La Croce e la Speranza (con sottofondo di Tristitia)

Non ho mai capito perché tanti cristiani, là fuori, siano convinti che "quella lì non ha mai letto un libro scritto da noi cristiani!", quando è vero il contrario, un buon 60% delle mie letture fatte dai 12 anni in poi (e ora ne ho 35 anche se è tutto da dimostrare che arriverò ai 36) è a tema cristiano... se non è a tema "misoginia cristiana, androcentrismo cristiano, dio è maschio come noi, eh eh! pertanto noi siamo superiori alle femmine, eh eh!" è a tema "cristianesimo nero pece e deprimente" (e in entrambi i casi, i cristiani hanno scritto analisi che raggiungono le vette: dell'Orrendezza nel primo caso, del Sublime nel secondo).

Ecco qui l'ennesimo articolo sul cristianesimo, trascritto da Lunaria, che si va ad aggiungere alla tonnellata di altra roba che ho sfornato qui e lì https://intervistemetal.blogspot.com/2022/02/la-sofferenza-nel-pensiero-cristiano-di.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/03/commenti-cristiani-ad-hegel.html https://intervistemetal.blogspot.com/2020/11/sren-kierkegaard-1-introduzione-al-suo.html https://intervistemetal.blogspot.com/2020/11/sren-kierkegaard-2-gli-stralci-piu.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/il-cristianesimo-approvato-da-lunaria.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/03/facciamo-un-altro-regalo-ai-cattolici.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/06/salvezza-cristiana-e-amore-per-il.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/07/cristiani-del-iii-secolo.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/07/cartoline-cattoliche.html https://intervistemetal.blogspot.com/2018/09/un-cristiano-approvato-da-lunaria.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/sergio-quinzio-un-cristiano-very.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/introduzione-alla-teologia-della-morte.html https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/11/francois-rene-de-chateaubriand.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/il-nome-di-dio-presso-i-kung-e-il.html più mille altre cose che in realtà non ho avuto manco il tempo di impaginare, per lo più risalenti a quando non avevo manco aperto questo blog e che giacciono nelle cartelle del mio pc. La cosa curiosa è che più sforno articoli cristianeggianti che parlano di cristianesimo sotto tutti i punti di vista, più troverò gente cristiana che dirà che io "non ho letto niente e non conosco niente" anche se probabilmente sono la prima femmina non cristiana del mondo ad aver parlato di Quinzio, laddove le femmine cristiane manco sanno che è esistito un maschio cristiano chiamato Quinzio.

Curiosa questa cosa, anche perché ho scritto tanto anche su Tasso o Alfieri ma non ho mai trovato nessuno che sostenesse che "non è vero niente, non hai mai letto né Tasso né Alfieri!"

AHAHAHAHAH!

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Cristianesimo di matrice esistenzialista, come piace a me... Info tratte da 

La sofferenza, diceva il Tommaseo, è la seconda componente dell'uguaglianza umana, perché la prima è la morte. Come tutti si muore, tutti anche si soffre.

San Paolo (...) denuncia l'assoluta novità e trascendenza del mistero cristiano, il fatto inaudito che mai nessuno avrebbe concepito e pensato, che la salvezza sia avvenuta attraverso la morte di un crocefisso. Nella Lettera ai Romani, san Paolo scrive "mentre noi eravamo malati, Cristo è morto per noi, cattivi. è già difficile trovare uno che sia disposto a morire per un giusto (forse l'Apostolo pensava all'esempio degli amici che davano la vita per l'amico, nel mondo greco) 

Ma per un giusto forse qualcuno può morire: ma Dio ha manifestato il suo amore per noi nel fatto che mentre eravamo peccatori e nemici, Cristo è morto per noi." (...) "Se già Dio ha fatto tanto per noi quando eravamo nemici, che cosa fa adesso che siamo divenuti suoi amici?"

Così la Croce diventa fonte di speranza, garanzia di salvezza. (...) Nella luce della Croce il ladrone si converte: "Gesù, ricordati di me quando sarai nel tuo regno."

"La morte di Cristo è stato il supremo atto di amore con il quale il Cristo ha donato il suo sangue, che è il nostro sangue, a Dio. E tale offerta è stata accolta. (...) E questa morte è stata efficace nel trasformare la condizione dell'umanità di fronte a Dio, nell'innalzare la nostra situazione di uomini lontani da Dio in uomini vicini a Dio, nel darci nuove possibilità di accostamento a Dio e di donazione verso il prossimo."

"Non è soltanto l'unità degli estremi, è l'unità stessa degli opposti quella che si realizza nella morte di Croce; non è solo la povertà e l'umiltà che diventano il segno di Dio, ma la sofferenza e la morte."

"Che cos'è il mistero della Croce nella vita del cristiano? La vita del cristiano implica prima di tutto la metànoia, una morte. Il segno della Croce nella vita del cristiano è prima di tutto esigenza di una morte al peccato. Se infatti il mistero della Croce suppone il peccato, è tuttavia il segno di una vittoria sul peccato, segno di un superamento di quella divisione che il peccato aveva compiuto. L'uomo non vivrà una spiritualità cristiana che è spiritualità della Croce, che attraverso la metànoia, la conversione del cuore, nell'abbandono del male, nel rifiuto al peccato."

"è Dio che ci possiede. E il possesso di Dio è come una morte. Perché possiamo vivere la vita divina dobbiamo conoscere "l'abbandono di Dio", quell'abbandono che è per l'uomo come un'esperienza di morte e di dannazione. (...) Il Cristo è causa esemplare della nostra santità. Lo è precisamente nell'atto della sua morte, lo è precisamente nel mistero della Croce, perché è in questo mistero che egli vive il superamento infinito dei modi umani, nell'abbandono del Padre, nell'abbandono degli uomini. Solitudine infinita dell'essere umano di Gesù che pende sopra la croce! (...) Al doppio abbandono da parte degli uomini e di Dio ["Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?"] risponde così la doppia fedeltà del Cristo a Dio e agli uomini ["Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno"]"

ALTRO APPROFONDIMENTO

Info tratte da

La risurrezione di Cristo è risurrezione dai morti: rimanda quindi, per essere compresa, alla morte di Croce.  La Croce non è un avvenimento facile da capire: a prima vista sembra contraddire radicalmente molte delle affermazioni fatte a partire dal Mistero della Resurrezione. Se è con la sua Croce che Gesù ci ha redenti dal peccato, per cui il Suo Sangue ha cancellato la nostra colpa e ci ha riaperto la via dell'alleanza con Dio, questi è davvero un Dio che per placarsi ha bisogno della Morte di Croce? Perché il Padre Celeste ha voluto concedere la salvezza agli uomini mediante prestazioni così dolorose da parte del Figlio Suo? Se le sofferenze di Gesù servono per riparare l'offesa inferta dal peccato alla giustizia divina, quella di Dio è una giustizia così esigente, così inflessibile? Il nostro Dio è forse un Dio irato, che si riappacifica con l'umanità solo attraverso la Passione-Morte di Cristo? A tal punto Egli è sensibile alle offese a Lui fatte? Trattasi forse di un Dio vendicativo, quasi assetato di sangue? Non sono domande secondarie: toccano gli elementi fondamentali della fede cristiana 

La morte di Cristo come sacrificio

è questa una prospettiva diffusa nel Nuovo Testamento: si presenta la morte di Cristo o come "sacrificio di Alleanza" o come sacrificio di espiazione (lettera agli Ebrei) o come Olocausto (Ef. 5,2) o come il sacrificio del Servo di Jhwh di Is 53.

L'origine di queste espressioni è da ricercare nell'esperienza religiosa del popolo ebraico dell'Antico Testamento, che in consonanza con il modo allora corrente di esprimere la propria fede in Dio, conosceva vari tipi di sacrifici cultuali offerti a Jhwh: l'olocausto, cioè il bruciamento totale di un capo di bestiame o altro (vedi Caino e Abele in Gn 4,2-4) ma soprattutto quello che Abramo stava per fare col figlio Isacco in Gn 22, 1-3  [e che nel caso della figlia di Iefte, il padre fa in pieno. Nota di Lunaria], il sacrificio dell'Alleanza che, sulla base della solidarietà del sangue fortemente sentita tra i popoli nomadi, sugellava con il sangue dell'animale sacrificato un "contratto" stipulato tra individui o clan di sangue diverso allo scopo di legarli con un rapporto dello stesso valore o della stessa efficacia di quello vigente in forza della parentela (Es 24, 3-11, dove i contraenti tra i quali si stabilisce un "vincolo di sangue" sono Dio e il suo popolo), il sacrificio di espiazione, con il quale l'offerente (che spesso non è una persona singola, perché il peccato di uno rende impuro tutto il popolo) mediante l'aspersione con il sangue della vittima offerta veniva purificato dai suoi peccati e riabilitato a rendere culto a Dio (il rituale del gran giorno dell'espiazione descritto meticolosamente in Lv 16,11-33...). 

Il senso fondamentale del sacrificio non è quello di un rito magico diretto a far cambiare idea a Dio, bensì quello di esprimere esteriormente la volontà di entrare e di restare in comunione con Lui, ringraziandolo, chiedendogli perdono, lodandolo (il corrispettivo del verbo ebraico "sacrificare", qrb, significa avvicinare, portare avanti, presentare, gettare un ponte per essere dalla parte di dio). Quello che viene offerto a Dio, è in realtà dono di Dio all'uomo e l'uomo lo riconosce, restituendoglielo: ecco l'olocausto. Lo stesso sangue del sacrificio di espiazione espia i peccati non perché fa ridiventare favorevole all'uomo un Dio adirato (quasi che Dio avesse bisogno della vista del sangue per placarsi), ma perché essendo simbolo della vita è qualcosa di divino (donde la proibizione veterotestamentaria di mangiare il sangue), rimanda in qualche modo al ritorno di Dio in mezzo al suo popolo. Per questo il Servo offre precisamente se stesso in sacrificio, a vantaggio e in solidarietà col suo popolo, esprimendo la sua totale disponibilità alla volontà di Dio di ristabilire la sua alleanza con "i molti".

A questo punto possiamo comprendere in che senso la morte in Croce ha valore sacrificale, è un sacrificio: il Figlio, condividendo fino in fondo la nostra situazione di peccato e di morte [ovviamente dalla prospettiva maschile dell'esperienza. Nota di Lunaria] realizza fino alle estreme conseguenze le promesse del Padre di mantenere la sua alleanza con gli uomini. Il sangue della nuova alleanza non serve a rimuovere il rancore di Dio nei confronti dell'umanità ma, al contrario, dice fino a che punto è arrivato il suo amore per l'uomo: fino al punto di dare la sua vita (il suo sangue: quel medesimo sangue del quale noi ci nutriamo nell'eucaristia, diventando così partecipi della pienezza di vita di Dio), "per noi uomini e per la nostra salvezza".

Volendo usare le parole del catechismo olandese:

"Sangue è parola importante per capire l'opera di Gesù. è allusione al sangue dell'alleanza del Sinai: lì la vittima espiatoria fu offerta a Jhwh, mentre il sangue, che ormai apparteneva a Dio, venne usato per aspergere il popolo. Il sangue è un dono di Dio a Israele: un solo e identico sangue, (leggi: vita) in Dio e in Israele: fraternità di sangue. Si potrebbe quasi dire consanguineità. Così anche il sangue di Gesù non è tanto un dono a Dio, quanto piuttosto un dono di Dio. Gesù non dà il proprio sangue a un Padre che esige il castigo, ma a noi. Il sangue di Dio è il nostro sangue. Siamo alleati. La nuova alleanza nel suo sangue."

Nota di Lunaria: Difatti il sangue è sempre stato al centro delle religioni e delle superstizioni, così come la morte e i cadaveri, come già scrivevo parlando dei banchetti funebri e dell'ancestrale paura del ritorno dei morti.

APPROFONDIMENTO: IL SANGUE NEL COMMENTO DI SERGIO QUINZIO

Nella nostra società vi sono movimenti che vedono negli animali, o almeno in alcune specie di animali, qualcosa di non riducibile a pura merce, e rivendicano i diritti di queste creature. è quanto esigeva l'antica - ma ahimè caduto e ignorato - precetto della macellazione rituale, ancora ribadito nel Nuovo Testamento. Il sangue, biblicamente, è la sede del principio vitale dell'animale, del quale pertanto l'uomo, non disponendo di alcun diritto sulla vita, non può liberamente disporre. La legge di Dio concede di uccidere animali affinché l'uomo possa cibarsene, ma prescrive che essi siano dissanguati, poiché il loro sangue non appartiene all'uomo, bensì a Dio. Analogamente, il sacrificio cruento di animali, che sottostava alla stessa regola, riconosceva il valore della vittima sacrificale, proprio perché altrimenti essa non avrebbe potuto cancellare di fronte alla giustizia divina - come accade nel caso del sacrificio espiatorio - la colpa di un altro essere vivente, la colpa dell'uomo. Ma la perdita di rispetto per gli animali, il loro essere divenuti in ogni senso merce assolutamente disponibile - uccisa dopo la tortura dell'allevamento industriale o degli stabulari dei ricercatori - è stato l'antecedente dell'attuale riduzione a merce tanto del cadavere umano quanto dell'uomo vivo.

A questo moderno processo di perdita di significato e di valore della vita e della morte si contrappone d'altra parte nella cultura contemporanea, almeno nelle sue punte più significative, una tendenza che riconosce e addita questa profondissima decadenza, questa universale aberrazione. Vi è la concorde consapevolezza che alla perdita di senso della vita si accompagna quella della morte, perché senso della vita e senso della morte sono inseparabili. In altre culture la morte è stata accettata come un fatto naturale, e quindi senza patirne scandalo, come la fine di ciò che è solo parte della grande, necessaria ed eterna macchina cosmica. Ma fin quando resterà sia pure soltanto un residuo di senso cristiano, non potremo ritornare a nessuna serena e pacifica accettazione della morte. Fra i maggiori autori moderni e contemporanei sono molti gli irriducibili nemici della morte: in loro si manifesta la volontà di resurrezione dei morti che, negata e schiacciata in fondo ai cuori della presuntuosa stoltezza del mondo, preme e grida la sua domanda e la sua speranza.


Band consigliata: se li ricordano in pochi, i Tristitia


che vennero recensiti su Grind Zone moltissimi anni fa, non con voti particolarmente alti, da quanto mi ricordo...


Comunque secondo me erano molto validi anche se qui da noi non hanno fatto faville e se li ricordano in pochi

e poi si abbinano bene a roba cristiana nero pece alla Quinzio... e di certo solo Lunaria può trascrivere roba di cristianesimo esistenzialista e consigliare come sottofondo i Tristitia.

Del resto l'iconografia cristiana è molto DOOOOOOOOOOOM https://intervistemetal.blogspot.com/2020/11/cattedrali-chiese-sagrada-familia-e-il.html






APPROFONDIMENTO: L'ALTRUISMO NELL'ETICA CATTOLICA

Info tratte da


L'egoismo è la prigione più angustiante che l'uomo possa crearsi. è una corazza di ghiaccio che isola e rende sterile in profondità ogni dialogo, umano e divino. 
L'altruismo, invece, è comunione liberatrice con gli uomini e con Dio, presente sotto la multiforme bellezza del fratello quotidiano (Nota di Lunaria: anche nel 1969 non era ammissibile citare le femmine includendole in Dio, scrivendo la frase come "con Dio, presente sotto la multiforme bellezza del fratello e della sorella quotidiani")

Un cuore aperto simultaneamente tutto al prossimo e tutto a Dio, senza preferenze e accentuazioni è forse l'ideale della perfezione umana. 
La porta dell'anima, chiusa contro la polvere dell'uragano, ma sempre pronta a dischiudersi al primo viandante (a prescindere che abbia o non abbia il lasciapassare verde. Nota di Lunaria), è l'immagine biblica della salvezza cristiana o in genere della felicità su cui matura il destino eterno.

L'altruismo è il segno della liberazione da sé, perché l'altro rientri nell'ordine della nostra esistenzialità in mutuo arricchimento. In misura che avvolge il nostro essere, l'altruismo si trasforma in gratitudine - chi sapeva di venire al mondo, chi lo ha chiesto? - rendendoci disponibili verso tutti e più coscienti delle nostre forze, assopite o disperse fra contrastanti interessi.

In questa luce vediamo dipanarsi la logica che rima dall'interno la vita di Maria: dando se stessa, umile creatura (*) ha ricevuto Cristo; con il "fiat" avvia nel tempo il cammino della Storia nuova.
Su un piano anche naturale, ogni uomo in fondo è il prolungamento di quelli che si sono responsabilmente donati nell'amore per lui, nel quale rivivono in identità di sentimenti e spesso di aspirazioni.
(...) Colui che riceve è a sua volta spinto a donare, in una catena di gratitudine. (...) L'uomo oggi ha più bisogno di dare che ricevere. Ha bisogno del Magnificat di Maria (...) Maria si autoproclama la serva di tutti (*) quando sa di essere la Signora dell'Universo: nel servizio la grandezza.
(...) Maria è diventata nostra madre nell'ora dell'agonia di Cristo (...) La notte può risplendere più del giorno se a irraggiar luce non è l'astro che tramonta ma il cuore pieno o almeno desideroso di Dio.
(...) Se in tale prospettiva riuscissimo a diventare uno tra noi, nella sincerità dell'amore, guardando al tu prima che all'io, in mutua apertura, ravviseremmo forse in Maria la donna che tutti noi sogniamo, quella che incarna e proclama la logica della vita che si illumina in profondità, all'insegna dell'altruismo.
L'altruismo porta al superamento di ogni estraneità esistenziale, perché le nostre decisioni siano sagge e personali. è qui il momento culminante della presenza genitrice di Maria (...) La morte è vita, o meglio la vita è nella morte, dalla quale erompe, quasi lacerazione del velo che copre il volto di Dio, in virtù dell'attività materna di Maria.
Maria è dunque colei che genera la luce che risveglia i colori sui volti degli uomini e delle cose perché siano più belli; che ci sprona a dire Tu, nella novità dell'essere e nella totalità del dono, quasi remiganti dalle profondità del suo amore rinnovatore. 


(*) Nota di Lunaria: Resta la problematicità di quel termine, "serva" e "creatura", associato alla femmina-Maria, mentre al maschio-Cristo si attribuisce la divinità. Infatti:

"La mariologia è l'esaltazione del principio della sottomissione e della ricettività, purificato da qualsiasi relazione con la femminilità sessuale [...] Nel patriarcato c'è una buona e una cattiva femminilità. La cattiva femminilità rappresenta la volontà della creatura [...] nel suo stato naturale, la femminilità rappresenta il peccato e tutto ciò che deve essere sottomesso o rigettato. La buona femminilità invece rappresenta la creatura in quanto veicolo passivo della volontà maschile di Dio.[...] La mariologia esalta il femminile verginale, obbediente e spirituale, ma teme tutte le vere donne di carne. (...)Finché la mariologia costituisce l'esaltazione del principio della sottomissione e della ricettività purificato da qualsiasi relazione con la femminilità sessuale, liberazione della donna non c'è e non può esserci."

Comunque, ad onor del vero, dobbiamo anche specificare che negli ultimi anni qualche teologo ha comunque parlato di Dio Madre, cercando di includere la femminilità simbolica in Dio oppure si è parlato di Maria come una sorta di "presenza e un sacramentale dei lineamenti materni di Dio" e la sua femminilità materna come "segno ed espressione concreta del volto materno di Dio".
Sono espressioni che solamente un cattolico integralista ultratradizionalista e misogino rigetterebbe, per il resto una parte dei cattolici moderni potrebbe concordare con queste frasi. 
Di più, parlando di "inclusività del femminile nel Dio cristiano", il cristianesimo non può offrire, è una religione androcentrica e patriarcale per definizione fin dalle sue origini e resta sempre lo scandalo dell'unico Dio e Redentore maschio e solo maschio. Comunque, si può apprezzare l'impegno di quei cristiani veramente dispiaciuti per la misoginia cristiana del passato, che nei loro libri tentano di correggere questo difetto e limite del cristianesimo.








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