Breve introduzione allo Shintoismo

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L'incontro intimo con la natura, affascinante e maestosa anche nelle più semplici espressioni, è l'elemento più caratteristico dello Shinto; ogni luogo è considerato come abitato da Kami, cioè i geni locali (Amatsukami = divinità celesti che abitano nel Takamagahara o "pianure celesti" e rappresentano le funzioni sovrana, rituale e guerriera, oppure Kunitsukami = divinità terrestri che vivono in ogni luogo terreno, e rappresentano la funzione produttiva, generatrice della fertilità)

Essi sono vicini all'uomo che li ricorda e venera in certi luoghi particolarmente deputati per la bellezza estetica o per il ricordo dei defunti che hanno meritato l'onore di kami: per questo tutta la terra è considerata come un grande tempio.

Che cos'è lo Shinto?

Un fenomeno tipicamente giapponese, ma... filosofia o religione? via di salvezza o idealizzazione del potere civile e politico? 

"Shinto" è un termine composto: da "Shin", spirito, deità e "To", cioè via, cammino. Più nel dettaglio si dovrebbe tradurre come "Kami nagara no Michi", cioè "Cammino che gli Dei hanno seguito"

Prima dell'arrivo del buddhismo, lo Shintoismo era un culto politeista della Natura, con valenze di gratitudine per i suoi doni. Più tardi, su influsso cinese, si aggiunse il culto degli antenati e degli eroi. Al contrario del buddhismo e del confucianesimo, in principio lo Shinto era privo di un codice morale, di una metafisica, di un'escatologia. è possibile quindi individuare uno Shinto "popolare", più autentico e spontaneo e quello "ufficiale", ispirato da dottrine politiche.

Lo Shintoismo viene anche suddiviso in "Jinja Shinto", cioè lo Shinto di santuario e "Kyoha Shinto", cioè di setta.

La parola "Kami", traducibile con "alto", dovrebbe significare "ogni essere superiore\ciò che è in alto" e si usa anzitutto per indicare le singole divinità del Cielo e della Terra e i loro spiriti che si trovano nei santuari shinto; ma anche esseri umani, animali, pianti, alberi, mari e monte e altre cose possono essere kami se meritano timore o venerazione. Sono kami anche gli esseri malvagi. 

Come si è visto, nel termine kami rientrano un complesso di credenze e osservanze rituali il cui oggetto sono gli spiriti delle divinità, degli eroi, antenati, forze della natura. Lo Shinto è, quindi, una religione animista le cui origini risalgono ai tempi più arcaici del Giappone.

Esiste una triade di divinità la cui figura centrale è quella di Ame-no-minaka-Nushi cioè "Il Signore del Centro del Cielo".

Ci sono poi altre divinità a lui subordinate: Takami-musubi, il Generatore Alto-Augusto, Kami-musubi, il Generatore Divino o Misterioso Produttore, chiamato anche Kami-rogi o Padre Divino e Kami-romi, la Madre Divina.

Seguono poi tutta una serie di divinità, forse nate per generazione spontanea, sino a che entrano in scena Izanagi ("il Dio maschile che invita") e Izanami, "la Dea femmina che invita": questa coppia divina darà origine alle isole e arcipelaghi giapponesi.



La coppia divina genererà innumerevoli divinità, e si ritrovano ancora una volta triadi: due Dei maschili (Tsuki-yomi, Dio della Luna che domina il regno della notte e Takehaya-susanoo, il Dio impetuoso che ha il suo dominio sui mari) e una Dea, Amaterasu-Oomikami, la Dea del Sole, che illumina il Cielo e la Terra. https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/amaterasu-e-limperatore.html

Ad occupare il posto più importante è la Dea del Sole, Amaterasu; in particolare, in ogni tempio shintoista uno degli elementi essenziali è lo specchio, uno dei tre simboli della Dea.


Sulle Dee del Sole vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/09/la-dea-brigit.html
Sui soliti scopiazzamenti monoteisti: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/regina-e-sacerdotessa-del-sole.html








Secondo alcuni, nello Shintoismo manca un concetto vero e proprio di divinità, ma resta il fatto che il culto alle divinità shintoiste si è trasmesso nelle generazioni come un culto ad esseri superiori, siano essi antenati reali o immaginari, spiriti protettori o genii, spiriti di eroi storici. 

Per curiosità: il neo-shintoista Fujisawa ricorse alla filosofia esistenzialista di Martin Heidegger per esporre un pensiero filosofico-teologico shintoista, con risvolti politici di segno tennoìsta.

Le prime notizie sulle religioni giapponesi giunsero dai missionari gesuiti del XVI e XVII secolo, poi a dei viaggiatori occidentali nel Seicento. Tuttavia, in quel periodo lo Shinto era già sotto l'influsso del buddhismo e confucianesimo. Probabilmente, l'arrivo del buddhismo in Giappone va fatto risalire al 538. Il nome "Giappone" deriva dal cinese "Jih-pen", Origine del Sole, diventato Nippon.

Nel 712, è O-no Yasumaro che trascrive le antiche tradizioni mitologiche giapponesi: il Kojiki, "Storia degli avvenimenti dell'antichità", una fonte preziosa per la conoscenza della storia, diritto, usanze ecc. dell'antico Giappone. Questo trattato si spinge fino all'epoca dell'Imperatrice Suiko (fine VI - inizi VII secolo)

L'altro testo fondamentale è il Nihongi, terminato nel 720, scritto da diversi autori; questo testo come il Kojiki si basa su alcune opere andate perdute, e racconta in trenta capitoli la storia antica del Giappone, dalle origini fino al regno dell'Imperatrice Jito.

Altre fonti importanti per lo studio delle credenze prebuddhiste sono i Fudoki, le "Descrizioni delle Province", composti nella prima metà del VIII secolo, da autori sconosciuti. Nel 645 vi è la redazione di un primo codice sacerdotale, che però è andato perduto. Venne rifuso nel 701 con la redazione di un nuovo codice, il Taisho, che istituisce un "Ministero del Culto", detto Jingikan.

La classe sacerdotale giapponese risulta divisa in tre categorie: i Nakatomi, recitatori di preghiere ed esorcisti, gli Imibe che preparano la materia e gli oggetti del sacrificio o offerta, gli Urabe\indovini. Ci sono poi diverse feste, come la Festa delle Primizie. I Norito sono i testi liturgici. 

Lo Shinto classico considera che le infrazioni alla morale o alla legge, così come il male, sono provocati dall'intervento di uno o più spiriti cattivi sfuggiti dal regno delle tenebre e dell'infelicità (Yomi). Di conseguenza queste mancanze provengono da forze che sfuggono alla volontà dell'uomo.

Lo Shinto moderno non vede nel peccatore un uomo corrotto e dedito al male, ma qualcuno che per un tempo ha cessato di appartenere ad un mondo di bontà ma che conserva sempre il diritto di ritornarvi. A differenza del buddhismo lo Shintoismo non considera la vita e l'essere nati un male: la vita è una soddisfazione tesa verso lo spirito divino.

Secondo il più famoso teologo shintoista, Norinaga Motoori (1730-1801) "poiché gli esseri umani sono stati prodotti dallo spirito degli Dei creatori, essi sono naturalmente dotati dalla conoscenza richiesta per quanto devono fare e da quanto devono astenersi."

"Lo Shinto si sforza di risolvere i problemi che si pongono all'uomo su un piano al di là di quello della buona o cattiva condotta. La questione di sapere se l'uomo si comporta bene o male non è della stessa natura del problema che consiste nel liberare l'uomo dalle sue preoccupazioni e dalle sue ansietà. (Kishimoto)

"Noi riceviamo dai kami, per discesa diretta attraverso i nostri antenati, un dono specifico di tendenze e di facoltà, e se noi lasciamo esprimersi normalmente in noi questa disposizione innata, noi realizzeremo spontaneamente la pietà filiale, la lealtà e l'amore del prossimo." (Hatsuo Tanaka)

Nelle nuove religiosi giapponesi, di ispirazione shinto, come il Tenrikyo, il peccato è paragonato alla polvere che si depone su uno specchio e ne deturpa la nitidezza pura della superficie: lo specchio non riflette più un'immagine fedele. D'altra parte un kami irritato può dare un avvertimento sotto forma di avvenimenti misteriosi e infelici oppure veri castighi.

Vi sono tre termini per definire la colpa e il peccato:

1) Tsumi, il crimine, la condotta cattiva

2) Wazawai, l'infelicità, la calamità

3) Kegari, l'impurità, la sporcizia

Nell'antico Giappone erano puniti il furto, la menzogna, lo spergiuro.  Lo Shinto persegue un ideale di purezza morale e corporale; esige la costanza dello sforzo per il ritorno alla stato di purezza.

Negli scritti giapponesi più antichi troviamo la teoria dei tre mondi: 

1) l'Alta Pianura del Cielo (abitazione dei Kami)

2) la nostra Terra

3) il mondo sotterraneo della Notte Tenebrosa.

Ciascuno dei tre mondi ha i suoi Dei, separati, ma in costante comunicazione; i Kami del mondo alleati con quelli del Cielo, contrastano l'azione nefasta dei Kami delle tenebre, che causano disastri, impurità, male.

La Via dei Kami ("Kannagara-no-michi") consiste nel vivere una vita shintoista pura e onesta nelle condizioni e nei luoghi in cui gli Dei hanno chiamato a lavorare l'uomo. Sono soprattutto le cascate ad essere ritenute luoghi di purificazione.

"Michi" è la Via, rimanda al timore religioso e alla solennità. L'equivalente cinese del Michi è il Tao. Accusare un essere umano di essersi allontanato dal Michi è un insulto, significa accusarlo di essere perverso perché Michi è l'ideale celeste che deve essere realizzato nell'umanità.

"Se nel segreto del mio cuore, io seguo la Via Sacra, gli Dei certamente mi hanno nel loro cuore, anche se non gli rivolgessi alcuna preghiera", recita una poesia shintoista.

I Torii sono l'elemento più famoso del tempio shintoista: il Torii è un portale formato da due portanti verticali che sorreggono due travi orizzontali.




Simbolicamente, sono concepiti come dei posatoi per gli uccelli, e ricordano come gli uccelli abbiano aiutato gli Dei con il loro canto. Nei templi shintoisti sono presenti anche sculture di animali e ognuno ha il suo simbolismo e ruolo; i leoni di pietra o ceramica proteggono l'ingresso; uno dei leoni ha la bocca chiusa e l'altro le fauci aperte, perché rappresentano l'inizio e la fine. I templi shintoisti sono posti al termine di una stradina che non deve mai essere dritta ma curva: è considerato sacrilego andare dritti verso il luogo sacro. Il centro essenziale del tempio è lo Shintai, il corpo del dio che è presente; contiene il Mitama, cioè l'anima e la forza della divinità. Lo Shintai può essere rappresentato da diversi oggetti: dallo specchio (come quello della Dea Amaterasu o del dio Luna) alla spada (il dio tuono), l'arco, le frecce e altri oggetti. Questo oggetto sacro è conservato in borse contenute in arche di salice non inchiodate (Yanagibako) e non vengono esposte alla vista del fedele. Nel sacrario può entrarvi soltanto il sacerdote. Il grado più elevato è quello di Principessa consacrata al Kami (Medium per il Kami), detta anche "Capo del Matsuri": si tratta di una principessa vergine della stirpe imperiale; attualmente tale Principessa è presente solo nel tempio di Ise. Il resto del clero è composto da novizi, novizie, recitatori di preghiere, musici e danzatori.

PROVE:


I fedeli laici partecipano a rituali come il battere le mani dopo aver compiuto due prostrazioni lente; si battono le mani due volte, quattro o otto, poi si ripetono i due inchini; sembra che il rumore attiri l'attenzione dei Kami ma si battono le mani anche quando si saluta una tomba. Un piccolo ramo di Sakaki (pino sacro) è l'offerta shinto più comune: vengono appese banderuole di carta ripiegate. Le tavolette votive in carta di riso, con voti augurali appese alle travi delle logge esterne dei templi sono un'altra caratteristica del culto shinto; vengono mosse dal vento e ricordano il battito delle mani. Lo Shintoismo era basato anche sul culto dell'imperatore e solo nel 1945 Hiroito fu costretto a negare di essere di origine divina.



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