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La storia della Puglia è stata condizionata da diverse popolazioni.
Ad Altamura (Bari) nel 1993 fu scoperto uno scheletro umano, vissuto 150000 anni fa.
Ci sono diverse testimonianze di epoca Paleolitica e Neolitica: nelle pareti di tufo delle gravine nei pressi di Massafra (Taranto) ci sono grotte che spesso ospitarono insediamenti rupestri, risalenti anche al Paleolitico.
I primi abitanti della Puglia hanno lasciato tracce come le "specchie", cioè dei cumuli di pietra (altri anche più di 15 metri) delle quali però ancora non si è potuto stabilire il significato.
Nei pressi di Minervino di Lecce si trova un grande dolmen; i dolmen erano formati da due o più lastroni di pietra infissi in verticale nel suolo, con una grande pietra che poggia sopra; i menhir erano alti più di due metri, e infissi nel terreno.
L'arrivo in Puglia delle popolazioni micenee è del II millennio a.c: questi popoli si dedicano all'agricoltura, alla pastorizia, alla produzione di ceramiche. I Greci arrivano nel VIII secolo a.c, fondando colonie e centri di scambio commerciale: Taranto divenne il centro più importante della Puglia, fino all'arrivo dei Romani (III secolo a.c), che occuparono anche Brindisi (244 a.c).
Con l'occupazione romana, viene estesa a tutta la popolazione la cittadinanza e l'agricoltura viene promossa: dalla Puglia vengono esportati soprattutto grano e olio.
A partire dal V secolo la Puglia è invasa da popoli barbari fino alla sua annessione nell'Impero Bizantino, e all'arrivo, nel VII secolo, di Longobardi, Franchi e Saraceni.
Altro approfondimento, tratto da
In Puglia molte tradizioni sono legate al sentimento religioso, spesso mescolato a superstizioni o legato a tradizioni precristiane.
Nel Salento, il culto preistorico riferito alle pietre fitte ("sannà" in dialetto) si è cristianizzato: visto che i contadini continuavano a portare avanti una devozione a queste pietre, come elementi propiziatori lungo i campi e le strade, i vescovi fecero scolpire croci sui menhir.
I falò ("Focura") accesi in tutta la regione la sera del 16 gennaio sono un evidente riferimento all'ancestrale culto del fuoco.
La Focura, rito ancestrale, inizia ai primi giorni di dicembre, dove si ammucchiano lungo la via e la piazza la legna. Per la sua formazione si impiegano nove giorni: deve essere finita a mezzogiorno della vigilia della festa; la chiusura della Focura è annunciata a colpi secchi di sparo; il falò deve essere alto quanto il prospetto della chiesa e la bandiera che lo sormonta raggiunge la sommità della croce; alla catasta di legno viene data la forma di un cono, "pignu", cioè il pino, sulla cui sommità si conficca un ramo di arancio con quattro o cinque frutti pendenti, delle spighe di grano legate a palma e una bandiera tricolore a cui è fissata l'immagine di Sant'Antonio (che brucerà nel falò).
I pesanti candelotti che vengono portati in processione sono chiamati "sugghi"; i parecchi chili di cera che si scioglie sono detti "intorciata". Quando la statua del santo esce dalla chiesa si appendono orologi d'oro e doni votivi alla sua statua, tanto che il santo viene chiamato "Tirluciaru", "Orologiaio".
Il fuoco dura tre giorni, poiché consumate le "Sarmente", cioè i rami di albero, incominciano a bruciare le "Rape", cioè i grossi tronchi collocati alla base della catasta.
Le persone fanno a gara per prendere quel sacro fuoco e la cenere viene venduta come reliquia.
A Bari, la posa della prima pietra di una casa avveniva in concomitanza con la proiezione su di essa dell'ombra di un passante, in ricordo della tradizione bizantina che voleva una casa solida solo se nelle fondamenta c'era una vittima umana.
(Nota di Lunaria: analoga leggenda è presente in Albania, in riferimento al castello di Rozafa)
Tutto nel paesaggio del Salento rimanda alla vita ostile del contadino: Menhir e dolmen allignano ovunque, come muraglie megalitiche, in faccia ad una chiesa, nel cortile di una cascina, sul ciglio delle strade. Presso la cappella di San Vito a Calimera c'è una pietra a forma di ruota: attraverso il suo buco il malato o il penitente dovevano passare, per guarire o ottenere il perdono dei peccati.
Presso questi Menhir si va ancora oggi, portando rami di ulivo e fiori.
Il culto dei santi si manifesta con riti pagani che coestistono col cattolicesimo meridionale. Così Sant'Antonio Abate viene considerato il protettore del fuoco e dal fuoco.
La Domenica delle Palme le ragazze gettavano una foglia di ulivo benedetto sul fuoco e domandavano: "Palma benedette ca viine na vold'o u-ànne, dimme: àgghi'avè nu madremònie agguànne?" ("Palma benedetta che vieni una volta l'anno dimme se sarò chiesta in sposa quest'anno")
Se la palma scoppiettava la risposta era affermativa, se non bruciava bene, la risposta era negativa.
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GLI ABITI TRADIZIONALI
Infine, sicuramente ci sono diverse band Metal in Puglia, i miei preferiti sono loro (anche se purtroppo sono disciolti), i Dark Unfathomed, da Lecce; su youtube è possibile sentire uno dei loro pezzi più belli: "Vampiric Opera"; il genere di riferimento è il Black Metal Sinfonico.
Altri post sul Sud Italia: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/03/calabria-le-origini-pagane.html
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