Info tratte da
DIANA
Figlia di Giove e di Latona, sorella di Apollo, Diana aveva in sé tre aspetti ben distinti, per cui era Divinità Terrestre, Celeste e Infernale.
Come Divinità Terrestre era Dea della Caccia, la Regina dei boschi e delle selve, della vegetazione e della fertilità.
Come Divinità Celeste era la Dea della Luce Lunare, così come suo fratello lo era di quella Solare, e identificata con la Luna ne faceva proprio le fasi, esercitando una benefica influenza sulla Natura, sul succedersi armonioso delle stagioni, sul movimento dei mari.
Come Divinità Infernale prendeva nome di Ecate e le venivano fatti, secondo la tradizione, sacrifici anche umani.
Stravolta e sfigurata dal cristianesimo, diventata nel Medioevo figura da tregenda, Diana fu vista come "Luna cacciatrice notturna e Regina del Sabbah" e fece le sue apparizioni in molte leggende come "demonio di molta importanza" e "demonio meridiano" che nelle sue peregrinazioni e nei suoi voli è seguita da una schiera di morti che non trovano pace: i morti anzitempo, i bambini troppo presto tolti alla vita, le vittime di morte violenta.
Nel XVI secolo, il suo nome compare persino negli atti del processo indetto dall'Inquisizione milanese contro una donna accusata di stregoneria e di far parte della "Società di Diana". La donna dichiarò che la Dea, accompagnata dal suo folto seguito di anime femminili, girava di notte penetrando non vista nelle case degli uomini, specialmente i più ricchi, mangiando e bevendo ciò che trovava, e lasciando la sua benedizione solo in quelle dimore che trovava pulite e ben ordinate.
Nota: concetti che si trovano anche in questo libro
ABUNDIA
Agli eserciti vaganti nelle Dodici Notti (vedi scritti nella seconda parte) guidati da una Divinità Femminile fa cenno, nelle sue opere, Guglielmo d'Alvernia, vescovo francese morto nel 1248. Egli racconta come il popolo credesse ad una Divinità misteriosa, che in realtà era un demonio chiamato Satia (dal latino "Satiaetas", sazietà) o Abundia (dal latino Abundantia). Già presso i Romani era esistito il culto per un essere soprannaturale identificato in Abundantia, una specie di Dea che non aveva né templi né altari e la cui effigie era riscontrabile solo su certe monete. Abundia (o Domina Abundia, o Dame Habonde, secondo il vescovo di Verona Ratherius) aveva al suo servizio un terzo del mondo. In origine doveva, come Diana, essere considerata e venerata come entità benevola il cui apparire portava, come dice il suo stesso nome, generosi benefici agli uomini; al suo spirito amico venivano offerti cibi e bevande che venivano fatti trovare imbanditi sulle tavole delle case e nelle notti che si sapevano essere solcate dai suoi voli. E come Diana, anche Abundia, se si imbatteva in ricche offerte, procurava prosperità alla casa e ai suoi abitanti, altrimenti si allontanava rifiutando la sua protezione. Condannata dalla chiesa in quanto figura pagana, Abundia fu dipinta dai dottori della chiesa come un'incarnazione di Satana e col tempo il popolo credette nella diabolica natura attribuitale dai testi sacri e vide in lei non più una mite propiziatrice d'abbondanza, bensì una perversa creatura dell'inferno. A Dame Habonde e ai suoi seguaci allude anche un passo del Roman de la Rose, composto verso la fine del 1200. Una tradizione diceva (ma l'autore del Roman aggiunge che ciò era da ritenersi "folie orrible") che ogni figlio terzogenito fosse costretto ad unirsi al corteo di Abundia per andare con lei tre volte la settimana girando di casa in casa. Niente e nessuno, si diceva, avrebbe potuto fermare questi sventurati, né muri né porte sbarrate, poiché era soltanto la loro anima a viaggiare mentre il corpo rimaneva immobile dov'era. Ma se qualcuno lo avesse voltato, l'anima non avrebbe più potuto farvi ritorno..."
SALOMè
Erodiade, tra tutte le figure di divinità del male in volo tra Natale ed Epifania, è l'unica a trarre origine da un personaggio realmente esistito. Questo spirito vagante senza pace, che, secondo la morale medioevale cristiana, sfoga sugli uomini la rabbia che gli viene da una vita mal spesa, abitò un giorno nel corpo di una principessa di tal nome, della famiglia di Erode.
Una Erodiade, figlia di Aristobulo, figlio a sua volta di Erode il Grande, fu data in moglie dapprima a Erode Filippo I, e poi al fratello di questi, Erode Antipa. Il suo secondo matrimonio con quello che le era nello stesso tempo zio e cognato venne considerato incestuoso e destò grandissimo scandalo nella società ebraica che considerava l'incesto come gravissimo peccato e provocò anche la riprovazione di san Giovanni Battista. Da Erodiade e da Erode Antipa nacque una figlia, Salomè (altre volte chiamata con lo stesso nome della madre) che fu colei che secondo il racconto evangelico fu causa della morte di san Giovanni. La storia della figlia di Erode, la cui danza ottenne come premio la testa del Battista, suscitò un'impressione particolarmente viva nel primo Medioevo e si mescolò in vari modi alla tradizione favolistica con una tematica che i poeti trattarono volentieri e ampiamente.
Una di queste leggende dice che Salomè-Erodiade, a causa del suo comportamento più sventato che malvagio, poiché l'idea assassina le era stata suggerita dalla sua vendicativa madre, sarebbe stata condannata a vagare senza posa ogni notte in compagnia di spiriti maligni, diabolici e malvagi; a spingerla nell'aria e a farla volare (*) vorticosamente sarebbe il soffio delle labbra della testa decapitata del Battista e ciò fino alla fine del mondo. Temutissima da ognuno, portandosi dietro la sua irriducibile pena, Salomè-Erodiade volava diffondendo paura e terrore nelle Dodici Notti e soprattutto in quella dell'Epifania, alla testa dell'esercito degli irati e delle Signore della Notte. Da mezzanotte al canto del gallo, se il soffio scemava un poco, ella smetteva di volare sopra terre e villaggi e sedeva sui rami delle querce e dei noccioli fino a quando il vento sinistro non riprendeva a sospingerla per lo spazio infinito.
(*) Nota di Lunaria: Come abbiamo visto, Abundia, in epoca cristiana, venne denigrata a "demone". Destino che era capitato a molti altri Dei pagani, Pan su tutti.
Ai cristianelli basta vedere un paio di cornini magari su un Dio zoomorfo per andare subito in tilt
Poveretti, non leggendo libri non sanno che le corna erano diffuse in moltissime civiltà, da nord a sud, dall'est all'ovest fin dal Paleolitico, ma vabbè
ah già ma per i cristianelli "le corna sono il simbolo del diavolo"
La stessa cosa pare capitata a Erodiade/Salomé, personaggio (come gli altri personaggi dei vangeli) inesistente, ovviamente, e ricalcato su figure di archetipi presi da culture precedenti. In particolare, è suggestivo pensare che Erodiade/Salomé sia stata ispirata sia da Kali che da Argimpasa, altre Dee legate al concetto di "testa decapitata":
La Dea Induista Kali e la Dea Scita Argimpasa: non solo la posa è simile, ma entrambe stringono una testa e sono in forma danzante.
Secondo me è probabile che gli ebrei (tanto più gli ex ebrei osservanti e convertiti alla favola cristiana) abbiano (come tante volte) denigrato una Dea pre-esistente (forse Argimpasa) con cui erano entrati in contatto. Si guardi la cartina.
Gli Sciti occupavano tutta la parte tra la Russia e il Mar Nero; confinavano con Romani, Daci, Armeni, Persiani (dai quali discendevano), ed entrarono in contatto con gli Assiri e gli Utartei, esattamente come anche gli ebrei.
Dal momento che era frequente che gli ebrei (e successivamente i cristiani, che discendono da loro) demonizzassero ogni cosa, non si capisce perché anche Erodiade/Salomè non possa essere stata usata per il loro sciocco mito: un aiutante del loro dio pastore che viene decapitato da una malvagia femmina...
Ma dal punto di vista simbolico (in questo caso, induista) cosa significa rappresentare una Dea con una testa decapitata?
Kali rappresenta l'aspetto guerriero di Parvati, la consorte di Shiva. È conosciuta anche come Devi (la Dea) e Mahadevi (la Grande Dea) e assume aspetti diversi: Sati (la Donna Virtuosa), Jaganmata (la Madre del mondo), Durga (l'Inaccessibile).
"Kali" è il genere femminile della parola sanscrita "kala" che significa "tempo" ma anche "nero". Per questo motivo il suo nome è stato più volte tradotto come Colei che è il tempo o Colei che consuma il tempo o la Madre del tempo e infine Colei che è Nera.
L'associazione al colore nero della Dea è in contrasto con suo marito Shiva, il cui corpo è ricoperto di cenere bianca (in sanscrito smasan).
Kali è l'aspetto guerriero, feroce, sanguinario, iracondo del Femminile, tanto che il suo nome deriva proprio da "Kala" (nero), quindi per estensione Kali starebbe per "La Nera".
Per l'Induismo, la morte non implica il passaggio alla non esistenza, ma una trasformazione, un passaggio a una nuova forma di vita; ciò che viene distrutto fa sì che gli esseri attraversino nuove fasi di esistenza: il Distruttore è colui che crea nuovamente, ruolo di Kali, che si manifesta anche negli aspetti di Durga, Sati, e molti altri, vale a dire ulteriori aspetti della natura femminile: Mistero, Maternità, Virtù; Energie femminili in movimento costante, "Shakti", in perenne movimento, metamorfosi/trasformazione, che racchiude in sé diversi aspetti, con un aspetto benedicente, materno, legato al nutrimento ma anche terrifico.
Nuda, con la vagina esposta, il seno dirompente, la lingua di fuori, rossa, quasi "fallica" (o meglio: clitoridea), ha una valenza Sessuale Femminile aggressiva, legata anche al ciclo mestruale, cosa assolutamente estranea alla teologia europea, che "ha spezzato" il femminile visto solo come passivo/ricettivo di fronte alla divinità maschile.
La Dea porta una collana di teste mozzate, i nemici che Ella ha sconfitto nelle numerose battaglie che costellano il pantheon Indù.
Kali è rappresentata nell'atto di eterno movimento, del danzare sopra il cadavere di Shiva, o attorniata dai cadaveri dei Deva (demoni) mentre brandisce la spada, o l'ascia, anche se qualche può recare un fiore di loto e fare il gesto benedicente con la mano.
Questi sono gli elementi iconografici della Dea e il loro significato.
1) La carnagione scura rimanda alla dissoluzione di ogni individualità;
2) La nudità della Dea rappresenta la caduta di ogni illusione;
3) Il laccio con cui prende le teste per mozzarle rappresenta la caducità di tutto ciò che esiste;
4) Le quattro braccia reggono strumenti di distruzione e purificazione.
Come abbiamo visto, sia la nudità, sia la testa decapitata, sia la danza (e se vogliamo, anche la bellezza seducente) collegano Erodiade-Salomé, ideate dall'ambiente giudeocristiano, a Kali e ad Argimpasa. Solo una coincidenza, oppure la dimostrazione che Kali/Argimpasa vennero denigrate e ridotte a "semplice donna malvagia", per meglio avere la scusante di denigrare tutte le donne?
Io, che conosco un po' la teologia cristiana, e quello che la teologia cristiana ha affermato sulle donne, usando anche come pretesto la figura di Salomè\Eva,
credo di conoscere la risposta su come siano andate davvero le cose...
Presso i Tedeschi del Nord, Diana, in volo tra Natale ed Epifania, diventò Holda, nota anche con i nomi di Hulda, Hulle, Holl, Holle. Il suo nome trarrebbe origine dal tedesco antico "Holdo" che significa "Genio, spirito, propizio" o, per altri "Ostile, diabolico". In Frau Holle, forse, oltre alla latina Diana, sopravvive anche qualcosa dell'antica Dea Germanica Frigg, sposa di Odino.
E Jacob Grimm azzarda che Holda "potrebbe essere stato il nome con il quale gli Svevi adoravano la Divinità paragonata dai Romani ad Iside o perlomeno potrebbe essere stata una sua denominazione secondaria."
Frau Holle ha in sé sia il bene che il male: è la Donna e la Dea gentile, soave, benevola, caritatevole verso gli esseri umani, che si adira solo quando nelle famiglie che visita regnano il disordine e la disarmonia. Frau Holle è anche la Dea della vegetazione e della fertilità, la protettrice del lavoro delle filatrici (*), della coltivazione dei campi, delle fonti, delle sorgenti (**) e contemporaneamente il capo della folta schiera dei morti anzitempo e dei bambini morti senza essere stati battezzati. Ma senza premiare i giusti e i retti dimostrando loro tutta la sua benevolenza, Frau Holle sa essere anche ostile e diabolica, spettrale e malefica, sinistra verso chi fa il male o è prepotente e violento; nei villaggi abitati da persone di questo stampo essa percorre di notte, implacabile e terribile, le vie, mentre gli abitanti terrorizzati sbarrano porte e finestre in cerca di protezione. Spesso vola a cavallo di una scopa. (****)
Di solito Frau Holle veniva rappresentata come una giovane dall'aspetto benigno, dai lunghi capelli d'oro (forse un collegamento alla norrena Sif ?) e si diceva che fosse facile incontrarla vicino ai laghi e alle sorgenti, presso le cui acque sostava per fare il bagno e poi sparire nel nulla.
Come protettrice delle filatrici, suoi attributi erano la rocca e il fuso [vedi nota *]
Come il Dio germanico Wodan (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/wodan-odino-thor-tre-dei-moooooolto.html), ella partecipava specialmente durante le tempeste alla "diabolica caccia selvaggia", facendosi anche accompagnare da una schiera di streghe che venivano anche dette "donne della neve". In questa occasione, appariva sotto l'aspetto di vecchia megera, spavento dei bambini: con un lungo naso (talvolta con un vorace becco da uccello - un riferimento a Morrigan, la Dea Corvo?), i denti affilati, i capelli incolti e scarmigliati, entrò a tal punto nella tradizione popolare che, nelle zone in cui si credeva alla sua esistenza, di una persona spettinata e con "i capelli in piedi" si era soliti dire che "è andata con Holle."
Nota di Lunaria: curiosamente, una Dea (vista anche come strega o demone) con zanne e capelli scarmagliati è l'indonesiana Rangda (https://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/indonesia-mitologia-tatuaggi-e-metal.html)
Anche Freya si muoveva su un carro/cocchio; https://intervistemetal.blogspot.com/2018/07/norvegia-1-introduzione-alledda.html
senza contare che il cavallo è associato a Epona e anche Epona era una Dea psicopompa
Holle era considerata come un essere divino che vegliava sulla terra e a Lei era attribuita la preziosa facoltà di "fare il tempo": quando essa scuoteva i piumini del suo letto, cadeva la neve e in virtù di questa tradizione, in quasi tutta la Germania, quando nevicava, si era soliti dire che Frau Holle si faceva il letto; quando suonava l'organo (******), scoppiava una tempesta; con il suo specchio ella produceva magicamente gli arcobaleni, ponti irreali verso il regno delle nuvole. Frau Holle vegliava anche sull'arrivo e sullo scorrere delle stagioni, sulla nascita e sulla morte degli esseri umani. Mentre primavera, estate, autunno, inverno, giovinezza, maturità e vecchiaia apparivano come in un caleidoscopio nella sua sfera di cristallo, e scorrevano davanti ai suoi occhi, a Frau Holle non venivano applicate le leggi della fugacità della vita.
Note:
(*) Il che la collegherebbe alle tante Dee Filatrici: Moire, Parche, Mokosh, Ixchel, Habetrot...
Non ultima, una misteriosa figura del folklore sardo, la "Filonzana"
"Comunque questa figura è tanto simile a quella delle Parche greche: rappresenta una donna anziana ingobbita e vestita di nero, dall'andatura storta e sgraziata, tiene un fuso tra le mani e fila in continuazione. Come le Parche tesse il filo della vita umana e del destino, di cui sa tutto poiché è nelle sue mani. Non si sa granché delle sue origini... a volte indossa una maschera, altre ha il viso coperto da un velo nero... durante le sfilate, lei arriva sempre alla fine, adocchia alcune persone e si avvicina loro tagliando il filo di lana e porgendoglielo, come augurio di malessere e sventura. Si racconta che a volte appaia con un'altra filonzana col ventre gonfio tipico di una donna incinta, e insieme mimano le scene del parto! È molto temuta ma al tempo stesso rispettata. Credo che oltre alle Parche possa essere collegata alla Befana, Frau Holle e le figure delle anziane sagge [vedi anche Baba Yaga] che sono state trasformate in vecchie orrende e maligne dal cristianesimo, e anche i culti della terra e della rigenerazione di questo periodo dell'anno."
(**) Altra cosa presente nel paganesimo: le divinità delle fonti
Il pozzo, nel contesto politeista, rappresentava l'Utero della Dea
Scaricate questo pdf http://www.metabasis.it/articoli/14/14_Cattaneo.pdf
Che l'acqua fosse associata alla (ri)nascita lo si vede anche nel mito di Mosé (a sua volta scopiazzato dalla nascita di Sargon) "salvato dalle acque" proprio da una donna (regina, forse, un'allusione alla Dea)
(****) Come Baba Yaga, altra Dea Triplice, Madre del Tempo, Dea Psicopompa... Baba Yaga, Pethra Baba, Perchta... tutte versioni della Grande Vecchia Terrifica, patrona delle selve e della notte... vedi i miei post sugli Slavi. https://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/gli-slavi-7-il-lesij-la-rusalka-morozko.html
(******) Curiosamente, è attestata una santa della musica, spesso rappresentata vicino all'organo: santa cecilia Tra l'altro anche qui, nel mito cristiano-cattolico neanche è chiaro perché ad un certo punto le associarono gli strumenti musicali... dal mio punto di vista è perché volevano scopiazzare le Muse o magari anche la stessa Frau Holle! -_- Tanto, scopiazzamento più, scopiazzamento meno... :P
Nella Germania del sud, Diana-Holda mutava nome e diventava Perhata, o Perchta (Perchtl, Berchta) quasi sempre chiamata Frau Berchta, la Signora Berchta. Anche Frau Berchta era solita visitare le case degli uomini nelle 12 notti e in particolare in quella dell'Epifania che era la sua notte speciale e che in antico tedesco era detta Giperhata Nacht, Notte Splendente: quasi sicuramente Frau Berchta derivò il proprio nome da questa lucente definizione della notte del 5 gennaio che venne anche chiamata Perhetennacht, Notte di Perhata, così come l'Epifania fu detta Perhetentag, giorno di Perhata. Così, il suo nome significa "La Nobile, La Risplendente, La Luminosa, La Bianca" e ciò potrebbe far pensare che a portarlo fosse un essere bonario, portatore di gioia. Invece in Frau Berchta predominava l'elemento negativo, il lato spesso orribile che era sempre messo in evidenza nei racconti delle antiche saghe. (Nota di Lunaria: in Africa il colore bianco è il colore della morte e anche Dhumavati, la Dea indù del nulla, la Vecchia Vedova, è vestita con un sari bianco, che in realtà, è un sudario)
Frau Berchta compare nei testi del XIII e XIV secolo e nel Thesaurus Pauperum (1448) è fatta severissima condanna contro la "superstizione idolatra di coloro che lasciano la notte cibi e bevande bene in vista per Frau Percht e il suo seguito, sperando di ottenere abbondanza e ricchezza."
Per un approfondimento vedi questo libro
Temuta e fuggita, ma nello stesso tempo corteggiata da coloro che volevano ingraziarsela per trarne augurali vantaggi, crudele e spaventosa, ma talvolta anche capace di pietà e animata da un certo qual senso di giustizia, fu anch'essa vista da qualcuno come diretta provenienza del personaggio della moglie del mitico re Odino, poi decaduta ad immagine di strega invocata come spauracchio per i bambini: si faceva loro credere che Frau Berchta, con i capelli arruffati, fosse solita aggirarsi intorno alle case per far paura a quelli cattivi. Come già Frau Holle anche Frau Berchta si spostava su un carro volante (Nota di Lunaria: vedi il confronto con Freya)
Come lei produceva neve luccicante
e propiziava la coltivazione dei campi. Suo attributo era un aratro da cui cadevano trucioli e zolle d'oro. La sua essenza soprannaturale era chiaramente rivelata dal suo improvviso apparire; era anche solita lanciare doni attraverso le finestre. Le era sacra la tessitura: imponeva solerzia nel lavoro e amava sorvegliare le filatrici che temevano il suo severissimo controllo. Frau Berchta esigeva sempre l'osservanza delle feste comandate e puniva crudelmente i trasgressori. La terribile Frau pretendeva che l'Epifania, sua ricorrenza, fosse celebrata con vivande speciali, purea e pesce, altre volte aringhe, avena, aringhe con i Knödel (i tipici grossi gnocchi di pane o fegato). Se questi cibi rituali non venivano mangiati, ella metteva in moto la sua implacabile vendetta: sventrava chi aveva mangiato altri cibi e riempiva loro il ventre di pruni, quindi lo ricuciva con un vomere invece che con l'ago, con una catena di ferro invece che col filo.
Frau Berchta aveva al seguito "Le Signore della Notte", le maghe e le streghe, nonché le anime dei non battezzati, e regnava su nani ed elfi.
(**) Questo elemento (unito al vomere) porterebbe a pensare che Perchta, agli inizi, fosse una Divinità dei campi, il che renderebbe probabile che le venissero offerti sacrifici umani.
Vedi Mircea Eliade "Trattato di storia delle religioni" per ulteriori approfondimenti sui culti agrari
Nota Bene: prima di vedere Strenia, un riassuntino sulla "Vergine che partorisce un bambino a Natale" PERCHé GIà LO SO CHE GENERE DI INSULTI VENGONO RIVOLTI A QUELLE PERSONE CHE PARLANO DI "ELEMENTI PAGANI COPIATI DAL CRISTIANESIMO"... Tali persone vengono fatte passare come "pazzi deliranti mentecatti" "che non hanno mai letto libri", quindi dimostriamo che non è un mio delirio e che i libri li ho consultati. Al contrario di chi mi offende, eh...
Le feste di inizio anno erano celebrate in onore di Giano
e della Dea Strenia. Giano, divinità solare latina che veniva rappresentata bifronte, era il Dio che presiedeva alle porte, alle vie della terra e del cielo, all'agricoltura. (Nota di Lunaria: anche alla Divinazione perché un volto vedeva il passato, l'altro il futuro). L'anno cominciava da lui e il primo mese, Januarius, portava il suo nome. Strenia, invece, era la personificazione della salute pubblica ed era Divinità che i Romani avevano ereditato dai Sabini: in Roma le era stato eretto e dedicato un tempio presso il Colosseo e i Romani attribuivano a Lei la facoltà di presiedere ai doni di Capodanno. Strenia fu per gli adulti e per i bambini dell'antica Roma quello che poi la Befana rappresentò per i bambini e adulti nell'età moderna.
Nota di Lunaria: e infatti, molto intelligentemente, i testimoni di geova fanno notare che:
Le Sigillaria, le Feste dei Doni, che avevano inizio il primo giorno di gennaio, seguivano i Saturnali e il Natale del Sole. Pare che fossero state istituite da Tazio, re dei Sabini e "collega" di Romolo, il primo re di Roma. Si chiamavano così per la consuetudine di scambiarsi in occasione di queste feste dei doni augurali e di offrire agli Dei Lari piccole statuette per lo più di argilla, ma anche di bronzo e più tardi perfino d'argento e di oro, che avevano funzione espiatoria e intendevano, almeno in origine, sostituire i sacrifici umani, specialmente di fanciulli, offerti dai primi Latini a Saturno. Queste statuette erano dette Sigilla, dal latino "Sigillum", diminutivo di "Signum", statua. Nei tempi più lontani i doni che ci si scambiava in tale occasione (e che dal nome della Dea si chiamavano "strenae", strenne) consistevano in povere e simboliche cose. Si fa risalire a Tazio l'uso di offrire per il nuovo anno i rami sacri tagliati dal bosco e dedicati alla Dea Strenia, il Lucus Streniae, che si trovava al principio della Via Sacra, sul Velia.
Fotografiamo, prima che qualche cristianucolo metta in dubbio e sostenga che non è vero niente, che sono i cristiani cattolici che hanno inventato l'usanza di scambiarsi i regali...
Guarda un po'! L'elemento arboreo di ramoscelli intrecciati è presente anche nel culto cattolico!
Questi primi doni consistevano in ramoscelli sacri di alloro o di olivo, fichi e miele (poiché il nuovo anno potesse essere sempre dolce) [Vedi approfondimento sotto] e a volte anche di datteri. Più tardi a queste semplici offerte si sostituirono ricchi donativi e nacque l'uso di offrire all'imperatore ricche strenne. [...] Le Sigillaria si inauguravano con un sacrificio a Giano, nel primo giorno di gennaio, consistente nell'offerta di una focaccia chiamata "Janual", che veniva preparata in differenti forme, con farina di frumento, anice, miele. (*) [...] Le Sigillaria erano attese soprattutto dai bambini che ricevevano in dono i loro Sigilla (di solito di pasta dolce) in forma di bamboline e animaletti. Molti genitori acquistavano i Sigilla per i loro figlioletti nella Via Sigillaria e in due mercati appositi, l'uno nel Campo Marzio e l'altro sull'Esquilino; insieme ai Sigilla, là si trovavano anche altri oggetti che potevano essere occasione di strenne. La tradizione degli auguri, delle strenne e dei doni ai bambini si radicò così profondamente nella gente, che persino la chiesa, dopo aver cercato invano di cancellarla dai costumi dei primi cristiani, poiché uso di origine pagana, dovette arrendersi e tollerarla.
Accidenti, cosa ci ricorda questa immagine! L'usanza pagana di donare dolciumi ai bambini per onorare la Dea Strenia!!!
Cosa simboleggiava il carbone, donato ai bambini cattivi?
Probabilmente, era l'immagine del peccato che anneriva l'anima. Dalla quantità di carbone nella calza, il bambino poteva stimare il metro del suo comportamento.
(*) Offrire le focacce era presente anche nel politeismo semita. Lo sappiamo (anzi, lo sa chi legge la bibbia, non è il caso dei cattolici, quindi...) leggendo Geremia, e la sua invettiva contro la Regina dei Cieli, ovvero Astarte/Ishtar (no, cari cattolici, non si intendeva la vostra madonna con il titolo "Regina dei Cieli"...)
Regina dei Cieli: Titolo di una Divinità adorata da israeliti apostati all’epoca di Geremia. — Ger 44:17-19.
Anche se riguardava principalmente le donne, tutta la famiglia partecipava in qualche modo all’adorazione della “regina dei cieli”. Le donne cuocevano al forno focacce sacrificali, i figli raccoglievano la legna per il fuoco e i padri lo accendevano. (Ger 7:18)
L’adorazione di questa Dea ebbe forte presa sugli ebrei, come risulta dal fatto che coloro che erano fuggiti in Egitto dopo l’assassinio del governatore Ghedalia attribuirono la loro calamità all’aver trascurato di offrire fumo sacrificale e libagioni alla “regina dei cieli”. Il profeta Geremia dimostrò vigorosamente l’erroneità della loro idea. — Ger 44:15-30.
Le Scritture non specificano l’identità della “regina dei cieli”. È stata avanzata l’ipotesi che si trattasse della Dea sumera della fertilità, Inanna, l’Ishtar babilonese. Il nome Inanna significa letteralmente “regina del cielo”. Alla corrispondente divinità babilonese, Ishtar, i testi accadici attribuiscono i titoli di “regina dei cieli” e “regina dei cieli e delle stelle”.
Sembra che l’adorazione di Ishtar fosse diffusa anche in altri paesi. Scrivendo ad Amenofi III, in una delle tavolette di Tell el-Amarna, Tushratta menziona “Ishtar, padrona del cielo”. Sempre in Egitto, un’iscrizione di Horemheb, che si pensa abbia regnato nel XIV secolo a.E.V., menziona “Astarte [Ishtar] signora del cielo”. Un frammento di stele rinvenuto a Menfi e risalente al regno di Merneptah, sovrano egiziano il cui regno è datato al XIII secolo a.E.V., raffigura Astarte con l’iscrizione: “Astarte, signora del cielo”. Nel periodo persiano, a Siene (l’attuale Assuan), Astarte era soprannominata “la regina dei cieli”.
L’adorazione della “regina dei cieli” era ancora praticata nel IV secolo E.V. Verso il 375 E.V., nel suo trattato Panarion (79, 1, 7), Epifanio scrisse: “Certe donne addobbano una specie di carro o di portantina e, dopo avervi steso sopra un telo di lino, in un certo giorno festivo dell’anno vi pongono dinanzi per alcuni giorni una pagnotta che offrono nel nome di Maria. Poi tutte le donne mangiano di quel pane”. Epifanio (79, 8, 1, 2) collega queste usanze con l’adorazione della “regina dei cieli” menzionata in Geremia e cita Geremia 7:18 e 44:25. — Epiphanius, a cura di Karl Holl, Lipsia, 1933, vol. 3, pp. 476, 482, 483.
Visto? Offrire focacce e miele non solo era pratica pagana greco-romana ma persino semita. E se poi vogliamo essere precisine, anche gli Slavi pre-cristiani erano grandi amanti del miele. Ne ricavavano una sorta di idromele.
Vedi qui https://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/gli-slavi-1-introduzione.html
Eh, con i cristiani è così. Devi fotografare ogni singola virgola dei libri che leggi, sennò i signorini insinuano che tu sei una deficiente ignorante sulla loro "bella religione"... e che quindi non puoi parlare né commentare....
Approfondimento: Dolci & Paganesimo, tratto da
Essendo le calende di gennaio uno dei Dies Fasti, cioè uno di quei giorni "il cui Sacro interviene per valorizzare l'azione dell'uomo e dargli la sua piena fiducia" [...] ci si scambiava anche visite, durante le quali si facevano e ricevevano auguri e "Strenae" come rami di alloro (con i quali si ornavano anche gli stipiti delle porte delle case)
datteri, fichi secchi, miele (*), noci rivestite di uno strato di zafferano oppure dorate o argentate.
A Giano si offriva in quel giorno una focaccia di frumento e sale, chiamato "Ianual". Nel Basso Impero, "si offrivano al posto dei datteri e delle noci, dei "Popana", focacce al miele ricoperte di foglie dorate". Tutti doni dolci, che intendevano quindi augurare e promuovere la prosperità e auspicavano la "dolcezza" dell'anno nuovo. Il dono reciproco di monete manifestava chiaramente "L'intenzione magica di determinare, l'anno avvenire, la ricchezza materiale". Più tardiva è l'usanza di offrire oggetti, ad esempio lucerne di terracotta, che portavano incisi simboli o frasi augurali. I Compitalia, festa dei Compita, cioè dei crocicchi, erano una festa mobile, ma che doveva essere celebrata prima del quarto di Luna di gennaio.
In quel giorno, i contadini e gli schiavi delle proprietà rurali si riunivano nel Compitum, modesto santuario eretto nel crocicchio sacro; vi portavano dei gioghi rotti, dei vomeri di aratro, simbolo della chiusura dei lavori agricoli e dei doni che offrivano ai Lari, dei dolci, delle ghirlande di fiori
e sospendevano davanti all'altare dei gomitoli e delle bambole di lana in numero uguale a quello degli schiavi della tenuta e dei membri della famiglia. Poi, a nome del suo padrone, il villicus offriva un sacrificio.
(*) Il miele è citato anche nella Bibbia e proibito come offerta a javè, proprio perché era offerto alle Dee. I Gitani, in passato, spesso lo offrivano alle Ourmes, le Dee del Destino. Il miele e l'ape sono collegati alla Dea: Melissa-Bisu Mate... L'ebraismo infatti NON offriva miele a javè. Il miele era offerto agli Dei e alle Dee dei popoli politeisti anche se nella bibbia si parla di "terra dove scorrono latte e miele"; e del resto, tale cosa, è ripresa anche dall'Aquinate, con abbondanza di particolari:
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/03/gli-slavi-1-introduzione.html
L'Origine del mito della Befana e l'immaginario comune
I demoni notturni e i loro voli nelle tenebre, così caratteristici del Medioevo e nei quali la Befana trova la parte più importante delle sue radici, avevano una loro storia con precedenti rintracciabili già nelle mitologie ebraica, greca, latina. I testi ebraici parlano di un demone notturno di nome Lilitu che volava di notte insidiando le madri durante i parti: sarebbe stata, secondo la leggenda, la prima moglie di Adamo, abbandonata dopo la creazione di Eva e quindi divenuta moglie di un demone. Nella mitologia greca si parlava invece di Lamia, bellissima regina di Libia, amata da Zeus e, per gelosia, privata da Era dei suoi figli e divenuta mostro orrendo divoratore di bambini.
Quanto ai Latini, essi temevano l'uccello notturno Strix (il barbagianni)
convinti che volasse di notte sulle culle dei bambini per succhiarne il sangue.
(Nota di Lunaria: riferimento che spunta fuori anche nel film "Labyrinth", quando Jareth rapisce il bambino: entra nella stanza sotto forma di barbagianni)
E lamie e streghe (da strix, appunto) furono pertanto i nomi equivalenti per indicare le seguaci di Satana. Fra i Latini la credenza nella magia aveva iniziato a svilupparsi nell'età imperiale, quando avevano fatto il loro ingresso in Roma i culti orientali e si era diffuso il cristianesimo.
Da Natale al 6 gennaio corrono 12 notti, così che la notte dell'Epifania, tra il 5 e il 6, veniva anche chiamata "Dodicesima Notte". Una tradizione, diffusa in molte regioni d'Europa e che risale ai primi secoli dell'epoca medioevale, attribuisce strani e misteriosi poteri a queste 12 notti. Si trattava di un periodo particolarmente delicato e critico per il calendario popolare, poiché di non molto seguente alla seminagione, quindi carico di speranze e di aspettative per il raccolto ancora lontano a venire, ma dal quale sarebbe dipesa la sopravvivenza del nuovo anno. Fermate per la prima volta nei documenti del X secolo, ma forse risalenti a tempi ancora più lontani, certe credenze raccontavano di voli notturni legati ai culti propiziatori della fecondità e fertilità: erano voli soprattutto di figure femminili sopra le campagne dove non c'era traccia alcuna di esseri maligni, né di stregoneria. Gli incontri erano presieduti da Diana, l'antica Dea romana legata alla vegetazione e alla fertilità, il cui culto era straordinariamente sopravvissuto nonostante la cristianizzazione dell'Europa, ed erano volti a procurare fertilità alle campagne.
Nota di Lunaria: avevo già commentato la cicogna; in sintesi, perché riportare tutta l'analisi sarebbe lunga, anche la cicogna e la gru sono animali della Dea https://intervistemetal.blogspot.com/2018/05/israele-esoterico-7-amuleti-e-toro-nel.html
Gli arabi pre-islamici adoravano persino la Trinità di Dee-Gru, le Al Gharaniq Al Uzza, Allat, Manat...
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/05/israele-esoterico-7-amuleti-e-toro-nel.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/arabia-saudita-no-per-davvero-parli-di.html
Qualcuno volle interpretare queste credenze e i riti che ne derivavano come emanazione di quelli che le matrone romane dedicavano a Diana, vista come simbolo della Luna. La chiesa cristiana le condannò con particolare severità in quanto pagane e nel tentativo di estirparle le indicò ben presto come dovute all'influenza satanica.
"Queste femmine scellerate che si sono convertite a Satana", scrive nel IX sec. il benedettino Reginone di Prüm, "confessano che, nelle ore notturne, vanno con Diana, Dea dei Pagani, con un'innumerevole moltitudine di altre donne, e cavalcando sopra certi animali, nel silenzio della notte profonda, attraversano immensi spazi della terra, obbedienti alle lusinghe di questa loro padrona, al cui servizio sono chiamate in determinate notti"
Fu dunque questa confusione-trasformazione ad avvalorare le opinioni popolari circa i presunti voli notturni di esseri maligni: fu un po' come se condannandoli, la chiesa ne ammettesse l'esistenza, stimolando in tal modo la fantasia popolare.
Diana, fatta scivolare nel numero delle divinità infernali, con le sue cavalcate notturne alla testa delle anime di molte donne, divenne "il primo nocciolo da cui si sviluppò la credenza nei congressi delle streghe coi diavoli" e si trovò ad essere capostipite di tutta una serie di figure divine della mitologia medioevale europea. Con il tempo, quelle miti divinità dei campi divennero nella fantasia popolare delle vere e proprie streghe e i loro voli e convegni a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno, volti in origine a procurare bene e fertilità, si trasformarono nel sabba diabolico col suo corredo di superstizioni e paure.
Per approfondimenti, vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/la-crone-laspetto-terrifico-e-saggio.html