Irlanda (9): Uccelli, Animali e Gatti Magici nel mondo celtico

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I Celti credevano che i loro Dei e Dee assumessero, non soltanto l'aspetto ma anche le caratteristiche e le qualità di animali terrestri e uccelli, e certi animali erano particolarmente associati con determinati Dei e trattati con grande rispetto, quasi fossero gli stessi Dei.
Il cinghiale era tenuto in gran conto (*) per il coraggio con cui affrontava i cacciatori, esempio di come dovesse comportarsi il buon guerriero in battaglia, e le sue carni erano le preferite ai banchetti sia in questo mondo che nell'Aldilà, dove i curadmir, i bocconi più prelibati, erano riservati al massimo eroe del gruppo.
Cinghiali divini e scrofe sacre compaiono in molte antiche leggende, spesso latori di grandi benedizioni. La caccia al cinghiale era una delle occupazioni preferite dell'aristocrazia celtica. Poteri magici straordinari erano attribuiti a certi suini dell'Aldilà: si poteva ucciderli e mangiarli la sera, ma riapparivano vivi il giorno dopo.
Animali assai importanti erano anche i cervi, associati soprattutto con il dio Cernunnos, il "Cornuto" rappresentato in figura umana con un palco cervino in testa 
Anche i cervi venivano cacciati per le loro carni e nelle storie servono molto spesso ad allettare i cacciatori, inducendoli a entrare nell'Aldilà. A volte esseri umani e Dei venivano trasformati in daini.
Tra gli uccelli, alcuni erano considerati di buono, altri di cattivo augurio. Le gru (**) erano per lo più ritenute Dee trasformate in uccelli e significava malasorte, per un guerriero, imbattersi in una gru mentre andava in battaglia. Galli, gru e che erano un tabù: non si poteva mangiarli se non durante le cerimonie religiose e si raccontavano storie di perfidi falchi e altri pericolosi uccelli da preda. Altri uccelli avevano il dono di guarire malattie e dolore e di apportare gioia. I cigni erano sempre di buon augurio, simboli di amore e purezza e ancora oggi nelle Ebridi nessuno oserebbe uccidere un cigno.
Cavalli, cani, pecore magiche, lupi, serpenti, avevano parte importante nella mitologia dei Celti, i quali temevano e rispettavano anche i gatti, senza però tenerseli in casa. Il gatto era il simbolo di oscure potenze sovrannaturali, tirannia e morte, e nel mondo celta spesso compaiono gatti su pietre tombali. Va detto che all'epoca gatti selvatici e feroci erano frequenti in tutto il territorio europeo e può darsi che nelle loro migrazioni i Celti abbiano visto leoni e altri felini.
Gatto Palug era un gatto mostruoso e le storie sul suo conto sono probabilmente il ricordo di un antico dio in forma di felino, al quale si rendevano sacrifici e che era assai temuto.
Nato da una scrofa magica, partorito davanti all'isola di Anglesey, fin dalla sua nascita era grande come un cavallo, con gli occhi gialli, lunghi denti appuntiti e terribili artigli. Coll, il proprietario della scrofa, quando si accorse di questo, scagliò il gattaccio in mare; ma il gatto non annegò: nuotò fino alla riva opposta e i figli di Palug lo videro aggirarsi per l'isola di Anglesey in cerca di cibo e lo presero e allevarono, e il mostro divenne noto come Gatto Palug e causò alla gente dell'isola tanti guai da passare alla leggenda come una delle tre calamità di Anglesey.



Note:


(*) Vedi Tacito: "Veneravano la Madre degli Dei; come simbolo del culto portano amuleti a forma di cinghiale; questo amuleto vale, per i devoti della Dea, come arma e salvaguardia di tutti i pericoli e protegge anche in mezzo ai nemici."




Anche gli indù venerano la Dea Cinghialessa Varahi
 

 
(**) Vedi "Luna Rossa": Cicogna e Gru, in are semita, erano spesso considerate messaggere della Dea se non una Sua propria raffigurazione. 


La Gru

La gru non è un uccello comune nelle favole. Tuttavia, nella mitologia greca era visto come un guardiano, simbolo di vigilanza e di pazienza, e nella tradizione celtica aveva una forte connessione col femminile. La gru europea è grigia con il collo bianco, la testa nera e la sommità del capo rossa. Essendo un uccello acquatico, era legato all'Aldilà e considerato un animale magico dagli oscuri poteri.
Nelle leggende celtiche la gru era associata a una Dea ostile, una donna non più giovane, dal brutto carattere e sessualmente promiscua. Ci sono molte storie in cui delle donne vengono trasformate in gru: San Columba d'Irlanda trasformò in gru, per punizione, una regina e le sue serve; la Dea del Mare, Mannanan, possedeva una borsa magica fatta con la pelle di una gru che era stata una donna e fu trasformata a causa della sua gelosia; l'eroe irlandese Fionn da bambino venne salvato dalla nonna che si era trasformata in una gru mentre stava scivolando da una roccia.
La gru era associata alla morte, alla fine del vecchio anno e al cambiare delle stagioni. Le storie irlandesi raccontano di "quattro gru della morte" che erano i quattro figli, sotto incantesimo, di una vecchia donna chiamata la "strega del tempio". Il dio Midir possedeva tre gru che avevano il potere di togliere ai guerrieri il coraggio e l'abilità nel combattere; infatti se un guerriero vedeva una gru mentre andava in battaglia, questo era considerato un brutto presagio. Questo indebolimento dello spirito guerriero attribuito alla gru è un tabù molto simile a quello associato alle donne mestruate (nota di Lunaria: sì, in alcune tribù primitive si crede che se un guerriero tocca o è visto da una donna mestruata, perderà vigore in battaglia). In tutte queste storie le donne gru mostrano comportamenti e capacità simili a quelli delle donne in periodo premestruale e mestruale. Sono viste come esseri rudi, ostili, sensuali, capaci di portare morte e disgrazia agli uomini. La gru, tuttavia, può anche essere connessa alla profezia, al volgere degli aspetti positivi di queste fasi.
 

Per approfondimenti, vedi: http://intervistemetal.blogspot.com/2018/05/israele-esoterico-7-amuleti-e-toro-nel.html