è impossibile abolire il passato, ed è altrettanto impossibile rifiutare il presente: è il comune denominatore di questi racconti della piena maturità di Scott, popolati da apparizioni, sogni premonitori, maledizioni. Racconti in cui, scriverà con ammirazione H.P. Lovecraft, "la potenza dell'elemento spettrale e diabolico viene accentuata da un'insolita semplicità di linguaggio e di atmosfera."
Nota: abbiamo dedicato a Lovecraft questo post: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/lovecraft.html
L'autore di "Waverley" e "Ivanhoe" (e compilatore delle "Lettere sulla demonologia e la stregoneria", vasto compendio di tradizioni europee del soprannaturale) fu sempre affascinato dalle superstizioni. Ma dietro l'ariosità e la gioia del racconto con cui Scott utilizza il patrimonio orale di ballate e di leggende scozzesi sta qualcosa di più profondo: il vanto della diversità di un popolo che ha dovuto accettare - ferita sempre aperta - l'assimilazione all'Inghilterra.
La tradizione è la bandiera di personaggi che lottano contro le leggi e contro il pragmatismo borghese dei sassoni, inconciliabili con la memoria di una dimensione eroica dell'esistenza, con un'etica arcaica della forza e dell'onore. E il rifiuto di relegare la superstizione alla sfera confessionale è rifiuto del cambiamento storico, dell'asservimento.
La modernità ha sempre un costo culturale, ma non si può sottoporre a verifiche empiriche il soprannaturale, perché i fantasmi appartengono quasi sempre al passato. E proprio sull'impalpabile confine tra il sogno e la realtà, in bilico tra mito e lo spettacolo popolare, si situa anche la produzione dello Scott "maggiore", il suo preferire - come gli abitanti delle Terre Alte - "il crepuscolo dell'illusione alla ferma luce della ragione"
Nota di Lunaria: l'elemento fantastico-orrorifico nei "Racconti del Soprannaturale" di W. Scott è appena accennato e se vi aspettate toni horror molto più calcati, resterete delusi. Nel complesso, i racconti sono interessanti ma un po' prolissi (specie "La vedova delle Highlands" che raggiunge quasi l'estensione di un romanzo breve...) e tendono a un effetto "stagnante" nelle parti più lente o ripetitive. Interessanti le descrizioni dei paesaggi, terreni incolti e brughiere che fanno da sfondo onnipresente ai dialoghi dei personaggi, che mi hanno fatto venire in mente il paesaggio immortalato nel "Macbeth" di Polanski o anche quello della versione cinematografica di Justin Kurzel.
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/04/il-simbolismo-esoterico-del-macbeth.html
Conforme con il tipo di società che Scott descriveva (quella marziale, gerarchica e dei clan) nei dialoghi ci trovate continui riferimenti al sangue, all'onore (da far valere con vendette, faide e omicidi), ai combattimenti, all'obbedienza dei sottoposti verso i superiori.
Comunque, per chi fosse più interessato alle atmosfere nebbiose, spettrali e malinconiche, di monti e brughiere al chiaro di luna, il Capolavoro Sublime è questo qui: https://intervistemetal.blogspot.com/2017/08/i-satyricon-e-i-canti-di-ossian.html
Infine, per curiosità: ho amato molto tre romanzi Rosa ambientati in Scozia. Riporto qui le recensioni che scrissi al riguardo.
Trama: La saga di Allegra Drummond e delle sue sorelle, dotate di poteri magici e di guarigione, e per questo motivo, odiate e disprezzate dalle persone del volgo. Allegra, la madre e le sorelle, per evitare le persecuzioni della Chiesa, si rifugiano nel magico mondo delle Highlands (una sorta di Avalon), fino a che Merrick, signore feudale, non si addentra nel regno magico, rapendo Allegra e obbligandola a curare il figlioletto che ha perso conoscenza dopo una caduta da un albero. O forse qualcuno sta congiurando contro Merrick e suo figlio?
Commento di Lunaria: "La Spada delle Highlands" fa parte di una trilogia, dedicata alle tre magiche sorelle Drummond, di cui putroppo possiedo solo questo primo capitolo. Posso dire però che il libro risulta ben scritto, è avvincente e risulta di lettura scorrevole (anche se non vi è praticamente traccia del contesto storico cinquecentesco, esclusione fatta per la "caccia alle streghe" - fenomeno che insanguinava proprio quel periodo -; l'Autrice sceglie di narrare la vicenda senza verismo storico e questo potrà risultare una pecca per quelle lettrici che amano particolari più realistici e ancorati al contesto storico e meno fantasy). Le parti più belle del romanzo sono le scene di guarigione, nelle quali Allegra, con l'uso delle erbe e della meditazione, e ancor prima, della gentilezza e dell'empatia, riesce a guarire gli abitanti del castello, e i discorsi, carichi di pregiudizi, delle persone ignoranti che disprezzano ciò che non conoscono chiamando Allegra "strega", riflette la mentalità arretrata e superstiziosa del periodo (*); molto delicate e appassionanti le scene d'amore fisico (anche se non sfociano mai in pagine di puro eros troppo spinto) e verso il finale, quando la cospirazione contro Merrick viene alla luce, l'Autrice opta per uno stile quasi thriller molto teso, con il rapimento di Allegra e del piccolo Hamish.
Davvero incantevole la copertina che descrive perfettamente i due protagonisti, specialmente nella scena conclusiva, quando, dopo aver combattuto sul confine tra la vita e la morte, si ritrovano nel campo di erica, facendo trionfare il loro amore su tutte le avversità:
(*) Per un approfondimento storico sulla realtà inquisitoriale e superstiziosa del '400-'500-'600, consiglio di visionare questo libro:
https://intervistemetal.blogspot.com/2018/12/giannone-meslier-de-sade-de-la-barre-e.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/linquisizione-protestante-nella.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/07/agrippa-inquisizione-e-pene-pecuniarie.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/linquisizione-protestante-nella.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/07/censure-e-roghi-di-libri-linquisizione.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/06/breve-storia-dellinquisizione-in-spagna.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/05/la-tortura-e-la-prigione-nel-processo.html
Gli stralci più belli:
Sollevando il capo, Allegra vide la nonna che faceva salire Kylia e Gwenellen nella parte posteriore del carro affrettandosi poi a nasconderle sotto la coperta di pelliccia.
Non appena anche Allegra e la madre furono rimontate a bordo, Wilona fece schioccare le redini e il cavallino ripartì a tutta velocità.
Lo sguardo di Allegra passava dalla madre alla nonna; entrambe sembravano impaurite. "Ho fatto qualcosa di sbagliato?" chiese.
"No, bambina, ma c'era troppa gente. Ti abbiamo avvertita che noi non siamo come gli altri."
Allegra chinò il capo, contrita. "Mi dispiace. Ma la madre di Jamie piangeva, e dentro di me sentivo che anche lui piangeva. Voleva tornare da lei, l'ha proprio detto."
Nola attirò la figlia a sé e la abbracciò. "Non hai fatto niente di male, Allegra. Ma ci sono persone che hanno timore dei nostri doni."
"Perché?"
"Perché hanno dimenticato le antiche tradizioni. Hanno scelto di ignorare e dimenticare i poteri di guarigione che ci sono anche nel loro cuore."
Con aria solenne la bambina intrecciò le mani in grembo. "Sono contenta che noi non li abbiamo rifiutati."
Chiuse gli occhi e si appoggiò alla madre, cedendo alla debolezza che gravava su di lei.
Nola sospirò incrociando al di sopra della testa della figlia lo sguardo preoccupato di Wilona.
"Spero che non dovrai mai pentirtene, Allegra."
"Duncan sospirò. "Questi sono tempi difficili, Wilona. Persino la musica, la danza e i divertimenti sono considerati opera del diavolo. Ho sentito dire che domani qualcuno andrà a Edimburgo a riferire alle autorità quanto è successo al lago. Voi, Nola e le bambine potreste finire nella prigione di Tolbooth o peggio. Potrebbero addirittura condannarvi al rogo."
"Che cosa volete che facciamo, Duncan? Che diventiamo come coloro che pensano di essere normali e invece sono crudeli e indifferenti? Che rinneghiamo i nostri doni preziosi? Doni di cui anche gli altri possono beneficiare?"
Le acque del lago, fino a quel momento così limpide e calme che si poteva vedere il fondo, all'improvviso erano diventate vorticose e agitate; gli ricordavano il calderone gorgogliante nel quale le streghe mescolavano le loro pozioni magiche.
Streghe. Con gli occhi socchiusi guardò il fardello che teneva tra le braccia. Quando era nell'orto l'aveva quasi scambiata per una Dea, con quell'abito elegante e i capelli raccolti in una spessa treccia; ma adesso non aveva dubbi che quella femmina focosa fosse la causa dell'improvviso mutare delle condizioni del lago."
Merrick MacAndrew era un uomo davvero strano. L'aveva portata al castello contro la sua volontà, l'aveva maltrattata, chiamata strega e guardata come se fosse una criminale. Eppure poi aveva trascorso la notte nel suo letto, riscaldandola con il proprio corpo per riportarla indietro dal mondo delle tenebre, con la sola forza di volontà [...] Che cosa doveva fare con lui? Peggio ancora, che cosa doveva riguardo alle sensazioni strane e sconosciute che la turbavano tanto? Il potere di quell'uomo stava annientando il suo, e questo le sarebbe potuto risultare fatale, soprattutto perché Allegra aveva la sensazione che qualcuno, al castello, volesse farle del male. Forse addirittura ucciderla [...] per qualche bizzarra ragione era sempre più prigioniera di Merrick MacAndrew.
Per tutta risposta, lui le coprì le labbra con le sue in un bacio così appassionato che lei non poté fare altro che aggrapparsi al suo corpo forte per farsi guidare in quella pazza, inebriante corsa. Quando Merrick sollevò il capo, gli circondò il viso con le mani, attirandolo di nuovo a sé, desiderando che quel piacere non avesse mai fine.
La bocca di Merrick, calda e abile, coprì quella di Allegra in un bacio devastante mentre le sue forti mani di guerriero si muovevano sul corpo di lei disegnando roventi scie di fuoco. Allegra fu scossa da un fremito, incapace di fare altro che aggrapparsi all'uomo che stava operando su di lei quell'incredibile magia. Ancora una volta il potere di Merrick le offuscava la mente, privandola della volontà, solo che questa volta lei non opponeva alcuna resistenza. Questo era ciò che voleva, ciò che desiderava con tutta se stessa [...] con un sospiro voluttuoso Allegra rovesciò il capo all'indietro offrendogli il collo sinuoso e gli passò le braccia intorno alla vita per sostenersi [...] Sospirando di piacere, Allegra si concesse di passare le mani su quel corpo forte e caldo, deliziandosi del contatto con la sua pelle [...] Allegra assorbì con tutti i sensi il calore di lui, il rombo profondo della sua voce, e non poté fare altro che sospirare per la profonda emozione che le davano quelle sensazioni. Merrick le prese il viso tra le mani, fissandola negli occhi con un'espressione così intensa e appassionata che lei si sentì fremere di anticipazione. "E adesso sei qui, e io credo ancora di essere stregato."
"Anch'io, mio signore."
"Oh, Allegra. Mia bellissima, incantevole Allegra. Sei diventata così preziosa per me." Merrick tracciò una scia di baci ardenti sulle palpebre di lei, sulle sue guance e sulla punta del naso [...] Merrick abbassò il capo e le sue labbra si chiusero su un seno. Perfino attraverso la barriera degli abiti lei sentì il loro calore giungere fino al centro della sua femminilità [...] All'improvviso lui la sollevò per portarla fino al letto dove la depose dolcemente senza smettere un solo istante di baciarla sino a farle arrestare il respiro in gola."
***
Trama: scampata alla morte con l'ingiusta accusa di stregoneria, Gwendolyn ora è costretta, paradossalmente, a dimostrare di essere una strega guaritrice a colui che l'ha rapita, salvandola dalla condanna al rogo, per servirsi dei suoi poteri e salvare così il figlioletto David, gravemente ammalato. Non solo Gwendolyn non possiede nessun potere magico ma non è neppure sicura di riuscire a resistere ad Alex MacDunn, vedovo da diverso tempo...
Commento di Lunaria: il libro mi è piaciuto molto, sia per come è scritto, sia per la trama; l'Autrice è stata molto brava a riportare gran parte dei pregiudizi cristiani dell'epoca contro le donne, in particolar modo nel primo capitolo (1); i personaggi della vicenda risultano ben descritti, con dettagliati e fini ritratti psicologici; li si sente "soffrire e amare", nei loro monologhi o nei dialoghi, ma anche nei piccoli gesti, vibrando in maniera molto intensa e viva; non ci sono "punti morti" nella vicenda, che è ben narrata e architettata, anche se la mole (318 pagine) potrebbe essere un difetto per chi predilige storie più "slim". Le scene d'amore sono intense, anche se per forza di cose giungono passata la metà del romanzo; è anche intrigante l'idea di far passare Gwendolyn ora come una strega che controlla il tempo, ora come una semplice donna "che ha avuto fortuna"; ovviamente la verità verrà svelata solo alla fine.
(1) Che inizia così:
Le Highlands della Scozia, Estate 1209
Il dolore alla schiena per essere rimasta appoggiata alla parete fredda la costrinse ad alzarsi lentamente ma con dignità. Socchiudendo gli occhi alla fievole luce diffusa da una torcia, scorse la robusta figura del suo carceriere, Sim. Altri due uomini si profilavano dietro di lui, le facce indistinte immerse nell'oscurità. Li studiò per un momento, poi dischiuse leggermente la mano che stringeva la piccola pietra dai bordi taglienti. Robert non era con loro.
"Ti stanno aspettando", annunciò Sim. "Ed è anche una bella serata", aggiunse, storcendo la fetida bocca con malevolo piacere. "Il vento è giusto".
Controllando l'impulso di mollargli un pugno in faccia, Gwendolyn mosse un passo avanti.
"Dammi le mani", ordinò lui, brandendo un rozzo pezzo di corda.
Le sue dita si serrarono a pugno, nascondendo a misera arma mentre la corda stringeva i suoi polsi. Non riusciva ad immaginare quale reazione temesse Robert da lei mentre veniva scortata verso la morte da quei due energumeni. Dopo averla legata, i due l'afferrarono per le braccia e la spinsero nel corridoio buio. Il fetore dei corpi non lavati, cibo imputridito ed escrementi umani le penetrò nelle narici. Camminò velocemente lungo il viscido passaggio, i piedi che sguazzavano in sudicie pozze d'acque. Qualcosa di peloso le sfrecciò davanti. Si fermò ansimando.
I guerrieri scoppiarono a ridere. "Una strega che ha paura di un topolino!" la canzonò uno. "Non gli stacchi la testa con un morso prima di far colare il loro sangue nelle tue pozioni?"
"Perché non compi un incantesimo, come hai fatto per il tuo povero padre?", la punzecchiò l'altro.
"Conservo i miei poteri per l'incantesimo che intendo fare a te", rispose Gwendolyn.
Salirono la scala fino al piano principale del castello. Stavano preparando una magnifica festa per celebrare la sua morte, e tutto il clan era stato invitato a unirsi a Laird MacSween e alla sua famiglia in quella straordinaria occasione. Passò in fretta davanti alle ghignanti guardie sulla porta e uscì nell'aria calda della sera.
"Eccola!", strillò qualcuno istericamente.
"Strega!", sibilò una ragazza con gli occhi spiritati, stringendosi il figlioletto al petto. "Hai fatto venire la febbre al mio bambino!"
"Maledetta assassina!", ringhiò un giovane magro che non dimostrava più di 13 anni. "Sei stata tu ad uccidere mia madre il mese scorso, non è vero?"
"Ed è colpa tua se la gamba di mio figlio è rimasta schiacciata sotto quell'albero", gridò una donna con i capelli grigi, "rendendolo storpio. Tutta colpa tua, meretrice di Satana!"
La folla cominciò a lanciarle insulti e accuse, le facce alterate dall'odio, i corpi pronti a scattare. Gwendolyn si fermò, spaventata.
"Avanti, strega", ringhiò una delle guardie. "Muoviti". Le diede uno spintone, e lei inciampò.
La folla fluttuò immediatamente in avanti, ghermendole i capelli, la faccia, il vestito.
"Meretrice del diavolo!"
"Progenie di Satana!"
"Sudicia sgualdrina!"
Gwendolyn era terrorizzata. Alzò le braccia legate nel vano tentativo di proteggersi il volto mentre il suo clan le martellava le spalle e la schiena di pugni. Quando non riuscì più a sopportare l'aggressione, cadde in ginocchio.
"Basta!", gridò una voce adirata da qualche parte oltre la mischia. "Smettetela, o vi strapperò il cuore!"
I suoi aggressori esitarono, incerti su chi avesse parlato. Guardarono con espressione interrogativa verso la pedana sontuosamente addobbata sulla quale sedeva Laird MacSween con sua moglie, il giovane figlio e il fratello, Robert.
[...]
Quando i suoi accompagnatori la lasciarono, il florido Padre Thomas salì esitante i gradini del palco. "Bene, Gwendolyn, sei pronta a confessare finalmente i tuoi peccati e a implorare il perdono di Dio per la cattiva strada che hai imboccato?", domandò a voce alta, perché il suo pubblico lo sentisse.
Lei girò la testa dall'altra parte. Gli puzzava l'alito di birra. "Non ho commesso nessun peccato, Padre."
Padre Thomas corrugò la fronte. "Via, figliola, sarai presto al cospetto di Dio. Ti manderà dritta all'inferno, dove brucerai per l'eternità, a meno che tu non chieda perdono ora."
"Neanche un prete può aiutarti, lurida sgualdrina!", gridò furioso un uomo.
"Neanche il demonio!", aggiunse un altro. Gwendolyn fissò Padre Thomas. "E se confesserò, troverò misericordia qui, fra la mia gente?"
"Sei colpevole di assassinio e stregoneria", le fece notare lui, scuotendo la testa. Si girò verso gli astanti, alzò le braccia e concluse grandiosamente "Nessuna donna accusata di così gravi crimini sfuggirà al perenne tormento dell'inferno."
La folla esultò.
Gwendolyn rifletté per un momento. "Se non posso sperare di sfuggire alla morte, allora non vedo ragione di trattenermi dal confidarmi con voi, Padre."
Lui apparve sorpreso, ma si ricompose subito. Annuì saggiamente e intrecciò le mani sul ventre prominente. "Dio sta ascoltando, Gwendolyn", le assicurò.
"Sono innocente. Pensateci stasera quando siederete alla tavola del laird nelle vostre vesti migiori e vi ingozzerete di carne e birra sufficienti per sfamare un bambino per un mese. Riflettete sul fatto che mi avete assassinata, Padre, e pregate di non soffocarvi con tutto quel cibo."
La sua faccia tonda divenne rossa per la rabbia. "Come osi parlare così ad un uomo di Dio!"
"Se voi foste realmente un uomo di Dio, avreste cercato di proteggermi invece di distruggermi."
"è il demonio che sta parlando. Eri solo una bambina quando tua madre fu bruciata, ma evidentemente eri abbastanza grande da ereditare le sue cattive abitudini."
"Mia madre non era più colpevole di stregoneria di quanto lo sia io."
Del resto, per i cristiani la donna era questa cosa qui:
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/misoginia-e-ginofobia-durante-la-caccia.html
Altri stralci del libro:
"Il terreno cominciò a rimbobare sotto di lei. Correva ancor più in fretta, ma adesso sentì i rami scricchiolare, annunciando l'arrivo di un cavaliere. La disperazione la sopraffece. Rendendosi conto di essere in trappola si fermò per voltarsi nella direzione di quel rumore. MacDunn si stava precipitando verso di lei, pronto a scoccare una freccia. La rabbia gli aveva indurito i lineamenti. Gwendolyn lo fissò inorridita, il cuore raggelato. Invece di abbassare l'arma mentre si avvicinava, mirò dritto a lei."
"E così abbassò la testa e catturò le sue labbra. Gwendolyn rimase come paralizzata mentre la bocca di MacDunn si posava sulla sua. Non era mai stata baciata, perché nessun uomo nel suo clan avrebbe osato trastullarsi con la ragazza marchiata fin da piccina come una strega. Ma anche nella sua innocenza, percepiva un furore represso nel modo in cui le labbra di lui si posavano sulle sue. Una fiamma prese vita in lei, e il sangue cominciò a scorrere più in fretta, facendola avvampare e sentire strana. Quella sensazione era così deliziosa che Gwendolyn dischiuse leggermente la bocca, si appoggiò al suo corpo muscoloso e gli cinse il collo con le braccia, aggrappandosi a lui e ricambiando il bacio. La forza sembrava emanare dall'uomo mentre le sue mani si muovevano lungo la sua schiena, serrandole i fianchi, premendola contro la sua virilità. Un'ondata di piacere la pervase e un debole grido le sfuggì dalla gola."
"Guardò Gwendolyn, che giaceva rannicchiata sul terreno rabbrividendo sotto la sciarpa di Brodick. La sua ultima speranza, per quanto tenue, era che questa strega fosse in grado di salvare suo figlio. Scoppiò quasi a ridere per l'assurdità di quell'idea. Era un'assassina condannata come tale, tanto esile che un soffio di vento l'avrebbe potuta far volare via."
"Una fredda, nera ondata di sconforto la pervase all'improvviso [...] Era sola al mondo, prigioniera e reietta, temuta e disprezzata perché era stata marchiata come assassina e come strega. Per un momento il dolore fu insopportabile. Chiuse gli occhi e si raggomitolò, sentendosi piccina e spaventata, come una bambina indifesa. Voleva riaddormentarsi e svegliarsi per scoprire che l'amara realtà della sua vita non era altro che un brutto sogno."
"Un'ondata di desiderio lo pervase, offuscandogli la mente e interrompendo il corso dei suoi pensieri. Avrebbe voluto toccarla, attirarla tra le sue braccia, stringerla a sé. Erano soli nella stanza. Poteva facilmente prenderla. Era sua prigioniera, viveva soltanto perché l'aveva strappata dagli artigli della morte [...] Gwendolyn guardò MacDunn a disagio, sconvolta dall'intensità del suo sguardo. Aveva già visto quell'espressione e il ricordo le affrettò il respiro e le riscaldò il sangue."
"Gwendolyn cercò di rimanere impassibile mentre MacDunn si dirigeva verso di lei, gli occhi azzurri sfavillanti di un'emozione che non conosceva. Era stata minacciata ed intimidita per tutta la vita, ricordò a se stessa. L'avevano chiamata con i più volgari appellativi e accusata dei peggiori reati. Alla fine suo padre era stato assassinato e lei era stata gettata nella più infame delle prigioni, percossa dalla folla, legata a un palo e quasi bruciata viva. Niente di quel che poteva farle MacDunn sarebbe stato peggio di quanto aveva già sopportato, pensò mentre lui l'afferrava con forza per le spalle. Niente. Lo guardò con immensa calma, determinata a mostrargli che non aveva affatto paura di lui. Alex la fissò per un lungo, raggelante momento, le mani che le stringevano forte le spalle. Voleva scuoterla, spaventarla per vedere la paura nei suoi chiari occhi grigi invece di quella gelida calma beffarda. La furia da cui si sentiva pervadere era allarmante, perché la rabbia erodeva sempre il tenue controllo che aveva della sua mente. Ma Flora era morta e suo figlio stava morendo e questa strega, che era stata la sua ultima speranza, lo aveva deluso. (...) D'un tratto abbassò la testa e premette selvaggiamente la bocca sulla sua. Gwendolyn ansimò e cercò di tirarsi indietro, ma MacDunn la serrò forte tra le braccia, imprigionandola. Lei gli pestò i pugni sul petto, ma il suo corpo era protetto da una pesante armatura di muscoli. (...) si dibatté e cercò di protestare, ma il suono fu soffocato dalla prepotenza delle sue labbra (...) un'ondata di piacere la pervase, rimescolandole il sangue. Gli infilò le mani tra i folti capelli biondi e lo trattenne a sé, osservandolo con oscura, inspiegabile eccitazione mentre lui sfiorava il roseo capezzolo con le labbra (...) Una sensazione sconosciuta sbocciò nel suo profondo, un dolore ignoto, sordo, urgente, e infine avvertì un melato calore tra le gambe."
"Gwendolyn", mormorò, "non sei sola."
Lei scosse il capo. "Lo sono, MacDunn. Lo sarò sempre"
"No", mormorò lui, abbassando le labbra fin quasi a sfiorare le sue. "Non finché vivrò."
Con quel solenne impegno premette le labbra sulle sue, cingendola con le braccia e attirandola forte a sé. La baciò con ardore, con avidità, desiderando di perdersi in lei. La bocca di Gwendolyn era morbida, scura e sapeva di vino, come un frutto maturo riscaldato dall'estate, e profumava di campi e di luce del sole, un profumo che l'aveva fatto impazzire fin dalla prima volta che l'aveva stretta a sé."
***
Trama: "Leona Grenville, rimasta orfana, si sta recando al castello del Duca di Ardness, amico della madre defunta; quando la carrozza su cui viaggia si rovescia sul ciglio della strada, a prestare soccorso a Leona è Lord Torquil Strathcairn, che la ospita con tutti gli onori nel suo maniero. Nelle poche ore passate insieme tra i due sboccia una reciproca simpatia, tanto che il giorno seguente, al momento di separarsi, promettono di rivedersi presto. Ma giunta a destinazione, Leona percepisce qualcosa di sinistro e minaccioso nelle maniere del duca, che poco dopo, animato da un folle progetto, la rinchiude nella sua stanza. Riuscirà Strathcairn a salvarla ancora una volta?"
Commento di Lunaria: Davvero uno splendido romanzo, avvincente, che sceglie di raccontare una delicata storia d'amore sullo sfondo di un fatto di cronaca realmente successo: gli espropri di terre e poderi ai danni dei contadini, avvenuti in Scozia dal 1785 al 1854. Leona, poco prima di giungere al castello del Duca si trova proprio ad assistere a un tremendo pestaggio che alcuni contadini inermi subiscono: vengono privati delle loro terre e le loro casupole sono date alle fiamme; orripilata, Leona scoprirà che è proprio il Duca di Ardness, cinico e calcolatore, ad ordinare gli espropri. Ma è troppo tardi per scappare dal castello del Duca, che, con l'inganno, riesce quasi a segregare la ragazza. Da qui in poi non svelo più niente, per non rovinare la suspence del romanzo fino al lieto fine. I più attenti avranno notato che il tema della "fanciulla perseguitata e rinchiusa in un tetro castello" deriva dalla letteratura gotica di fine Settecento\inizio Ottocento ("Il castello di Otranto" di Walpole
https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/05/introduzione-al-castello-di-otranto-di.html
e soprattutto i romanzi di Ann Radcliffe https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/ann-radcliffe.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/i-misteri-di-udolpho-le-pagine-piu-belle.html
e infatti Barbara Cartland conferisce un tocco di brivido gotico alla vicenda. I tre personaggi principali sono descritti nel dettaglio, ben delineati nei loro pensieri, azioni e nei segreti che celano; ottimi i dialoghi e la sintassi, con un uso forbito e ricercato del linguaggio; c'è spazio persino per la descrizione di certe danze e galatei scozzesi nonché per gli splendidi paesaggi della brughiera scozzese. Un romanzo davvero consigliato a tutte le amanti di Rosa storico ottocentesco. Ora capisco perché Barbara Cartland è giudicata la Regina del Rosa!
Gli stralci più belli:
"Scozia 1850. Il fischio del vento filtrava in ogni angolo e attraverso ogni fessura, sebbene la carrozza fosse robusta e costruita senza badare a spese. In effetti, la tempesta che infuriava nella brughiera era talmente violenta che i cavalli non potevano procedere che al passo. [...] Cavalcarono per alcuni minuti mentre il vento sempre più gelido si insinuava perfino attraverso le spesse pieghe del drappo in cui l'aveva avvolta, inducendola a rallegrarsi per il calore che emanava dal corpo del suo salvatore. D'istinto aderì ulteriormente a lui. Poi, alzando lo sguardo, notò che un sorriso gli curvava le labbra al di sopra del mento volitivo. [...] Stavano scendendo lungo il fianco di una collina e lui la reggeva saldamente per impedirle di scivolare in avanti. C'era un che di confortante nella forza del suo braccio. Si sentiva protetta e al sicuro, una sensazione che non provava dal giorno della morte di suo padre."
"Mi sento al sicuro con voi". Era vero, pensò Leona. Da quando lui l'aveva depositata sulla sella e l'aveva circondata con il braccio, si era sentita al sicuro e protetta dalla sua presenza. "Lo pensate sul serio o vi limitate a essere educata?" "Sto dicendo... la verità", bisbigliò lei. Incontrò i suoi occhi e qualcosa di strano passò fra di loro, una sorta di corrente che fu incapace di spiegarsi. [...] Perché le era così difficile articolare le parole? Ancora una volta fu avvinta dal suo sguardo."
"Benedico questo vento che vi ha portata qui questa sera" dichiarò Lord Strathcairn con la sua voce profonda. "Per me è come se fosse un incantesimo". Incontrando i suoi occhi, Leona rimase stregata ancora una volta dall'espressione che vi scorse."
"Quando raggiunsero il punto in cui la carrozza si era rovesciata, si volse ancora una volta in direzione del castello che si ergeva sulla riva del lago. Abbassò il finestrino per godere di una visuale migliore e adesso, nella luce brillante del sole, le parve il posto più bello del mondo. La brughiera viola, la tonalità argentea del lago, i piccoli poderi annidati sui fianchi delle montagne, tutto sembrava perfino più incantevole di prima. E il castello in se stesso era l'incarnazione perfetta di tutti i misteri della Scozia."
"Era tutto ciò che aveva sperato e desiderato di trovare in un uomo. Il senso di protezione che le aveva dato quando l'aveva tenuta fra le braccia aveva risvegliato il suo amore prima ancora che lui la baciasse. Mai più, pensò disperata, sarebbe riuscita a provare per un uomo lo stesso trasporto, le stesse sensazioni estatiche."
"Siete certo di... desiderarmi?" I loro occhi si incontrarono e il fuoco che ardeva in quelli di lui le procurò un fremito in tutte le membra. Poi Lord Strathcairn le coprì le labbra con le sue e Leona comprese che ancora una volta stava suscitando in lei l'estasi e lo splendore che aveva provato quando l'aveva baciata nella grotta."
"Le semplici parole che l'avrebbero legata per sempre all'uomo che amava, pensò Leona, le sarebbero rimaste impresse nella mente per il resto dei suoi giorni. Vi reagì con ogni fibra del suo essere, pregando di riuscire a rendere felice suo marito e dargli dei figli meravigliosi come lui. [...] lui prese la sua sposa fra le braccia e la baciò. Un bacio tenero, devoto, che ciò nondimeno le procurò la sensazione che in quel momento gli si stava donando con le sue labbra, il suo cuore e la sua anima."
APPROFONDIMENTO:
E pensare che tutti quelli che NON hanno mai letto libri di "genere rosa" pensano che siano librucoli cretini! E invece chi non ha pregiudizi e chi legge libri prima di sparare cazzate lo sa molto bene che nei romanzi di genere "Rosa Storico" (Historical Romance) vengono ricostruiti con perizia i diversi periodi e vicende storiche (Medioevo e Ottocento sono i periodi più gettonati, ma non mancano romanzi rosa ambientati nell'antichità, nel Rinascimento e nel Seicento). Ne è un esempio "Il Mistero del Castello" di Barbara Cartland, una delle regine del Rosa.
Comunque, al di là della delicata e appassionata storia d'amore tra Leona e Lord Strathcairn (peraltro l'Autrice opta per uno stile narrativo molto curato ed elaborato, dal sapore ottocentesco) quello che mi interessa riportare qui è "il contorno storico", ovverossia gli espropri di terre e poderi ai danni dei contadini, successi in Scozia dal 1785 al 1854.
Scrive l'Autrice: "La crudeltà dimostrata dai clan delle Highlands non sarà mai dimenticata né perdonata. Per poter affittare le loro valli e i versanti delle loro montagne agli allevatori di pecore provenienti dall'Inghilterra e dalle Lowlands, i capiclan espulsero dai loro poderi uomini, donne e bambini, servendosi dell'esercito in caso di necessità. La prima espulsione fu eseguita nel Sutherland nel 1785, l'ultima nella contea di Ross nel 1854. Centinaia di migliaia di scozzesi furono costretti a emigrare, un terzo dei quali per morire di fame o di colera, tifo o vaiolo nelle fetide stive dei velieri. 58.000 persone lasciarono la Gran Bretagna per il Canada nel 1831, 66.000 l'anno seguente."
Questa vicenda storica nota come "Highland Clearances" (1) la possiamo persino relazionare a quanto avviene ai giorni nostri: pensiamo allo sfruttamento operaio (soprattutto nei cantieri edili, i muratori e i lavoratori sono spesso vittime di infortuni come mutilazioni, cadute dai macchinari o dai palazzi, incendi o avvelenamenti con sostanze tossiche) o alle condizioni di schiavitù cui sono soggetti i lavoratori stranieri sfruttati nei campi in Sud Italia (caporalato, spesso gestito dalla mafia) ma anche agli allevamenti intensivi (dove gli animali vengono torturati) e al fenomeno del land grabbing (in certe zone d'Africa o dell'Amazzonia) che colpisce i contadini, sfrattati dalle loro terre confiscate dalle grandi multinazionali e da industriali senza scrupoli.
L'Autrice descrive molto bene gli sfratti subiti dai contadini a partire da pagina 48; neanche a dirlo, il responsabile di questi sfratti è il cinico Duca di Ardness, che segregherà Leona, dimostrando tutta la sua crudeltà.
"Guardò fuori dal finestrino e rimase sbalordita nel vedere una quantità di persone radunate attorno a un piccolo podere. In un fracasso assordante, due uomini stavano portando fuori da una casupola ogni sorta di suppellettili domestiche mentre due donne e diversi bambini inveivano contro di loro. Gli abitanti di altri poderi stavano correndo lungo la strada, impedendo ai cavalli di avanzare, e gli uomini che avevano trascinato fuori le masserizie stavano appiccando il fuoco al tetto della misera abitazione. A un tratto una delle donne che teneva un neonato fra le braccia urlò in gaelico "Tha mo clann air a bhi air am mirt!", "State assassinando i miei figli", tradusse Leona, rendendosi conto che oltre ai due uomini che stavano incendiando la casupola, erano presenti tre gendarmi. Sconvolta, scese dalla carrozza. Malgrado il rumore e le grida assordanti, notò che le donne stavano tentando di salvare alcune galline, che erano chiuse in un pollaio e rischiavano di essere bruciate vive. Mentre la casa prendeva fuoco, un uomo si tuffò tra le fiamme e riemerse con un bambino urlante e mezzo nudo. "Che cosa c'è? Che cosa sta succedendo?", domandò lei. Era impossibile che venisse udita al di sopra della confusione generale, ma un uomo meglio vestito ed evidentemente più autorevole le si avvicinò. "Vi conviene proseguire, signora. Farò sgombrare la strada per consentire ai cavalli di passare." "Ma che cosa sta succedendo?" "Queste persone sono state sfrattate." "Sfrattate? Intendete dire che vengono ancora eseguite le espulsioni forzate da queste parti?" "Sua Grazia ha bisogno della terra." "Per le pecore?" "Appunto. E adesso, signora, se volete risalire in carrozza, potrete riprendere il vostro viaggio." L'uomo le volse le spalle e Leona si rese conto che il valletto le stava tenendo aperto lo sportello in attesa che vi salisse. "Aiuto... vi prego, aiutateci!", le gridò una donna. Lei esitò, ma una guardia colpì la donna con un manganello, gettandola a terra. Leona stava per accorrere in suo soccorso quando l'uomo con cui aveva parlato poco prima le riapparve al suo fianco. "Vi spiace andarvene, per favore, signora? Non c'è niente che possiate fare qui e Sua Grazia non gradirebbe che vi tratteneste." Leona avrebbe voluto protestare per il modo in cui venivano trattati le donne e i bambini, ma in qualche modo si ritrovò all'interno della carrozza, lo sportello venne chiuso e i cavalli si avviarono rapidamente sulla strada ormai sgombra. Attraverso il finestrino, portò lo sguardo sulla fattoria in fiamme. Subito dopo notò che prevedendo ciò che sarebbe seguito, le persone che avevano assistito al primo sfratto stavano già portando i mobili fuori dalle loro case. Si appoggiò allo schienale del sedile, sentendosi quasi mancare per l'orrore. Pur avendo sentito parlare degli sfratti e delle espulsioni che avevano luogo nelle Highlands, oltre che del modo in cui venivano eseguiti, le era sembrato che tutto fosse accaduto molto tempo addietro e fino a quel momento aveva ignorato che quelle atrocità venivano ancora perpetrate." [...] "Leona esitò un istante prima di sbottare. "Quando me ne sono andata da qui, ho visto sfrattare alcuni fittavoli del duca." Non si azzardò a guardarlo, intuendo che in qualche modo la collera che lo avrebbe assalito avrebbe suscitato la sua ira. "Ne siete rimasta colpita?", le domandò in tono neutro. "Come credete che abbia reagito a uno spettacolo così orrendo, così degradante... talmente disumano che non riesco ancora a parlarne senza piangere?" Quelle parole appassionate parvero vibrare nella stanza. "E gliene avete parlato?" "Ho tentato, giuro che ho tentato, ma Sua Grazia si è rifiutato di ascoltarmi... e non c'era nessun altro che avrei potuto interrogare sulla loro sorte." Lord Strathcairn le si avvicinò. "Mi dispiace che siate stata costretta ad assistere a uno spettacolo così raccapricciante. Ma forse adesso comprenderete perché il duca e io non ci rivolgiamo più la parola." [...] "Quella gente... quei poveri sventurati... riesco ancora a udire le loro grida... e un bambino ha rischiato di morire bruciato quando hanno appiccato il fuoco al cottage." "Un sopruso intollerabile!", proruppe lui in tono aspro. "è accaduto in tutta la Scozia... l'avidità dei proprietari terrieri e la brutalità dei loro fattori hanno crocifisso gli abitanti delle Highlands e distrutto lo spirito della nostra gente." [...] "Centinaia di migliaia di scozzesi sono stati già mandati all'estero e dispersi in tutto il mondo, cinquantottomila solo nel 1831. Ormai resta ben poca terra che non sia stata trasformata in pascoli per le pecore", concluse con profonda amarezza."
(1) Le Highland Clearances furono un trasferimento forzato di persone tra il XVIII e XIX secolo, per espellerle dai terreni agricoli dei lord delle Highlands scozzesi, e destinare questi terreni all'allevamento di ovini. Questi sfratti furono violenti e brutali e causarono migrazioni forzate. Oggigiorno qualcosa di simile succede col fenomeno del land grabbing, l'accaparramento delle terre: un terreno viene venduto ad aziende o governi di altri paesi senza il consenso della comunità e delle persone che ci abitano per produrre il loro cibo. Quando queste persone vengono scacciate, l'alternativa al morire di fame è la migrazione forzata.