La Luna: Simbolismo (4)

Info tratte da




La Luna, apparendo ogni notte nel cielo con un dito di luce di più (o di meno, se cala) tiene il conto del tempo e insegna all'uomo a far di conto.



Prima di entrare nella serie di numeri, essa raffigura l'1, l'unica grande vivente della notte. Con le sue due metà essa configura il 2 come opposizione-tensione.

Nota di Lunaria: prossimamente vedremo che Culto degli Astri e Numerologia esistono anche in Africa e che anche lì i numeri hanno grande importanza.

E poi essa è Trina (Nova-Cava-Plena) ed è Trino il suo ciclo fatto di 3 x 3 x 3 giorni. Nel rituale indiano della puja


l'adorazione della Dea Lunare è nello stesso tempo un conteggio. A cominciare dal primo giorno di Luna nuova il cerimoniale richiede ogni notte l'adorazione di una fanciullina. La prima ha un anno, la seconda ne ha due, la terza tre e così avanti ogni notte fino allo splendore di una vergine di 16 anni il terzo giorno di Luna piena.


Nota di Lunaria: l'autore non riporta il nome di questa Dea induista, riporta solo di aver preso questa citazione da Mircea Eliade.
 

Potrebbe forse essere Lakshmi



che rappresenta la Luna Piena (mentre Kali simboleggia la Luna Nera e Sarasvati la Luna Crescente); ma effettivamente non essendo specialista nell'Induismo non so quanto l'interpretazione delle fasi lunari in Sarasvati-Lakshmi-Kali sia "ortodossamente induista"; potrebbe essere un'interpretazione postulata solo in ambiente Neo Pagano, e non nella tradizione indù "classica"; 
 Comunque, nell'Induismo, la Luna è soprattutto attributo di Shiva ( https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/cambogia-arte-culto-shiva-spiriti-e.html ) e la Luna rappresenta proprio lo scorrere del tempo. Tra l'altro non è da escludere che all'inizio fossero delle corna, e non la falce di luna, come dimostrerebbe questa immagine di Prasupati, una sorta di Shiva primordiale Del resto sappiamo che le grandi corna del Toro sono un simbolo lunare. Shiva è chiamato Chandrasekhara, il Coronato di Luna, e tra l'altro, cavalca un toro, Nandi:
"La luna, attributo di molte raffigurazioni del dio, è una luna al quinto giorno; e nel quinto giorno del mese lunare è uso venerare o festeggiare Shiva. 5 è il numero di Shiva, e il pentagono il suo poligono. La luna simboleggia anche la coppa che contiene il soma, la bevanda sacra di cui si parla nei Veda [...] Sulla fronte Shiva porta un crescente di luna, raffigurante la luna del quinto giorno (panchami). Esso rappresenta il potere del soma, l'offerta sacrificale di cui si parla nei Veda, ad indicare che egli possiede sia il potere di procreazione, sia quello di distruzione. La luna è anche simbolo della misurazione del tempo; il crescente dunque simboleggia il controllo di Shiva sul tempo."

Un altro dio lunare è Chandra 



La Luna conta e misura. Dal Dio lunare Men viene il latino "Mensis", il mese, e da "Mensis, Mensura" (misura) e "Menstruus". Filando il destino la Luna conta gli anni della vita, è Indovina, Profetessa, Maga.

Nota di Lunaria:  la Luna era anche collegata al filare e l'attività della filatura si collegava alle fasi della vita.

Il numero è vago, come è vaga la Luna, perché ogni cifra conta tante volte nessuna cosa o ogni cosa. Come l'algebra, la Luna compita simboli, lettere.
Eliphas Levi in "Lettere al Barone Spedalieri ovvero la Cabala in 10 Lezioni" così si esprimeva: "Il libro sacro primitivo, il libro che Postel chiama la genesi di Enoch è la fonte primitiva della kabbala o tradizione, ora divina ed umana, ora religiosa. Là ci appare in tutta la sua semplicità la rivelazione dell'intelligenza suprema alla ragione ed all'amore dell'uomo, la legge etèrna che regola la espansione infinita, i numeri nell'espansione infinita, i numeri nell'immensità e l'immensità nei numeri, la poesia nelle matematiche e le matematiche nella poesia. Chi crederebbe che il libro ispiratore di tutte le teorie e di tutti i simboli religiosi ci sia stato conservato e sia pervenuto fino a noi sotto forma di un gioco composto di carte bizzarre? Ciononostante, nulla è più evidente, e Court de Gobelin, seguito poi da tutti coloro che hanno studiato seriamente il simbolismo di queste carte, è stato, nell'ultimo secolo, il primo a scoprirlo. L'alfabeto e i dieci segni dei numeri, ecco certamente ciò che di più elementare vi è nelle scienze. Aggiungetevi i segni dei quattro punti cardinali del cielo e delle quattro stagioni, ed avete il libro di Enoch completo. Ma ogni segno rappresenta una idea assoluta o, se volete, essenziale. La forma di ogni cifra e di ogni lettera ha la sua ragione matematica e la sua significazione geroglifica. Le idee, inseparabili dai numeri, seguono, sommandosi o dividendosi o moltiplicandosi, e così via, i movimenti dei numeri e ne acquisiscono l'esattezza. Il libro di Enoch è infine l'aritmetica del pensiero."

Nota di Lunaria: curiosamente, nell'Arabo ci sono 28 lettere, suddivise in solari e lunari.

Secondo me, anche se è solo una mia supposizione, non suffragata da uno studio preciso alla grammatica araba nel periodo pre-islamico e poi coranico, questa antica divisione in lettere solari e lunari, aveva, all'inizio, una valenza magica, connessa al culto degli Astri, attestato nello stesso corano oltre che nella bibbia. Che gli Arabi, come i Caldei, avessero da sempre flirtato con l'astrologia non è una novità... ma quello che forse è meno noto è che gli studi astrologici e magici proseguirono anche nel periodo islamico: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/alchimia-3-alchimia-e-scienze-occulte.html

Può essere che le lettere solari o lunari venissero incise su supporti tipo pietre o tavolette di metallo in periodi precisi (durante lo zenith del Sole, nelle fasi della Luna ecc), a mo' di talismani (è attestata la magia islamica, il Sihr, che è praticamente una forma di scrittura magica https://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/magia-nera-iblis-e-black-metalla-scena.html) e quindi le lettere solari si usavano per il Sole, quelle lunari per la Luna. Rimando ad un prossimo pdf l'analisi al Sihr... comunque secondo me una possibile ipotesi è quella dell'uso magico delle lettere. Altrimenti non si capisce perché introdurre una tale suddivisione stravagante nella grammatica, definendo certe lettere solari e altre lunari. A quale scopo chiamarle così?

Nel suo "La nascita dell'alfabeto e le stazioni della Luna", Stücken ha studiato le relazioni tra le lettere dell'alfabeto e le stazioni lunari. Secondo Hommel, 10 o 11 caratteri ebraici indicano le case della Luna. La prima Luna cominciò il cammino nella casa del Toro, e il Toro si dice Aleph che è la prima lettera degli alfabeti, l'Alfa, la A. (Nota di Lunaria: in Arabo è l'Alif, l'unica lettera "che non sta piegata" e quindi, per alcuni, la lettera di Iblis, in quanto lettera che simboleggia l'orgoglio e il non piegarsi ad Allah) 

Le stesse corrispondenze tra lettere e fasi lunari si trovano presso i Babilonesi, i Greci e gli Scandinavi.
In uno scolio di Dionigi di Tracia le vocali sono assimilate alla Luna Piena, le consonanti sonore ai quarti di Luna e le consonanti sorde alla Luna Nuova.
Come espressione di sonorità la Luna canta nel cielo e le sue fasi propongono note musicali. La Luna è come una bocca chiusa, socchiusa, aperta, spalancata, e possiamo figurarci che la celeste sirena sapesse percorrere tutto l'arco musicale. Platone parla nella "Repubblica" di un grande cerchio che muove intorno al fuso della necessità su cui siede una sirena che gira e fa sentire le sue note. Su un altro cerchio siedono le tre Dee Lunari, Lachesi, Cloto e Atropo

La musica scende dal cielo sul canto della Luna ed i pianeti con le loro distanze e velocità la riferiscono a una precisa scala musicale. La Luna è una pietra che conta, canta, racconta.


Quando l'aureo Sole ha compiuto una rivoluzione annuale, l'argentea Luna, che ad ogni rivoluzione sinodica è avanzata di una casa, avrà compiuto 13 giri. Per gli antichi Babilonesi l'oro valeva 13 volte più dell'argento. "Il valore", commenta Winckler, "è stato qui determinato in base alle qualità astrali, religiose, divine, dei metalli"
Nota di Lunaria: ogni erba, cristallo, metallo è associato ad un pianeta; per il discorso in generale, sugli influssi dei pianeti, secondo la Magia Rinascimentale, vedi: 
Nella partecipazione alla vicenda lunare l'uomo ha dato un segno e un ritmo al suo modo di esistere.

Nota di Lunaria: la Luna "cambia d'aspetto", da cerchio perfetto a falce sottilissima: è mutevole.
Il Sole è "sempre quello", un cerchio perfetto: è fisso.
Il vero equilibrio non è essere "tutto Sole" (= rigido, statico, immutabile, codificato) né essere "tutta Luna" (così mutevole da non sviluppare nessun interesse profondo, cambiare dall'oggi al domani, cadere nella frivolezza) ma nel bilanciamento tra i due...

"Le fasi lunari, cioè la nascita, la morte, la resurrezione", scrive Mircea Eliade, "hanno rivelato all'uomo il suo modo d'essere nel cosmo e le sue possibilità di sopravvivenza e di rinascita..."
Grazie al simbolismo lunare, si è potuto stabilire un rapporto tra alcuni fenomeni eterogenei quali la nascita, il divenire, la morte, la resurrezione; le acque, le piante, la donna, la fecondità, l'immortalità, le tenebre cosmiche, la vita prenatale e la vita dell'al di là seguita da una rinascita di tipo lunare (Luna nascente dalle tenebre); la tessitura, il simbolo del filo della vita, il destino, la temporalità, la morte...
Il filo simboleggia la vita, il filo spezzato la morte...
Le Parche sono le Grandi Filatrici e le Grandi Tagliatrici del Filo...
Sono tre, come le fasi della vita umana: nascita, crescita, morte...
La Magia Celtica ha dato grande importanza ai nodi, agli intrecci:
non hanno né inizio né fine... sono tracciati e vie intrecciate le une sulle altre e li si potrebbe percorrere all'infinito, senza fermarsi mai...

Nel complesso, la maggior parte delle idee di ciclo, di dualismo, di polarità, di opposizione, di conflitto, ma anche di conciliazione dei contrari, di Concidentia Oppositorum (vedi approfondimento a fine scritto), sono state scoperte, anzi precisate, dal simbolismo lunare. Si potrebbe parlare di "Metafisica della Luna"
La luce della Luna è luce riflessa, derivata. Tutta la filosofia lunare denuncia un tono passivo. La luce lunare simboleggia il destino, la fatalità, la predeterminazione. Ogni divinità fatale e fatata è lunare, e tutto ciò che è ineluttabile, tutto ciò che deve finire è rappresentato dalla luce. Luna, regione di morti, cioè di coloro il cui fato si è compiuto, plaga incantata, terra di fate, dove nulla accade per opera propria e ogni avvenimento richiede un'azione magica. L'unica fase in cui la luna sembra esitante è il novilunio. Dall'ombra minacciosa la Luna potrebbe non ricomparire, se quello appena compiuto fosse stato il sul ultimo giro o se la malvagità che l'ha oscurata fosse vincitrice. Solo la virtù e il sacrificio potranno liberarla dall'incantesimo e consentirle la rinascita. La Luna descrive il cammino dell'uomo, il buio uterino, la venuta della luce, la crescita, la pienezza, la consunzione, la morte, il ritorno al buio ctonio. Ma la vita di cui la luna è segno non è la biologia umana (o di ogni altro vivente). è un divenire distaccato, solenne, un'esistenza superna e sovrana, che invia un vago e sibillino accenno alla nostra vita, e serba in sé inesauribili altri significati.

Nota di Lunaria: la Coincidentia Oppositorum è un concetto filosofico, trattato da pensatori come Cusano, Böhme ma anche Hegel (Tesi-Antitesi-Sintesi)
La Coincidentia Oppositorum esprime la trascendenza e l'infinità di Dio, Coincidenza del Massimo e del Minimo, del Creare e del Creato, del Tutto e Nulla (Dio come un Puro Nulla è un concetto caro ai mistici, e parecchio antipatico alla chiesa, che ha sempre caricato il concetto di Dio come se fosse un qualcuno: padre, giudice, creatore e cose simili. Invece mistici come Meister Eckhart hanno passato l'intera esistenza a sostenere che "Dio" è Nulla, non è niente di tutto quello che gli hanno cucito addosso, in modo funzionale, ovviamente, ai loro intenti. Del resto, per un mistico, la vera bestemmia è abbassare "Dio" cucendogli addosso attributi umani e nati dalla mente umana!)
Hegel chiamò Dialettica il processo attraverso cui il Finito si risolve nell'Infinito. Questo divenire che potrebbe dirsi "la Vita dello Spirito", consiste in un ritmo triadico: il primo momento è la Tesi (l'Essere in Sé); il secondo è l'Antitesi (l'Essere fuori di Sé); il terzo la Sintesi (il Ritorno a Sé). La Dialettica è in atto in ogni parte dell'esistente; nel mondo naturale, per esempio, spiega l'andamento del divenire biologico: nel seme (Tesi)
è già potenzialmente contenuta la pianta (Sintesi), ma affinchè lo sviluppo si compia è necessario che il seme si trasformi radicalmente, ossia si neghi come tale, nel momento dell' Antitesi. L'intero processo è descrivibile come un circolo, in cui si verificano una nascita, uno sviluppo e infine il ritorno all'elemento originario, arricchito di una nuova dimensione.
Si può considerare la pianta come un seme realizzato, che ha sviluppato appieno la sia natura intima, ma è ovvio che non vi è alcun obbligo nell'assumere il seme come inizio del processo; anche se ciò è contrario alle abitudini, potremmo porre la tesi nella pianta e considerarla come un mezzo usato dai semi (ora divenuti sintesi) per riprodurre e moltiplicare se stessi. L'esito finale è comunque identico, perché la Dialettica si svolge in un processo cotinuo, in cui ogni essere realizza se stesso trasformandosi in qualcos'altro [...] Hegel condivise con Eraclito l'affermazione che nulla vi è di stabile e che la realtà consiste in un processo di incessante divenire.
"Il frutto è in contraddizione con il fiore perché è la morte del fiore, ma soltanto l'insieme del frutto e del fiore costituisce l'albero. La contraddizione è vita, morte è l'identità totale, che non ha movimento che non muta."
Il frutto nasce dalla morte del fiore: infatti, il fiore di un albero nasce e sboccia; il suo profumo attrae gli insetti, che lo impollinano; il fiore così si chiude, "morendo", rinunciando ad essere fiore, per tramutarsi in frutto. Il frutto nasce quindi dalla morte del fiore, che non è morte negativa, totale, ma anzi, è un passaggio obbligato per far nascere il frutto, che rappresenta la morte del fiore. Eppure, il frutto nasce proprio dal fiore, e ambedue appartengono alla stessa pianta. Laddove il fiore è la tesi, e il frutto è l'antitesi (ovvero ciò che si è scontrato contro il fiore, il suo opposto), la sintesi è l'albero, che è formato da fiore+frutto, ovvero da una cosa che nega l'altra!
La contraddizione, ovvero il fiore che "muore" per lasciare spazio alla formazione del frutto (che non è nient'altro che il fiore, ma mutato in frutto), genera la vita: permette all'albero di crescere e di riprodursi. Se l'albero non avesse questa dialettica, questo scontro, ovvero, il fiore in contrapposizione col frutto, non avrebbe modo di crescere, di svilupparsi, di essere albero vivo. Sarebbe statico, atrofizzato, morto. 

Per vedere l'analisi della Coincidentia Oppositorum in riferimento ai Ching: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/i-ching.html