Sahara: le rovine romane!


Info tratte da



L'esistenza dello sterminato mare di sabbie era noto agli antichi  Egizi che, non lontano dalle rive occidentali del Nilo, già vedevano accavallarsi e succedersi le dolci ondulazioni delle dune, mentre nel paese di Nubia, là dove nessuno si addentrava, aveva inizio il deserto pietroso.
Spedizioni armate talvolta risalivano il  Nilo fino al "Paese dei  Neri", ne riportavano schiavi, oro e avorio, le tre grandi ricchezze che per millenni l'Africa centrale ha dato. Ma i navigatori di cui si servivano i faraoni egiziani per i viaggi di esplorazione e per contatti commerciali coi popoli del Mediterraneo e del Mare Arabico, cioè i Fenici, sapevano che alle spalle della costa settentrionale dell'Africa si apriva il deserto più assoluto.

Sarà Erodoto nel V secolo a.c a descrivere questo paese con le parole scarne di chi ha tentato di averne informazioni, ma non lo ha visto se non da una posizione di confine.
Le notizie provenivano da alcuni giovani Nasamoni, un popolo libico, i quali, "ben provvisti di acqua e di viveri" avevano tentato la traversata del Sahara.
Molti giorni erano trascorsi nella disperata marcia verso il sud, finché erano giunti in un paese dove crescevano alberi da frutta e, nei pressi, v'erano sconfinate paludi.
Tutti gli storici sono concordi nel ritenere che questa spedizione sia giunta nei pressi del lago Ciad che spesso ancora oggi si impaluda e cambia addirittura tracciato, percorrendo una pista ancora in efficienza ai nostri giorni che da Murzuch, in Libia, giunge al lago attraverso il Kauar.

I Greci, tuttavia, non approfondirono la conoscenza dell'interno della Libia, essendo prevalentemente un popolo marinaro: questa impresa doveva spettare ai Romani.
Ma conoscenza di nomi di popoli erano state recate da viaggiatori berberi che commerciavano con le oasi dell'interno: Garamenti, Ganfasanti, Asbisti nel sud libico; Lotofagi, Ataranti e Atlanti nel sud tunisino e algerino.
Parlando dei Garamanti, Erodoto narra un fatto curioso: siccome le corna delle mandrie bovine che essi possedevano erano basse e rivolte in avanti, gli animali erano costretti a pascolare camminando all'indietro; lo storico dice che costoro combattevano spesso con gli Etiopi trogloditi, cioè gli abitatori delle grotte; si ritiene che si trattasse non di mandrie bovine ma dell'uaddàn, una specie di stambecco sahariano; mentre i trogloditi sarebbero i Tebi, che abitano in ripari sotto rocce e caverne nelle aspre montagne del Tibesti, a sud del deserto libico.
I Garamanti dovevano essere molto diffusi stando anche alla presenza di molti nomi di località di indubbio ceppo berbero che si riferiscono al loro antico habitat, che ebbe il suo centro nell'Uadi el-Agial, dove esploratori italiani ritrovarono un vastissimo cimitero comprendente circa 60000 tombe, risalenti a un periodo che occupa alcuni secoli, a cavallo della nostra era. Da costoro potrebbero discendere gli attuali Tuaregh.
La loro vita subì poi una drastica trasformazione quando fu introdotto il cammello, forse nel III secolo d.c, mentre in precedenza usavano carri trainati da cavalli come dimostrano molte incisioni sparse un po' ovunque nel Sahara.
Le più frequenti raffigurazioni di carri si trovano fra Ilezi, Ghat, Djanet e la catena dell'Hoggar per ripresentarsi nell'Adrar degli Ifoghas, facendo supporre l'esistenza di una pista per carri che dall'oasi di Oea, a sud di Tripoli, raggiunge l'odierna Gao sull'ansa del Niger.
Strabone racconta che i Farusi, altro popolo sahariano, quando attraversavano il deserto sospendevano otri pieni d'acqua sotto il ventre dei cavalli.










Che il Sahara fosse percorso in epoca greca e romana da carovane lungo itinerari ben precisi è documentato anche dalla prosperità di cui godevano alcune città costiere come Oea (Tripoli) Leptis Magna, Sabratha, Tacape: queste città non avrebbero potuto sopravvivere, anche se si trovavano in buona posizione sul mare, se non fossero state proprio i centri di raccolta delle merci che marinai greci e fenici venivano a caricare, merci provenienti tutte dal cuore dell'Africa.
Con tutta probabilità il monopolio del commercio attraverso il deserto era in mano ai Garamanti che fungevano da guide e da trasportatori. Ricerche recenti, inoltre, hanno dimostrato che doveva esistere anche una via commerciale trasversale che partiva dal Nilo, circa all'altezza di Tebe (Luxor) e conduceva a occidente, passando per le oasi di el-Kharga, Siwa, Giarabub, Gialo, Augila, poi raggiungeva le depressioni di Bodele e del Ciad, penetrando quindi nell'Africa nera. Ciascuna di queste località dista in media l'una dall'altra dieci giorni di cammello.
In alcune di esse, come a el-Kharga, si sono rinvenute tracce di depositi d'acqua che veniva conservata in centinaia di anfore.

In tempi romani, una legione risiedeva addirittura al confine del Sahara, a Lambesa, nell'Aurès nel sud algerino, fra gli ultimi contrafforti dell'Atlante e la depressione di Chott-el-Melghir. Questa era la sede della III Legione Augustea. Già nell'anno 20 a.c il proconsole Cornelio Balbo aveva compiuto una vittoriosa spedizione contro i Garamanti, attraversando l'hamada el-Hamra partendo da Ghadames, giungendo nel cuore del territorio nemico nello Uadi el-Agial. Cornelio Balbo sarebbe poi giunto fino al Niger, se si interpretano correttamente le località menzionate da Plinio: Alasi sarebbe Ilezi e il fiume Dasibari sarebbe il Niger, chiamato dagli indigeni ancora oggi Isaberi.
Dagli scavi condotti dagli archeologi sono riaffiorati dalle sabbie immagini della Vittoria, di Venere, di Iside, di Serapide, di Cibele.
Le ville aveano un cortile interno, come ancora oggi presentano le dimore arabe, circondato  da un portico a quadrilatero su cui si aprivano le stanze: al centro era il giardino, come una piccola oasi in cui, talvolta, era compreso un orticello per fornire alla casa le verdure.
A Timbuctu giunse, nel 1352 il viaggiatore islamico Ibn Battuta, che ci lasciò una descrizione affascinante: egli era nato a Tangeri nel 1304 e presto iniziò a viaggiare dall'Atlantico in Cina, da Sumatra al Sahara.

L'arte rupestre sahariana venne scoperta dal tenente Brénans, comandante di un reparto; egli si trovava nel 1933 in una profonda gola del Tassili degli Azger, nel cuore del Sahara. Improvvisamente, si fermò: sulle rocce che chiudevano una gola aveva visto una serie di figure incise, elefanti in corsa con la proboscide alzata, ippopotami, rinoceronti, giraffe, tutti animali che non vivevano più nel Sahara.
Chi aveva inciso e dipinto quelle figure di animali e persone ormai scomparse, nelle rocce di una catena montuosa inaccessibile?
Evidentemente il Sahara un tempo era stato una verde pianura solcata da fiumi e specchi d'acqua, dove viveva una fauna simile a quella delle zone tropicali. (https://intervistemetal.blogspot.com/2020/11/gli-animali-che-vivono-nel-deserto.html)









































Per approfondimenti vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/07/il-sahara-nel-paleolitico-e-le-donne.html
 https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/algeria-1-storia-musica-pitture-rupestri.html
http://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/marocco-litolatria-gioielli-magici-mano.html