Una critica cristiana all'Esistenzialismo e a Nietzsche

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Nota di Lunaria: Curiosamente, io sono stata molto più influenzata dall'Esistenzialismo Cristiano che non da quello ateo. Ecco qui un punto di vista cristiano sull'Esistenzialismo.

Ci sono due umanesimi atei - e cioè negatori di Dio - che parlano dell'uomo cercando di presentarne - e di spiegarne - il mistero. Il primo di tali umanesimi esalta l'uomo, tanto da far di lui un valore assoluto, autonomo, indipendente da ogni essere superiore;  (Nota di Lunaria: si veda il pensiero di Stirner o di Lavey) l'altro, abbassa l'uomo fino alla disperazione, negando che si possa dare un senso alla sua esistenza. (Nota di Lunaria: più che non Sartre, si veda Cioran)

Per il primo, l'umanità deve sforzarsi per costruire per sé una stabile dimora quaggiù, null'altro esistendo al di sopra dell'uomo, vertice supremo e centro unico di tutta la realtà; per il secondo è addirittura inspiegabile ed è assurda l'esistenza stessa dell'uomo.

è onesto dire che tali affermazioni, proprie di questi due umanesimi, danno luogo a tendenze che sono effettivamente vissute; questo è segno evidente che qualcosa - e magari più di qualcosa - c'è, in esse, di vero: al punto che si vorrebbe quasi dare a quelle affermazioni il nome di verità incomplete, di verità innestate negli errori o, se si preferisce, di verità quasi imprigionate da essi.

Chi legge la Costituzione pastorale "Gaudium et Spes" dove si tratta della Chiesa del mondo contemporaneo, vi trova affermato che la Rivelazione ha una precisa risposta per la domanda che l'interessa: che cosa è l'uomo?

Nel dare una prima risposta concordano credenti e non credenti affermando, gli uni e gli altri, che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all'uomo come a suo centro e suo vertice. Ma altre domande sorgono: che cosa fu l'uomo all'inizio? Che cosa divenne, poi, coscientemente, liberamente? E che cosa egli è, adesso? Che cosa sarà in futuro: nel prossimo e nel remoto futuro? Di fronte a queste domande, i non credenti cercano ma non trovano; e quel che ritengono di aver trovato non li soddisfa, non li fa sereni. Nulla, infatti, vedono oltre la terra - oltre la realtà che noi chiamiamo creato - I credenti, invece, vedono al di là di essa: oltre la materia corruttibile, vedono lo spirito immortale; oltre il tempo che passa scoprono l'eternità che di un'interminabile vita è il possesso pieno e perfetto; oltre l'uomo intravvedono e scoprono Dio. E l'uomo lo vedono anzitutto come immagine di Lui. (*)

Ho ripreso in mano, questi giorni, gli scritti di un ateo che andava molto di moda quand'ero giovane: Nietzsche. Egli era inebriato della propria potenza e la proiettava in visioni di distruzione, nel desiderio di abbattere tutto ciò che fino a lui era stato considerato intangibile e degno del massimo rispetto.  Era irresistibilmente attratto, come egli confessa, dalla "masnada degli empi".  Egli si abbandonò a questa prospettiva con tutto se stesso e scrisse pagine di fuoco in cui sprofondavano tutti i valori. Purtroppo le sue eccellenti doti di intelletto e di cuore non resistettero ad un tale vortice distruttore; il magnifico ed immaginifico scrittore perdette ogni mèta, smarrì ogni sentiero... Il suo sguardo angosciato non poté fuggire la notte purpurea della follia. Nietzsche finì in manicomio assai tristemente: lui, il profeta del superuomo. Eppure egli aveva intravisto ormai dove stava dirigendosi. Quando ancora era conscio di sé confessò lucidamente il suo presentimento, ma non fece niente per ritirarsi dall'abisso.

Vale la pena di leggere le sue parole, questa volta davvero profetiche: "Mi fermo, mi sento ad un tratto tutto stanco. Innanzi, così sembra, la strada precipita: in un lampo, tutt'intorno, l'abisso: non riesco a guardare. Alle mie spalle s'erge la montagna. Stendo tremando la mano in cerca d'un appiglio. Come? Tutto s'è trasformato improvvisamente in rocce e dirupi? Ecco un cespuglio... esso si sbriciola nella mia mano e foglie ingiallite e minute radichette sfuggono e rotolano verso il basso. Rabbrividisco, chiudo gli occhi... dove sono? Fisso lo sguardo in una notte di porpora: essa pure guarda me e mi fa cenni." Come abbiamo detto, fu un tragico invito. Personalmente sono convintissimo che Nietzsche fu responsabile della sua pazzia. Egli volle sostenere un'esperienza disumana. Infatti egli non accettò di essere un uomo, ossia una creatura, ma volle essere il superuomo che non aveva niente di superiore. In una sua celebre opera in cui egli si identifica nel protagonista che fa il libero cacciatore in uno strano Eden, Nietzsche si rese conto perspicacemente dove poteva condurlo la pretesa di vivere senza far riferimento a valori assoluti e divini. Infatti egli vede il cacciatore che s'introduce furtivamente nel paradiso dell'antico serpente che seduce con la vecchia tentazione: "Sarete come Dio!" Ecco le sue sgomente parole: "Perché ti sei lasciato adescare ad entrare in paradiso dell'antico serpente? Perché ti sei introdotto furtivamente in te... in te? Un ammalato adesso sei, malato del veleno del serpente."

A commento di un testo di Isaia, "Dio mi conosce e mi chiama per nome", Newman scrive: "Dio era perfetto, beatissimo in se stesso; ma Egli volle creare un mondo per la sua gloria. Egli è l'Onnipotente, ed avrebbe potuto fare ogni cosa da sé; ma fu sua volontà compiere i suoi disegni per mezzo di esseri creati per la sua gloria; noi siamo creati per fare la sua volontà. Io sono creato per fare o per essere qualche cosa per cui nessun altro è creato; io occupo un posto mio nei consigli di Dio, nel mondo di Dio: un posto da nessun altro occupato. Poco importa che io sia ricco, povero, disprezzato o stimato dagli uomini; Dio mi conosce e mi chiama per nome. Dio mi ha creato per rendergli qualche servizio ben definito: Egli mi ha affidato un lavoro che non ha affidato ad un altro. Io ho la mia missione: potrei non conoscerla mai in questa vita, ma mi sarà rivelata nell'altra. In qualche modo io sono necessario ai suoi intenti, tanto necessario al posto mio quanto un Arcangelo al suo. In verità se io fallisco Egli può scegliere un altro, come avrebbe potuto suscitare dai sassi dei figli di Abramo. Tuttavia io ho una parte in questa grande opera; sono un anello della catena, un legame tra le altre persone. Egli non ha creato me inutilmente. Io farò del bene, farò il suo lavoro. Sarò un angelo di pace, un predicatore della verità nel posto che Egli mi ha assegnato, anche senza che io lo sappia, pur ch'io segua i suoi comandamenti e Lo serva nella mia vocazione. Perciò io voglio fidarmi di Lui: checché io sia, io non posso mai venir gettato via come cosa inutile.  Se sono malato, la mia malattia può servirgli; se perplesso, la mia incertezza può servirgli; se sono nel dolore, il mio dolore può servirgli. La mia malattia, la mia incertezza, il mio dolore possono essere le cause necessarie a qualche grande opera che ci è del tutto incomprensibile. Egli non fa nulla inutilmente. Egli può prolungare la mia vita, Egli può accorciarla, Egli sa quello che fa. Egli può portare via i miei amici, Egli può gettarmi tra estranei, Egli può immergermi nella desolazione, opprimere il mio spirito, nascondermi l'avvenire; eppure Egli sa quello che sta facendo. Lavora in me e per mezzo mio."

 

(*) Nota di Lunaria: Il che, poi, è il problema del cristianesimo: il fatto che rivela che questo loro Dio è Padre (e quasi mai Madre) e che si è incarnato nel maschio Gesù (e non si è incarnato anche in una femmina). Così, se il maschio è sempre stato considerato "totalmente ad immagine di Dio" (Agostino, Aquino), la stessa cosa non la si è avuta pienamente per la femmina, che veniva considerata "Immagine di Dio se era unita a suo marito\Immagine di Dio secondaria (l'Imago Dei piena e primaria spettava al maschio)" Oggigiorno i cattolici progressisti non ritengono più la femmina secondaria, quanto ad Immagine di Dio; ma un cattolico tradizionalista potrebbe benissimo rifarsi ancora all'idea agostiniana o aquiniana della donna. Il fatto che solo il maschio può essere prete, in quanto "Alter Christus" conferma, anche oggi, questa idea: ovvero che "la femmina non è abbastanza degna per rappresentare Dio" e "Dio non può essere abbassato con immagini simboliche femminili". Comunque, ad onore del vero, negli ultimi tempi, alcuni teologi (non tutti) hanno parlato di una maternità di Dio o dello Spirito Santo o hanno rivisto Maria come una sorta di manifestazione della Maternità di Dio e della cura materna che porta ai suoi figli.


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