Il Simbolismo della Falce, il Tredicesimo Arcano e Kali

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Il Cielo Stellato, Urano, si innamorò di Gea, la Terra dai larghi fianchi e ogni sera scendeva insieme alla Notte "avido d'amore e abbracciava la Terra, tutto distendendosi su di Lei"; l'ardore del Cielo, fecondava con la pioggia la sua dolcissima sposa.

Ma Urano voleva regnare da solo e obbligò i suoi 4 figli, i Giganti, a nascondersi sotto terra.
Crono, il Tempo, era l'ultimo nato. Con l'aiuto dei fratelli e della Madre, che gli procurò una falce tese un proditorio agguato al genitore: aspettò infatti che il Padre scendesse per abbracciare la Terra e facendolo immobilizzare dai tre fratelli, con la falce gli staccò i genitali buttandoli nel mare. Infuriato, Urano gridò vendetta, e dal mare, dov'erano caduti il suo sangue, il suo membro e il suo sperma, nacquero le Furie.





Nota di Lunaria: nel cartone Sailor Moon è Sailor Saturn ad avere la falce e con Crono ha in comune il rapporto tormentato col padre (e il suo prossimo) e un certo carattere ctonio-distruttivo. Altamente simbolico, poi, che a prendersi cura della piccola Ottavia rinata sia proprio Sailor Pluto, la Sailor più ctonia e silenziosa di tutte, la Guardiana del Tempo



Sailor Pluto




Ora il Tempo/Crono/Saturno è il padrone del Cielo e della Terra e impone la sua legge, fatta di ritmi, precise alternanze: le ore, i giorni, le stagioni, gli anni, i secoli, le ere: tutta la vita è misurata e regolata da lui, il Tempo, che ha in mano la vita degli uomini, dalla nascita alla morte.

Nota di Lunaria: Agostino d'Ippona introducendo il concetto di "Anima" ha posto le basi dell'individualismo occidentale, e visualizzando il tempo come tempo di salvezza, ha inaugurato la storia. I cristiani non disporrebbero del concetto di anima e gli occidentali del concetto di storia se Agostino non avesse rivisitato, alla luce di Platone, la concezione giudaico-cristiana dell'uomo.

La tradizione giudaico-cristiana non disponeva, prima di Agostino, del concetto di anima. La parola ebraica "Nefesh", che i Greci tradurranno con "Psyche", e i latini con "Anima", in ebraico significa vita, e tutto ciò che concorre alla vita. (Nota: infatti i Testimoni di Geova, nel loro rigorismo biblico, non credono all'anima e giustamente la considerano un "concetto pagano"). 



Nel Salmo 107 affamati e sitibondi ringraziano Jahvè: "Perché saziò la loro nefesh assetata e affamata", e per la stessa ragione Endos interroga Davide con queste parole: "Perché vuoi mettere un cappio intorno alla mia nefesh così da farmi morire?" (1 Samuele, 28.9), dove il riferimento non è all'anima, ma alla gola.
Nel Deuteronomio (12.23) si legge: "Il sangue, questo è la nefesh" (Nota: da qui il rifiuto geovista delle trasfusioni); Sansone sul punto di morire: "Muoia la mia nefesh con tutti i Filistei" (Giudici, 16.30)
E solo pensando alla nefesh come "vita" e non come "anima" si comprende l'espressione "nefesh met" che non sta ad indicare "un'anima morta", ma un corpo privo di vita, un cadavere.

L'anima infatti nasce in Grecia, "portata dai venti (anémoi) che penetrano nei corpi che respirano". Questa testimonianza orfica, riferita da Aristotele, era già stata anticipata da Platone (ampliamente saccheggiato nel periodo teologico che va dal VII al XII secolo) che per primo ha introdotto in Occidente la nozione di "anima", saldandola con forti catene alla figura della verità. Scrive Platone:

"Occorrerà raccogliere l'anima da tutti i punti del corpo e concentrarla in se medesima in modo che da sé possa giungere alla verità, libera dal corpo come da catene"

"Raccoglimento" e "Concentrazione" saranno da Platone in poi le due operazioni che consentiranno all'anima di svolgersi come pura interiorità, dove è reperibile da un lato l'identità individuale, la cui integrità è salvaguardata contro la forza dissolvente della corruttibilità del corpo, e dall'altro la relazione esclusiva dell'anima con la verità contro l'inganno dei sensi.
Fu così che il dualismo anima/corpo, inaugurato da Platone e sconosciuto alla tradizione giudaico-cristiana, divenne con Agostino fede popolare e persuasione diffusa nella cristianità.

E da qui inizia anche la concezione che all'alto, alla trascendenza, all'attività, si associ il maschile, mentre al basso, alla carnalità, alla passività si associ la femmina.

Agostino connette quindi la nozione di "Anima" alla nozione di "Tempo" e traduce il Tempo in "Storia": l'Anima è l'autentica dimora del Tempo, perché il Tempo non esisterebbe senza anima, dove il passato vive come memoria, il futuro come attesa e il presente come attenzione per le cose che ci sono dinanzi. In questo modo il tempo diventa "Interiorità" e saldandosi con "Verità" (presunzione tipicamente cristiana) e "Salvezza", chiude il senso del tempo nei percorsi dell'anima.
Il tempo greco non aveva alcun legame con l'interiorità dell'uomo perché era scandito dai ritmi della Natura che stagione dopo stagione, ripete se stessa (1) nel compimento del suo ciclo dove, scrive Empedocle:

"Gli elementi predominano a vicenda mentre il ciclo si svolge, e gli uni negli altri crescono e periscono nella vicenda del loro destino". A questo, Agostino sostituisce "il Tempo della salvezza", che non è più scandito dai tempi della Natura, ma dalla promessa di Dio. 

Nasce il tempo escatologico (2) che soppianta il tempo ciclico, perché il divenire degli eventi non è affidato alla loro semplice ripetizione (3), ma è inscritto tra la creazione del mondo e la sua redenzione. Con Agostino il Tempo è gravido di senso, perché inscritto in un disegno. è costruzione dell'evento salvifico.
Questa concezione agostiniana del tempo, non più ciclica (4) ma escatologica, sarà la cifra decisiva dell'Occidente, che anche quando abbandona la matrice cristiana, continuerà a pensare in modo cristiano, sia che faccia scienza in vista del progresso, sia che costruisca utopie in vista di un mondo migliore, sia che scateni rivoluzioni per un rinnovamento del mondo (5)


(1) concetto che si ritrova nella moderna Wicca.

 (2) e l'orribile boria cristiana androcentrica del Grande Cristo Cosmico a cui far confluire l'intera umanità, tanto i maschi, quanto le femmine!

(3) che, se vogliamo, è un concetto scientifico, ovvero si basa sull'osservazione di quanto avviene in Natura.

(4) Il concetto di Ciclicità, in armonia con quanto avviene nel corpo della donna, è invece il fondamento del pensiero femminile di Miranda Gray, 



che purtroppo, sceglie di esporlo senza fustigare, come andrebbe fatto, in una critica per davvero radicale, e quindi definitiva, il patriarcato. Ma purtroppo alle "donne wiccan" manca la rabbia teologica per farlo e si limitano, qualche volta, ad un tono soft anti-cristiano, più spesso accontentandosi di includere maria nel pantheon delle Dee, vedi il grottesco fenomeno della "wiccacristiana" che dilaga ormai da un po' anche qui in Italia su vari siti che vorrebbero essere di "matriarcato" o di "wicca", onde poi fare apologia a maria e alle madonne nere...

Permettete a chi conosce un po' la teologia cattolica di storcere il naso di fronte a queste cose kitch ridicole di "pagani" amici dei cristiani... e forse anche più cristiani dei cristiani stessi, missà, se sentono così tanto il bisogno di rivolgersi ancora a maria e a gesù pur avendo già Iside e Horus...

(5) Rinnovamento del mondo che non ci sarà mai perché vengono sempre mantenute le stesse religioni androcentriche.

Crono per il timore che qualcuno dei suoi figli si rivoltasse contro di lui, decise di distruggere tutta la sua discendenza mangiando uno dopo l'altro i suoi figli: prima toccò a Hestia, Demetra, Hera poi ad Ade e a Poseidone.
Al primo vagito, la sventurata madre doveva portare il neonato al feroce consorte che lo divorava; Crono però non aveva fatto i conti con il Destino: neppure un Dio può sottrarsi al Fato; quando Rea (nota anche come Cibele), la moglie di Crono, si accorse di essere nuovamente incinta nascose il piccolo Zeus e portò al suo sposo un sasso avvolto in fasce; Crono mandò giù quel boccono, non accorgendosi dell'inganno. Il piccolo Zeus, intanto, affidato alle cure delle Ninfe Adrasteia e Ida, nascosto presso i Cureti (mitico popolo che faceva un frastuono infernale che permetteva di coprire i vagiti del piccolo), allattato dalla capra Amaltea e nutrito di miele donatogli dall'ape Panàcride, cresceva e prendeva coscienza di sé: era figlio del Tempo ma proteso alla conquista di un Eterno Presente, che è la sola condizione degna di un Dio.
(Nota di Lunaria: concetto che i cristiani scipperanno alla grande, del resto, il loro dio padre è il clone malriuscito di Zeus)
Divenuto ormai grande, Zeus abbandonò l'isola-rifugio per affrontare il vecchio genitore: lo colse di sorpresa, gli strappò di mano la falce e lo evirò.
Successivamente l'amica di Rea, Metide ("Prudenza") per consolare Rea della perdita dei figli, le diede una bevanda d'erbe da somministrare a Crono, ancora dolorante per la mutilazione subita: una volta bevuta, Crono vomita tutti i corpi dei figli divorati che tornano alla vita.

Cosa vuol dire questo mito?

Il mito di Crono-Saturno significa la fatale autodistruzione del Tempo, che genera i giorni e gli anni e li distrugge. Crono-Saturno che divora i suoi figli è questo fatale processo che si chiama "divenire" e per il quale tutto nasce, cresce, si riproduce, deperisce e muore.
La Terra nutre i suoi figli finché alla fine li riaccoglie nel suo grembo per farli tornare materia terrestre, polvere. Crono-Saturno che divora i suoi figli (divora e procrea, divora e procrea, e così via, all'infinito) rappresenta quindi la Legge che governa il Cosmo, che tutto annienta e tutto fa rinascere: la vita quindi non è più racchiusa tra le date di nascita e morte ma viene "rigenerata" e "dilatata" nei ritmi perenni della vita: nascere, morire, rinascere. Il Tempo, in definitiva, divora solo se stesso: le ere, i secoli, gli anni, i giorni, le ore, i secondi nascono e muoiono nelle fauci del Tempo, solo in se stessi, perché di fatto tutto ciò che si rinnova porta in sé l'orma di quello che ci fu prima (i figli di Crono, divorati, sono ancora "giacenti" in lui e vengono "vomitati" di nuovo alla vita).

Nota di Lunaria: l'Arte rappresenta l'unica, vera, forma di immortalità: quando un artista che ha creato qualcosa di importante per l'intera umanità muore il suo corpo si dissolve, ma l'Ego, la sua impronta, resta nell'opera. Senza citare i grandi nomi che conosciamo tutti (Dante, Manzoni ecc.) vorrei menzionare un nome più di nicchia, quello di Tristessa delle Astarte, morta qualche tempo fa, a causa della leucemia: https://intervistemetal.blogspot.com/2014/03/un-pensiero-per-mariatristessa-delle.html che riascoltavo proprio ieri; ciò che è rimasto di lei non è più il suo corpo, ma la sua arte, la sua voce, l'interpretazione in "Rise from Within" (2000), soprattutto, tanto più suggestiva a distanza di così tanti anni, se pensiamo che Tristessa con le sue Astarte fu tra le primissime cantanti estreme che fece fare il famoso passo in avanti all'intera scena Black Metal (all'epoca ancora fortemente maschilista). 




Ora l'eredità di Tristessa è stata raccolta da tante altre, tanto che nessuna singer estrema del 2018 potrebbe dire di non essere stata influenzata dalle Astarte e in un certo senso Tristessa rivive in tutte loro.

Da notare come la falce di Saturno sia ambivalente: da una parte è servita per castrare (e quindi portare un cambiamento), dall'altra è uno strumento di benessere: con essa si raccoglievano le messi e incominciava l'abbondanza. Da simbolo tenebroso si trasforma in simbolo di fecondità, di ricchezza, di crescita, per via della sua forma lunare che lo collega alla Luna Crescente. 

Ritroviamo la falce nel Tredicesimo Arcano: 




Approfondimenti tratti da





Il Tarocco numero 13 (XIII) è l'Arcano senza nome, anche se viene chiamato comunemente "Morte".

Vediamo uno scheletro armato di falce, che sgombra il terreno da teste e da mani mozzate (nel Tarocco di Wirth-Knapp si vedono anche piedi). Tuttavia, contrariamente a quello che si pensa, non è questo l'Arcano più tremendo, anzi. La Torre è in assoluto l'Arcano più funesto, l'Arcano numero 13 è invece il segno di un grande cambiamento, di un mutamento. La falciatura diventa quindi la causa del fiorire di nuove piante, la rigenerazione delle anime.

In realtà, raramente l'Arcano XIII indica la morte fisica; è più una morte spirituale di tutto ciò che è "vecchio", che deve morire, dentro di noi, per lasciare spazio al nuovo: nuove nascite, nuove rigenerazioni. Lo scheletro (maschile o femminile? Entrambi?) spazza via le "erbacce", simbolo della condizione limitatrice, dando inizio alla rigenerazione.

Significato divinatorio: ascetismo; trasformazione, cambiamento, mutamento improvviso del vecchio io. Inizio di una nuova epoca. Nuove germinazioni di idee, fine di una situazione che si trascinava. Perdita (amore, amicizia, rendita finanziaria, famiglia). Malattia, morte.

Significato divinatorio se la carta capita capovolta (da valutarsi con le successive): ristagno, immobilità, cambiamenti parziali. Inerzia. Cambiamento che non si accetta, incapacità di accettare se stessi.

L'Arcano numero 13 non è affatto la fine; se lo fosse, sarebbe stata messa al posto della numero 22 (l'ultima carta). è invece una carta che consente al nuovo di prepararsi.

In alcuni Tarocchi, lo scheletro ha un'ombra di profilo: si può leggere il Tetragrammaton Yod+He+Vav+He.

La somma è 26, la cui metà è 13. La lama è gialla, azzurra, rossa: colori spirituali. Un osso bianco, sul suolo nero (Nigredo dell'Alchimia), con 7 fori, può essere visto come un flauto che attende un soffio (divino) per creare la vita. In alcuni Tarocchi, lo scheletro ha la colonna vertebrale azzurra (ricettiva), più un fiore rosso (attivo) e un cuore azzurro. Inoltre, le teste sono mozzate o emergono? Si nota anche che alcune teste (che sembrano ancora vive) sono teste di re, coronate: ricchi, poveri, nessuno sfugge alla morte.
Nel Tarocco di Rider-Waite, la Morte è raffigurata a cavallo (come nei Tarocchi di Carlo VI e del Grande Etteilla).

La morte non estingue nulla: d'inverno tutta la vegetazione sembra morta, solo per rinascere a primavera.
Questa carta diventa quindi simbolo della trasformazione, della rinascita e della liberazione. Si può associare all'Imperatrice, che è in gestazione: il Tredicesimo Arcano leva ciò che è vecchio, per far posto al nuovo, in un ciclo infinito. (Ricordo che è possibile mettere tutti i Tarocchi in circolo, formando un cerchio).

Corrisponde alla Lettera Ebraica Mem.

A livello professionale, può essere un necroforo, un medium, un assassino.

Abbinamenti positivi:

Tredicesimo Arcano + La Ruota della Fortuna = probabile eredità.

Tredicesimo Arcano + Il Sole = superamento di una crisi. Se si
estrae un Arcano Minore di coppe, riguarda l'amore, se capita Bastoni, riguarda il lavoro.

Abbinamenti negativi:

Tredicesimo Arcano + Il Diavolo = pericolo.

Tredicesimo Arcano + Arcani Minori di Spade = pericolo.  

Tredicesimo Arcano + La Torre = sciagura    

Concludendo, possiamo sintetizzare questo mito greco (da prendersi sempre in senso di archetipo e di simbolismo, non siamo come i cattolici che credono ad una letterale vergine esistita secoli fa e ad un letterale dio barbuto in cielo...) così:

Crono è il Tempo, una realtà terrestre. Urano è il Cielo, una realtà cosmica: Crono affronta il Padre Urano e lo mutila, impedendogli di generare, di avere una discendenza e una continuazione: il Tempo terrestre (la realtà vera, concreta) acquista così la supremazia sul Cielo (la realtà ideale, tutto ciò che è alterità rispetto alla concretezza): l'immanenza vince la trascendenza. Ma anche l'immanenza è in pericolo: il Tempo non è l'Eternità, la psiche umana necessita di simboli, sogni, idee. Quindi ambedue si consumano e si rinnovano l'uno con l'altro.

Anche Zeus, nato da Crono, nato da Urano, divorò cannibalisticamente Metide (la Prudenza - altra carta dei Tarocchi...) per evitare che il destino di Urano e Crono si ripetesse: divorando la Sapienza, sua amata, Zeus trasfonde ed assimila in sé la conoscenza del bene e del male: un sovrano non può fare a meno della prudenza, se vuole regnare con saggezza e giustizia.

Infine citiamo brevemente anche il mito induista del Tempo, dell'Eterno Divenire e del Cambiamento: il rapporto tra Kali e Shiva.




è proprio Kali, la Madre Terribile, che rappresenta la fine di un'Era e l'inizio di un'altra, il "Tutto Scorre", e metaforicamente, calpestando Shiva (il prima, un tempo precedente), permette di andare oltre (il dopo, il tempo successivo, che pur sorpassando il prima nasce e si sviluppa proprio da esso); sono in antitesi (Kali domina Shiva) eppure sono l'uno per l'altra, e dove vi è l'uno vi è anche l'altra, anzi, sono lo stesso Essere:


è significativo che sia proprio Shiva a gettarsi sotto i piedi di Lei: 


il "prima" sa che l'armonia dell'universo consiste nel suo sacrificio, per poter annunciare la venuta del "dopo" e lasciare che il Cambiamento scorra: l'immobilismo porta solo ad un ristagno di eventi, e quindi, al Nulla.
 

Se poi vogliamo condensare tutto questo in un simbolo semplice e immediato:



Per approfondimenti su Kali, vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/induismo-e-symphonic-black-metal.html

La canzone dei Dissection!