Abilismo: una forma di violenza ancora poco conosciuta...

Non leggo quasi mai i blog "degli altri", per informarmi su certe questioni, per due motivi:

1) Sono pochissime le persone che fanno veramente informazione seria e argomentata su un certo argomento. Su internet ci scrivono cani e porci, pochissimi citano le fonti vere (cioè LIBRI) men che meno ti fanno vedere le PROVE a sostegno di quello che dicono (anzi, si sta riscrivendo la Storia, vedi i siti cristiani che si spacciano come "siamo stati noi a portare i diritti per le donne!" e le grulle citrulle cadono nel tranello!)
2) Sono Bibliomane, ergo, mi formo sui libri. E su questo non transigo.


Eppure... Qualche giorno fa ero al mercato e proprio a pochi passi da me, alla stessa bancarella, ci stava una signora intenta a coprire amorosamente, sistemandogli il cappellino e la sciarpa, un ragazzo in carrozzella, che con occhi luminosi e sorriso era ben contento di sentire la signora (mamma? zia?) accanto a lui.
La mia reazione è stata quella di "non guardare troppo". Perché... bhè, ammetto che "si va in tilt" quando si vede una persona con disabilità, si ha paura di risultare sgraditi, molesti, maleducati, morbosi. Non si sa come comportarsi. Né con la persona sulla carrozzella, né con i suoi accompagnatori. Inoltre essendo io molto suscettibile alle occhiate persistenti che di tanto in tanto ricevo ("Che ha da guardare?!"), io per prima evito di guardare "il mio prossimo"
Sicché, ho evitato di guardare troppo insistentemente, anche se ho percepito subito la tenerezza della signora e la serenità del ragazzino.

Qualche giorno dopo, cercando notizie sugli stupri che i militari stanno già compiendo sulle manifestanti in Cile (e già "qualcuno" pro-Pinochet sussurra che "non è vero niente! è tutta una menzogna architettata dai comunisti!" https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/i-crimini-del-dittatore-cattolico.html) incappo in una serie di link da siti che hanno "bloggherato" la notizia del Cile, con relativi banner di altri siti, uno dietro l'altro, ad una parola che, a prima vista, non conosco: Abilismo.

Sono certa che neanche chi mi sta leggendo ora sa cosa sia l'abilismo. Detto così, sembra persino una bella parola! Fa venire in mente "abile". Abile è un aggettivo molto positivo. A chi non piacerebbe essere "abile in questo, in quello, in quest'altro"?
Quindi, cos'è l'abilismo? Una gran bella cosa? No, tutto l'opposto.

"Con il termine “abilismo” si intende la discriminazione verso le persone disabili, parente stretta di sessismo, omobitransfobia, razzismo e di tutte le altre discriminazioni sociali. Il termine deriva da “ableism”, sviluppatosi in ambito anglo-americano in riferimento all’abilità – fisica o mentale – come norma e unica condizione accettata.
(...) L’abilismo, purtroppo, è strutturale e normalizzato, e dato che il termine è poco conosciuto persino dalle persone disabili e dai circoli di giustizia sociale, è difficile definire e classificare la discriminazione, che quindi diventa anche difficile da combattere. Alcuni passi importanti da seguire per contrastare l’abilismo sono guardare la disabilità attraverso una lente sociopolitica, affrontare la discussione sull’abilismo parallelamente alle discussioni sulle altre discriminazioni, amplificare quanto più possibile le voci dei diretti interessati e cercare di decostruire e analizzare quello che abbiamo imparato di disabilità vivendo in una cultura abilista."


https://thevision.com/attualita/disabili-abilismo/
https://pasionaria.it/disabili-femminismo-lotta-abilismo/


Così, incuriosita, mi metto a spulciare i link consigliati e incappo in articoli ancora e sempre più interessanti, che mi spingono a prendere nota sul "bloc notes" del mio pc.

Ed ecco qui il risultato della mia "ricerca" su un tema che non conoscevo, se non in maniera molto, molto vaga:

Testimonianze:

https://www.valentinatomirotti.it/blog-page/
https://www.valentinatomirotti.it/progetto-woman-crush-on-freeda/

Sul tema "parafilia" come attrazione sessuale che certi normodotati possono avere per le persone con disabilità (persone affette da nanismo, mutilazioni ecc.) oppure normodotati che vogliono diventare disabili e sul fatto che non tutte le persone con disabilità trovano che sia gratificante avere relazioni e rapporti sessuali con persone parafiliache, vedi: https://www.valentinatomirotti.it/vorreste-avere-un-rapporto-sessuale-con-una-persona-con-disabilita/

Erotismo e seduzione, autostima erotica delle donne con disabilità (perché sì! Le persone con disabilità non sono "casti angeli asessuati"!):
https://www.valentinatomirotti.it/boudoir-disability-dire-e-guardare/
http://www.informareunh.it/donne-con-disabilita-diritti-sessuali-e-riproduttivi/

Attivisti disabili, una storia delle loro battaglie: 
https://wittywheels.blogspot.com/2016/12/ed-roberts-movimento-diritti-dei-disabili.html

"Ed Roberts è considerato uno dei padri fondatori del movimento per i diritti dei disabili, ma nella storia di queste battaglie ci sono innumerevoli altri nomi degni di essere ricordati.
Uomini e donne che hanno lottato per cose che oggi in alcuni paesi diamo per scontate, come la possibilità per i bambini disabili di andare a scuola insieme ai coetanei non disabili. Persone che di fronte agli ostacoli hanno riscritto le regole, conquistando spazi che erano loro preclusi e lottando per ogni centimetro di libertà di cui oggi godiamo.
Sono nomi di pionieri, di militanti, di grandi della storia, che spesso hanno regalato gran parte della propria vita per il futuro degli altri; che hanno sfidato mentalità, istituzioni e status quo; che hanno intravisto possibilità dove altri non le vedevano. Lo stesso genere di possibilità intraviste da Rosa Parks, quando ritenne che cedere il posto sull’autobus ad un bianco non fosse dignitoso. La stessa tenacia di Emmeline Pankhurst, che osò credere che le donne hanno il diritto di votare. Gli stessi ideali di uguaglianza che animarono le rivolte di Stonewall, evento simbolo della nascita del movimento omosessuale."


Foto che trovate caricate a quel link… io non le avevo mai viste e ignoravo tutto questo:





Sì, il diritto a salire sul pulman non è stato "gentilmente concesso". Per ottenerlo ci sono volute manifestazioni e gente incatenata di fronte ai pulman a chiederlo a viva voce


L'uccisione sistematica dei disabili durante il nazismo e le forme odierne di "eugenetica" sul pensare che i disabili siano "vite indegne di essere vissute"
https://wittywheels.blogspot.com/2015/05/peter-singer-il-nazismo-di-nuovo_25.html#more

Per inciso, faccio notare che è CREDENZA CRISTIANA credere che "se uno nasce disabile\subisce una malattia, è perché dio ha voluto punirlo dei suoi peccati! o vuole punire i suoi genitori! l'ira di dio è sul loro capo!", come è anche credenza cristiana che "ma se preghi tanto\vai a Lourdes, allora dio ti guarirà!"
entrambe sono MOLESTIE PSICOLOGICHE ai danni di persone con disabilità.


Altri stralci utili, per riflettere:


"Leggere troppi articoli smielati su fatti riguardanti gente disabile mi ha spinto a vomitare qui la mia concezione di "disabilità". Enjoy!

CHE COS'È LA DISABILITÀ?

La disabilità è un'identità sociale, politica e personale.
La disabilità è qualcosa per cui vieni discriminato in modo sistemico tramite leggi e pratiche mentre cerchi di vivere la tua vita. È una condizione di oppressione sociale che ha origine dalla risposta inadeguata dello Stato ai bisogni dati da una diagnosi medica. Tale oppressione nasce dai pregiudizi radicati nella cultura su chi dovresti essere, cosa dovresti fare e come dovresti comportarti in virtù del tuo essere disabile.
La disabilità è un aspetto che mi caratterizza ma non mi definisce in modo totalizzante. Potenzialmente, la disabilità può diventare una chiave interpretativa della realtà, dato che offre la possibilità di vedere le cose in modo critico e senza certi filtri e sovrastrutture, così come succede ad altre minoranze: essere posto in una condizione di svantaggio sociale è un incentivo a guardare in modo critico e mettere in discussione lo status quo.
La disabilità è un fattore che ti unisce al movimento per i diritti civili, facendoti conoscere una comunità di attivisti meravigliosi. È un'identità da abbracciare e di cui essere orgogliosi, nel senso di: pride.
La disabilità NON è: una diversità, semplicemente perché la normalità non esiste, e non c'è niente da cui si devia. Ci sono solo canoni e regole imposti su ciò che è percepita come "la normalità".
La disabilità non è qualcosa a cui anteporre "nonostante...", non è una cosa "da superare", o "da accettare", semplicemente è. Non è qualcosa per cui scusarsi.
Non è una sfortuna, non è un possibile deterrente a voler vivere, una cosa con una negatività intrinseca. Non è una diagnosi medica da appiccicare come uno stigma con conseguenze più individuali e fisiche che sociali. Non è una cosa per cui si ha bisogno di pietà e di spirito caritatevole.

Non è qualcosa di indesiderato, qualcosa che ti rende inferiore e meno degno di rispetto e di opportunità, da cui distanziarsi e dissociarsi.
Non è lo spunto per una storia sdolcinata."


"(...) Se si vuole celebrare Stephen Hawking questo non è veramente il punto, e se non lo si capisce vuol dire che lo si vede prima di tutto come disabile. E non solo: vuol dire che si considera la disabilità come una cosa interamente negativa e non come una delle mille caratteristiche di una persona."

"Un corpo disabile pone certi limiti, ma molto più spesso è la società che ci limita, dato che viviamo in un mondo progettato per rispondere alle necessità della parte non disabile della popolazione, in modo sia implicito che esplicito. Eppure diverse persone non disabili - a causa dei retaggi culturali - considerano una vita con dei problemi fisici o mentali come una vita non degna di essere vissuta."

"Ne abbiamo abbastanza di questa retorica - di cui la nostra cultura è satura - secondo cui le persone disabili stanno meglio da morte. Non ci serve. È nociva. Questa vignetta implica che le persone disabili siano libere solo fuori dai propri corpi - un pensiero purtroppo abbastanza diffuso. Da qui a pensare che aspettiamo solo di morire il passo è breve.
Ci dev'essere spazio per difendere l'assistenza sanitaria e il diritto alla salute senza l'eugenetica, per gestire l'eventuale sofferenza legata a una patologia senza identificare la disabilità con la sofferenza."


"Stephen Hawking disse: "Le mie disabilità non sono state un handicap significativo nel mio campo, che è la fisica teorica. Anzi, mi hanno in qualche modo aiutato, evitandomi l'insegnamento e il lavoro amministrativo in cui altrimenti sarei stato coinvolto". E ancora: "È chiarissimo che la maggior parte delle persone con disabilità nel mondo hanno moltissime difficoltà con la sopravvivenza di tutti i giorni... Risolvere queste barriere di comportamento, fisiche, e economiche ci è possibile. Anzi, abbiamo un dovere morale di rimuovere le barriere alla partecipazione, e di investire sufficienti fondi e competenze per liberare il grande potenziale delle persone con disabilità".

"Mi sembra che Hawking fosse molto consapevole del ruolo che la disabilità ha avuto nella sua vita, e non capisco il motivo per cui sembra accettabile da un lato non riconoscere questa parte della sua esperienza umana come formativa e significativa, e dall'altro descriverla come un ostacolo da cui ora è finalmente libero.
Anche la sua carrozzina gli ha permesso di fare quello che ha fatto. La disabilità è stata una parte importante della vita di questo scienziato, quindi perché vederla solo nelle sue parti negative?
Hawking non è stato un grande "nonostante" la sua disabilità, è stato un grande CON la sua disabilità."


"Non sto negando la necessità di riconoscere che la SLA è una patologia debilitante: sarebbe irrispettoso farlo. Ma sottolineare quanto sia brutto avere la SLA non è il modo giusto per celebrare un grande scienziato. È soltanto il modo "classico" per parlare di una persona disabile che "ce l'ha fatta" malgrado le avversità (senza magari spendere una parola sull'oppressione sociale sistematica verso le persone disabili), provocare risposte emozionali (perché abbiamo tutti paura della malattia) e brividini simpatetici." 

"Il corpo "abile" non è l'unico corpo possibile. Un'alternativa a questa vignetta sarebbe potuta essere disegnare Stephen Hawking sorridente. Oppure mentre vola nello spazio, ché tanto nessuno può volare e non ci sono gerarchie di abilità.
Oppure anche niente che faccia pensare a una vita dopo la morte, visto che Stephen Hawking era ateo."

http://wittywheels.blogspot.com/search/label/disability%20pride

"Sono una donna e sono disabile. Vengo discriminata per entrambe le cose, eppure la discriminazione per il fatto che sono disabile è più forte, e a volte oscura la discriminazione per il fatto che sono donna.
Disclaimer: non voglio fare la gerarchia delle oppressioni. Voglio dire soltanto che essendo una donna disabile vedo che sulla discriminazione legata all'essere donna prevale quella per l'essere disabile. Per capirci, mi sento molto più simile a un uomo disabile che a una donna abile in quanto a esperienza di oppressioni.
Non subisco il catcalling; ma le persone per strada mi fissano, gli sconosciuti a volte mi fermano, mi fanno carezze o mi dicono che pregheranno per me, e mi è anche capitato che mi scattassero delle foto.
Nessuno vuole decidere del mio apparato riproduttivo; qualcuno pensa che il mio apparato riproduttivo non esista.
La cultura non insegna che sono un oggetto sessuale; però insegna che sono qualcuno (qualcosa?) per cui avere pena.
La mia opinione non viene considerata né dai pro-choice né dai pro-life; la mia vita viene solo usata in vari modi in argomentazioni eugenetiche, per dire che la vita di una persona disabile non ha valore, o per dire che avere un figlio disabile richiede un amore extra e ti rende bravo.
Secondo le statistiche le donne disabili subiscono più violenza domestica, violenza psicologica e abusi sessuali rispetto alle donne non disabili.
Se una donna viene ammazzata dal suo ex, l'assassino verrà scusato dicendo che la rottura del rapporto ha causato un raptus di gelosia oppure l'opinione pubblica parlerà apertamente di femminicidio?
E se la persona uccisa è disabile e l'assassino è il suo caregiver? Tra quanto si inizierà a parlare di crimine d'odio legato alla disabilità, senza giustificare l'assassino sulla base di un presunto "troppo amore per lasciarla vivere" e di un presunto "fardello troppo pesante"?
Posso trovare gli strumenti per scappare da una relazione abusiva; ma il centro antiviolenza avrà le scale? E se la persona da cui subisco abusi è la sola persona che mi assiste?
Il fatto è che, in pratica, le persone disabili si "meritano" la violenza solo per il fatto di esistere nei loro corpi: non c'è neanche bisogno della scusa che l'hanno "provocata" con un certo comportamento definito sbagliato, scusa che si usa per giustificare i femminicidi.
La "violenza ostetrica" subita dalle donne è solo la punta dell'iceberg di un sistema ospedaliero abilista, legato al risparmio del tempo e al profitto. L'abuso di potere di molti medici è un fenomeno ricorrente, che non si limita certo al momento del parto.
Le donne sono meno prese sul serio, e questo porta a una peggiore assistenza medica: il dolore cronico delle donne, ad esempio, viene più spesso minimizzato rispetto a quello degli uomini. Tutto questo viene esacerbato se il paziente è disabile. Le persone disabili, inoltre, vedono il personale medico rivolgersi di routine al loro accompagnatore non disabile, valutando zero l'opinione del diretto interessato.
Le donne ribelli non vengono più rinchiuse in manicomio (come durante il fascismo) con il pretesto della pazzia; le case di cura per le persone disabili esistono e proliferano.
Grazie ad altre donne ho conquistato il diritto di voto; ma la mancanza di fondi per l'assistenza vuol dire che il fatto che io mi alzi la mattina è considerato privo di qualsiasi valore.
In quanto donna, ho conquistato faticosamente di fare quasi quel cavolo che mi pare della mia vita: posso studiare quello che voglio senza troppi problemi; ma in quanto disabile, la piena partecipazione allo spazio pubblico mi è preclusa e non posso entrare nella maggior parte dei negozi e dei locali perché ci sono gli scalini.
Troverò ostacoli alla mia carriera dovuti al sessismo? Ma soprattutto, dovrei citare sul curriculum i lavori legati all'attivismo per la disabilità, o rendendo di fatto noto che sono disabile mi scarteranno a priori? E l'ascensore nel luogo del colloquio ci sarà?
Non mi chiedo se incontrerò qualche persona nuova sessista oggi. Mi chiedo se oggi troverò estranei senza pregiudizi legati al fatto che sono disabile.
"Tro*a" e "pu**ana" sono insulti comuni. Ma "handicappato" e "Down" sono usati con molta più leggerezza e in contesti familiari, in modo quasi bonario.
Con le spese extra legate alla disabilità in un mondo non accessibile potrei scriverci un libro intero. Altro che la tampon tax!
Le scuole separate di maschi e femmine sono considerate strane e antiquate; perché le scuole speciali per studenti disabili vengono normalizzate?
Nei media la rappresentazione delle donne è spesso stereotipata, ci sono pochi personaggi role model e a tutto tondo, e le donne parlano molto meno delle loro controparti maschili; i personaggi disabili li vai a cercare col lanternino, e anche allora troverai personaggi che esistono solo in funzione della trama, di solito gente che alla fine della storia muore, passiva e scontenta oppure il cui ruolo è quello di ispirare con il loro presunto coraggio le persone non disabili a "non arrendersi".
Parecchi ormai sanno cos'è il sessismo, pochi sanno cos'è l'abilismo."


https://wittywheels.blogspot.com/search/label/abilismo

"Le parole hanno un peso, lo sappiamo. Quindi chiedo ad alcuni non disabili che prendono posizione sul diritto all'eutanasia di impegnarsi un filino di più e, nel loro dichiararsi progressisti e paladini dei diritti, evitare di insultare la mia vita. Perché quello che fanno è dire, fra le righe ma neanche troppo, che la mia vita non è poi così degna di essere vissuta.
Forse è arrivata l'ora di spiegare ciò che è ovvio per gran parte della community disabile, ma evidentemente non per tutti: la vita dei disabili non ha meno valore, non è più brutta, non fa schifo. Un concetto semplice, ma sembra che molti non l’abbiano ancora metabolizzato. Eppure l'idea che la mia è una non vita è più diffusa di quello che si pensi. È l'idea, pensate un po', che sta dietro alle scuole senza ascensori, è l'idea che sta dietro all'apatia politica che considera accettabile la segregazione, il fatto che il trasporto pubblico sia negato, nel 2017, a una certa categoria di cittadini. È l'idea che sta dietro al mancato investimento nel sociale, che considera accettabile il fatto che io viva in una RSA. È il motivo per cui molti film conosciuti sui disabili parlano di disabili che scelgono la morte, e non dimentichiamoci che il concetto di “vite indegne di essere vissute” è stato il leit-motif dietro l'Aktion T4.
A chi professa con tanta certezza che la vita in carrozzina è una non-vita vorrei dire di essere un po' più indecisi, di coltivare un po' di sana insicurezza, che a me le verità in bianco e nero hanno sempre fatto paura. Concedetevi, vi prego, per il benessere del mio fegato e di quello di tanti altri, il beneficio del dubbio. Andate in giro, uscite dalla vostra comfort zone, incontrateli davvero i disabili con cui vi riempite tanto la bocca, e magari vi cancellerete quell’idea malsana che vi fa vedere i disabili come "altro" da voi.
Ho letto più volte in giro che dj Fabo, scegliendo l’eutanasia, sì è aggrappato all'ultimo lembo di “dignità”. Io credo invece che lui si sia aggrappato all'ultimo lembo di libertà; parlare di dignità è paternalistico, stucchevole ed irrispettoso nei confronti di chi vive condizioni simili.
Viviamo in una società dove si pensa che essere disabili sia triste. Espressioni tipo “se fossi in lui/lei mi ucciderei”, “ma che razza di vita è la sua”, non sono solo dette riguardo a condizioni "complesse" come quella di dj Fabo, ma anche riguardo a chi è in carrozzina.
Viviamo in una società dove spesso non si sa neanche che esista il concetto di disability pride: avere mente o corpo non conforme agli standard (o se è per questo avere qualsiasi “diversità” rispetto alla norma), ti incoraggia a sviluppare punti di vista divergenti, autoironia e anticonformismo.
Ma che ne sanno, quelli che si riempiono la bocca con concetti come il fardello del dipendere dagli altri, della validità e della bellezza di tutte le vite? Ma che ne sanno del rapporto unico e irripetibile che si viene a creare quando incontri l'assistente giusto, o della sensazione di libertà che si ha con una carrozzina?
Che ne sanno del fatto che i miei momenti di massima gioia e di massima tristezza, durante la mia vita, non hanno avuto a che fare con la disabilità?
Da chi dice, giustamente, che non bisogna giudicare il dolore degli altri, mi aspetto anche che non giudichi la qualità della vita degli altri.
Proviamo a parlare di diritto all'eutanasia senza denigrare la disabilità come condizione: il supporto all'eutanasia e un discorso realistico e rispettoso sulla disabilità non si devono escludere a vicenda.
Una cosa che mi amareggia particolarmente è il fatto che, sul tema dell'assistenza personale e della Vita Indipendente – un tema urgente, che possiamo definire senza esagerare davvero una questione di vita o di morte), non c'è tutto il riscaldamento dell'opinione pubblica che c'è sull'eutanasia.
Non mi interessa fare una gerarchia dei diritti. Dovrebbe però darci a tutti da pensare il fatto che, quando si tratta di disabili, ci sia più interesse nel tutelarne la libertà alla morte che la libertà alla vita.
Pensiamo tutti di più alle parole che usiamo. Evitiamo le "risposte facili". Proviamo a costruire un mondo in cui, a quattordici anni, ragazzine come Jerika non scelgono l'eutanasia. Facciamo sì che la scelta ci sia veramente."


https://wittywheels.blogspot.com/2017/03/liberta-di-scelta.html

Nota bene: nel blog si fa notare come ancora più discriminate delle persone con disabilità fisica, siano le persone con disabilità cognitiva. (spesso ghettizzate, disprezzate, ostracizzate anche dalle stesse persone con disabilità fisica)

Sì, in Italia siamo ancora indietro. I "Disability studies" che parlano delle lotte delle persone con disabilità, delle loro problematiche, dei loro traguardi, dell'abilismo della società e di quello interiorizzato, sono quasi tutti in lingua inglese. In più, il materiale cinematografico\libresco\da tv che parla di persone con disabilità, gettato in pasto alla massa è spesso stereotipato e tipizzato se non deprimente e vittimistico (dipinge l'essere privi di un arto o lo stare in carrozzina come un destino peggiore della morte, e questo perché riflette lo sguardo dei normodotati; i punti di vista delle persone coinvolte non vengono granché sponsorizzati, a meno che non siano funzionali a veicolare lo stereotipo deprimente e angosciante)

http://wittywheels.blogspot.com/2018/06/abilismo-interiorizzato-oppressione-interna.html

"Ora parliamo dell'abilismo interiorizzato: quella serie di convinzioni tossiche su se stessi in quanto persona disabile e sulla propria categoria.
Da donna disabile, sperimento il sessismo e l'abilismo, anche se tendo a sentire molto di più il secondo, che trovo molto più pervasivo, radicato e istituzionalizzato.
Ricevo la mia buona quantità di messaggi tossici dalla società, dai media, dagli insegnanti, dai medici, dagli sconosciuti; sperimento comportamenti abilisti, che mettono cioè l'abilità fisica o mentale come criterio per gerarchizzare le persone, e devo fare uno sforzo per non interiorizzare tutta questa m**da. Per far sì che non abbia impatto negativo sulle mie scelte, sulla mia vita. L'abilismo, infatti, ti dice certe cose: e tu, se non lo riconosci come tale, finisci per crederci.
È particolarmente facile interiorizzare le idee e i pregiudizi di una società che vede e tratta la disabilità come "altro", come qualcosa di inerentemente tragico e non desiderabile, da evitare o da trattare come oggetto di pietà.
L’abilismo interiorizzato vuol dire sentirsi inferiori, meno degni e meritevoli degli altri, vergognarsi di chi si è e di come si è. Vuol dire non riconoscere il proprio valore o arrivare a odiare se stessi - o aspetti di se stessi. Tutto questo perché ci si paragona ad un presunto ideale di "normalità".
Il problema è che si tratta di un pensiero inconscio che permea una visione del mondo, difficile da decostruire. È nel momento in cui ce se ne rende conto che si può iniziare a sradicare questo comportamento.
L’abilismo interiorizzato porta ad accettare di non partecipare appieno alla società, perché ci si sente, in fondo, fondamentalmente diversi – si pensa cioè che i problemi non siano la mancanza di servizi e l'accessibilità non garantita.

Un pensiero inconscio può essere appunto questo: che essere disabile comporti un "essere altro", una diversità così orribile, importante e totalizzante che dev'essere proprio questa la ragione per cui riceviamo un trattamento pessimo nella società e subiamo discriminazioni. Il mio assistente mi tratta male? Be’, sono disabile dopotutto, deve essere difficile prendersi cura di me. Il negozio sotto casa è inaccessibile? Be’, una rampa costa, il mio diritto alla libertà di movimento è poco importante. Eccetera."

"La disabilità diventa la ragione per un complesso di inferiorità, che influenza l'immagine generale che la persona ha di se stessa.
Crescere e parlare di se stessi usando il solo linguaggio medico della patologia – come spesso accade – può essere pericoloso e fuorviante, perché si tratta di un linguaggio che esprime difetti e incompletezza rispetto a un supposto corpo "normale" che in realtà non esiste. "Affetti da", "soffrire di", sono espressioni deleterie e configurano la disabilità come qualcosa di cui si è vittima, e le persone disabili come sfortunate, fragili e mancanti."



"Di fondo, abbiamo paura che la gente ci dica che ci piangiamo addosso e che siamo la causa della nostra ghettizzazione: si tratta di uno schema ricorrente nelle varie categorie sociali marginalizzate.
L'oppressione orizzontale si trova tra le donne (misoginia orizzontale), tra le persone dello stesso gruppo etnico (razzismo interiorizzato, colorismo), tra le persone LGBT (omofobia/ transfobia/ bifobia interiorizzata) e in generale in tutti i gruppi discriminati. Destabilizza i movimenti per la giustizia e l'uguaglianza, e ci tiene occupati a combattere tra di noi piuttosto che focalizzarci sulla questione macroscopica dell'oppressione generale.
Del resto, "l'oppressione interiorizzata è [...] il risultato del nostro maltrattamento. Non esisterebbe senza la reale oppressione esterna che forma il clima sociale in cui esistiamo. Una volta che l'oppressione è stata interiorizzata, basta poca forza per mantenerci remissivi. Coviamo dentro di noi il dolore e i ricordi, le paure e la confusione, la scarsa autostima e le basse aspettative, e li trasformiamo in armi con cui feriamo noi stessi ancora e ancora, ogni giorno della nostra vita" (Marks, 1999)."

"Abilismo interiorizzato è provare odio o vergogna verso il proprio corpo disabile; è la paura di non essere "abbastanza"; la volontà di voler in qualche modo "compensare" la propria disabilità; è la paura di essere parte attiva nell'iniziare una relazione affettiva; pensare che i propri bisogni siano troppi; considerare l'abuso e il bullismo come normali, sentirsi un peso; dire di essere "diverso e speciale”, o di contro affannarsi continuamente a dire "non sono diverso", "sono come te"; essere a disagio quando si è vicino ad altre persone disabili, per paura dei giudizi della gente; continuare, facendoti del male, a frequentare persone abiliste che hanno dimostrato di considerarti inferiore.Il tuo corpo, la tua identità vanno bene esattamente così, sono perfetti e fantastici esattamente come sono, perché sono tuoi. Rendono te, te."

Mi riprometto di cercare un libro che ne parli!, visto che sono Bibliomane (e con orgoglio, nonostante la psichiatria faccia passare i bibliomani come dei malati) e resto fedele alla mia abitudine di farmi una cultura su un dato argomento leggendo libri. Ad ogni modo, per una volta, mi sono accostata ad un tema complesso, su cui c'è tanto da sapere e da conoscere, praticamente ignorato, e che ha usato i social network per poter essere trasmesso e visto. Il che è davvero un bene.

Anche per chi non solo è vittima delle "occhiatine" o morbosità verbali altrui con domande cretine, ma anche di violenze sessuali: https://wittywheels.blogspot.com/2017/02/vulnerabilita-e-abusi.html

Riflessioni utili a tutti, insomma, perché riflessioni che parlano di IO in rapporto all'altro, anzi, gli altri, la gran massa di altri: giudicanti, osservanti, mormoranti, stigmatizzanti, opprimenti.
E sì, ho proprio un debole per tutte quelle forme di attivismo e cultura basate sull'IO e sull'Individualismo. 

Mary Daly diceva:

"Le donne sono state condizionate a considerare riprovevole ogni atto che affermi il valore dell'ego femminile. L'ambizione femminile può "passare" solo quando viene diluita nell'ambizione vicaria tramite il maschio o per conto dei valori patriarcali. Per controbattere questa autosvalutazione di massa le donne dovranno costruire l'orgoglio femminile, alzando i nostri standard relativi a quanto è bello essere donna. Il nostro fallimento è consistito nel non aver affermato attivamente l'ego femminile. Se dobbiamo vergognarci di qualcosa, è di questo."

E questo concetto vale per tutte le persone vittime "di qualcosa che le sminuisce e le fa sentire indegne": il non essere abbastanza ricchi (classismo) il non essere così o cosà fisicamente (corpi di persone che differiscono da certi canoni estetici a cui è negata la visibilità), il non essere di una certa etnia giudicata superiore, il non essere "eterosessuali come la religione comanda"

Chi, partito svantaggiato, sa costruirsi (con impegno enorme) la propria autostima, smette in automatico di dipendere dagli altri, di essere una pecora, di assoggettarsi, di reificarsi e di annichilirsi perché "l'altro vuole così\la società vuole così\il dio in questione ha detto cosà"


Sì!, mi sono piaciute queste analisi anti-abilismo. Incrementano e potenziano il proprio IO. Quell'Io che si libera di ogni disprezzo del sé, di ogni catena (messa da altri), quell'Io che grida con Orgoglio NON SERVIAM! Non servirò! Non mi prostrerò, non mi asservirò. Non faro dipendere me stess* da tizio, caio, sempronia.

Il tuo valore in quanto donna non te lo dà l'uomo: te lo dai da sola.
Il tuo valore in quanto non-benestante non te lo dà il VIP miliardario: te lo dai da solo.
Il tuo valore in quanto LGBTQ non te lo dà l'eterosessuale bigotto: te lo dai da solo.
Il tuo valore in quanto persona con disabilità non te lo dà la gran massa di persone "bipedi in piedi" là fuori: te lo dai da solo.


Smetterla di introiettare i pareri\giudizi altrui è il primo passo per emanciparsi e per stimarsi.

Sì! Con toni che per un tradizionalista dell'androcentrismo filosofico ricordano quelli di Stirner (e che in realtà Noi decliniamo secondo la nostra Psico-Fisicità) 


Noi esaltiamo il Singolo come valore assoluto del Sé, nella sua Individualità Irripetibile, l'Unicità dell'Unico:

"Io sono Il Proprietario della  Mia Potenza; e tale divento appunto nel momento stesso in cui acquisto la coscienza di sentirmi Unico. Nell'Unico il Possessore ritorna nel Nulla creatore dal quale è uscito. Qualsiasi essere superiore a Me, sia esso Dio o Uomo, deve inchinarsi davanti al sentimento della Mia Unicità, e impallidire al sole di questa Mia Coscienza. Se Io ripongo La Mia Causa in Me Stesso, L'Unico, essa riposa sul suo Creatore effimero e perituro che da se stesso si consuma; sicché, potrò veramente dire: IO HO FONDATO LA MIA CAUSA SU NULLA."

"Dio e l'umanità hanno fondato la loro causa su nulla, su null'altro che se stessi. Allo stesso modo io fondo allora la mia causa su me stesso, io che, al pari di Dio, sono il nulla di ogni altro, che sono il mio tutto, io che sono l'unico. Io non sono nulla nel senso della vuotezza, bensì il nulla creatore, il nulla dal quale io stesso, in quanto creatore, creo tutto."   


Infine, gli amanti del Thrash Metal (anzi, del proto-Death Metal!) si ricordano del capolavoro-discone dei Possessed "Seven Churches" (che io ho originale insieme alla Sacra Trinità del Thrash Metal proto Death Metal: Slayer + Dark Angel oltre ai Possessed), 
https://intervistemetal.blogspot.com/2017/09/slayer-possessed-dark-angel-recensioni.html


sanno che Jeff ha subito un incidente e che, dopo anni di dolore e ritiro, è tornato, motivato più di prima a suonare Thrash Metal! 



https://metalshock666.blogspot.com/2017/09/la-storia-dei-possessed-e-di-jeff.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Possessed_(gruppo_musicale)

Anche di questo, si deve parlare! Di persone con disabilità che si dedicano alla musica, all'arte, alla poesia, allo sport!

AGGIORNAMENTO: per offrire alle persone con disabilità il diritto di andare ai concerti, visionate questa pagina
https://www.facebook.com/sottoilpalcoancheio/?__xts__%5B0%5D=68.ARDlObISf9BjpTfZK_kHqNQEbHL-b7pBXD_28OpULl79uMKkX4RzlHmnA2OcGZhyxysIlSsjd5mUoGNRXIlR6NWta6URUZqa8lv8sdCtA7Mu2grrNSVN0AvjNltCWshCPJnkpYy6drpZ3DKLAncdu0VJp5I-p_FkQP8sY_NiLwedRvEqDV9l8wPvb0dUZbF8yrsFV8oAYnB5HydEif0h3xDNBkf51O8vWL3ekUfufmSOnFqWH9xUjshbYieou4XjwZLnR0Q-5L0wL4zTXG-l8xapA6Tw_qZ9_0qok4ENVl2Zd0Pd9-YdNeYukV7jE_gagUH0ImdLUltNXPKmYhgpIb3mKdIBgA&__tn__=HH-R

petizione da firmare: https://www.change.org/p/visarno-firenze-rocks-organizzatore-concerti-firenze-rocks-visarno-pedana-per-disabili-troppo-lontana?recruiter=661776314&utm_source=share_petition&utm_medium=copylink&utm_campaign=share_petition&utm_term=Search%3ESAP%3EIT%3EBrand%3EGeneral%3EBMM

Gruppo Facebook che parla dei punti di vista, problematiche ecc. di persone con disabilità e orientamento LGBTQ
https://www.facebook.com/jumpoltre/?ref=py_c

Intervista alle due sorelle del blog https://wittywheels.blogspot.com/https://www.radiocittadelcapo.it/archives/liberi-di-fare-in-tutta-italia-le-persone-disabili-scendono-in-piazza-187269/

Aggiornamento del 13 luglio 2020: in questo post ho inserito un'altra petizione da firmare per aiutare le persone che non possono usare la mano destra:
https://intervistemetal.blogspot.com/2020/07/e-un-mondo-solo-per-persone-che-usano.html

AGGIORNAMENTO DEL 6 MARZO 2021: è morto Gabriele Piovano, un attivista per i diritti delle persone con disabilità