La Rosa Bianca (Die Weiße Rose) fu un gruppo di resistenza contro il nazismo, fondato da giovanissimi studenti, di ispirazione cristiana. Organizzarono forme di protesta non violenta, come il volantinaggio.
"Le esperienze fatte al fronte e negli ospedali militari avevano maturato e reso più uomini Hans e i suoi amici. Avevano palesato loro in modo ancora più persuasivo ed evidente la necessità di opporsi al regime e alla sua terribile follia di sterminio"
"Dal momento che si doveva rischiare la vita, perché non farlo contro l'ingiustizia che gridava vendetta al cielo?"
"Ogni giornata che finiva era un dono della vita, e ogni notte che scendeva recava la preoccupazione per l'indomani; solo il sonno era una pietosa coltre."
"L'ardente desiderio di abbandonare per un istante la dura, pericolosa attività, e di essere liberi e di nuovo senza preoccupazioni, si impadroniva a volte di loro con grande intensità. C'erano degli istanti e delle ore in cui l'impresa pareva loro troppo gravosa, e l'incertezza e la paura li sommergevano come le onde del mare seppellendo il loro coraggio. Allora non rimaneva loro che discendere nel profondo del loro cuore, lì dove una voce diceva loro che agivano rettamente e che avrebbero dovuto agire così anche se fossero stati soli al mondo."
"Nulla è più indegno di un popolo civile che lasciarsi governare, senza opporre resistenza, da una cricca di tiranni irresponsabili e schiava di oscuri impulsi... Fate resistenza passiva, resistenza, ovunque vi troviate... Non possiamo combattere con le armi contro il nemico interno che ci tormenta e ci colpisce. Non ci rimane che un mezzo: resistere fino in fondo, con forza, con tenacia, con durezza. Dobbiamo essere forti e rimanere saldi!"
"Da alcuni mesi ci viene riferito che dei malati, ricoverati da tempo e che forse sembrano inguaribili, vengono portati via, con la forza, per ordine di Berlino, da case di cura per malattie mentali. Ai parenti viene poi regolarmente, dopo breve tempo, comunicato che l'ammalato è morto, che il cadavere è stato cremato, e che possono andare a ritirare le ceneri."
La Gestapo con una spietatezza impressionante cercò chiunque avesse contribuito alle attività della Rosa Bianca: era chiara la volontà di far tacere la voce della coscienza, che aveva trovato in questi giovani la sua espressione più degna. Per questo allora molti li definirono "eroi della libertà."
"Hanno difeso una cosa semplice, sono scesi in campo per una cosa semplice: per i diritti e la libertà dei singoli, per la loro libera evoluzione e per il loro diritto a una vita libera... hanno difeso, mettendo a repentaglio la vita, una cosa così semplice, che hanno avuto la forza di difendere, con suprema dedizione, i diritti più elementari dell'uomo... il vero eroismo consiste forse proprio nel difendere con costanza la vita quotidiana, le cose piccole e ovvie, dopo che si è parlato troppo di grandi cose."
I ragazzi della Rosa Bianca vennero condannati a morte, per decapitazione con l'accusa di "alto tradimento":
Christoph Probst, 24 anni
Hans Scholl, 25 anni
Sophie Scholl, 22 anni (venne anche torturata) Prima di morire, dichiarò: "Cosa importa che io muoia, se migliaia e migliaia di persone verranno scosse e destate dal nostro agire?"
Altri membri furono Alexander Schmorell, Willi Graf e Kurt Huber.
***
1) Non arriverò a 36 anni, sarò ammazzata da personaggi che siedono nei posti di potere. Saranno pure capaci di dire che "sono crepata per colpa del virus pincopallo"
2) In ugual modo non mi sottometterò.
3) NON SERVIAM AD OLTRANZA.
4) Domani mattina sono di nuovo in piazza a fare volantinaggio contro il GP
5) Preferisco che le persone (ammesso che esisterà ancora qualcuno...) mi ricordino così, come una che fino alla fine si è ribellata, ha protestato, ha portato in giro volantini similmente ai giovani della Rosa Bianca.
APPROFONDIMENTO DEL 20 GIUGNO 2023
Info tratte da
Massimiliano Kolbe, nato a Zdunska Wola in Polonia, entrò nel 1894 tra i Minori Conventuali. Studiò teologia e filosofia a Roma, fondando la "Milizia dell'Immacolata".
Dopo l'ordinazione sacerdotale, ritornò in Polonia, dando avvio al suo intenso apostolato mariano.
Partì missionario per il Giappone.
Rientrano in Polonia, continuò la sua attività a Niepokalanow, "Città dell'Immacolata", da lui stesso fondata.
Fu imprigionato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove diede la sua vita in cambio di quella di un compagno di prigionia che padre Kolbe non conosceva neppure, condannato a morte per rappresaglia.
Fu ucciso con un'iniezione di acido fenico il 14 agosto 1941, e il suo corpo distrutto in un forno crematorio.
Fu beatificato da Paolo VI nel 1971 e canonizzato come martire nel 1892 da Giovanni Paolo II.
APPROFONDIMENTO
Info tratte dall'articolo pubblicato su questa rivista
Padre Tito Brandsma fu beatificato da Giovanni Paolo II nel 1985.
In Olanda è considerato eroe nazionale contro il nazismo.
Padre Tito, il cui nome originario era Anno Sjoerd Brandsma, era nato in una fattoria nella Frisia orientale (Paesi Bassi), ad Oegeklooster, il 23 febbraio 1881.
Venne rinchiuso nel carcere di Scheveningen per la sua opposizione contro il nazismo. Combatté contro la dittatura sia come giornalista sia come prete carmelitano.
Morì detenuto a Dachau, il 26 luglio 1942, perdonando l'infermiera che lo stava condannando a morte tramite iniezione di acido fenico. Mentre l'infermiera lo stava uccidendo, lui le regalò il suo rosario. La donna, stupita, disse che non sapeva pregare e padre Tito le rispose "Basta che tu dica Ave Maria, prega per noi peccatori"; furono le sue ultime parole.
La donna, pentita, si convertì e questo fu uno degli elementi che venne preso in considerazione nella causa di beatificazione di padre Tito.
Per la sua devozione a Maria venne soprannominato "L'Araldo della Madonna".
Uno stralcio del suo pensiero:
"La nostra devozione a Maria deve tendere a far di noi quasi delle altre madri di Dio, in modo che Dio sia concepito anche in noi e generato da noi (...) L'uomo vale molto per Dio e Dio vuole essere intimamente unito all'uomo. (...) Noi pure [come Maria] siamo stati scelti dalla Santissima Trinità come sua abitazione per partecipare dei privilegi che ammiriamo in Maria e che Dio vuol donare anche a noi. (...) La devozione a Maria è uno dei fiori più deliziosi del giardino del Carmelo.
Lo direi un girasole. è un fiore che si innalza sopra tutti gli altri fiori. Nato su un grosso stelo, ricco di grandi foglie, si eleva più alto tra il verde fogliame e ha la caratteristica di girarsi verso il Sole. è addirittura un'immagine del Sole medesimo. è un fiore semplice (...) è alto e robusto e ha radici profonde (...) allo stesso modo nessuna devozione è più salda di quella a Maria. (...) Le verdi foglie indicano l'abbondanza delle virtù dalle quali la devozione a Maria è sostenuta. Il fiore rappresenta l'anima creata a immagine di Dio per assorbire lo splendore della sua bontà. Sono due Soli che risplendono l'uno nell'altro: l'uno irradiante una luce insondabile, l'altro che assorbe quella luce, che si immerge in quella luce e diventa quasi un altro Sole. è talmente rapito dai raggi del Sole che brilla su di lui, che non può volgersi altrove, ma soltanto vivere per lui e di lui.
Maria era un fiore così. Fiori della sua semenza, anche noi possiamo crescere e fiorire davanti al Sole che ha infuso se stesso in Lei, e vuole trasmettere a noi pure i raggi della sua luce e del suo calore."
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