Thomas Merton

 



La vita e la morte sono in guerra dentro di noi.
Fin dalla nascita cominciamo al tempo stesso a vivere e a morire.
Anche se non ne abbiamo la minima consapevolezza, questa battaglia tra la vita e la morte persiste in noi inesorabilmente e senza requie.
Se mai ne diveniamo pienamente coscienti, non solo nella carne e nel sentimento ma soprattutto nello spirito, ci troviamo coinvolti in una lotta terribile, un'agonia non di domande e di risposte, ma di essere e non essere, di spirito e vuoto.
In questa che è la più terribile di tutte le guerre, combattuta sull'orlo di una disperazione infinita, ci rendiamo conto a poco a poco che la vita ricompensa lautamente chi ha l'esatta intuizione di una segreta e spirituale risposta alla quale rimane sorridendo impegnato. Questo è più che un "trovare la pace dell'intelletto" o "impostare problemi religiosi".

Infatti, per chi si immerge negli oscuri abissi dell'agonia i problemi religiosi sono un lusso inconcepibile. Egli non ha tempo per simili indulgenze.
Egli combatte per la propria vita.
Il suo essere è una nave che sta naufragando, che ad ogni soffio di vento rischia di sprofondare nel nulla e che tuttavia rimane inesplicabilmente a galla nel vuoto. I quesiti che hanno una risposta sembrano allora la beffa crudele di una mente insana. 

La stessa esistenza diventa un interrogativo assurdo, come un koan zen: e trovare risposta a una simile domanda significa essere irrimediabilmente perduto. Una domanda assurda non può avere che una risposta assurda.
Le religioni non danno semplicemente risposte a dei quesiti. 
O per lo meno non si limitano a questo finché non comincino a degenerare. La salvezza è più di qualsiasi risposta. Il sopravvivere a un disastro non è soltanto la risposta alla domanda "scamperò?"

Tutto dipende dall'esito finale, nella lotta fra la vita e la morte.
Nulla è sicuro prima. Nulla è definitivamente certo.
L'esito è lasciato alla nostra scelta. Ma appunto in questo consiste l'oscuro terrore dell'agonia: non possiamo esser sicuri della nostra scelta.
Siamo abbastanza forti da continuare a scegliere la vita quando vivere significa proseguire incessantemente questa assurda lotta dell'essere e non essere nel profondo del nostro io?

Le radici della vita si conserveranno immortali e invulnerabili in noi se continueremo a tenerci moralmente in vita con la speranza. Però la speranza nella sua piena dimensione soprannaturale supera le nostre facoltà. E quando cerchiamo di tenerci legati alla speranza col solo persistere fortemente nella volontà di vivere, finiamo, se non nella disperazione, in quel ch'è peggio: l'illusione.
(Perché questa illusione è in realtà una disperazione che rifiuta di prendere atto di se stessa. è la forma pietosa che i vili danno alla loro disperazione)

La speranza inoltre è un dono. Come la vita, è un dono di Dio, totale, inaspettato, incomprensibile, immeritato. Scaturisce dal nulla, completamente libera. Ma per trovarla dobbiamo calarci nel nulla. E qui troviamo la speranza più perfetta quando siamo privi di fiducia, di forze, quando quasi non esistiamo più.

Una speranza che si vede, dice san Paolo, non è speranza.
Non è speranza.
Disperazione, quindi. Vedere la speranza significa abbandonarla.
La speranza cristiana che non si vede è una comunione nell'agonia di Cristo.
è l'identificazione della nostra agonia con l'agonia di Dio che svuotò se stesso e divenne obbediente fino alla morte.
è l'accettazione della vita in mezzo alla morte, non perché noi abbiamo coraggio, o luce, o saggezza per accettarla, ma perché lo stesso Dio della vita accetta di vivere in noi, miracolosamente, nel medesimo istante in cui discendiamo nella morte.
Tutto il pensiero religioso mira ad armare l'uomo nella lotta con la morte di armi che gli assicurino la vittoria della vita sulla morte.
 
La più paradossale e al tempo stesso la più singolare e caratteristica affermazione fatta dal cristianesimo è che nella risurrezione di Cristo l'uomo ha completamente vinto la morte e che in Cristo i morti risusciteranno per godere la vita eterna, in corpi spiritualizzati e trasfigurati e in una creazione totalmente nuova.
Questa nuova vita nel regno di Dio deve essere non tanto un'eredità passivamente ricevuta quanto in un certo senso il frutto della nostra agonia e del nostro travaglio, del nostro amore e delle nostre preghiere in unione con lo Spirito Santo.
Tale credenza fantastica e umanamente impossibile è stata generalmente accantonata dal cristianesimo liberale del 19° e inizio 20° secolo, ma chi legge il Nuovo Testamento deve obiettivamente ammettere che si tratta della dottrina dei primi cristiani.
Infatti senza questa favolosa affermazione escatologica il cristianesimo non è che un sistema morale con un contenuto non troppo spirituale.
Se il cristianesimo non è tutto concentrato nella vittoriosa, viva e onnipresente realtà di Gesù Cristo, l'Uomo-Dio, vincitore della morte, perde il suo carattere distintivo e l'apostolato missionario cristiano non ha più ragione di esistere. In realtà, un apostolato senza la risurrezione dei morti tende ad essere puramente e semplicemente un apostolato per il "progresso" culturale ed economico dell'Occidente e non una vera predicazione del Vangelo.
La pienezza della vita umana non può essere misurata dalla sorte riservata al corpo.
La vita non consiste soltanto nella forza fisica, nella salute, nella capacità di godere.
Che cos'è la vita?
è qualcosa di infinitamente più importante del nostro respiro, del battito dei nostri polsi, delle nostre reazioni agli stimoli fisici.
è vero che tutte queste cose sono essenziali all'esistenza umana, ma non costituiscono per se stesse la vita in tutta la sua pienezza.
Si può possedere tutto questo ed essere un idiota.
E chi solamente respira, mangia, dorme e lavora, senza consapevolezza, senza scopo e senza idee personali, non è veramente un uomo. 
La vita, in questo puro senso fisico, è l'essenza della morte. Chi vive così non vive, vegeta.
Perché uno sia vivo deve non soltanto esercitare gli atti appartenenti alla vita vegetativa e animale, deve non soltanto mantenersi in vita, crescere, essere cosciente, non soltanto muoversi, nutrirsi, e così via.
Egli deve svolgere le attività pertinenti al suo genere, specificamente umano, di vita.
Deve, cioè, pensare intelligentemente.
E soprattutto dirigere le sue azioni con libere decisioni, prese alla luce del suo pensiero. Queste decisioni, inoltre, devono tendere alla sua formazione intellettuale, morale e spirituale. Devono tendere a renderlo più consapevole delle sue capacità di conoscenza e di libera azione. Devono allargare ed estendere il suo potere di amare gli altri e di dedicarsi al loro bene: perché in questo egli trova la realizzazione di se stesso.
In una parola, perché uno viva, deve diventare totalmente, pienamente, vivo. Dev'essere tutto vita, nel corpo, nei sensi, nella mente e nella volontà.
Ma questa vita deve anche avere un suo ordine e una sua coerenza. Sentiamo spesso dire di qualcuno che scoppia di vita, mentre si tratta in realtà di persone che lottano con la propria incoerenza.
La vita, infatti, può sovrabbondare ma non esplodere.
Coloro che scoppiano di vita spesso non fanno altro che sprofondare nella morte con un tonfo enorme. Essi non trascendono la morte, le si abbandonano con tanta vitalità animale che sono capaci di trascinare con sé molti altri nell'abisso.



P.s segnalo che alcuni cristiani, per tutelare e offrire supporto ai lavoratori\lavoratrici cristiani che subiranno violenza psicologica, ricatti, licenziamento, hanno proposto di "fare colletta".



OVVIAMENTE NESSUNA "SORELLANZA FEMMINISTA" SE NE è SALTATA FUORI CON QUESTA PROPOSTA, CON COSE DEL TIPO "OFFRIAMO AIUTO E SUPPORTO ALLE DONNE NON SIERATE CHE VERRANNO LICENZIATE\SOPPORTANO VIOLENZA PSICOLOGICA FARMACOLOGICA DA MESI"

COME LA SOTTOSCRITTA.

PERALTRO, IGNORATA ANCHE ANNI FA, DALLE "SORELLE" DEL MOTTO "SE TOCCHI UNA, TOCCHI TUTTE! ABBASSO IL PATRIARCATO!"

I CRISTIANI, QUEI CRISTIANI COLPITI DA QUESTA VIOLENZA FARMACOLOGICA TOTALITARIA, SI STANNO ORGANIZZANDO PER SOSTENERSI, L'UN CON L'ALTRO.

PERCHé SONO COERENTI E CORAGGIOSI. E ANZI, NON SONO MANCATI DEI CRISTIANI CHE SONO VENUTI A DARMI LA LORO SOLIDARIETà VIRTUALE!

AL CONTRARIO DI VOIALTRE!


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