Alle origini dello sviluppo del territorio lombardo: il Lambro

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La funzione delle acque nella Pianura Padana è servita allo sviluppo commerciale e civile: si è passati da un'economia primitiva ad una forma economica che spostava sulle vie d'acqua tutti gli interessi produttivi, mercantili ed energetici.
Il vero patrimonio lombardo, per il quale il Lambro ha avuto un ruolo fondamentale, è da ricercarsi nella fertilità del suolo irrigato, dal lavoro degli esseri umani per la realizzazione di opere idrauliche.
Tale patrimonio è ancora visibile, specialmente a Sud di Milano, nelle vicinanze degli antichi borghi agricoli.

Uno sguardo complessivo sugli aspetti sociali, economici, religiosi delle nostre terre nell'età antica e di mezzo, ci riporta alle origini degli insediamenti solitari, poi trasformatisi in agglomerati rustici che divennero poi cascine, poi villaggi, fino alle borgate moderne.
Il dissodamento, l'irrigazione, hanno lasciato dietro di sé come un ricordo quello che era l'aspetto boscoso e di acquitrini della nostra media valle del Lambro.



Nel Medioevo, a parte l'invenzione della polvere da sparo, la tecnica rimase in gran parte stazionaria. L'era preindustriale è ricca di invenzioni antesignane di quelle moderne, almeno per tutte quelle che erano al servizio dell'agricoltura; crearono un artigianato rurale.
Nella meravigliosa rete di rogge e di canali che caratterizza la nostra Bassa milanese e lodigiana, auspice la matrice della corrente viva del Lambro e i limpidi fontanili, l'avvento e le conquiste del mulino ad acqua hanno del grandioso, anche se allorché le prime ruote incominciarono a battere la superficie dei corsi d'acqua, l'arte di macinare i cereali aveva già, in Europa e nelle civiltà mediterranee, un passato assai più che millenario.
Dai mulini ad acqua alle cancellate in ferro battuto, dalle semplici case e cascine alle splendide ville padronali, quelle che affacciano i loro giardini sul corso del Lambro, il quale attraverso il Parco Reale; dalla toponomastica alla canalizzazione, dall'arte popolare, religiosa e non, ai dialetti locali, c'è tutto un ricco percorso storico valido a fornire utili indicazioni all'urbanistica contemporanea, perché possa inserirsi in un più che civile rispetto all'ambiente.
Il volto prevalentemente agricolo della valle del Lambro, rimasto inalterato per diversi secoli, non ha costituito alcunché di retrivo per le nostre terre, rispetto ad altre località ritenute più fortunate, in virtù del loro avanzato incremento industriale.
Già Bonvesin de la Riva, verso la fine del secolo XIII, componeva un inno alla grandezza della Lombardia e alla sua fame universale tra tutte le altre regioni della terra, per la fertilità della bella pianura che circonda Milano; nella campagna intorno alla città, particolarmente in quella di levante e mezzogiorno bagnata dal nostro fiume, sta il germe della floridezza della metropoli: la sua ricchezza, che è andata di pari passo con lo sviluppo dell'artigianato e dei commerci, ebbe alla base la fortuna di trovarsi al centro di un'agricoltura fiorente.
La grande risorsa era di per sé stessa insita nelle caratteristiche proprie di una regione fortunata per la ricchezza del suolo e l'abbondanza di tutti i beni necessari agli uomini: l'acqua in modo particolare, dovizia e poesia della Bassa milanese e Lodigiana, che ad opinione comune è ritenuta una dei paesi più fertili e meglio coltivati.
Quel villaggio, come lo definisce Strabone, che gli Insubri scelsero a loro capitale tra tanti altri sparsi nell'aperta campagna, non si sa se fosse fra tutti il più grande; certo aveva una sua particolare posizione: Mediolanum o Mediolamnium, in mezzo alle terre, in mezzo ai fiumi;
quel villaggio, secondo la tradizione raccolta da Tito Livio, era la méta segnata dagli aruspici per la fondazione di una città: la méta di una primavera sacra che si arrestava oltre il confine della zona più elevata, collinare, salubre, già ricca di centri di vita, e il limite di un'altra piatta, acquitrinosa e priva di risorse.

Sull'estremo limite della zona asciutta, il villaggio si affacciava ad una terra che era destinata a divenire pingue e benedetta, allorché le acque dell'Olona, del Seveso e del Lambro, mescolantisi in disordinata e paludosa invasione alle polle sorgine dei fontanili, dovevano essere ricondotte sapientamente nei loro alvei.
I fiumi, nella precipite corsa dai monti alla pianura, allagando, hanno portato con sé le fertili zolle; la mano dell'uomo le ha fatte emergere dalla palude; la terra, irrorata dalla perenne lingua delle naturali sorgenti e da una mirabile rete di rogge e di canali, vede passare i secoli sopra la sua vitalità prorompente, immutabile e invidiata.

Il nostro territorio lombardo, per questa sua parte inferiore, trovandosi tra i corsi inferiori dell'Adda e del Ticino fino al Po, è segnato a settentrione dalla strada di Cassano da una parte e da quella diretta a Boffalora dall'altra.
Sarebbe come dire il parallelo di Milano, ma un poco più a sud del medesimo; è in sostanza la cosiddetta linea dei fontanili o delle acque sorgive.
Acqua sempre più pregiata, quella di queste ultime, per la sua limpidezza e la sua temperatura, rispetto ai fiumi e ai canali; come si ottengano i fontanili, o meglio si ottenevano, peculiarità specialmente del secolo scorso, tramandataci nel nostro, piace ricordarlo con le stesse parole dell'illustre scrittore e storico Cesare Cantù:

"Si ottengono collo scavare il terreno sinché metta a scoperto gli occhi di fontana, cioè le polle, formando una testa di fontanile, e acciocché non si ostruiscano, si approfonda nel terreno da tre in cinque metri, un numero di tini senza fondo, e poco sporgenti sopra il livello dell'acqua. Le acque che scaturiscono da queste polle allacciate sono le meglio appropriate per le irrigazioni jemali, attesa la loro elevata temperatura, che al tino sta ordinariamente circa li +80. R."

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Su questo argomento, vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/10/legnano-la-battaglia-il-castello-e-le.html
 https://intervistemetal.blogspot.com/2020/05/cerro-maggiore.html