Sono tutti libri che ho amato molto e che consiglio ^_^
Purtroppo alcuni di questi romanzi non li ho nella mia collezione casalinga di libri, ma di volta in volta devo noleggiarli in biblioteca, se ho voglia di rileggerli ;-(
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Pagina 14
Il mattino odora di pioggia. La stanza è satura del profumo di pietra bagnata, di terreno rivoltato; l'aria è umida e terrosa. Respiro a fondo, vado alla finestra in punta di piedi e schiaccio il naso contro il vetro freddo. Il respiro ne appanna la superficie. Chiudo gli occhi e ascolto il lieve picchiettio che fende il vento. Le gocce di pioggia sono le uniche a ricordarmi che le nuvole hanno un cuore che batte. E che ne ho uno anch'io. Le gocce di pioggia non smettono mai di stupirmi.
Pagina 30-31
A volte vorrei non avere bisogno di dormire. A volte penso che le cose cambierebbero se rimanessi ferma, fermissima, se non muovessi un solo muscolo. Sono convinta che immobilizzando me stessa, posso immobilizzare il dolore. A volte non mi muovo per ore. Non mi muovo di un solo centimetro. Nulla può andare male, se il tempo si ferma.
Pagina 36
Il Sole è una creatura arrogante, pronta a lasciarsi la terra alle spalle ogni volta che si stanca di noi. La Luna è una compagna fedele. Non va mai via. è sempre di guardia, risoluta, ci conosce con il buio e con la luce, e come noi è in continua trasformazione. Ogni giorno è una versione diversa di se stessa. A volte tenue e pallida, altre intensa e luminosa. La Luna sa cosa significa essere umani.
Insicuri. Soli. Butterati dalle imperfezioni.
Pagina 223
Senza dire una parola, Adam mi prende la mano. Gli stringo con forza le dita perché d'un tratto ho il disperato bisogno di avere la certezza che il mio tocco non possa nuocergli. Ho il disperato bisogno di succhiare ogni goccia del suo essere, di assaporare le esperienze che finora non ho mai vissuto. D'un tratto mi assale il terrore che quest'evento straordinario abbia una data di scadenza.
La prospettiva di perderlo
La prospettiva di perderlo
La prospettiva di perderlo equivale a 100 anni di solitudine che mi rifiuto di immaginare. Mi rifiuto di privarmi del calore del suo corpo. Delle sue mani. Delle sue labbra... oh, le sue labbra. Della sua bocca sul mio collo. Dei nostri corpi che, avvinghiati, affermano che la mia esistenza non è inutile.
Qualche frase di Salwa Al-Neimi, Autrice Siriana.
Le frasi sono tratte da "Il Libro dei Segreti" (1994).
Il nostro sangue
quello di noi due insieme
è storia di ieri.
Questo di oggi è sangue mio.
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Nascondila dietro ai sorrisi,
l'amarezza,
dietro a occhi che luccicano.
Nascondila e cercati negli
occhi altrui.
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Ho passato la vita dormendo. Il tempo passa
inutile e agguantarlo con più precisione non mi
servirà a nulla. Ma sì, che le mie mani
restino pure vuote, che il tempo passi pure
inutilmente.
"Ero solo una donna e una donna, dalle mie parti, per il padre è sinonimo di preoccupazioni fino a quando non le viene trovato un altro padre che, solo incidentalmente e per convenzione, prende il nome di marito. Donna è moglie, donna è madre, ma non è persona. Per questo, forse, non ci siamo mai parlati e, sempre per questo, non ho mai potuto considerare la gente del mio paese come la mia gente. C'era un muro troppo alto tra l'essere donna e l'essere persona, e io non riuscivo a uniformarmi. Ho provato a cambiare il mio modo di vivere, ma, purtroppo, non sono mai riuscita a violentare la mia anima, e questo non mi è mai stato perdonato da chi non la pensava come me."
"Il rosso del mio sangue sul bianco delle lenzuola... l'agnello sacrificato... che schifo! Non era colpa mia. Sì, era mio tutto quel sangue, ma non ero io il carnefice. Era questo fare l'amore? Perché lo chiamavano così, se l'amore non c'entrava per nulla? Se gli unici sentimenti che avvertivo erano la bestialità, lo schifo, la solitudine?
Cosa sapeva lui del mio sentirmi sempre sbagliata, fuori posto, con qualche colpa immaginaria da espiare?
Silenziosamente. Sentii il sapore delle mie lacrime, nessun gemito...
Solo io sapevo del mio dolore e provai quasi gusto a leccarmi le mie gocce: erano mie, solo mie, e lui non poteva saperne niente."
- Pensavo che il mondo cominciasse e finisse al cancello della fattoria, ed ero incline a diffidare di tutto il resto. Ma l'assedio si faceva prepotente: nelle notti di pioggia erano le luci della città a sostituire il cielo. Bisognava difenderci, bisognava salvare la nostra valle, a qualunque costo, pensavamo... e così abbiamo deciso... - Gettò un'occhiata a sua madre.
- Abbiamo deciso di innalzare sulla fattoria quello che chiamavano un "cono di potere" - spiegò Winter, con voce tranquilla.
- Saremmo ancora rimaste visibili, ma per così dire non osservabili: la città avrebbe saputo che c'eravamo, ma sarebbe passata oltre. Una tale condizione, tuttavia, è assai difficile da creare e ancor più difficile da mantenere. Ci occorreva una terza strega.
Myriam si sporse dalla poltrona, come in atteggiamento di supplica: - Si lavora meglio come trio, capisci, poiché vengono rappresentati i tre aspetti femminili.
- Io ero la vecchia - disse Winter.
- E io sarei stata la madre, e mia figlia la fanciulla.
"Non riusciva a crearsi un egoismo di cuore in cui scavarsi una nicchia. Comprese, con dolore, di non avere desideri. Solo rimpianti."
Sollevando il capo, Allegra vide la nonna che faceva salire Kylia e Gwenellen nella parte posteriore del carro affrettandosi poi a nasconderle sotto la coperta di pelliccia.
Non appena anche Allegra e la madre furono rimontate a bordo, Wilona fece schioccare le redini e il cavallino ripartì a tutta velocità.
Lo sguardo di Allegra passava dalla madre alla nonna; entrambe sembravano impaurite. "Ho fatto qualcosa di sbagliato?" chiese.
"No, bambina, ma c'era troppa gente. Ti abbiamo avvertita che noi non siamo come gli altri."
Allegra chinò il capo, contrita. "Mi dispiace. Ma la madre di Jamie piangeva, e dentro di me sentivo che anche lui piangeva. Voleva tornare da lei, l'ha proprio detto."
Nola attirò la figlia a sé e la abbracciò. "Non hai fatto niente di male, Allegra. Ma ci sono persone che hanno timore dei nostri doni."
"Perché?"
"Perché hanno dimenticato le antiche tradizioni. Hanno scelto di ignorare e dimenticare i poteri di guarigione che ci sono anche nel loro cuore."
Con aria solenne la bambina intrecciò le mani in grembo. "Sono contenta che noi non li abbiamo rifiutati."
Chiuse gli occhi e si appoggiò alla madre, cedendo alla debolezza che gravava su di lei.
"In questo momento non saprei come evitare questo destino, Arthur" rispose Rosamund debolmente. Era come inebetita, svuotata di ogni capacità di provare emozioni: si muoveva, respirava e parlava senza provare niente."
Oh scusa dormivi": Dramma teatrale, su un marito e una moglie, svegli di notte. L'incomunicabilità tra uomo e donna.
Lei: Era in ginocchio davanti a me, e non toccavo i suoi capelli. Quel volto che mi aveva dato comandi e ordini tante volte, era in lacrime.
....Credo anche di aver saputo cosa fossero la crudeltà, il piacere di far male, una vendetta contro gli anni di sottomissione, di complesso di inferiorità.
...Ho voltato le spalle per non vederlo, a che distanza non si sente più piangere? Io mi sono messa esattamente a quella distanza.
Lui: è stata triste, la mia vita. Tutta grigia.
....Quali ricordi? Qualcosa di insignificante.
Un libro, che sotto forma di romanzo biografico, si addentra nella vita e nella psiche di Erzsébet Bàthory, soffermandosi anche nell'analisi della situazione socio-politica dell'Ungheria del 1600, e della famiglia reale di Erzsébet.
"Madre. Amante. Strega. Assassina. A volte il male è l'unico modo per difendersi."
"Era una dolce mattina brumosa di giugno e le grigie mura in pietra degli spalti merlati erano cosparsi di licheni verdi e tralci di edera in fiore. Una sottile nebbiolina bianca si librava sul castello e sul ponte di legno che collegava la fortezza con l'esterno. Gli ospiti non erano ancora partiti e alcuni, ruzzolati sull'erba del giardino durante la notte, si erano persino sistemati a gruppetti di due o tre a dormire qua e là, avvolti nei mantelli. Mi nascosi dietro le siepi di tasso per non farmi vedere, dirigendomi verso l'ingresso principale del castello interno e oltrepassai il ponte di legno sulla palude. Lì il sole fece capolino e illuminò le canne di una luce dorata, mentre gli aironi si muovevano silenziosi sulle loro gambe sottili in cerca di pesci e rane, e gli insetti si levavano in volo al mio arrivo. Alla fine raggiunsi le mura più esterne e di lì la strada che conduceva oltre la palude in un declivio erboso. Un boschetto di biancospini nascondeva parzialmente la vista della pianura, ma l'odore penetrante del fango e delle canne, l'aroma fertile della terra ancora intatta permeavano ogni cosa."