Alessandro Manzoni (3) il 5 Maggio

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5 Maggio 1821: Napoleone Bonaparte, che aveva sconvolto l'Europa (https://intervistemetal.blogspot.com/2021/05/monti-e-foscolo-pensieri-su-napoleone.html) con le sue guerre vittoriose, muore nella piccola isola di Sant'Elena sperduta nell'Atlantico sconfinato. Quando il Manzoni ne apprende la notizia resta così commosso che compone quest'ode di getto, in soli tre giorni, dal 17 al 19 luglio, mentre rivive l'epopea napoleonica e rappresenta, in sintesi potente e serrata, il dramma angoscioso del dominatore che conobbe la fuga e la vittoria, le sconfitte e l'altare, il trono e l'esilio. Le strofe più poetiche e commosse dell'ode sono quelle che rievocano il grande Còrso nella "breve sponda" di Sant'Elena, quando, travolto dall'onda dei ricordi, si sente oppresso dalla disperazione; ed è allora che Dio conforta la sua lenta agonia, aprendogli il cuore alla fede e alla speranza.

Anche quest'ode è ispirata alla concezione cristiana che della storia ebbe il Manzoni: i grandi eventi e le umili vicende, la peste e le carestie, le gioie e i dolori, il dramma di Lucia e quello di Napoleone, sono segno sulla terra della volontà di Dio che li permette per un suo fine imperscrutabile di giustizia e di bene. Anche il superbo Imperatore fu strumento della Provvidenza divina che volle, servendosi di lui, stampare sulla terra un'ombra più vasta della sua potenza. E fu la stessa Provvidenza, poi, che dal solitario letto di morte lo avvio alla felicità dei cieli "dov'è il silenzio e tenebre - la gloria che passò"


Ei fu. (1) Siccome immobile,

dato il mortal sospiro,

stette la spoglia immemore

orba di tanto spiro, (2)

così percossa, attonita,

la terra al nunzio sta,

muta pensando all'ultima

ora dell'uom fatale; (3)

né sa (4) quando una simile

orma di pié mortale

la sua cruenta (5) polvere

a calpestar verrà.


(1) Egli, Napoleone, è morto. In tutta l'ode, Napoleone non viene nominato: sarebbe stato inutile, perché tutti stavano già parlando di lui.

(2) Come, esalato l'ultimo respiro, il cadavere di Napoleone stette privo ormai (orba) di una così grande anima, così la terra, all'annunzio di quella morte rimane percossa e stupita (attonita), quasi incredula.

(3) in significato attivo, che racchiudeva in sé il destino di un'epoca, e non già semplicemente l'uomo voluto dai fati, che sarebbe una frase generica.

(4) Il soggetto è la terra.

(5) Insanguinata dalle battaglie napoleoniche.


Lui folgorante (6) in solio

vide il mio genio e tacque;

quando, con vece assidua, (7)

cadde, risorse e giacque, (8)

di mille voci al sònito

mista la sua non ha:

vergin di servo encomio (9)

e di codardo oltraggio,

sorge or commosso al sùbito (10)

sparir di tanto raggio; (11)

e scioglie all'urna un cantico (12)

che forse non morrà. (13)


(6) Il soggetto è il mio genio: la mia fantasia creatrice (il mio genio) vide Napoleone fra gli splendori del trono (solio) e tacque, non volle cioè unirsi al coro degli adulatori

(7) con vicende rapide e continue

(8) Cadde: dopo la sconfitta di Lipsia (1812-1813); Risorse: durante i Cento Giorni; Giacque: cadde definitivamente dopo la sconfitta di Waterloo (1815)

(9) Puro, non macchiato da adulazione servile quando Napoleone era potente né da vili offese dopo che egli cadde.

(10) improvviso

(11) di una vita così splendida

(12) innalza alla tomba; un cantico: un inno

(13) che resterà immortale, perché la poesia vive eterna e, come canta il Foscolo, "vince di mille secoli il silenzio".


Dall'Alpi alle Piramidi, (14)

dal Manzanarre al Reno,

di quel securo il fulmine (15)

tenea dietro al baleno;

scoppiò da Scilla (16) al Tanai,

dall'uno all'altro mar. (17)

Fu vera gloria? (18) Ai posteri

l'ardua sentenza: nui

chiniam la fronte al Massimo

Fattor, che volle in lui

del creator suo spirito

più vasta orma stampar.


(14) Rievoca le campagne vittoriose di Napoleone.

(15) al lampo seguiva il fulmine di quell'uomo sicuro; cioè al pensiero seguiva l'azione, alla minaccia di guerra la guerra, come al lampo segue immediatamente lo scoppio del fulmine

(16) in Calabria

(17) dall'Atlantico al Mediterraneo

(18) Dopo l'animata rievocazione delle imprese di Napoleone il poeta ha un momento di riflessione. La gloria conquistata dal grande condottiero fu vera gloria? Manzoni si astiene dal dare un giudizio sull'uomo e sulle sue imprese quando ancora le passioni erano accese, e lascia ai posteri, che potranno giudicare con più obiettività, la risposta alla domanda: il Manzoni, fedele sentimento religioso, si inchina alla volontà di Dio.


La procellosa (19) e trepida

gioia d'un gran disegno,

l'ansia d'un cor che indocile

serve, pensando al regno;

e il giunge, (20) e tiene un premio

ch'era follia sperar;

tutto ei provò: la gloria

maggior dopo il periglio,

la fuga (21) e la vittoria,

la reggia e il triste esiglio;(22)

due volte nella polvere,

due volte sull'altar. (23)


(19) Queste due strofe sono rette da "tutto ei provò". Osserva il Momigliano: "Trepida dipinge l'ansia di raggiungere il sogno; procellosa ci fa vedere le proporzioni di quel disegno, ce lo allarga dinnanzi alla fantasia, ci fa sentire il mutarsi rapido, il travagliarsi vigoroso di quell'anima vasta e battuta, come un cielo in tempesta." Il gran disegno che Napoleone concepisce è quello di divenire signore della Francia.

(20) e lo raggiunge, il regno

(21) dopo la campagna di Russia (1812), dopo la sconfitta di Lipsia (1813) e dopo la battaglia di Waterloo (1815)

(22) all'isola di Elba e a Sant'Elena

(23) la prima volta dall'incoronazione imperiale (1804) fino a Lipsia (1813); la seconda volta durante i Cento Giorni.


Ei si nomò: (24) due secoli,

l'un contro l'altro armato,(25)

sommessi a lui si volsero,

come aspettando il fato;

ei fe' silenzio, ed arbitro

s'assise in mezzo a lor.


(24) Egli, Napoleone, pronunciò il suo nome;

(25) e due secoli, che rappresentavano due civiltà di idee contrastanti, il XVIII con l'Assolutismo prima e la Rivoluzione dopo, e il XIX con la Restaurazione, si sottomisero a Napoleone, come aspettando da lui il loro destino; ed egli impose il silenzio e fu arbitro tra le avverse correnti conciliando le conquiste della Rivoluzione con le esigenze della Restaurazione.


E sparve, (26) e i dì nell'ozio

chiuse in sì breve sponda,(27)

segno (28) d'immensa invidia (29)

e di pietà profonda,(30)

d'inestinguibil odio (31)

e d'indomato amor. (32)


(26) dopo tante vittorie e dopo aver riempito l'Europa del suo nome! dagli sconvolti campi di battaglia alla inerzia e alla solitudine di Sant'Elena! Osserva il Momigliano: "E: basta questa fugace congiunzione per presentare alla mente del lettore il tragico contrasto fra il giudizio grandioso che deve far di Napoleone la storia del tempo, e l'indifferenza che conserva di fronte a lui l'eternità."

(27) nell'isola di Sant'Elena

(28) fatto oggetto

(29) da parte di piccoli uomini

(30) da parte dei buoni

(31) da parte dei nemici

(32) da parte di chi gli restò fedele anche nella caduta.


Come sul capo al naufrago (33)

l'onda s'avvolve (34) e pesa,

l'onda su cui del misero, (35)

alta pur dianzi e tesa,

scorrea la vista a scernere

prode remote invan;

tal su quell'alma il cumulo

delle memorie scese. (36)


(33) Come sul capo del naufrago pesa l'onda del mare sul quale poco prima la sua vista scorreva per cercare invano un approdo lontano, così nell'anima di Napoleone scese il cumulo delle memorie del glorioso passato.

(34) si avvolge, fluttua e grava

(35) l'onda su cui pur dianzi la vista del misero scorrea alta e tesa.

(36) il cumulo delle memorie dalle quali fu soffocato.


Oh quante volte ai posteri (37)

narrar se stesso imprese,

e sull'eterne pagine

cadde la stanca man!

Oh quante volte, al tacito

morir d'un giorno inerte,

chinati i rai fulminei,

le braccia al sen conserte,

stette, e dei dì che furono

l'assalse il sovvenir! (38)


(37) Incomincia qui la grande poesia dei ricordi. è l'ora del tramonto e la nostalgia e la tristezza invadono l'animo di Bonaparte, immobile con le braccia incrociate al seno, in quella posa che ha sempre prediletto. L'inerzia forzata fa mirabile contrasto con l'incalzare impetuoso dei ricordi che lo assalgono: le tende piantate e ripiegate per riprendere senza indugio la marcia vittoriosa, le trincee nemiche sconvolte, i manipoli lanciati all'assalto, le armi sfolgoranti al sole, gli squadroni di cavalleria che galoppano ad onda e il comando di lui, dell'Imperatore, rapido e nervoso, e l'ubbidire pronto dei soldati. Ed ora egli è lì, nell'isola deserta, solo con le sue memorie che giungono a torme al suo cuore.

(38) il ricordo


E ripensò le mobili

tende, (39) e i percossi valli,(40)

e il lampo de' manipoli, (41)

e l'onda dei cavalli, (42)

e il concitato imperio (43)

e il celere ubbidir. (44)


(39) gli accampamenti presto fatti e levati

(40) le trincee nemiche battute dal fuoco dell'artiglieria

(41) le armi della fanteria che lampeggiavano

(42) il galoppo della cavalleria lanciata alla carica

(43) gli ordini bruschi e perentorii.

(44) l'ubbidire dei soldati


Ahi! forse a tanto strazio (45)

cadde lo spirto anelo, (46)

e disperò; ma valida

venne una man dal cielo, (47)

e in più spirabil aere

pietosa il trasportò;

e l'avviò, pei floridi

sentier della speranza,

ai campi eterni, (48) al premio

che i desideri avanza,(49)

dov'è silenzio e tenebre

la gloria che passò.(50)


(45) provocato dai ricordi di gloria

(46) affannato

(47) nel momento della disperazione ecco il provvido intervento di Dio che trasporta l'anima affannata in un'aria più pura, ove fiorisce la speranza nel Signore che placa tutte le pene.

(48) al Cielo

(49) che supera ogni desiderio umano

(50) la gloria terrena


Bella Immortal! (51) benefica

Fede ai trionfi avvezza!

Scrivi ancor questo, (52) allegrati;

ché più superba altezza (53)

al disonor del Gòlgota (54)

giammai non si chinò.

Tu (55) dalle stanche ceneri (56)

sperdi ogni ria parola: (57)

il Dio che atterra e suscita,

che affanna e che consola,

sulla deserta coltrice (58)

accanto a lui posò.


(51) è la Fede

(52) trionfo, riportato sul potente Napoleone

(53) mai uomo più grande di Napoleone si inchinò alla Croce

(54) alla Croce: prima del sacrificio di Cristo, il supplizio della croce era considerato disonorante

(55) o Fede

(56) di Napoleone

(57) ogni parola di oltraggio

(58) sul letto del morente, abbandonato dagli uomini, ma non da Dio, che si posò accanto a lui confortandolo nel momento del trapasso. Questo passaggio richiama alla mente la conclusione dei "Promessi Sposi".

Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2024/03/promessi-sposi-le-mie-pagine-preferite.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/alessandro-manzoni-1-commento-alle.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/alessandro-manzoni-2-adelchi.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/alessandro-manzoni-4-i-promessi-sposi-i.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/alessandro-manzoni-5-i-promessi-sposi-ii.html



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