La Sofferenza nel pensiero cristiano di Michael Haller e nella prospettiva di genere

Cristianesimo a tinte esistenzialeggianti, come piace alla sottoscritta, perfetto da leggersi con sottofondo di Tristitia o Shape of Despair.

L'Esistenzialismo Cristiano è very Funeral Doom, insomma. https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/sergio-quinzio-un-cristiano-very.html

Ci piace, così funereo e tinto di nero pece... 

Non che siano così tanti, gli Esistenzialisti cristiani, ma devo dire che quei pochi hanno scritto grandi pagine di riflessione filosofica sul dolore umano https://studifilosofia.blogspot.com/2015/03/autori-cristiani-vari-ed-eventuali.html e i loro (sporadici) riferimenti all'Ipostasi di Gesù Cristo neanche mi disturbano più di tanto: incredibile ma vero!, io adoro l'Esistenzialismo Cristiano, che forma un buon 50% del mio bagaglio a tema filosofico. https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/thomas-merton.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/sergio-quinzio-un-cristiano-very.html https://intervistemetal.blogspot.com/2018/09/un-cristiano-approvato-da-lunaria.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/il-cristianesimo-approvato-da-lunaria.html https://intervistemetal.blogspot.com/2020/11/sren-kierkegaard-1-introduzione-al-suo.html

Parafrasando Altizer, col suo Ateismo Cristiano, si può essere anche Esistenzialiste cristiane senza essere cristiane...

Info tratte da


"Nessuna creatura vivente vuol soffrire; la vita si accanisce con tutte le forze contro la sofferenza e contro la morte. Al cristiano però è dato di essere più di una semplice creatura vivente: può vincere la sofferenza, benché non possa ucciderla; può darle un senso o meglio vederne il significato, se non nella vita individuale, almeno in quella dell'umanità. Il senso di ogni vita individuale apparirà soltanto dopo la morte perché ciascuna esistenza costituisce un tutto indivisibile e il significato di questo tutto non potrebbe manifestarsi nel frammento che è la nostra vita quaggiù, di cui non conosciamo né lo svolgimento immediato né lo svolgimento eterno. Non possiamo comprendere sino in fondo ciò che siamo, ciò che facciamo e ciò che soffriamo. Ecco perché Cristo non è venuto a spiegare la sofferenza ma ad assumerla e a prenderla su di sé."

Per altri approfondimenti vedi anche https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/la-morte-in-croce-nel-pensiero-di.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/il-male-la-morte-e-la-redenzione.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/08/la-croce-e-la-speranza-con-sottofondo.html

Nota di Lunaria: So che diversi pensatori (ma anche gente che ha letto libri e quindi si interessa a questi argomenti invece che sfoggiare un lasciapassare verde per andare a bere l'aperitivo...) hanno sempre considerato "scandalosa" l'idea che Dio potesse soffrire e\o permetta la sofferenza.

Dal mio punto di vista non è questo lo scandalo del cristianesimo, ma il fatto che il loro Dio si sia fatto unicamente maschio, senza farsi anche femmina. è questo che è scandalosamente maschilista, nel cristianesimo, e non tanto il fatto che il loro Dio abbia sofferto, il che paradossalmente, lo rende vicino alla condizione umana che è sofferenza. 

Il problema del Dio cristiano, dal mio punto di vista, non è mai stata la sua sofferenza ed impotenza (o meglio: volontà) nel lasciarsi torturare dai suoi aguzzini, cosa che scandalizzava anche i pagani, ma il fatto che abbia sofferto unicamente in un corpo maschile, elevando la corporeità maschile a sesso di Dio e non volendo venire su questa Terra con un corpo femminile per assumere anche la sofferenza delle donne, in primis, tanto per fare un esempio, il dolore della violenza sessuale, il dolore del parto, dolori psico-fisici tipici della condizione femminile. 

La mia critica al cristianesimo è proprio basata su questo fatto.

Qualcuno, tentando di salvare il salvabile, potrebbe osservare che "il dolore femminile viene espresso da Maria": quindi, se Cristo "soffre rappresentando i maschi", Maria "soffre rappresentando le femmine"; in parte è vero (Maria soffre perché vede il figlio morire e infatti per i cattolici è la Mater Dolorosa, la Madre Sofferente e il suo Cuore Immacolato è anche un Cuore Addolorato, infatti io conosco anche la teologia cattolica su questo aspetto...), 



ma questa interpretazione non regge pienamente per due motivi:

1) La sofferenza di Maria non esprime tutta la sofferenza tipicamente femminile: manca la sofferenza legata alla violenza sessuale, che Maria non subisce, e manca anche l'idea dei dolori del parto: secondo i cattolici Maria non soffrì i dolori del parto; quindi la sofferenza di Maria nel suo aspetto di Mater Dolorosa riguarda solo ed esclusivamente il dolore di una madre che perde il figlio, ma non altre forme di dolore femminile.

2) Maria non è considerata divina, perciò la sua sofferenza resta umana, e quindi "bassa". La sofferenza di Cristo, al contrario, viene considerata "divina" perché Cristo è considerato Dio: la sua sofferenza maschile è considerata "di Dio", perciò viene elevata alla sfera del divino; la sofferenza femminile di Maria non viene elevata alla sfera del divino, ma resta umana (quindi della creatura).

Perciò, è vero che Cristo ha assunto la natura umana, come dicono i cristiani, ma l'ha assunta solo in parte, e cioè esclusivamente al maschile, instaurando un suprematismo mascolino dal punto di vista simbolico.

è questo lo scandalo del cristianesimo (e del loro Dio), che dei due sessi ne ha elevato e preferito uno solo. 

Col risultato che l'Aquino e mille altri teologi ne hanno dedotto che "Era conveniente che Dio assumesse il sesso maschile perché è il sesso più nobile". 

è questa la base fondante, che regge tutta la misoginia cristiana.

Infatti, Mary Daly osservava: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/04/i-capolavori-di-mary-daly.html

"Non è tuttora insolito che preti e ministri cristiani, posti di fronte al discorso della liberazione della donna, traggano argomenti a sostegno della supremazia maschile dall'affermazione che Dio "si incarnò" esclusivamente in un maschio. In effetti la stessa tradizione cristologica tende a giustificare tali conclusioni. Il presupposto implicito - e spesso esplicito - presente per tutti questi secoli nella mente dei teologi è che la divinità non poteva degnarsi di "incarnarsi" nel "sesso inferiore" e il "fatto" che "egli" non lo abbia fatto conferma ovviamente la superiorità maschile. 

(Nota di Lunaria: si vedano Sprenger e Kramer nel "Malleus Maleficarum": "E sia benedetto l'Altissimo che finora ha preservato il sesso maschile da un così grande flagello [la stregoneria]. Egli ha infatti voluto nascere e soffrire per noi in questo sesso, e perciò lo ha privilegiato") 

"L'idea di un salvatore unico di sesso maschile può essere vista come un'ulteriore legittimazione della supremazia del maschio (...) In regime di patriarcato un simbolo maschile sembra proprio il meno indicato ad interpretare il ruolo di liberatore del genere umano dal peccato originale del sessismo. L'immagine stessa è unilaterale per quanto concerne l'identità sessuale, e lo è proprio dal lato sbagliato, perché non contraddice il sessismo e glorifica la mascolinità."

 "Ho già osservato che il testo paolino "in Cristo non c'è... maschio né femmina", funziona in questo modo, perché semplicemente e palesemente ignora il fatto che Cristo è un simbolo maschile e perciò a tale livello esclude la femmina."

Ad ogni modo, tanto per essere completa nella mia analisi al cristianesimo e dimostrare ai miei haters che il cristianesimo lo conosco in tutti i suoi dettagli e non solo quelli che fanno comodo a me (anche se hanno tentato di tendermi dei tranelli, certi cristiani... eh eh!), riporto due argomentazioni che ho letto nel campo della teologia femminista ma che traggo anche da quanto ho osservato in ambito cristiano:

1) Secondo alcuni, specialmente le teologhe femministe, la sofferenza di Cristo è "inclusiva anche del femminile" perché contrariamente alle consuetudini del tempo, Cristo non si comporta da maschio patriarcale: infatti rispetta le donne e parla con loro (vero) e non usa la violenza e la tirannia per imporsi sui suoi aguzzini (vero anche questo); avrebbe potuto farlo (era Dio, quindi poteva benissimo far morire all'istante i suoi persecutori) ma non l'ha fatto, sottomettendosi e subendo le loro angherie, quando la maggior parte degli uomini del suo tempo avrebbe reagito usando la forza fisica per difendersi. 

Questo lascerebbe intendere che Dio ha scelto la debolezza, l'umiltà, la mansuetudine, non la potenza e il dominio, per manifestarsi. 

Questa idea compare anche in alcuni versetti biblici; per esempio nella Lettera ai Filippesi si legge: "Pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio"; "svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo", fino a umiliare se stesso, "facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce". è per questo che "Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome."

Cristo agisce al contrario di Adamo, "che volle farsi Dio da sé".

Potrei citare anche Matteo 20,21-25: "I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi, ma colui che vorrà essere grande tra voi si farà vostro servo, e colui che vorrà essere primo tra voi si farà vostro schiavo, appunto come il figlio dell'uomo che non è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti". Seguendo questi versetti biblici, la condizione di servo è anche del  Cristo e non solo di Maria (che si autoproclama "la serva del Signore")

Vero, nel Nuovo Testamento ci sono diversi versetti biblici che inneggiano alla debolezza, alla docilità, alla mansuetudine, alla rinuncia del potere e del possesso; infatti non ho mai negato che ci fossero quei versetti, che sono anche quei versetti particolarmente citati dalle teologhe femministe quando sostengono che il cristianesimo è contro il patriarcato proprio perché considera virtù cose come la debolezza e la mansuetudine, modi d'essere disprezzati dal patriarcato e tipici delle femmine nell'immaginario collettivo (*), infatti gli uomini che non si configurano ai valori patriarcali di forza e possesso vengono chiamati, con disprezzo, "femminucce"; il patriarcato, infatti, è basato sullo sfoggio della supremazia maschile e della forza bruta (questa osservazione teologica femminista è condivisibile) e lo vediamo ancora in quei contesti patriarcali come le teocrazie islamiche, dove ai maschi si insegna ad uccidere, a stuprare, a spadroneggiare (ISIS, Al-Shabaab ecc.)

(*) Non che questo significhi che le donne siano tutte "deboli e mansuete" infatti esistono donne violente, sadiche e prevaricatrici, basterebbe citare la contessa Bathory oppure le serial killer, per esempio quelle di ambito ospedaliero, note come "Angeli della Morte".  https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/donne-serial-killer.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/04/gli-angeli-della-morte-gli-omicidi-in.html

Da questa osservazione, queste teologhe ne deducono che Cristo non usa la forza fisica maschile contro i suoi oppressori, ma subisce, non difendendosi ma sopportando, quindi in questo senso si avvicina alle donne, incapaci di difendersi dalla brutalità maschile basata sulla forza fisica, e non ha reagito come un uomo patriarcale del suo tempo (come ci si aspettava che avrebbe fatto un maschio), che avrebbe sgozzato i suoi nemici e imposto un regime patriarcale con l'uso della forza fisica, della guerra, del dominio spietato (come facevano i maschi dominatori del suo tempo).   

è un'argomentazione che posso accettare, ma se proprio dobbiamo essere precise, ci sarebbe da far notare, ancora una volta, che lo scandalo misogino non consiste nel fatto che il Cristo soffra scegliendo di farlo "in modo debole, impotente", ma nel fatto che è considerato Dio e che la Cristolatria ha sviluppato anche la figura del Cristo Kyrios, il Cristo Re adorno di tutti gli attributi di potenza e di gloria... virati al maschile. 

Infatti "il patriarcato" in Cristo è tutto concentrato nell'immagine e nei suoi attributi di Cristo Kyrios, non del Cristo in croce (in quel frangente rappresenta sì un maschio, ma un maschio sofferente e vittima, quindi in quel contesto non può essere considerato simbolo del patriarcato, visto che è in antitesi all'idea di maschio potente e dominatore... lo diventa nel suo aspetto di Cristo Kyrios)

Peraltro, anche le raffigurazioni di Dio Padre in trono mostrano il patriarca maschio potente... 

l'unica persona della Trinità che non ha elementi maschili è lo Spirito Santo, visto che è rappresentato sotto forma di colomba... certo, la colomba è grammaticalmente al femminile, ma è una debole consolazione, se anche volessimo dire "Però la colomba è grammaticalmente al femminile, quindi nella Trinità abbiamo due maschi, ma anche unA colomba!" 

è evidente che "Lo Spirito Santo colombA femmina" non è stato sviluppato granché in una teologia dello Spirito Santo Madre, in tutti questi secoli di cristianesimo...

Anche se, ad onore del vero, ho letto teologi che hanno parlato di Spirito Santo Materno:

A chi facesse notare che per i cattolici "Maria è Regina del Paradiso, degli Angeli"

facciamo notare che anche se volessimo accettare questa loro interpretazione (con tutto che non ci sono versetti biblici espliciti che ne parlino, ma accettiamola in ugual modo come ipotesi, sapendo benissimo che i protestanti e gli evangelici la rifiutano, a ragion veduta, non essendo biblica) resta il fatto che Maria non è considerata una Dea, quindi, pur Regina del Paradiso con corona, scettro, seduta sul trono, con gli angeli inchinati e tutta l'iconografia cattolica che l'ha celebrata così, resta comunque inferiore al Cristo Re, giudicato Dio; insomma, in qualsiasi maniera la si metta, Cristo resta sempre superiore a Maria, quindi il maschio resta sempre superiore alla femmina e divinizzato in Cristo, la femmina non è divinizzata né in Cristo né in Maria.

Anche se come ho già fatto notare in un altro post, conosco l'interpretazione "inclusiva del femminile" che è stata fatta dell'Eucaristia come "umanità aggiunta", che ho trovato in questo libro:

La riflessione più interessante dell'Autore è quella sull'Eucaristia (un punto di vista davvero particolare, che non avevo mai letto in altri teologi), alle pagine 57 e 58. Devo dire che quando le ho lette per la prima volta, qualche anno fa, mi avevano colpito profondamente per "la novità dell'interpretazione" e le avevo comunque tenute presenti nella mia memoria, ripromettendomi di scrivere un commento a questa interpretazione cristiana "moderna".

Infatti, se "mangiando l'ostia" i cristiani cattolici diventano concorporei e consanguinei di Cristo" 

- cosa che io già rifiuterei: perché devo diventare "concorporea" di un maschio, rinnegando e annullando la mia corporeità femminile? -

l'Autore qualche riga sotto osserva: "Ma anche il contrario è vero: la mia carne, la mia umanità, diventa di Cristo (...) Nella sua vita terrena Cristo ha conosciuto soltanto un'esistenza al maschile e non al femminile; non ha conosciuto, pare, la malattia, né, certamente, la vecchiaia; non ha conosciuto cosa vuol dire essere sposato, l'avere figli, essere persona di colore... ma tutto questo, che "mancava" all'incarnazione di Cristo si "compie" ora, grazie all'Eucaristia"

 è davvero incredibile che un uomo cristiano possa riconoscere che "Se Dio non ha vissuto come donna, questo è una mancanza", considerato che questa religione ha fatto sua l'idea aristotelica del "femmina = maschio mancato, difettoso", è andata avanti per secoli a diffamare le donne peggiorando la misoginia già in voga nei contesti pagani... 

Ancora più sconvolgente, ai miei occhi, di donna non cristiana che si è sciroppata tanti libri di misoginia cristiana, che nella pagina seguente, si trova scritto: 

"Egli viene ad abitare in me, così come io sono. Posso passare in rassegna tutti i minimi particolari della mia vita, il mio passato, i miei desideri più nascosti, le mie debolezze, i miei peccati, tutto. Egli non ha vissuto nella sua propria carne tutto questo, ma nell'Eucaristia vive tutti questi dettagli della mia esistenza. In un certo senso, vive nella donna l'essere donna, nel malato l'essere malato, nel depresso la sua depressione, nel padre e nella madre l'avere figli, nell'anziano l'essere anziano. Siamo per lui, come diceva la beata Elisabetta della Trinità, una specie di "umanità aggiunta". Che grazia poter ricevere la comunione con questa certezza di fede!"

 INCREDIBILE. Abituata come sono a leggere dozzine di cristiani e teologi con le loro idolatrie di virilità (del Cristo Re e poi di loro stessi), gongolando sul fatto che Cristo, che è Dio, si è fatto solo maschio, e pure loro sono maschi... ai miei occhi è decisamente incredibile che un cristiano, a differenza delle centinaia di teologi e cristiani maschilisti, abbia pensato che "quando le donne ricevono l'ostia, Cristo vive in loro la loro femminilità", considerandolo come un valore aggiunto a Cristo! è qualcosa che mi lascia interdetta, in senso positivo, lieta di vedere che un cristiano abbia finalmente scritto nero su bianco che "il suo Dio, quando è sotto forma di ostia, vive in chi lo mangia tutti i dettagli della sua esistenza, della sua personalità", perché così lascia intendere di pensare che la femminilità possa essere, in questo modo, un valore aggiunto al Dio cristiano. 

METTIAMO LE PROVE, PRIMA CHE QUALCHE CRISTIANO SBOTTI DICENDO CHE "NON è VERO NIENTE, TE LA SEI INVENTATA TE QUESTA COSA!"


L'interpretazione del "Cristo è nato maschio ma assume e vive la Femminilità quando le donne cattoliche inghiottono l'ostia" è stata fatta in ambito cattolico, è vero, e infatti io la tengo presente quando parlo di cristianesimo (quando potevo fare la disonesta e fare finta di niente, tanto chi sarebbe venuto a citarmela?!? I cristiani che mi insultano, per definizione, non hanno mai letto i libri teologici della loro religione...) ma il punto è: quanti cristiani la pensano così? O il libro l'ho letto solo io e pochi altri, perciò tale interpretazione resta "misconosciuta" alla maggioranza dei cristiani... quindi non influente nel "cambiare l'idea cristiana" del Cristo maschio e solo maschio per sempre maschio...

2) è vero che allo stato attuale parte della teologia cattolica "progressista" ha tentato di fare analisi agli aspetti materni di Dio o dello Spirito Santo, chiedendo scusa per la misoginia del passato, ha cercato di evidenziare gli aspetti simbolici positivi femminili e ha analizzato i testi biblici misogini con nuove chiavi di lettura ed interpretazione. Ho già dedicato diversi post relativi alla Maternità di Dio e dello Spirito Santo, https://diospiritosantomaterno.blogspot.com/2021/07/riflessioni-sullo-spirito-santo-materno.html https://diospiritosantomaterno.blogspot.com/2021/07/dio-madre-nella-bibbia.html dal momento che tengo conto di tutto quello che viene scritto dai cristiani... e conosco i libri cristiani su questi argomenti


Sono tentativi, fatti da cristiani di buona volontà e sinceramente dispiaciuti per gli errori cristiani del passato, che posso apprezzare, specialmente se poi questi cristiani si impegnano anche per aiutare le vittime di violenza e combattono contro la tirannia. 

In tal senso voglio ricordare la figura di Annalena Tonelli, massacrata dai fanatici islamici, (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/persecuzioni-religiose-un-libro.html) proprio perché aiutava le donne africane vittime di violenza (specialmente l'orripilante mutilazione genitale) 

ma anche le donne cristiane dei giorni nostri, in questa "Italia", che da mesi stanno resistendo contro la tirannia liberticida del lasciapassare verde: non hanno esitato neanche un istante a scendere nelle piazze, insieme ai non credenti, opponendosi a questa violenza recitando il Rosario, "unica arma spirituale" che vogliono usare per opporsi a questo Male. https://intervistemetal.blogspot.com/2022/01/come-felicita-e-perpetua.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/10/libri-gratis-non-15-euro.html

Quando parlo di cristiani che stimo, mi riferisco proprio a questo genere di cristiani che fanno del Bene non solo "tra di loro" ma anche "a quelli del mondo".

APPROFONDIMENTO: LE CONSEGUENZE DEL PECCATO

Info tratte da

Maria non ha sperimentato il peccato, ma le conseguenze dello stesso. Ai piedi della croce ha toccato con mano quale strazio le colpe degli uomini hanno provocato a Gesù. I peccati umani sono stati capaci di trapassare le mani, i piedi e il cuore del Figlio. Maria stessa ha sperimentato dentro l'anima la crudezza di quella spada profetizzata da Simeone. La consapevolezza che il nostro peccato ha la terribile capacità di infliggere sofferenza agli innocenti è il primo passo per liberarci di esso.

Gesù ha pregato per i suoi assassini adducendo davanti al Padre la loro ignoranza: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno" (Luca 23,34) Il Padre, proprio per la preghiera di Gesù, è disposto a perdonarci comunque. Ma la misericordia di Dio non ci consente di continuare impunemente a crocifiggere Gesù con le nostre colpe.

Oggi [il libro risale al 1982. Nota di Lunaria] si è persa la coscienza della gravità del peccato. Non rubo e non uccido, si dice. Se mi diverto, se sono egoista, se sono opportunista non faccio del male a nessuno. Ma il peccato è sempre una distruzione, è sempre un omicidio anche se i suoi effetti non sono appariscenti e misurabili.

In realtà, per colpa della mia golosità qualcuno sulla terra muore di fame. Per colpa del mio piacere illecito, qualcuno sulla terra è piagato nel corpo.

Il mio peccato fa sempre male a qualcuno. Di certo fa male a Cristo e a Maria. Siamo responsabili di ogni goccia di sangue versato da Gesù, di ogni lacrima versata da Maria.

C'è una solidarietà nel Male come c'è una solidarietà nel Bene.

Ogni volta che trasgrediamo la legge di Dio, danneggiamo i fratelli. Il peccato ci chiude in noi stessi ed emargina di conseguenza gli altri. Noi li priviamo di qualcosa che è loro dovuto. Spezziamo una catena che ci lega a loro. Portiamo scompiglio e disordine.

Non pensare che il peccato sia una faccenda tua personale.

La sofferenza di Maria ti ricorda che non è così. Il peccato ha sempre una dimensione sociale.

Sicuramente ti commuovi o ti indigni se vedi un innocente soffrire. Ma devi piuttosto pensare che quelle lacrime sono anche opera tua. Allora il tuo pentimento può diventare un servizio reso ai fratelli, un modo per aiutare tutti a ritrovare la gioia e la speranza.

Come Maria, ciascuno di noi può collaborare al riscatto, alla liberazione degli altri. Maria ci fa capire che sulla croce e ai piedi della croce c'è posto anche per noi. Ciascuno di noi può contribuire alla risurrezione del mondo. 

A condizione che prima smuova da sé il peccato, che prima ribalti quella pietra che chiude il sepolcro di Gesù. Pentirci per amore a Gesù e ai fratelli, senza aspettare che sia la vita, la malattia o la vecchiaia a costringerci a ripensamenti e ai rimorsi. Altrimenti non saremmo dei poveri, come Gesù e Maria, ma semplicemente dei derubati. [...] Seguire la strada tracciata da Maria significa, dunque, rigettare il nostro orgoglio e il nostro egoismo, rinnegare noi stessi, fare il vuoto dentro di noi perché Dio trovi, anche in te, anche in me, lo spazio per nascere.

Aggiungo anche questo approfondimento

"L'INFERNO VISTO DAI SANTI" Di Padre Antonino M. di Monda 

 "Non è Dio-Amore che vuole l'inferno eterno, è l'anima che nella sua cecità misteriosa mai chiederà perdono a Dio e perciò mai 

Dio-Amore potrà accordarlo a chi lo rifiuta ostinatamente". 

Se fosse vero che Dio "soffre che delle creature formate a sua immagine lo rifiutino... 

Dio appassionato, flagellato e coronato di spine e morto per noi. In effetti, ogni peccato è un gesto di ingratitudine allo sconfinato amore di Dio.

In pratica l'inferno è la ricompensa di chi non ha voluto capire e apprezzare e accettare l'infinita follia di un amore divino donatosi tutto. 

E sull'infinita misericordia di Dio ha prevalso, se così ci è lecito esprimerci, l'infinita giustizia di Dio: "Mira e guarda bene questo luogo che non avrà mai fine. Vi sta, per tormento, la mia giustizia ed il rigoroso mio sdegno" (S. Veronica). 


   

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