Diana Signora del Gioco\Domina Ludi, la Potnia Theron e le Streghe dei boschi e dei sentieri

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In Valtellina, una volta, si credeva che nelle notti dove la Luna Piena brillava alta nel cielo, le streghe si riunivano nei boschi per ballare fino all'alba. Le loro danze erano guidate dalla loro Regina, chiamata "Donna dal Giöch", o Domina Ludi, la Signora del Gioco, (1) che compare in molte leggende folkloristiche lombarde e che cela la Dea Diana (e le sue sacerdotesse), per riti segreti femminili pagani che vennero soffocati nel sangue con l'arrivo del cristianesimo e della sua presa dittatoriale di potere.
 





Questa idea, di antichi riti femminili in onore di Diana cioè la Dea-Luna, delle selve e degli animali, è rimasta nei nomi delle streghe soprannominate "Donne del Gioco".
Abbiamo un riferimento storico esaminando un verbale di un processo inquisitorio del 1453, nel quale un inquisito, Pellegrino Gualtiero da Barlassina, confessa di aver chiamato "Maestra del Gioco" una donna che lo aveva istruito nelle arti magiche e sul potere curativo delle erbe. (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/i-segreti-occulti-delle-erbe-e-delle.html)

In questi convegni segreti apparivano anche fanciulle, che portavano cibo e bevande. Gualtiero descrisse una particolare bevanda dal gusto dolce, e, dopo averla gustata, si unì sessualmente alla "Maestra del Gioco": qui riecheggia l'antica idea pagana delle Hieros Gamos, le Nozze Sacre, e la Sacerdotessa rappresenta la Dea, mentre l'uomo o il sacerdote rappresentano il Dio suo compagno.

A Corteno, nei pressi di Brescia, si credeva che una strega che viveva in quei dintorni fosse "Donna del Gioco": poteva apparire e scomparire velocemente, ed era vestita di abiti confezionati con strisce di vario colore; poteva ammaliare tutti coloro che la guardavano, specialmente le fanciulle che l'avrebbero seguita sparendo dal mondo. (Nota di Lunaria: qui riecheggia l'idea del corteo di ninfe che accompagnavano la Dea Artemide nelle sue battute di caccia; https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/artemide.html

ci si ricordi che Artemide rappresenta anche il lesbismo e la Sorellanza, mentre Apollo rimanda, tra i suoi vari significati simbolici, anche all'omosessualità https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/politeismowicca-inclusiva-per-la.html)










Questa strega (così ricalcata sulla Dea Artemide...) sapeva parlare con gli animali del bosco, perché conosceva il loro linguaggio, come la Potnia Theron, la Signora degli Animali (2)
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/07/todi-ragini-e-la-potnia-theron.html





A Celvo e Saviore (in provincia di Brescia) si credeva che ci fosse una "Donna del Gioco" che abitava in una malga. Di notte, le streghe, gli animali e strani esseri luminosi si univano a lei, in un corteo e per delle corse sulle montagne (3); chi avesse avuto la sventura di trovarsi sul posto, sarebbe stato tramortito dal corteo oppure rapito e portato in altri mondi. Gli alpigiani erano terrorizzati dalla Donna del Gioco ed evitavano di uscire di notte.
Nei dintorni di Bergamo, una strega, chiamata Dona del Zöch, poteva essere vista nei pressi delle fonti, dove era solita lavare i panni. Quando si accorgeva di essere spiata, poteva diventare gigantesca e terrorizzava chi avesse avuto l'ardire di spiarla.
Una notte la Dona del Zöch salì sul Monte Tesoro e tenendo un piede sul monte Tesoro e l'altro piede sul Monte Pralongone, giocò con la Luna e le stelle.





Nota di Lunaria: infatti Luna e Stelle sono associati alle Dee celesti e lunari; vedi questo monile rinvenuto a Pompei, che mostra una Dea dal capo coronato di stelle che tende un lembo di stoffa, a mo' di arco, sopra la testa, formando una mezzaluna; il medaglione è retto da due teste di serpenti (il serpente è uno degli animali della Dea, per questo i monoteisti lo odiano e lo hanno demonizzato… https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/il-serpente-domestico.html) che ricordano l'Anfisbena, il serpente a due teste, che secondo alcuni, sarebbe stato adorato nei pressi del Noce di Benevento (probabilmente si praticava un culto della Vipera e\o di qualche Dea dei serpenti simile all'italica Angitia https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/il-noce-di-benevento.html)



A Clusone (Bergamo) si credeva che la Dona del Zöch si nascondesse nei boschi in prossimità dei sentieri (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/sarn-helen-e-le-dee-dei-viandanti.html) quando vedeva un viandante, aumentava la sua statura, tanto che il viaggiatore passava, del tutto ignaro, sotto le sue gambe.
 


Alcune volte la Dona del Zöch faceva cadere una pioggia di monete d'oro e se qualcuno era veloce, poteva raccoglierle e sarebbe stato ricco per tutta la vita.
A Costa Serina la Dona del Zöch stava seduta nei pressi dei sentieri e filava la rocca: elemento che l'avvicina alle Dee filatrici e della tessitura come Mokosh, le Parche, le Norne, la Filonzana sarda.

https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/le-dee-filatrici.html

Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/05/la-giobia-la-dea-crone-della-lombardia.html

Poteva assumere l'aspetto di una lavandaia (4) e ai viandanti domandava: "Per chi è la notte?". Se si rispondeva "Per me, per te, per tutti quelli che non possono andare in giro di giorno" si poteva uscire indenni, ma chi sbagliava la risposta veniva colpito con i panni che la strega stava lavando e si restava tramortiti per un po'.





 Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/le-dee-con-la-corna-e-la-falce-di-luna.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/11/la-luna-simbolismo-9.html

NOTE DI LUNARIA:


(1) Approfondimento tratto da


La Domina Ludi, la Signora del buon gioco (...) Divinità pagana sopravvissuta nel mondo contadino, quella Diana, Ecate, Perchta, assumeva l'immagine di Dea licenziosa che permetteva di contrapporsi ad una chiesa sessuofobica, pudica, monogamica. La Domina Ludi incarnava forse il bisogno di vitalità e di naturalezza che anni di predicazioni dei frati minori, le eresie, le lotte intestine nella chiesa avevano soffocato relegando i comportamenti naturali dell'uomo nell'ambito proibito delle superstizioni. E inoltre la Domina Ludi, antagonista del culto mariano, si proponeva come vincitrice, unico capo femminile riconosciuto da un potentissimo mondo di demoni (nota di Lunaria: ovviamente secondo l'idea cristiana che demonizzava gli antichi Dei pagani) Era in qualche modo il riscatto, la vittoria delle Divinità care alle donne nei confronti di una teologia completamente maschile.
"Nascita della strega" in "L'antirinascimento" (1962): Ma noi oggi conosciamo meglio degli inquisitori del Rinascimento che cosa linguisticamente significhi, ad esempio, il gioco di Diana ed Erodiade, la cui partecipazione, da parte delle streghe, era considerata una delle loro colpe peggiori. Sappiamo che Diana non è tanto la Dea cacciatrice, quanto piuttosto la Dea Meridiana, protettrice di uno dei momenti più delicati e magici del ciclo cosmico di mezzodì... dal mezzogiorno Diana viene ad associarsi ad un'altra ora tremenda, la mezzanotte, riprendendo anche il suo aspetto originale di Dea Lunare. Diana aveva una sua fisionomia ben diversa e ben precisa con il suo corteo di ninfe nude. E data la diffusione larghissima di consuetudini etnografiche come i raggruppamenti giovanili, le superstizioni astrologiche che conducevano a compiere riti lunari di fecondità, in cerimonie anche collettive propiziatorie, svolte mediante accoppiamenti sessuali, la mitologia antica e le consuetudini popolari finivano per associarsi e, in un certo senso, per giustificarsi reciprocamente, in singolare contrasto con il carattere demoniaco attribuito dai teologi a tali "giochi".

(2) Il celebre studioso Uberto Pestalozza definiva così la Potnia Theron: "Augusta e veneranda Signora, Sovrana e Dominatrice del mondo umano, del mondo animale, del mondo vegetale, della terra (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/tellus-la-madre-terra.html) e delle acque e del cielo. La Dea Autonoma, imperiosa, ribelle; la Dea che non ebbe madre né padre ed è nella sua intima essenza Madre e Nutrice non solo, ma Generatrice Universa; la Dea che è insieme montagna, acqua, terra gravida dell'umano lavoro, albero, animale, donna; la Dea che senza posa trapassa dall'uno all'altro regno della natura e ne assume tutte le forme; la signora della vita e della morte, della pace e della guerra, e però benefica e malefica a un tempo, crudele e lasciva e pur soccorrevole e benigna alle madri in travaglio e ai neonati; il femminino eterno che a fatica si evolve dagli oscuri intrichi delle arboree e ferine promiscuità originarie, non già per affrancarsene, ma per farle tutte quante partecipi di una sua umanità e per diventare finalmente nel luminoso aere minoico la vivida espressione della Femminilità del Divino: ecco in poche riassuntive parole la Potnia mediterranea, la Grande Dea"
CONCETTO che i monoteisti disprezzano, considerando la femminilità e le donne "un difetto, un abominio"
 
(3) Vedi il confronto con i cortei notturni dei "dodici giorni di Natale" di Dee come Holda\Berchta\Perchta, la Dea Bianca, Immacolata e Splendente. 
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/perchta-holda-diana.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2020/02/la-bianca-signora-e-le-dee-immacolate.html
 



Nelle notti di Natale e dell'Epifania, la Berchta volava oltrepassando le montagne e le valli, tutta risplendente, col suo seguito di fate e streghe, raccogliendo le focacce che erano lasciate, in suo onore, sui tetti delle case; chi avesse osato spiare la Dea, sarebbe diventato cieco oppure rapito dal corteo e riportato a casa solo l'anno successivo; la persona rapita dalla Perchta avrebbe avuto dei fiori che spuntavano dai piedi e dalle mani. In altre leggende, si descrive il corteo della Perchta come un ammasso di scope volanti, scarpe che camminavano, animali e in particolar modo un'oca zoppa; chi avesse riso di questo corteo sarebbe diventato zoppo. Come Holda, anche la Berchta aveva un suo regno sotterraneo, dal quale usciva una volta all'anno, rivestita di splendore: benediva le campagne e spargeva la segala sui prati. Nelle valli del Ticino si credeva che la Berchta apparisse in inverno, tutta luminosa, e con la sua bacchetta magica seminava sul terreno i fiori e i frutti, traendo semi da un ventilabro, strumento che i contadini usavano per ventilare il grano e separarlo dalla pula. è nel Medioevo che la Berchta viene demonizzata e trasformata in vecchia strega infanticida, che uccideva bambini col suo naso adunco; in realtà, precedentemente era immaginata come una fanciulla sorridente con capelli lunghi e dorati e gli abiti splendenti. In alcune leggende, la Perchta ha un aspetto duplice: bella e bianca oppure vecchia e anziana. Assimilabili a Perchta sono Holda\Hulda e Frau Holle (o Madama Holle, Holla), celebrata in una fiaba dei fratelli Grimm; in Italia è stata tradotta come "Fata Piumetta". Il nome "Holle" rimanda ad Hel, la Dea norrena della morte e dell'oltretomba: da Hel derivò Hölle, cioè "l'Inferno". Frau Holle mantiene simbolismi presi dalle Dee Hertha\Hlodyn\Jord\Nerthus (Dee della fertilità e personificazioni della Terra). Sembra che queste Dee precedessero gli Dei maschili, visto che Jord sarebbe la madre del dio Thor. Holda\Holle sono legate al tempo meteorologico: neve, pioggia, sole, ma anche alla tessitura e alla morte dei bambini. Quando Frau Holle "scuote i cuscini e le lenzuola del suo letto", sulla terra nevica.

(4) Nota di Lunaria: l'idea del "fantasma" (solitamente una donna morta di parto) o della fata malinconica che annuncia una sciagura è diffusa anche in altre mitologie e in altre varianti. Vedi per esempio le Glaistig, la Leanan-Sidhe o la Bean-Nighe scozzese (la "Piccola lavandaia del guado").
https://intervistemetal.blogspot.com/2017/12/le-fate-malvage-nel-folklore.html
Si tratta di epifanie femminili, in parte ninfe delle acque, in parte capre che si nutrono del sangue degli uomini che restano ammaliati da loro o sono "muse ispiratrici" di poeti e di artisti che si nutrono dell'ispirazione da lei concessa, mentre lei, la Leanan-Sidhe, si nutre della loro vita, e nel caso dell'ultima, la Bean-Nighe, di uno spirito di una donna morta di parto che lava e rilava continuamente vestiti insanguinati, china su un torrente. Chi la vede, saprà di morire o di assistere ad una disgrazia. In Giappone, c'è la Mu-onna, una Yokai, cioè uno spirito vendicativo di una madre che ha perso il suo bambino durante una guerra o una carestia. Protegge i bambini, ma cerca anche di assorbirli.  Nel folklore slavo, è attestata la Poludnica, la "Signora del mezzogiorno", una donna vestita di bianco, che infesta i campi, e causa infarti e altri malesseri ai contadini.
Può essere che Guy de Maupassant per il suo racconto horror "Le Horla" si sia ispirato proprio alla Poludnica. 

Ma perché tutti questi esseri che si trovano a confine tra la vita e la morte sono immaginate come femminili? Forse perché sono le eredità delle antiche Dee della vita e della morte, del fato (le Norne, le Parche) o forse perché simbolicamente la donna è sempre stata associata alla vita e alla morte, essendo colei che fa nascere. Anche la Filonzana sarda può essere vista come una Banshee italiana, anche se nel suo caso "è stata inglobata" e quindi ridimensionata nel carnevale.

ALTRO APPROFONDIMENTO SULLA POTNIA THERON (nota di Lunaria: purtroppo non ricordo in che libro lo lessi, era qualcosa legato alle donne dottoresse nella storia)

Il dominio della Potnia: la Dea, la Maga, la Strega

Fin da tempi molto antichi il primato femminile sulle conoscenze erboristiche si fondava sullo schema di una naturale e condivisa distribuzione delle sfere di competenza tra il mondo maschile e quello muliebre. Questa ottica era corroborata dall'esistenza di mitologie e cosmogonie che consegnavano il dominio degli elementi naturali nelle mani delle Dee, elette depositarie delle leggi segrete della generazione. Il culto di una Dea Madre ha permeato l'intera area mediterranea fino all'Indo a partire dal Paleolitico, e ha dominato tutta l'epoca neolitica resistendo, in alcuni casi, fino alle soglie dell'Età del Bronzo, e agendo in modo fondamentale sull'incubazione delle strutture sociali e religiose anche successive. Questa divinità arcaica e ancestrale racchiudeva in sé tutti i simboli legati al mondo naturale, animale e vegetale, e tutti gli schemi ciclici, trasformativi e rigenerativi, che regolavano la vita. è conosciuta con il nome di Potnia, che significa "Signora, Sovrana, Dominatrice, Augusta, Veneranda". Il suo era un patronato pressoché incontrastato e universale, che essa controllava moltiplicandosi nelle differenti forme che di volta in volta la identificavano come Signora delle Fiere, Signora dei Serpenti, o attraverso le altre incarnazioni metamorfiche delle sfaccettature del mondo vivente. Ad un certo punto della storia, all'incirca tra il III e il I millennio a.c, questa arcaica visione del mondo fu messa in crisi dal dilagare in tutto il territorio euroasiatico di popolazioni indoeuropee provenienti dalle pianure della Russia meridionale, portatrici di una cultura di tipo patriarcale fondata sui valori maschili della guerra, della conquista, del possesso, che finì per schiacciare e sovvertire le forme preesistenti di potere femminile. Tuttavia, scalzare convinzioni che avevano permeato l'immaginario di interi popoli era impresa assai ardua, e per di più rischiava di indisporre quegli antichi Dei che non gradivano essere sostituiti con i nuovi; di conseguenza si rese necessario reinterpretare, piuttosto che cancellare, quei valori che maggiormente resistevano ai recenti cambiamenti. Ciò avvenne introducendo nuove elaborazioni concettuali sviluppate attraverso il ricorso al mito, giungendo infine a una graduale ibridazione dei due sistemi. La trasformazione dell'immaginario del femminile ha un ruolo centrale in questa collisione culturale. La damnatio memoriae della Potnia è passata anche attraverso il percorso affascinante che ha contribuito all'evoluzione della simbologia della maga, in origine sapiente conoscitrice di segreti, e dunque figura positiva e benefica, nel suo esatto opposto, l'orrifica manipolatrice degli elementi: la malefica appunto, e infine strega, per lungo tempo oggetto di persecuzioni. Numerosi elementi hanno concorso a questo passaggio ideale di testimone. Malgrado possa sembrare strano, il transito dalle religioni pagane al cristianesimo ne è solo parzialmente responsabile, avendo in realtà alimentato una premessa che già in nuce era presente nella cultura greca e romana e che ha piuttosto a che fare con il precedente passaggio dal sostrato culturale preindoeuropeo, matriarcale, al successivo imporsi delle strutture del patriarcato; queste, introducendo una diversa dialettica tra i principi del maschile e del femminile, si fecero responsabili di una riorganizzazione della società che ridefinì in modo drastico il ruolo della donna. Nel sistema religioso greco e poi romano le caratteristiche della Potnia mediterranea vennero assorbite, e allo stesso tempo ripartite, tra le nuove divinità femminili, con il risultato di diluire, e in un certo senso impoverire, la densità concettuale e simbolica raccolta intorno alla polarità del femminile. Era, Artemide, Atena, Demetra, Persefone, ma anche le italiche Bona Dea, Feronia, Flora, divennero così le nuove potniai. Sono tutte Dee pharmakìdes, detentrici a vari livelli di competenze erboristiche, in qualche caso guardiane di un proprio giardino dei semplici. Più strettamente collegate alla medicina e alla salute erano poi le due figlie di Asclepio, Igea (da cui deriva il nostro termine "igiene") (*) e Panacea: la prima protettrice delle pratiche connesse alla salute, la seconda personificazione della guarigione conseguita con l'ausilio di erbe e piante curative. Queste figure, lungi dall'essere scaturite dalla fantasia mitica dei greci, riproponevano una trasmissione femminile del sapere farmaceutico e terapeutico attinta dalle civiltà limitrofe, o precedenti, da quelle mesopotamiche all'Egitto, alla cultura persiana. Erano riflessi delle sumere Bau e Nantu, divinità guaritrici e protettrici della fertilità; della Dea e maga italica Angitia, adorata presso i Marsi e le popolazioni osco-umbre, che detenevano i segreti delle erbe e l'antidoto contro il morso dei serpenti (in latino angues) e che fu talora identificata con Medea o Circe. Curiosamente, proprio laddove sopravviveva il ricordo della dimensione religiosa preellenica, gli Dei, ma soprattutto le Dee, del pantheon greco presero ad assumere connotati e caratteristiche che sembravano stridere con il sistema di valori che avrebbero dovuto rappresentare, lasciando affiorare stranezze che rivelano una genesi disordinata delle nuove mitologie. La figura della Dea Artemide è un esempio tra i più interessanti di questa atipicità. La sua simbologia è ricchissima e complessa. Pur essendo una Dea vergine, infatti, era protettrice dei parti, con il nome di Ilizia, avendo ricevuto in sorte di dover assistere la madre Leto nel parto del gemello Apollo, che aveva preceduto nella nascita di un mese. La verginità di Artemide ne fa una Dea che fonda la propria identità sul distacco, sull'autosufficienza, sul rifiuto della mescolanza con il mondo maschile. La stessa innaturale presa di posizione si trova in Atena, e anticipa una serie di figure appartenenti a mitologie successive sparse sul suolo europeo che si sottraggono alle logiche delle divinità femminili indoeuropee, e scelgono di non avere un compagno o marito.
(*) Igea era la protettrice della prevenzione medica e delle pratiche igieniche. La Dea è raffigurata nell'atto di nutrire il serpente, animale simbolo di ogni trasformazione implicita nell'atto di guarigione. In quanto ancorato all'elemento terra il serpente mantiene un forte legame con le capacità terapeutiche femminili. https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/nu-wa-e-il-serpente.html




 ALTRO COMMENTO SULLA POTNIA THERON, tratto da


Sembra proprio che in molte aree del mondo, le forme di religiosità più antiche fossero basate sui culti della Madre Terra o della Grande Madre, e accompagnate da riti di propiziazione della fertilità monopolizzati dalle donne. Tali riti sono testimoniati dalle statuette votive neolitiche, tra cui spiccano le Veneri steatopigie (dai grandi glutei)
   


o le Divinità dalle molte mammelle, che simboleggiavano la fecondità femminile. (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/lartemide-di-efeso-e-la-palma.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/asherah-lartemide-di-efeso-e-la-ruota.html)


Le donne diventavano così le uniche detentrici del rapporto con il soprannaturale, le esclusive depositarie dei misteri che legano Cielo e Terra.

Il potere femminile venne sancito da istituzioni politiche e sociali in modi diversi e in epoche diverse. In particolare nel Mediterraneo esso sarebbe continuato fino all'Età del Bronzo e avrebbe caratterizzato anche la civiltà minoica, sviluppatasi a Creta dal III millennio e terminata attorno al 1500 a.c.  (https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/creta.html)

Al centro della religione minoica vi era una donna potentissima, Potnia, simbolo della forza generatrice femminile [...]
    




Il fatto che la principale figura religiosa della Grecia minoica fosse una donna assume un significato assai importante, poiché la struttura religiosa di una società plasma in larga misura il suo sistema di valori; per conoscere il ruolo della donna all'interno di una determinata civiltà è molto importante capire come venga definito dalle credenze religiose in essa prevalenti.
E infatti, nella cultura cretese le donne godevano di una posizione sociale privilegiata rispetto a quella loro riservata nelle altre civiltà coeve.
Non vivevano in zone segregate dei palazzi e fruivano quindi di una libertà di movimento non riscontrabile nelle epoche successive per millenni. Le donne minoiche avevano il ruolo privilegiato di Sacerdotesse, potevano amministrare il proprio patrimonio anche dopo essersi sposate, potevano ereditare da un congiunto e divorziare dal marito conservando la dote. Non vi sono però tracce di una successione matrilineare, se non sporadiche.
Col passaggio dalla civiltà minoica a quella micenea, sviluppatasi a Micene attorno al 1450 a.c e con il conseguente emergere della figura del guerriero, i caratteri culturali del mondo greco vanno via via modificandosi, trasformando radicalmente lo statuto sociale femminile.