unica colonna.

A Casa Marafioti sorgeva il tempio dorico dedicato a Zeus. Importante anche il santuario di Afrodite, del VI secolo a.c, con la sua pianta aperta verso il mare e i suoi 37 pozzi sacri. In Contrada Marasà ci sono i resti del tempio ionico, sorto nel 480 a.c, dal quale provengono i Dioscuri, esposti al museo di Reggio.
In località Mannella sono ancora visibili i resti del santuario di Persefone (seconda metà del V secolo a.c) con migliaia di ceramiche e terracotte di pìnakes raffiguranti il mito di Ade e Persefone.
Il culto di Persefone era collegato al ciclo delle stagioni e impregnato di motivi orfici; i devoti portavano dei pìnakes per ringraziare la Dea o per propiziarsela.
Sibari fu fondata nel tardo VII secolo a.c: grazie alla fertilità delle sue terre ebbe un grande sviluppo economico; vennero poi fondate altre colonie sul versante tirrenico.
Anche i Romani fondarono colonie: Minervia Nervia Augusta Scolacium fu fondata nel 123 a.c sulle ceneri della città greca Skylletion; per questo la Calabria è disseminata di ville patrizie.


Una breve citazione anche per Gerace: sullo stemma del paese abbarbicato sulla rupe è raffigurato uno sparviero, il rapace (in greco "hierax", da qui il nome della cittadina) che mostrò agli abitanti dell'antica Locri il luogo in cui fondare una nuova colonia.

Nota di Lunaria: ci si ricordi che gli uccelli erano spesso associati alle divinità femminili: si pensi alla civetta di Atena, al cuculo e al pavone per Hera, alla colomba di Afrodite. (e in altre culture: il corvo, per Morrigan e Dhumavati; la civetta bianca per Lakshmi; il falco per Iside, l'avvoltoio per Nekhbet)
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/uccelli-ditalia-e-il-simbolismo-antico.html

Infine, una breve riflessione alla figura della "brigantessa", cioè della donna (moglie o amante) dei briganti, ovvero di tutti quei meridionali che si opposero fermamente all'Unità d'Italia, combattendo una vera e propria guerriglia sanguinaria che metterà a ferro e fuoco (nonché esposto alle rappresaglie dell'esercito) diverse città del Meridione. Qualcuno ha voluto vederci in queste donne che sceglievano di imbracciare le armi per combattere a fianco dei loro uomini, una sorta di rozzo protofemminismo contadino.
La brigantessa calabrese più famosa fu Marianna Oliverio detta "Ciccilla".









 https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/litalia-meridionale-nel-1861-e-lunita.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2020/02/il-brigantaggio.html
 

Dal punto di vista architettonico, la Calabria ha numerosi e splendidi castelli.
I ruderi del castello degli Alberti a Pentedàttilo, però, hanno una storia da raccontare.
Dentro quei ruderi si consumò la tragedia degli Alberti che è ricordata in tanti documenti scritti: esisteva, per ragioni di confine, un'ostilità tra i signori del feudo di Pentedàttilo e quelli del feudo di Montebello. Questo che segue è quanto avvenne.
Bernardino Abenevoli del Franco, barone di Montebello, si innamora di Antonia, figlia del marchese Francesco Alberti, che non approva il matrimonio.
Nell'aprile del 1685 muore il vecchio marchese e gli subentra il figlio Lorenzo, che incoraggia il fidanzamento tra la sorella e don Petrillo Cortez, fratello della sua promessa sposa. Bernardino medita vendetta per le nozze rifiutate: nella notte di Pasqua del 16 aprile 1686 entra nel castello con 40 uomini e uccide Lorenzo, la marchesa madre, Simone e Anna Alberti e altri.
Antonia viene violentata e rapita.
La notizia della strage si diffonde a Reggio e a Napoli: il vicerè invia reparti di fanteria spagnola, don Petrillo viene liberato e Antonia rinchiusa nel Conservatorio della Presentazione. Dell'Abenevoli, riuscito a fuggire, si ebbero solo notizie presunte: la memoria popolare non nasconde il dolore e di senso di colpa collettivi e avverte il sangue versato come origine della maledizione che colpisce Pentedàttilo fino a farlo diventare un paese morto: nel XVII secolo gli abitanti del borgo arroccato alle falde dell'Aspromonte si trasferiscono; il terremoto del 1783 distrugge la rocca di Pentedàttilo, la chiesa e molte abitazioni; le alluvioni e l'esodo migratorio degli anni '50 determinano lo spopolamento del paese.

Nota di Lunaria: leggendo le guide turistiche, ho trovato un collegamento al "Culto della Yoni" (cioè il culto della fecondità rivisto nell'emblema dei genitali femminili) osservando i biscotti calabresi chiamati Mostaccioli:


sono biscotti fatti di farina, zucchero, cannella, miele e vino cotto, le cui forme (umane o animali, a volte decorati con confettini colorati) testimoniano un origine antica: ricordano gli ex voto in terracotta che i fedeli pagani portavano nei santuari della Magna Grecia; questi biscotti hanno spesso una forma a "pesce" o meglio,  "a mandorla", cioè a Yoni, ricordando la Vulva, esattamente come le immagini di Sheela-na-Gig. 



(1) Approfondimento da leggere
http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/Italici/Bruzi.html

I Bruzi erano guidati da una donna, Bruzia o donna Brettia, che combatté contro l'invasione romana. Tra l'altro la figura di Bruzia potrebbe benissimo essere stata una Dea locale, in origine.

Band consigliata: http://www.metalinitaly.com/metal-italy-vi-presenta-gli-orphean-melodic-death-metal-dalla-calabria/ 



Video consigliati:






Aggiungo i commenti di Sibilla, che aveva commentato i miei video sulla Calabria:

 "Io sono calabrese, e qui - come in altri luoghi del Sud Italia - permane la credenza dell' "affascino", una sorta di malocchio trasmesso al soggetto in questione facendogli dei complimenti o lodi sperticate soggiacenti, però, un'invidia di fondo. Possono anche essere pensieri, o sguardi, il tutto in modo consapevole o inconsapevole. Da noi nello specifico si dice "adocchiare", e "sdocchiare" quando si toglie l'affascino. inutile dire che sono sempre le donne ad occuparsene e a svolgere pratiche di questo tipo, retaggio sbiadito di chissà quali gloriose conoscenze femminili. Mi è capitato diverse volte di farmelo togliere. Una in particolar modo, avevo 15 anni ed ero a casa della mia migliore amica. Ero stordita e non riuscivo a smettere di sbadigliare con tanto di lacrime. La mia amica mi chiese uno dei miei orecchini e lo portò alla nonna che abitava sopra. Tempo un paio di minuti e smisi di sbadigliare. Mi aveva "sdocchiata". 
[...] A differenza di altri luoghi del Sud Italia, sulla Calabria nello specifico si trova relativamente poco in merito agli antichi culti femminili (e sul suo antico passato in generale, pre-Magna Grecia). Sono anch'io in fase di ricerca "locale", dopo essermi principalmente concentrata su letture più generiche. Abbiamo avuto anche noi la nostra Sibilla, quella aspromontana, meno famosa di quella appenninica. Di lei si dice abbia donato il segreto della lievitazione del pane agli uomini, che lo mangiavano azzimo (lievito madre, appunto). 
E, visto che siamo in tema (anche se forse ne sarai già a conoscenza), l'ultima strega processata per stregoneria all'interno del Regno delle due Sicilie (e, se non erro, l'ultima in Italia), in pieno '700, fu proprio in Calabria. Si chiamava Cecilia Faragò ed era della mia zona. Fortunatamente uscì vincente dal processo grazie all'abilità del suo avvocato. Ne hanno ricavato anche un film (che però non ho ancora visto), e un libricino contentente il suo processo e la difesa del Raffaelli (l'avvocato, appena ventenne). Devo ancora leggerlo poiché inscatolato, sono in fase trasloco 
[...] Qui, ad esempio, la Madonna del Carmine è molto sentita. Carmenta era una Dea latina, e le Camene divinità arcaiche delle sorgenti. A scavare ci sarebbe solo l'imbarazzo della scelta. A volte riconosco ad occhio, e a "pelle", i luoghi ancestrali, posti dove ovviamente hanno successivamente piazzato chiese e santuari, solitamente dedicati a qualche Madonna. Nella mia città ci sarebbero le grotte di Diana. Il condizionale è d'obbligo, poiché le hanno murate con del calcestruzzo. Puoi solo incassare il colpo e ingoiare il groppone con amarezza, aggrappandoti all'anima dei luoghi, a ciò che sempre vive e si percepisce nell'aria.
[...] Riguardo Brettia (o Bruzia), nello specifico il riferimento l'ho preso da un libricino in mio possesso intitolato "Donne di Calabria". è veramente un libricino molto sottile ma lodevole nei suoi sforzi. Seppur in modo molto sintetico e generico porta a conoscenza (o rende loro omaggio) i profili di alcune donne che hanno lasciato il segno, in un modo o nell'altro, nella storia di questa regione. 
è un libro che fu distribuito in un istituto scolastico (...) non si trova nelle librerie. Tuttavia ho fatto una ricerca per trovare riferimenti più precisi e posso riportarti un articolo del Marzo 2019 pubblicato sulla Gazzetta del Sud.

In merito al discorso della Luna Nera e delle Dee "Oscure" (quali Ecate e Lilith) consiglio una bella lettura: "I Misteri della Luna Oscura - I poteri di guarigione della Dea Oscura - 
Una lettura stimolante e molto interessante che affronta l'aspetto divino femminile legato alla fase oscura della Luna, esaminandolo in un'ottica terapeutica ed anche in chiave di cicli precessionali (nascita della Dea - evoluzione - decadenza - rinascita, che l'autrice vede nei tempi attuali).

Stralcio tratto dal capitolo 2:

"Oggi la Dea Oscura, terza fase dell'antica Dea Trina, rappresenta gli aspetti rifiutati dell'interezza della trinità femminile. I suoi insegnamenti riguardano la divinazione, la magia, la guarigione, la sessualità sacra, la dimensione non fisica dell'essere e i misteri di nascita, morte e rigenerazione. Questi insegnamenti, chiamati ora pseudo scienze, sono stati rifiutati come aree di legittima investigazione dalle moderne istituzioni religiose e scolastiche. La maggior parte delle persone sente il bisogno di negare l'esistenza di qualunque cosa possa condurle al di là della sicurezza del loro vissuto conscio, mentre l'oscurità femminile e gli insegnamenti della sua luna oscura sono stati ostracizzati dal dogma indiscusso della società patriarcale. Questo rifiuto è comparabile allo sviluppo psicologico dell'ombra nell'individuo e nella società, dove la negazione di un aspetto della totalità è l'elemento chiave nella genesi dell'ombra. 

Dal Capitolo 3:

"Il periodo di declino della civiltà della Dea fu un periodo cuspide tra l'età del Toro e dell'Ariete. I periodi cuspide sono spesso momenti di grandi cambiamenti in cui il vecchio muore per far nascere il nuovo. La trasformazione avviene anche su larga scala, a livello collettivo, quando l'umanità, comune un'unità, fa esperienza del processo di morte e rinascita. Molte delle morti che permeano la realtà individuale e collettiva durante i periodi cuspide delle età astrologiche sono strettamente correlate con l'emergere rapido di modi radicalmente nuovi di agire. Il momento presente, alla chiusura del II millennio EC, (<- sta per "Era Comune") è identificato come cuspide dell'età dell'Acquario. Stiamo vivendo un periodo di transfomazione globale.
[...] Possiamo considerare ora l'apparente morte della Dea sullo scenario della precessione degli equinozi. L'asse terrestre puntava verso la stella nella costellazione dell'antica Madre Serpente, indicando il momento per la periodica muta della pelle ed il suo rinnovamento. Quando l'età astrologica passò dal Toro femminino all'Ariete mascolino, la cosmologia religiosa dell'umanità passò dal culto delle Dee della Luna radicate nella terra fertile come madre all'ascesa degli dèi solari, venerati come padri, che venivano dal cielo.
Nell'assetto politico la pace delle civiltà agricole matriarcali cedette il posto alle civiltà guerriere e nomadi patriarcali. Mentre il principio femminile si ritirava nella sua fase oscura, il principio maschile si esplicitava dando forma alle credenze dell'umanità; gli dèi maschili e gli uomini raggiunsero posizioni di potere nel mondo spirituale ed economico e nell'evoluzione del cervello umano. La predominanza della polarità femminile, che risiede nelle funzioni circolari dell'emisfero destro, venne rimpiazzata dalla crescente attivazione della polarità maschile, associata alle funzioni lineari dell'emisfero sinistro. In una visione del mondo lineare, la rinascita ciclica fu negata e l'oscurità della morte divenne spaventosa. Da questa più ampia prospettiva di cambiamento associato alla precessione degli equinozi, il declino della Dea nel III millennio AEC (<- sta per "Avanti Era Comune") può essere visto come parte di un ritmo alternante e di cambiamento relativo ai cicli cosmici planetari e in realtà come parte di tutti i processi ciclici." 

"Ricordando che gli insegnamenti misterici della Dea riguardano morte e rinascita, è più che casuale che la sua rinascita all'inizio di un ciclo di lunazione coincida con un momento in cui ci troviamo ad affrontare morte e distruzione massiva, segno che la fase oscura di chiusura del ciclo di precessione degli equinozi sta avvenendo realmente. Gli stadi attuali dei due cicli sono la causa di sentimenti apparentemente contraddittori che in questo periodo opprimono molte persone. Una serie di sentimenti è di speranza ed ottimismo per la rinascita dello spirito femminile e le possibilità della nuova era; l'altra è di travolgente disperazione per le disgrazie che affliggono il nostro pianeta morente e la popolazione.
Biancaneve e la Bella Addormentata si svegliarono dal loro lungo sonno e assunsero il ruolo di regine che spettava loro. Le antiche devote della Dea, durante il secolo attuale, partecipano al suo risveglio in qualità di levatrici della sua nascita. Il ritorno della Dea è evidente nella scoperta della sua storia e nella rinascita del suo culto. 

"Questa energia femminile risvegliata sta avendo un impatto altrettanto profondo sulla vita degli uomini. L'ascesa del patriarcato non ha solo eclissato il femminino ma, enfatizzando dominazione e distruzione, ha cancellato le qualità di affermazione della vita connaturate con il maschile, che coltivava la terra e si prendeva cura degli animali. Nella tradizione celtica il lato positivo del mascolino era simboleggiato dal mito dell'uomo verde che è la controparte di Madre Natura. La rinascita della Dea sta portando alla riemersione delle qualità di affermazione della vita proprie del principio maschile, che sono state soppresse durante la fase di luna oscura. Con la crescente consapevolezza e la pressione affinché esprimano i loro sentimenti e intuizioni, gli uomini devono confrontarsi non solo con il cambiamento delle donne, ma anche della loro stessa psiche. I gruppi di autocoscienza maschile, la loro partecipazione al parto, la famiglia mono-genitoriale e l'inversione del ruolo domestico sono diverse aree in rapido cambiamento in cui il risveglio del femminile sta cambiando le loro vite. Nella crescita di consapevolezza di uomini e donne, la guarigione di tutte le loro relazioni è diventata la questione più importante in questo momento"

Parte 2: 

"Se prendiamo atto e portiamo rispetto alle forze oscure del nostro inconscio, le Dee oscure che risiedono in noi saranno ben disposte nei nostri confronti e ci offriranno intuito, guarigione e rinnovamento. E' quando sminuiamo o esiliamo l'oscurità che le sue figlie esploderanno inaspettatamente nella nostra realtà cosciente nei momenti di maggiore debolezza. Quando l'oscurità, le divinità dell'ombra femminile negata, rivendicano la loro autonomia, portano terrore, distruzione e follia nelle nostre vite. L'archetipo della Dea Oscura, modificandosi durante la civiltà patriarcale, divenne oggetto di paura e persecuzione. Nel corso della storia i poteri di guarigione e la saggezza profetica della Dea Oscura sono stati distorti in stregoneria e la sua immagine è stata demonizzata diventando la brutta, vecchia portatrice di morte o la strega consorte del diavolo. Nel perdere la conoscenza dei suoi doni di rinascita e sessualità estatica, la nostra paura del suo modo di agire ha ridotto la nostra capacità di rigenerarci e ha avvelenato le nostre relazioni. Per poter guarire noi e i nostri rapporti con gli altri dobbiamo entrare nell'oscurità dell'inconscio e sviluppare una relazione onorevole, amorevole e di rispetto con le Dee oscure in noi." 


La Divina Commedia in Dialetto Calabrese:



APPROFONDIMENTO: RITI PAGANI NELLE FESTE DEI SANTI IN CALABRIA

Info tratte da



Il patrimonio folkloristico della Calabria trae le sue origini dall'intreccio delle manifestazioni magico-religiose dei Bruzi e della Magna Grecia.

L'altopiano della Serra custodisce alcuni usi tipici delle zone di montagna.
Specialmente prima dell'industrializzazione, la cultura popolare era basata sulla sensibilità religiosa.

A Serra San Bruno per la festa di San Rocco, nello spiazzo antistante ad un'antica chiesa rurale poco fuori dall'abitato, si organizzava il gioco "de lu ciucciu": dopo la messa compariva la sagoma di un asino (formato da canne intrecciate con dei botti pirotecnici all'interno); all'interno, protetto da una coperta, un uomo danzava al suono di strumenti musicali primitivi.
Man mano che si muove scompostamente i botti prendono fuoco ed esplodono in una girandola che si conclude con un fischio.
è una reminiscenza pagana di purificazione: la messa in fuga di spiriti malvagi nefasti per i raccolti.

A Palmi (Reggio Calabria) la festa dedicata a San Rocco di Montpellier, il 16 agosto, prevede la partecipazione degli "Spinati".
Uomini e donne devoti a San Rocco portano un mantello di spine a forma di campana ("spalas") ricavato da un arbusto di ginestra selvatica; le donne portano una corona di spine sul capo. La processione si trasforma in un rito sanguinolento; gli Spinati ballano per ore fino allo stremo, mentre pifferi e zampogne accompagnano il ballo sfrenato. Fuori dalla chiesa, delle bancarelle vendono gli "nzuddu", dolci fatti di latte e miele, a forma di animali e persone.

A Nocera Terinese (Catanzaro), vi si svolge un culto dedicato alla statua dell'Addolorata: secondo la leggenda, la statua venne scolpita da un unico tronco di pero selvatico da un pecoraio il quale, una volta finito l'opera, si meravigliò di averla scolpita così bene; a quel punto la statua parlò: "Si davèru mi vidìe, chiù pietùsa e chiù beddha mi facìe."
Il povero pastore divenne subito cieco perché non potesse realizzare una statua altrettanto bella.
Nocera Terinese è nota anche per i "Flagellanti", che riecheggiano gli antichi riti delle Compagnie di Penitenza, sorte nel XV secolo, a loro volta ispirati dai riti delle religioni pre-cristiane.
I Vattienti si esibiscono in processione, flagellandosi a sangue. Quando esce dalla casa o si ferma per flagellarsi davanti alla casa di un amico, il Vattiente lascia sullo stipite della porta o sul muro una "rosata", cioè l'impronta di sangue, come segno di affetto; i Vattienti vestono con una maglietta nera e i pantaloni corti per lasciare libere cosce e polpacci, sul capo hanno il "mannile", il fazzoletto nero, sul quale poggia una corona di spine fatta con un arbusto di campagna.
Ogni Vattiente è allacciato con una cordicella a un compagno denominato "Acciomu" (da "Ecce Homo"), cinto alla vita da un panno rosso. I Vattienti hanno in mano una rosa, un cardo e un pezzo di sughero con infissi dei pezzi di vetro.
Con il cardo, il Vattiente si percuote le cosce e i polpacci e poi con la rosa intrisa del suo sangue arrossa il petto del compagno. I Vattienti sono seguiti dal "portatore di vino" che versa un po' di vino sulle ferite in modo che non si richiudano subito. Quando i Vattienti si trovano di fronte alla Madonna si frustano versando il proprio sangue ai piedi di Maria. Ovunque, nel paese, restano i segni del sangue e dell'odore del sangue misto al vino: saranno cancellati dalla pioggia.

Il 3 febbraio, nella festa di san Biagio, vengono benedetti alcuni dolci a forma di animali.

Il folklore calabrese è ricco di racconti su tesori nascosti nelle montagne dai briganti e che possono essere ritrovati solo tramite sortilegi; uomini tramutati in lupi mannari, morti che appaiono per ammonire, galline d'oro pigolanti con pulcini dorati.
La leggenda più originale è quella del terribile fiume Ancinale, che più volte ha portato morte durante le inondazioni (si ricordano quelle del 1855 e del 1935) e che nella notte dell'Epifania, ai dodici tocchi, per brevi istanti tramuta le sue acque in un tranquillo scorrere d'olio.
Durante i funerali, le salme dei "galantuomini" erano avvolte in una copertina bianca di seta e la bara adornata da galloni di seta, d'oro e d'argento, era sostenuto da parenti; il "cùnsolo" (consolazione, conforto tributato ai parenti) consisteva nell'offerta di cibo, perché la cucina doveva rimanere spenta.
A Nicotera si racconta la leggenda di donna Canfora o Candia, concupita da un saraceno che per poterla avere escogitò uno stratagemma: inviò dei mercanti con delle bellissime stoffe, che sottoposero a donna Canfora; quando la donna li ammirò, dissero che altre bellissime sete erano rimaste sulla nave. E così la donna salì sulla nave e fu fatta prigioniera, ma capito l'inganno si precipitò in mare, scomparendo tra i gorghi.
Vi era poi un rituale che sanciva le varie fasi del lavoro dei pescatori: ogni volta che si calava la rete nel mare si diceva: "A nome di Sant'Andria, la rizza china mandate a mia" ("In nome di S. Andrea, rimandatemi la rete piena")
Per le altre "cale" ci si rivolgeva ad altri santi e alla sera a Dio. Il pescato era suddiviso in varie parti: al padrone della barca poco più del terzo; anche l'arciprete aveva diritto ad una parte, in cambio di alcune funzioni religiose per i marinari (specialmente i riti funebri). Nei giorni di festa la messa non poteva essere iniziata se non erano tornate tutte le barche.

Vi erano poi fumigazioni di palme bruciate e come amuleto si usavano piccoli crostacei incastonati nell'argento, detti "purujana" o "purcegiana" e una pietruzza a corniolo depositata dal polipo serviva per curare le malattie degli occhi mentre una pietra di agata per aumentare il latte alle mamma.

Venivano poi recitate delle rappresentazioni sacre, nelle colline attorno a Catanzaro: questa usanza risaliva al '600; gli attori erano forniti da alcune famiglie che da secoli si occupavano di queste recite.
La sacra rappresentazione era di due tipi: la tragedia e la "pigghiata" (che in dialetto vuol dire "cattura", ovvero la cattura di Cristo). 
La tragedia era simile al teatro e si svolgeva all'aperto: durava dal mattino sino al pomeriggio.
La pigghiata era un'azione teatrale mobile: sul declivio di una collina, possibilmente disposta ad anfiteatro, si disponevano vari palchi e prosceni dove si svolgeva la triste vicenda; i personaggi si spostavano da un ambiente all'altro.
La pigghiata era così sentita dal popolo calabrese che la denominazione del ruolo recitato restava come soprannome.


Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/02/puglia-le-origini-pagane.html