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Info tratte da
TEBU E TUAREG
Per necessità, le abitazioni dei nomadi devono essere smontabili e devono anche essere montate (e smontate) in breve tempo.
I Tuareg delle oasi vivono nelle case a terrazza ma i nomadi portano con loro le tende, i pali e teli sui cammelli.
I Tuareg occidentali amano usare un telo di pelli di muflone (specialmente quelli dell'Hoggar e nel Tassili); dove il muflone è assente, si usano pelli di capra e di pecora colorate di rosso col tannino.
Una piccola tenda basta per una famiglia, ma per un capo o uno sceicco a volte è necessaria una tenda composta dalle 70 alle 100 pelli.
Le pelli sono sostenute da pali che fanno rettangolo intorno ad un palo centrale più grosso e alto degli altri.
L'altezza della tenda non supera quasi mai i 2 metri.
Le popolazioni del Sahara orientale usano come abitazione una capanna di stuoie sostenute da archi di legno.
I Tebu vivono in capanne smontabili a cupola o a botte, sostenute da intelaiature di pali ricurvi dipinti di rosso; l'interno ha una pavimento di terra battuta o sabbia, che viene cambiata.
Una stuoia su pali protegge il luogo delle abluzione per le donne.
L'angolo-cottura per la cucina è costituito da un focolare da quattro pietre, con all'interno le braci; i Tebu ottenevano il fuoco per percussione colpendo una pietra silicea con un pezzo di ferro, facendo cadere le scintille su un mucchietto d'erba secca; in altre tribù si usava ruotare velocemente una costola di ramo di palma in un foro praticato in un legno.
I Tebu abitavano anche in grotte naturali o sotto spuntoni di roccia sporgenti; quelli più evoluti erigono una capanna di foglie di palma su una base rotonda di pietre.
I Tebu ritengono poco dignitoso fabbricare utensili in ceramica e quindi realizzano piccoli vasi scolpiti, macine di pietre per i cereali, pestelli, otri di pelle per l'acqua.
Gli abiti sono confezionati con lana, pelli, teli e vengono realizzati dagli uomini.
Come cibo vengono consumati cipolle, pappe di cereali, datteri, latte, formaggio.
Presso i Mauri e i Tuareg i lavori di artigianato sono realizzati sia da uomini sia da donne; presso i Tuareg vi sono tre categorie di artigiani: coloro che lavorano il cuoio, il ferro e il legno. L'attività di artigiano è spesso ereditata dal padre e dal contesto famigliare.
Una categoria a parte guardata con sospetto è quella dei cantori che sono chiamati durante le feste religiose o i matrimoni, nascite di figli maschi o festeggiamenti per le razzie.
I Tuareg vivono in splendide tende di vari colori ma non conoscono la tessitura; la copertura delle loro tende è fatta con pelli conciate; la lana di cammello o di pecora viene acquistata dai Tebu (o venivano razziati).
Con le pelli vengono fabbricati altri oggetti come secchi per l'acqua, abbeveratoi, cuscini.
Presso i nomadi del Sahara, ogni uomo ha una sola moglie anche se il corano permette fino a 4 mogli.
Il capo del gruppo famigliare è l'uomo più anziano.
Molte usanze però fanno supporre che un tempo fosse in vigore il matriarcato poiché l'autorità delle donne è altissima e molte leggende fanno parola di eroine e donne-guerriere la cui presenza non sarebbe possibile fra un popolo di esclusiva discendenza maschile.
Nota di Lunaria: mettiamo la prova, prima che qualcuno starnazzi dicendo che "non è vero niente, è un tuo delirio"
Fra i diversi gruppi Tuareg un certo collegamento viene mantenuto mediante gli uffici di un individuo che conserva i caratteri antichi di uno stregone, come quello di essere in comunicazione con i Jinn, gli spiriti che vivono nel deserto.
Anche fra i Tebu la famiglia è basata sul patriarcato, ma quando l'uomo è fuori a caccia o per altre ragioni, la moglie ha assoluta autorità anche sui figli maschi o sui parenti maschili aggregati al nucleo famigliare.
I gioielli sono indossati da uomini e donne e insieme ai cammelli, capre e pecore, rappresentano il capitale di ogni famiglia.
Si ricavano gioielli anche da vecchie monete spagnole o francesi, che si intercalano con grani d'ambra e di corallo. Il metallo più gradito è l'argento, non l'oro.
La donna Tuareg non può essere sposata senza il suo consenso e può ritornare in famiglia se si trova scontenta.
Se il marito tratta male la moglie, dovrà fare i conti con i fratelli di lei.
Il mercato (suk) è frequentato dalle donne; gli uomini stanno in disparte a bere the raccontandosi quanto hanno visto durante i loro viaggi.
I maschi Tuareg non si sposano prima dei trent'anni, le donne prima dei venti.
La richiesta di nozze viene presentata alla sposa da un parente maschio del futuro marito con l'espressione "Desideriamo una nuova tenda e un asabèr (stuoia)".
La dote, un tempo, era di 7 cammelle, oggi di 2.
Ratificato il contratto matrimoniale, la sposa si ritira nella nuova tenda con una vecchia della tribù e giace in silenzio e immobile accanto alla donna anziana: questo perché se ci sono spiriti maligni, se la prenderanno con la vecchia (ormai inutile) e non con la fanciulla.
La coppia di novelli sposi resta per un anno nella tribù della donna, poi passerà in quella del marito.
Le donne Tuareg fabbricano culle di canne e vimini e i mortai di legno.
ALTRO APPROFONDIMENTO: ALLE ORIGINI DEI TUAREG: LA REGINA TIN HANAN E LA MATRILINEARITà
I Tuareg hanno eletto queste montagne a loro dimora fin da quando vi sono arrivati.
Pare certo che essi si siano sovrapposti a popolazioni locali e che nulla abbiano in comune con quelle genti che lasciarono meravigliose incisioni e dipinti sulle pareti rocciose. Vi arrivarono, secondo le leggende, guidati da una famosa regina, Tin Hanan, la cui tomba fu scoperta ad Abalessa nel 1928, indicata dagli stessi Tuareg;
sia le leggende (come quella della regina Tin Hanan, capostipite dei Tuareg) che le abitudini di discendenza rivelano una certa forma di matriarcato. Il rispetto per la donna, rimasto radicato anche dopo l'accettazione dell'islam, il suo diritto a partecipare all'elezione dell'Amenokal (il sovrano dei Tuareg) con diritto di voto pari all'uomo, la stessa trasmissione dei diritti (anche se in molti casi non possa esercitarli di fatto) e l'usanza ancora praticata da qualche tribù che il marito appena sposato abiti, per un certo tempo, nell'accampamento della moglie (come i Moso. Nota di Lunaria), sembrerebbe confermare questo sospetto.
Anche se la società Tuareg non è affatto matriarcale, si ha la sensazione che un filo li leghi direttamente a un mondo neolitico. Infatti, poiché è Tuareg solo chi ha la madre Tuareg, avendo poca o nulla importanza l'origine del padre, l'Amenokal era eletto secondo norme di ereditarietà in linea femminile.
La struttura sociale prevede una gerarchia di caste che ricorda la nostra società feudale: in cima alla scala sociale vi era la tribù dei nobili: guerrieri, predoni e mercanti razziavano nell'Africa centrale imponendo protezione e balzelli; i guerrieri erano forniti dai Tuareg delle tribù nobili.
La veste tradizionale dei Tuareg nobili prevede un'ampia tunica di cotone e un velo chiamato "Taghelmust", impregnato di tintura blu-indaco; coprirsi il volto è necessario quando si percorre il deserto (nota di Lunaria: anche per evitare gli insetti; molti bambini Tuareg, almeno fino al 1978, soffrivano di tracoma e di infezioni agli occhi portate dalle mosche)
LINGUA E SCRITTURA
I Tuareg parlano una lingua berbera; grazie alla lingua comune, tutte le componenti etniche sparse dal Sahara centrale fino alle rive del Niger si riconoscono partecipi di un'unica cultura. Il tamahaq (dialetti del nord) o tamasceq (dialetti del Sudan) è l'unica lingua berbera viva che utilizza la scrittura, il tifinar\tifinagh, di origine antichissima; è simile all'antica scrittura libica che forse deriva da quella fenicia. L'alfabeto tifinar è costituito da 25 consonanti a cui si aggiunge un solo carattere alla fine di ogni vocabolo per indicare tutta la gamma della vocalizzazione.
Una parola si scrive accostando le sue consonanti in un qualsiasi senso da destra a sinistra, dall'alto al basso o viceversa. è chiaro che decifrare un testo tamahaq è lungo e complicato e pochi Tuareg sanno scrivere nella loro lingua (Nota di Lunaria: prima dell'islamizzazione, le donne sapevano leggere e scrivere, come riporterò più sotto).
LITOLATRIA E CULTO DELLE MONTAGNE?
Sul libro che ho consultato c'è un passaggio molto interessante che, per quanto stringato, ci permette di ipotizzare che prima dell'arrivo dell'islam i Tuareg adorassero le montagne e forse anche le pietre, concepite come Dee.
Un giorno ci avviammo fuori dal villaggio, in silenzio; non diceva nulla, poiché era la stessa natura a parlare. Guardava il cielo, le montagne, respirando con soddisfazione l'aria fresca. Si stagliavano di fronte a noi alcuni picchi vertiginosamente alti e le pareti dirupate delle montagne. Ahmed intuì il mio interesse; si fermò ed incominciò ad elencare i nomi di queste montagne: "Ognuna è come un uomo, ora stanno ferme, ma come l'uomo hanno un'anima e sono ricche di sentimenti. Qualcuna prende il nome di un uomo e altre nomi da donna; nel passato vissero una vita simile alla nostra: si innamoravano, spesso soffrirono di gelosie e più di una volta si verificarono dei duelli mortali e le ferite sono ancora visibili sulle nude rocce."
Poi Ahmed concluse guardandomi ironicamente (...) mi lasciava concludere che egli stesso era convinto che tutte le leggende erano frutto della fantasia.
Visto che eravamo caduti in argomento ne approfittai: rivolsi cautamente qualche domanda sulle superstizioni e sulle idee più ricorrenti intorno alla magia.
Ahmed da parte sua si fece ripetere la domanda più volte; mi guardava come per rimproverarmi l'ardire di indagare cose in cui non avrei dovuto occuparmi.
Ahmed cercava di farmi capire che era di religione islamica e che quindi le mie domande cadevano nel vuoto; d'altraparte io ero conscio di quanto l'islam fosse superficiale ed imbevuto di superstizioni, residui di precedenti credenze: me lo confermavano le numerose tera (amuleti) al collo di Ahmed e la professione di fede animistica, sia pure velata di ironie che mi aveva fatto poco prima descrivendomi il paesaggio.
Si noti come questi monili (originariamente amuleti) abbiano forme cruciformi, antropomizzate, triangolari, a quadrato e persino con sporgenze che ricordano le corna... sono tutti elementi magico-politeistici presenti in tante altre civiltà
(Nota di Lunaria: adorare le montagne, grotte e colline è una pratica ancora presente nell'Induismo; vedi per esempio Parvati, la Figlia della Montagna, https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/tibet-3-il-culto-della-montagna-kailash.html
la Dea-Grotta Hingraj Mataji,
la Dea delle colline Saptashrungi;
molte Dee vengono rappresentate con una semplice roccia o una forma ad uovo - come Ashapura - e c'è persino una Dea, Shantadurga, che viene adorata sotto forma di tumulo di formicaio!)
"La superstizione", mi disse, "c'è fra la gente più ignorante, fra quelli che vivono nel sud o in tende isolate. Esistono per essi degli spiriti maligni conosciuti con il nome di Kel es Souf, che si materializzano durante la notte o comunque in ambienti oscuri. Questi geni invisibili fanno molte cose contro i viventi, per cui è necessario difendersi con amuleti e spesso ricorrendo all'aiuto di un saggio con dei poteri magici."
"Perché ce l'hanno con gli esseri umani?"
"Perché gli uomini non sono buoni e spesso non li rispettano. Preghiamo e onoriamo Allah, altrimenti ci punisce con carestie e morti; i Kel es Souf sono temuti, ma nessuno li ama o li degna di una preghiera; rappresentano il male che vuole sopraffare il bene."
Cercavo di fare un confronto con il nostro demonio; in realtà i Kel es Souf lo ricordano solo vagamente, relegati alla funzione di folletti. (https://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/magia-nera-iblis-e-black-metalla-scena.html)
Come spesso succede nel deserto, sul pianoro si formò, all'improvviso un turbine di sabbia, un vortice simile ad una colonna, alto una trentina di metri e stretto alla base. Dimenticando i miei discorsi con Ahmed, presi la macchina fotografica e mentre mi preparavo a scattare le foto, Ahmed mi dise: "Ecco i Kel es Souf: sono essi che producono quel vortice"
(Nota di Lunaria: leggende legate a spiriti del vento nel deserto erano presenti anche nel folklore sumero - si pensi a Lilith, Dea del vento o a Pazuzu https://intervistemetal.blogspot.com/2019/08/lilith.html
- ma anche in Namibia, le cui leggende sugli spiriti maligni hanno ispirato il celebre film horror "Demoniaca" di Richard Stanley; https://intervistemetal.blogspot.com/2020/01/criptozoologia.html
comunque i popoli del deserto adoravano le tre Dee, Allat, Manat, Al Uzza, spesso sotto forma di tronchi di legno o di pietre nere, come i meteoriti https://intervistemetal.blogspot.com/2020/05/la-kaaba-la-pietra-nera-e-la-litolatria.html)
LA CONDIZIONE DELLA DONNA TUAREG DOPO L'ARRIVO DELL'ISLAM
Con la scolarizzazione obbligatoria i Tuareg hanno dovuto subire una discriminazione operata contro le bambine: sembra che non siano obbligate all'istruzione e questo fatto sembrerebbe essere la conseguenza di una certa mentalità araba discriminante nei riguardi della donna. Il Tuareg aveva sempre mostrato rispetto per la donna, depositaria dell'istruzione e delle tradizioni: si sa infatti che erano solo le donne a saper leggere il tifinar, l'alfabeto,
a suonare il violino e a conoscere le leggende e le storie della famiglia e delle tribù. Oggi dunque, la situazione tende a relegarle ad un ruolo del tutto secondario della società. (almeno, nel 1978, visto che il libro risale a quella data. Nota di Lunaria)
Nota di Lunaria: per chi non lo sapesse, esiste un sottogenere del romanzo Rosa ambientato nel deserto, con protagoniste occidentali che si innamorano di sceicchi
Io però ne ho letti solo quattro: "Il fascino del deserto", "La regina dell'harem", "La moglie dello sceicco", "Il segreto dello sceicco"...
Erano scritti bene (ma li ho letti anni fa e all'epoca ancora non recensivo romanzi Rosa) ma non è il mio genere di immaginario erotico... Comunque, prima o poi li ri-leggerò e recensirò.
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