Nota di Lunaria: non sono una grande appassionata di letteratura tedesca\austriaca\svizzera, in primis perché non mi piace il suono del tedesco, e poi perché a parte Novalis (https://novalisinniallanotte.blogspot.com/) e poco altro proveniente da quei lidi (inclusi i Lacrimosa e i Blutengel), non è nelle mie corde. https://intervistemetal.blogspot.com/2018/01/germania-romanticismo-nero-gothic-e.html https://intervistemetal.blogspot.com/2018/01/germania-romanticismo-nero-gothic-e_31.html
Diciamo che in quelle lande fanno bene l'Industrial Metal https://intervistemetal.blogspot.com/2016/09/industrial-metal.html e la musica Elettronica, e quindi il massimo della mia "passione germanica" va a quello; il tedesco si abbina bene ai chitarroni alla Rammstein, questo sì,
e nelle canzoni di Chris dei Blutengel, ai tempi di "Seelenschmerz" e ancor prima, al tempo dei Seelenkrank, https://intervistemetal.blogspot.com/2016/07/top-10-electro-goth.html
ma Io vagheggio innamorata Poeti come Shelley o Milton, Giambattista Marino e Tarchetti, che ovviamente furono predestinati da tutta l'Eternità, ancor prima di essere vivi, ad amarMi, ad amare Lunaria ed esclusivamente Lunaria celebrandoMi e spasimando per Me e Me sola, esclusivamente con sonetti in inglese secentesco (che fa così Cradle of Filth di "Dusk and Her Embrace"... non che il nuovo cd dei COF sia disprezzabile, eh... ma "Dusk" resta IL cd dei COF per definizione nella loro purezza inarrivabile) o in italiano secentesco o ottocentesco, e il tedesco non va bene per attizzarmi, non si abbina alle mie fantasie sessual-sepolcrali.
Insomma, per farla breve, Goethe e gli altri poeti tedeschi non mi attizzano così tanto.
Quanto a Hegel e agli altri Idealisti non mi attizzano proprio per niente, perciò sono fuori dalla classifica di preferenze lunariali.
Comunque, so che laggiù nel vasto mondo del web c'è sicuramente qualcuno che ricercherà un post sulla letteratura tedesca delle origini, perciò ecco qui qualche nota presa da un libro degli anni '50 che magari è pure difficile da recuperare, e io sono una Bibliomane che diffonde ovunque i libri, soprattutto in tempi dove ai non-marchiati con tessera verde VIENE PROIBITO di entrare nelle biblioteche, perciò...
Fare uscire un post sulla Letteratura Tedesca di prima dell'Anno Mille, sapendo benissimo che questo tipo di libri li si trova solo nelle biblioteche e che a milioni di italiani, come me, viene PROIBITO DI ENTRARCI, è un modo per ribellarsi a questo scempio bibliocida, l'aver proibito I LIBRI GRATIS ai non-tesserati con il lasciapassare verde...
Peccato che non ho la copertina, ma l'ho trovato così, questo libro!
Info tratte da
Per prima cosa, bisogna distinguere il "tedesco" dal "germanico": la letteratura tedesca più antica dagli avanzi della poesia barbarica. Goethe, https://intervistemetal.blogspot.com/2018/01/germania-romanticismo-nero-gothic-e_31.html
il massimo autore tedesco, non ha una relazione storica con le lettere dell'età sveva o carolingia, mentre un italiano può risalire senza molte difficoltà ai poeti italiani del Trecento; la letteratura nei paesi di lingua tedesca (Germania, Austria, Svizzera), precedente alla seconda metà del Settecento, non è più viva e quella del Medioevo è talmente remota che viene letta solo dagli studiosi. Ancora più remota quella che precede l'anno Mille.
In effetti, la Germania colta prima e durante il Medioevo ha parlato il latino e la letteratura dell'area germanica conserva questa peculiarità.
Fra i più antichi esempi letterari in lingua tedesca c'è il "Carme d'Ildebrando", che c'è stato conservato in una trascrizione del VIII o IX secolo.
Il titolo si riferisce al leggendario Ildebrando, il maestro d'armi di Teodorico.
Qualche verso, per darne un'idea:
"Udii [cantar e] dir che disfidarsi\a tenzone Ildebrando ed Adubrando,\tra le due schiere, del figlio e del padre.\Preparan l'arme, gli abiti di guerra vestono\e il brando cingono i due prodi\sopra alle anella e corrono a battaglia."
Un altro poema che sta alle origini della letteratura tedesca è l'"Heliand", "Il Salvatore", un poema sulla vita di Cristo, composto da un ignoto monaco sassone, scritto su commissione di Ludovico il Pio.
Qualche verso:
"Così a voi mostrano i segni che v'ho detto\quando l'ultimo giorno alle genti s'appressa.\In verità vi dico: che queste stirpi tutte,\che questo non morrà popolo prima che\il mio detto s'avveri. S'approssima la fine\del cielo e della terra; ma in eterno santa\la mia parola sta."
Sempre a tema cristiano, ricordiamo "Il Libro degli Evangeli", scritto da Otfrid.
Qui un breve passo:
"Giuseppe nel frattempo\al bambino badava;\uom servizievol era,\la madre anche curava.\L'angelo venne e dissegli\(...) Va subito in Egitto (...)\La madre là conduci,\il bambino ugualmente;\non stare a perder tempo,\curali attentamente."
Per quanto riguarda l'Età Carolingia, si diffondono testi in latino: Eginardo, "Vita Karoli Magni", Valafrido Strabone e Notker, il benedettino che scrive una poesia dedicata alla chiesa:
"Canti l'Ecclesia\madre illibata\e vergine senza ruga\l'onore di questa chiesa! (...) \e con la luce perpetua emulando\la città senza tenebre,\e custodendo nel suo grembo i corpi\delle anime che in cielo vivono" (...)
Il testo più importante è il "Waltharius", attribuito al primo degli Eccheardi di San Gallo, che l'avrebbe scritto tra il 920 e 930, oggigiorno lo si retrodata al IX secolo. Il poema è incentrato su Gualtiero, cui si aggiunge la descrizione di Ildegonda, la nobile fanciulla promessa sposa e compagna di Gualtiero, durante l'avventurosa fuga dalla corte di Attila.
Qui qualche estratto:
Gualtiero afferrata con la man destra la lancia\ed imbracciato nella sinistra lo scudo\entrò trepidante in cammin, per fuggire\da quella odiosa terra d'esilio, lontano.\Conduceva il cavallo, col carco del ricco tesoro, la donna e di nocciolo una canna teneva in man come quella\che appiccandovi l'amo, nell'onda\il pescatore immerge per attirare con l'esca il pesce ghiotto di cibo.\(...) Di notte correvano sempre; ma appena che Febo\il rosseggiante suo volto con le prime luci mostrava,\si nascondean nelle selve cercandovi i luoghi più occulti,\ed anche in quelli il timore i loro passi affrettava.\Tanta paura ha la donna, che ad ogni sussurro di vento,\ad ogni volo di uccello, ad ogni stormire di fronda\il cuore le balza nel letto, talché trema tutta d'orrore.\Ma vince l'amor della patria e l'odio alla terra d'esilio.\Fuggono i centri abitati, fuggono i campi ben colti\e per impervie montagne, per luoghi inaccessi e selvaggi\trepidanti ed incerti procedon lontan da ogni strada. (...)
Ma, curiosamente, lo scrittore più famoso dell'Evo sassone... è una donna! Per la precisione, una nobile sassone, monaca nel convento benedettino di Gandersheim: Roswita. Roswita anticipa persino il teatro, nei suoi sei drammi religiosi in prosa. L'Autrice stessa ha dichiarato le sue intenzioni in una prefazione: "Ci sono molti cattolici che, a causa dell'elegante eloquenza dello stile, preferiscono la vanità dei libri pagani all'utilità delle Sacre Scritture. Ce ne sono poi altri che, sebbene si attengano agli scritti sacri e non facciano conto delle opere pagane, leggono tuttavia non di rado le favole di Terenzio, e, attratti dalla dolcezza del suo stile, si macchiano con la conoscenza di cose nefande. Per questo io, fattami voce gagliarda di Gandersheim, non ho esitato ad imitarlo nella scrittura (*) mentre altri gli rendono omaggio leggendolo, proponendomi di celebrare, per quanto consentono le modeste forze del mio ingegno, la gloriosa castità delle sante vergini in quel medesimo genere letterario in cui venivano rappresentate turpi impudicizie di donne lascive (**)"
Qualche stralcio tratto da "L'Abramo"
Efremo: Abramo, Abramo, perché soffri? Perché ti rattristi oltre misura? Un eremita non deve turbarsi come gli altri uomini del mondo.
Abramo: Una enorme disgrazia mi ha colpito, un insopportabile dolore mi accascia.
E: Non affliggermi con lunghi giri di parole; dimmi dunque ciò che soffri.
A: Maria, la mia figlia adottiva, che io ho nutrito per vent'anni con tanta cura, che ho istruito con tanto zelo... (***)
E: Ebbene?
A: Ahimè, è perduta. (...) Ero già turbato da una visione spaventosa; e se la mia mente non fosse stata cieca, questa mi avrebbe presagito la sua rovina.
E: Che visione era? Vorrei saperlo.
A: Mi sembrava di essere sulla porta della mia cella, quando un enorme drago dal tremendo fetore, sopraggiunto con rapido impeto, si gettò su una candida colomba ch'era presso di me e la afferrò, la divorò e subito scomparve. (...) Quando abbandonai al sonno le membra stanche, mi parve di vedere lo stesso dragone rotolare morto ai miei piedi e la colomba balzar fuori senza alcuna ferita. (****)
(*) Nota di Lunaria: questa è la dimostrazione che le donne nobili "nei secoli dove non esisteva la parità tra uomo e donna" SAPEVANO LEGGERE E SCRIVERE, TANTO PIù CHE CONOSCEVANO ANCHE GLI AUTORI DEL PASSATO. Con buona pace di quelli che idolatrano aristotele e credono che "eh eh eh! Le donne hanno imparato a leggere e scrivere solo nel Novecento! Nei secoli precedenti solo noi maschi sapevamo leggere e scrivere, eh eh! aristotele ha sempre detto il vero, eh eh!"
(**) Roswita è consapevole della misoginia diffusa nella letteratura antica... esattamente come lo sarà anche Christine de Pizan.
(***) Una mia ipotesi: forse qui, Roswita, sta alludendo al padre o ad una qualche figura maschile che le abbia permesso o l'abbia spronata a studiare.
(****) La visione con la colomba la si trova anche in un romanzo di Delly, "La colomba del castello", che avevo già recensito. https://intervistemetal.blogspot.com/2021/03/facciamo-un-altro-regalo-ai-cattolici.html
Infine citiamo la letteratura dell'Evo Salico, che sta sotto il segno del "Contemptus mundi", il disprezzo delle cose terrene. Ne è un esempio questo Memento Mori, "Ricordati che devi morire" del XI secolo, dove la peccaminosità delle cose terrene, l'inganno di ogni splendore mondano vengono presentati con accesa eloquenza:
Donne e uomini, pensate\a che poi voi diventate!\(...) Gioie di questo corpo avete, ma lasciarlo dovete.
Nella Cantilena di Ezzo, dal nome dell'autore, il canonico di Bamberga in Franconia, c'è l'esaltazione della Croce:
"Lux in tenebris:\essa sta nel nostro mezzo (...)\O crux Salvatoris\a noi l'albero tu sei\(...) E la nostra patria è 'l Cielo\dove un giorno approderemo."
La Cantilena di Ezzo risuonò sulle bocche dei pellegrini in Terrasanta.
Infine, citiamo un Trionfo della Morte, composto da Arrigo da Melk, autore austriaco:
"Andate, dunque, Madonna, e mirate il vostro [morto] marito. Guardate bene che colore ha la sua faccia; (...) Non era egli di lieto aspetto quando con voi in pubblico e in privato giocava con gli occhi? E ora guardate: dove sono le sue dolci parole con che lodava e dichiarava l'alterezza della sua donna? (...) Guardate come immobili giacciono le braccia e le mani con che di continuo vi carezzava e abbracciava... (...) Il cattivo odore e vapore salgono dal lenzuolo funebre e fanno sì ch'egli non resti più a lungo con voi sulla terra"
Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2022/10/christina-ebner-e-matilde-da-magdeburgo.html
APPROFONDIMENTO: LA POESIA CORTESE TEDESCA
Info tratte da
Delle primitive espressioni di poesia guerresca e religiosa non ci resta più nulla, al di fuori di succinte notizie date da Tacito, il grande storico romano. Con la conversione dei popoli germanici al cristianesimo (IX secolo) scomparve ogni traccia del patrimonio culturale dell'epoca pagana.
La conversione al cristianesimo ebbe come conseguenza la diffusione della lingua e cultura latina, il che non impedì che continuasse a sopravvivere il linguaggio nazionale dal quale doveva nascere, per naturale evoluzione, la lingua tedesca.
Le prime manifestazioni letterarie che conosciamo della lingua tedesca antica, in perfetta aderenza all'indole immaginosa e guerriera delle popolazioni germaniche, sono nella maggior parte dei canti epici: fosche leggende di guerra e vendette dove risaltano le figure di re e cavalieri cristiani ma che nello spirito sono rimaste pagane.
Questo filone epico, nonostante le successive diffusioni di una poesia a carattere religioso e di quella, profana, dei giullari vaganti, rimase a lungo la forma più genuina di espressione dell'anima popolare. Il suo culmine si ebbe verso il XIII secolo, quando le varie leggende tradizionali furono riunite nel ciclo dei Nibelunghi, la saga nazionale tedesca.
L'autore fu un ignoto poeta austriaco che si valse di canti più antichi, modificandoli secondo lo spirito cortigiano e cavalleresco del suo tempo.
Nelle corti si diffuse una forma di poesia in lingua tedesca che cantava gli ideali e i personaggi della cavalleria.
Eccone un esempio: il poeta Walter von der Wogelweide immagina un dialogo tra una donna e un cavaliere.
"Io sento tanto parlare delle vostre virtù, che sono sempre pronte al vostro servizio. Se non vi avessi veduta, avrei minor valore. Ora voglio essere sempre migliore; e vi prego: la mia volontà è buona, ma sono inesperto: onde voi dovete insegnarmi la misura."
"Voi operate da uomo cortese tenendomi in sì alto pregio: io non sono più savia di voi. Tuttavia deciderò la nostra disputa. Fate prima voi ciò che vi chiedo, e rivelatemi il desiderio degli uomini."
"Noi vogliamo che la costanza sia la corona della donna gentile. Come al tiglio si addice il cantare degli uccelli tra fiori ed erbe: ancor meglio si addice alle donne grazioso saluto."
"Io vi dico chi veramente piace a noi. Quegli che conosce il bene e il male, e vi dice sempre il meglio. Chi sappia ancora essere allegro, in modo giusto, ed aver l'animo, secondo i casi, umile ed alto"
Ma a differenza dell'epica popolare che aveva solide radici nella tradizione, questa epica cortese era frutto di una moda e questi poeti-cavalieri non facevano che imitare abbastanza meccanicamente i modelli della poesia francese.
Anche se "importata" l'epica cortese raggiunse un livello stilistico notevole nell'opera di maestri come Wolfram von Eschenbach, autore del "Parsifal", che seppe dare un carattere personale alle sue opere nonostante fossero ispirate da opere straniere. Era incapace di leggere e di scrivere e la sua poesia fu dettata a dei copisti ed è solo per questa che possiamo conoscerla.
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