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Lo studioso Proinsias Mac Cana nel saggio "La religione celtica nella letteratura irlandese e gallese" mette in luce come, nonostante la mobilità delle loro nomenclature, le Dee della Gallia, della Britannia e dell'Irlanda fossero sostanzialmente simili. Sul continente si ha un'ampia galleria di Divinità Femminili - Rosmerta, Nantosuelta, Damona, Sirona, Nemetona e altre che figurano quali consorti di divinità maschili, così replicando l'accoppiamento della Dea-Madre con il Dio patrono della tribù o della nazione.
Rosmerta: Dea dell'abbondanza e fertilita'. Rappresentata con la cornucopia.
Nantosuelta: Dea compagna di Sucellos, Dio del martello
Damona: Dea degli animali domestici come pecore e mucche
Sirona: Dea della Luna o degli Astri, legata ai serpenti e alle uova
Nemetona: Dea degli Spazi Sacri
Sul Nemeton vedi: http://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/irlanda-1-breve-storia-dellirlanda-e_14.html
è impossibile tracciare distinzioni nette tra esse e le numerose divinità venerate sotto il titolo di Matres o Matronae, anonime epifanie della Madre Divina
Nella sua funzione materna la Dea, era anche concepita quale genitrice di popoli, credenza ben attestata nella letteratura irlandese come pure nella gallese, dove - nel secondo ramo del Mabinogium - Branwen è descritta come "una delle grandi antenate di Britannia"
Nell'iconografia continentale spesso compare recante cornucopie, canestri di frutta e altri simboli di fertilità e questa associazione con la fertilità, fisiologica come terrestre, è un tratto corrente nella tradizione insulare. Com'è ovvio, esso è collegato al ruolo della Dea di personificazione della terra, intesa non soltanto in generale, ma anche in quanto definita e delimitata da frontiere culturali e politiche: la triade eponima Eriu-Fòdla-Banbha rappresenta sia la realtà che il concetto astratto di Irlanda nella sua totalità, così come altre Dee irlandesi si identificano con le singole province e regioni dell'Isola.
Là dove la regione è il regno, la Dea ne incarna non soltanto la fertilità ma anche la sovranità
e da questo nesso discende uno dei più prolifici miti celtici, quello della solenne unione del sovrano e del suo regno. Esso è molto più antico dei Celti, tra i quali tuttavia trovò un contesto congeniale e assai produttivo. Probabilmente il mito trova riflesso nell'accoppiamento di un Dio e di una Dea nella scultura gallica, ma è solo nelle letterature insulari (ivi compreso il derivato ciclo arturiano) che compare in tutta la sua variegata profusione. Dalle innumerevoli versioni del tema, registrate in irlandese, ci si può fare un'idea dell'unione rituale quale doveva aver luogo prima della cristianizzazione della classe dirigente nel V e VI sec. d.C Probabilmente essa consisteva nel matrimonio del nuovo sovrano con un surrogato della Dea (forse quella che era sua moglie o era destinata a diventarlo): una libagione offerta dalla sposa al suo nuovo compagno e poi il congiungimento sessuale.
La regina Medhbh du Connach, una versione superficialmente evemerizzata della Dea, era ben nota per il numero di successivi mariti e giustamente i suoi nomi significano "l'Inebriante". A causa della sua perdurante risonanza, il mito era spesso usato per esaltare singoli sovrani o per giustificare le ambizioni di dinastie politiche.
Privato del legittimo compagno e sovrano di lei, il reame diventava vedovo, impoverito e decrepito, riflettendo le sfortunate vicende materiali e politiche della terra e del popolo, e se ne ha una palese illustrazione in numerosi racconti e poemi in cui la donna diviene repulsivamente vecchia e brutta, solo per essere restituita alla radiante gioventù e bellezza dal congiungimento sessuale con il suo nuovo legittimo compagno. La Dea era quanto mai versatile, e la letteratura la presenta in tutti i suoi modi e aspetti: giovane o vecchia, bella o brutta, benevola o distruttiva. Spesso è l'affascinante messaggera che viene a invitare e accompagnare eroi scelti nella terra dell'innocenza primeva dove l'amore non è macchiato dalla colpa e dove malattia e morte sono ignote, e le sue equivalenti di certe versioni di questo felice aldilà sono a tal punto tipiche che a volte l'altro mondo viene indicato con il nome di Tìr inna mBan, "La Terra delle Donne". Essa appare anche quale Dea della guerra, come Buanann "La Perdurante", Scàthach "L'Ombrosa", Colei che insegnò a Cù Chulainn le sue arti belliche o, ancor più tipicamente, come la temibile triade costituita da Morrigan, "La Regina Fantasma", Bodhbh (Chata), "L'Orrendo Corvo (mangia carogne) della battaglia" e Nemhain "La Frenetica" ovvero Macha che frequenta i campi di battaglia incitando i guerrieri o irretendoli con magie.
In questa veste, la Dea aveva contraltari nelle zone Romano-Celtiche: la Cathuboduaa di un'iscrizione dell'alta Savoia è l'equivalente gallico dell'irlandese Bodbh Chatha, e la triade alla quale quest'ultima appartiene trova un'eco nell'iscrizione britannica "Lamiis Tribus", "Alle Tre Lamie (Furie)"; il nome gallese del fiume Aaeron significa "La Dea del massacro", la terribile regina degli Iceni britannici Boudicca invocava la Dea Adraste/Andraste prima di scendere in battaglia e via dicendo.
Su Morrigan c'è una splendida e maestosa canzone di Nebelhexë
https://www.youtube.com/watch?v=FHKhcOq1arc
e a nome
https://www.youtube.com/watch?v=cZycJSV38kQ