Le Marche: i Piceni, Cupra e Leggende!

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LE ORIGINI: I PICENI

Regione creata dai Piceni, le Marche sono sempre state un crocevia di popoli europei. Le testimonianze più antiche risalgono al Paleolitico Inferiore quando sul promontorio del Monte Conero e nelle zone di Macerata\Ascoli Piceno arrivarono i primi cacciatori e raccoglitori nomadi, che vissero nelle cavità naturali tipiche del territorio. Durante il Paleolitico Superiore, queste popolazioni divennero stanziali fondando i primi insediamenti, villaggi di capanne di fango e paglia.
Una delle prime forme d'arte fu "Il ciottolo" o Venere, di Tolentino, che rappresenta una figura femminile con la testa di animale (muso e corna di cervo)



Intorno al Primo Millennio a.c, nelle Marche giunsero (non è chiaro da dove) i Piceni, un popolo battagliero, forse proveniente dai Balcani, che si stanziò nella zona di Ascoli. Secondo altri, forse erano di origine sabina, provenienti dal Lazio ed "emigrati" a seguito di una migrazione rituale chiamata "Ver Sacrum", la "Primavera Sacra", che si verificava quando i popoli italici in alcuni momenti, andavano in cerca di nuovi territori da colonizzare. Sembra che i Piceni giunsero guidati da un picchio verde (animale legato a Marte, il Dio della guerra). I Piceni occuparono presto tutto il territorio, fondendosi alle popolazioni precedenti; erano un popolo abilissimo nell'arte della guerra e nella creazione dei gioielli.

Nota di Lunaria: sul cervo, vedi anche questi approfondimenti

1) è attestata una Dea indù col cervo: Jaydeep Vaghela 




2) il Dio Cervo più famoso è Cernunnos

Dio celta dall'orecchio di cervo



3) Il cervo è importante anche nel folklore ungherese (che avevo già trattato in un post dedicato all'Ungheria https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/ungheria-antico-paganesimo-architettura.html )

la leggenda del cervo miracoloso racconta che i fratelli Hunor e Magyar  durante la caccia videro un meraviglioso cervo dalle corna d'oro. I due lo  seguirono, intenzionati ad averlo come preda, e l'inseguimento durò diversi  anni. Il cervo li condusse fino alle sponde del Mar Nero dove viveva un re  con due figlie. I due fratelli si innamorarono delle principesse; i figli che  nacquero dal loro matrimonio sono all'origine degli Unni e dei Magiari.

Il Museo Archeologico Nazionale delle Marche prevede una sezione preistorica, che conserva ciottoli incisi, macine, pugnali, frammenti di ceramiche che vanno dal Paleolitico all'Età del Bronzo. Ci sono poi reperti datati tra il X e III secolo a.c: pettorali in bronzo, armi, monili in ambra, il "Signore degli animali" e figurine umane.


Nell'Antiquarium Statale sono esposti gli oggetti che facevano parte del corredo funebre di una donna picena del VI secolo a.c ("Tomba della Regina")
A Camerano, nelle sue grotte, si può visitare una vera e propria città sotterranea, scavata nell'arenaria (V secolo a.c). Tutto intorno, simboli pagani e croci trilobate scolpite nella pietra; la Grotta Trionfi ha una volta a botte, decorata da un grande sole (o stella ad otto punte) con diversi raggi. (Nota di Lunaria: La Dea Ishtar era accompagnata dalla stella)
A Novilara, alla fine dell'Ottocento, venne scoperta una necropoli picena con oltre 300 tombe datate tra il IX e VI secolo a.c; sono state rinvenute fibbie, bracciali, monili, coltelli, bicchieri, stoviglie, numerose stele e lastre di arenaria decorate con figure geometriche; una di queste lastre reca inciso un alfabeto sconosciuto, che dovrebbe rivelare il modo di scrivere dei Piceni. 
Al Museo dei Bronzi Dorati di Pergola si possono vedere i Bronzi di Cartoceto, quattro statue di bronzo dorato (composte da una veste di una figura femminile, un cavallo, un cavaliere a cavallo e una figura femminile intera)


LA MEDUSA MALEDETTA

Ferruccio Mengaroni (1875-1925) fu uno dei più importanti maiolicari di Pesaro. Rimase vittima della "maledizione di Medusa"; lo scultore si ritrasse in un'enorme testa di Medusa (ora esposta ai Musei Civici); nel 1925, mentre si stava allestendo la Biennale Decorativa, la testa di Medusa scivolò dal camion e Mengaroni tentando di bloccarla, rimase travolto. Qualcuno sostiene che il volto della Medusa raffigurata in realtà sia l'espressione terrorizzata e dolorante di Mengaroni poco prima di morire.


LA DEA CUPRA E LA DEA FORTUNA

Cupra Marittima fu fondata dai Piceni (e venne abitata anche dai Romani), sviluppandosi attorno al tempio della Dea Cupra, venerata anche dagli Umbri; una sorta di
Afrodite\Venere, forse importata da Cipro, Dea Madre, legata anche alle acque e al rame.


Cupramontana è un'antica cittadina di origine picena, situata su un colle ricco di vegetazione. I vitigni hanno reso celebre il territorio. Il nome deriva da Cupra, e forse alla Dea veniva dedicata la tradizione agricola e vinicola (il Verdicchio è uno dei vini più famosi ed esportati; l'origine risale addirittura agli Etruschi).


Quando i Romani fondarono Fano la chiamarono Fanum Fortunae, forse perché nel II secolo a.c era stato eretto un Tempio della Fortuna, che rimase da allora il simbolo di Fano e ancora oggi a Piazza XX Settembre è visibile una statua del Seicento della Dea.


FESTIVAL DEGLI SPAVENTAPASSERI

Le vie di Frontino si riempiono, ogni estate, di spaventapasseri, in mostra per il concorso internazionale che premia gli omini di paglia più belli.


LA GROTTA DEGLI AMANTI NEL BOSCO DEL CUGNOLO


La Grotta degli Amanti è un antro che è rimasto nella memoria per via della tragica storia d'amore di Antonio e Laurina; nel corso della guerra coloniale del 1911, Antonio decise di non tornare al fronte per non perdere l'amata Laurina; i due innamorati si rifugiarono nella grotta, aiutati dagli abitanti che portavano loro cibo e acqua. Ma presi dal rimorso, per non separarsi, si gettarono dal dirupo sottostante.


I CERCHI DELLE STREGHE

Nei prati dei Sibillini si può vedere un curioso fenomeno: alcuni cerchi nei quali l'erba è più alta e verde. Secondo la leggenda, sarebbero i segni lasciati dai sabba delle streghe, che danzano in circolo. Ma c'è una spiegazione scientifica: è un fenomeno naturale causato dai funghi prataioli, le cui radici hanno una forma circolare e crescendo formano un fitto reticolo che trattiene più acqua rispetto al resto del prato: ecco perché l'erba cresce più verde e in circolo!

CULTO FALLICO

Sul campanile della Chiesa di San Francesco, ad Ascoli Piceno, dalla metà del Quattrocento, è visibile un grande blocco di travertino dalla forma fallica; fu posizionato dagli operai come protesta contro il mancato pagamento del lavoro; in realtà è un simbolo divino, pagano.


LE FATE E I MONTI SIBILLINI

Secondo la leggenda, in una delle grotte dei Monti Sibillini, vivrebbe una Sibilla, insieme alle sue ancelle. Venivano ad interrogarla persone da tutta Europa, chiedendo fortuna e protezione. La Sibilla ascoltava e rispondeva "Datemi la vostra anima e i vostri desideri saranno esauditi". Sono ancora visibili le iscrizioni lasciate da quanti passarono di lì.
La Strada delle Fate, che taglia il monte, si racconta fosse la via che le ancelle della Sibilla  - fate, ma con i piedi di capra - (*) percorrevano di notte per incontrare e danzare con i contadini. Sembra che la Sibilla fosse anche la protettrice dei montanari e che insegnasse loro i segreti della Natura (cosa che la rende probabilmente un'antica Dea delle selve o degli animali, forse una Potnia Theron, successivamente "denigrata" a sibilla o fata in epoca cristiana; il fatto che la gente ancora cercasse il suo aiuto rafforza l'ipotesi - plausibile - che fosse una Dea delle grotte. Nota di Lunaria)

(*) Nota di Lunaria: una leggenda analoga la troviamo anche in Irlanda... Le Glaistig sarebbero ninfe delle acque, mezze donne e mezza capre; indossano vesti verdi con le quali cercano di nascondere le gambe caprine. Le Glaistig seducono gli uomini e si nutrono del loro sangue. Tuttavia, sanno anche essere buone: accudiscono con gentilezza i bambini e i vecchi o sorvegliano il bestiame per i contadini. https://intervistemetal.blogspot.com/2017/12/le-fate-malvage-nel-folklore.html


IL SENTIERO DELLE FORCHE


L'inquisizione perseguitò duramente eretici e stregoni, e lungo il "Sentiero delle Forche" furono impiccate 600 persone.

ARTIGIANATO FEMMINILE

Che si tramanda da secoli: il merletto a tombolo e quello delle "pajarole", piccoli cesti di paglia legata, intrecciate a mano dalle "Pajarolare".


PERSONAGGI FAMOSI

Cecco d'Ascoli (1269-1327), poeta, astrologo, medico, perseguitato dall'inquisizione e bruciato perché "si ostinava" a sostenere la verità scientifica delle sue dottrine.

Federico, Duca di Montefeltro (1422-1482), signore di Urbino, politico e mecenate amante della cultura.

Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736) e Gioachino Rossini (1792-1868), musicisti.

Raffaello Sanzio (1483-1520) pittore e architetto.

Maria Montessori (1870-1952) celebre pedagoga educatrice, una delle prime donne laureate in medicina.

Giacomo Leopardi (1798-1837) celebre poeta

BAND CONSIGLIATA: Cernunnos' Folk Band



https://www.youtube.com/playlist?list=PLae6S6fsTqpIIhRvUHFid_6rg_HX_Kl4F

Sull'Umbria vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/11/umbriamarche-origini-leggende-e-folk.html

Approfondimento

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Vi è un'antica credenza anconetana che sostiene che chi beva l'acqua de "Le Tredici Canèle", la fonte del vecchio corso Mazzini, non abbandonerà mai più Ancona, definitivamente attratto dal suo fascino.
Ancora vivono usanze come accendere grandi falò alla vigilia della festa della Venuta, il 10 dicembre, per illuminare la notte sulle colline e nei campi in segno di ricordo del miracoloso volo della "Santa Casa di Nazareth": gli abitanti di Posatora, frazione di Ancona, dicono che il loro borgo tragga il nome dal fatto che la Santa Casa si sia posata lì, prima di fermarsi sul colle dei Lauri.

Vi è poi la leggenda della Spelonca degli Schiavi, suggerita dalla bellezza della riviera del Conero con quei due solitari scogli detti "le due sorelle". La leggenda narra di una bellissima principessa rapita dai corsari e poi rinchiusa in una spelonca; le lacrime della fanciulla sgorgano ancora formando un ruscello che scorre dalla grotta al mare. Ancora oggi, chi potesse entrarvi ascolterebbe la voce della fanciulla che è intenta ad un telaio tutto d'oro e mentre lei lavora, una chioccia dorata, da dietro una griglia di ferro, chiama in eterno dei pulcini d'oro che le rispondono con un pigolio di gioia; ma i corsari, ormai fantasmi, che uccisero la fanciulla prigioniera, impediscono l'ingresso. 

Vi sono varie leggende all'origine dell'etimologia di varie località: per esempio, gli abitanti della zona personificarono l'Aesis e lo adorarono come un Dio: da esso avrebbe tratto il nome la valle e la maggiore città di Jesi. 
Un'altra leggenda racconta di come san Floriano creò, con un aratro, la gola della Rossa. 
Il diavolo lo tentò, promettendogli di aprire un varco se si fosse posto al suo servizio ma Floriano si fece il segno della croce e spronò le giovenche. 
Ed ecco che, per volontà di Dio, l'aratro aprì il passo nella roccia.