I crimini del comunismo in Polonia

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Dopo trent'anni di governo comunista, gli operai polacchi non avevano libertà di opinione, di espressione, di organizzazione sociale e sindacale, di movimento e non potevano fare nulla di efficace contro i gravi abusi dei capi comunisti che non lavoravano e trattavano con prepotente disprezzo i lavoratori, si arricchivano, impoverivano il paese. Leon Wudski, un membro del Comitato centrale del partito comunista polacco, aveva in passato denunciato il comportamento della polizia comunista verso gli oppositori.

"Tutta Varsavia sapeva che la gente veniva assassinata; tutta la città sapeva delle strette prigioni sotterranee, nelle quali i detenuti stavano tre settimane con i piedi affondati in 15 cm di escrementi; tutta la città sapeva che Rozanski, capo della nota decima sezione dell'UB, strappava lui stesso le unghie ai prigionieri; tutta la città sapeva che i carcerati venivano prima investiti di getti di acqua fredda e poi lasciati in piedi intirizziti nel gelo."

Lo si può leggere in uno dei documenti pubblicati in "Una rivoluzione fallita". 

Il bello è che i minatori e gli operai polacchi, non potendo fare e dire nulla contro lo sfruttamento dei padroni comunisti, per oltre 30 anni, in silenzio o in lacrime, hanno dovuto sopportare che si dicesse a nome loro: "In Polonia la rivoluzione comunista vittoriosa ha permesso alla classe operaia di prendere in mano il proprio destino."  

Nota di Lunaria: per approfondimenti sui crimini del Comunismo vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/i-crimini-del-comunismo.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/i-crimini-di-stalin-e-lenin.html


Riprenderò il tema della Polonia quando avrò visionato questo libro


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