Alessandro Manzoni (2) Adelchi

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"Morte di Ermengarda" è il secondo coro dell'Adelchi, la tragedia in cui il Manzoni descrive la fine del regno longobardo in Italia (772-774). I cori non fanno parte integrante dell'azione che si rappresenta sulla scena, ma sono introdotti dall'autore per esprimere il suo stato d'animo di fronte ad un determinato evento.

Trama: Desiderio, ultimo re dei Longobardi, invade le terre della Chiesa. Il papa Adriano I, allora, invoca l'aiuto di Carlo Magno, re dei Franchi, che era anche suocero di Desiderio, perché ne aveva sposato la figlia, Ermengarda, la quale però era stata ripudiata. Il padre Desiderio e il fratello Adelchi, accolgono presso di sé l'infelice fanciulla, ma ella chiede pace e oblio, non vendetta. Carlo Magno scende in Italia e dopo un'eroica resistenza alle Chiuse di Val Susa, i Longobardi vengono sconfitti: Desiderio cade prigioniero, Adelchi muore. Ermengarda intanto si era rifugiata nel monastero di San Salvatore in Brescia, di cui era badessa la sorella Ansberga, dove sperava di trovare rassegnazione e conforto nella fede. Ma ella ama ancora profondamente Carlo Magno e va logorandosi nei ricordi di quell'amore disperato. Quando ormai si sente vicino alla fine, si fa portare, sostenuta da due donzelle, nel giardino del monastero, sotto un tiglio, dove  dice pacate e commosse parole per il padre, per il fratello e l'infedele sposo, che ella ha perdonato. La sorella Ansberga, però, le rivela imprudentemente che Carlo Magno si è risposato. Ermengarda allora sviene e nel delirio confessa l'amore immenso e potente che la lega ancora a Carlo, amore che la sua anima pudica non avrebbe potuto manifestare quando ella era nel chiaro possesso delle sue facoltà. Il dolore profondamente umano di questa infelicissima anima ha momenti strazianti. Quando rinviene è ormai placata e vicina a Dio. Si rivolge alle sorelle ed alle altre monache e dice: "Moriamo in pace - parlatemi di Dio: sento ch'ei giunge". Dopo queste parole si inizia il coro. Il dramma interiore di questa delicatissima anima femminile consiste nel contrasto tra il ricordo della felicità di un tempo e la constatazione dolorosa che il regno di suo padre è crollato per opera dell'uomo che ella ama. Tra l'amore indimenticabile e tremendo per l'infedele sposo e l'ansioso desiderio di trovare conforto e rassegnazione nella fede in Dio e nella pace del chiostro. E quando finalmente muore, ella è già santificata dalla sua stessa sofferenza e ascende  al Dio dei Santi, nonostante che appartenga ad una stirpe di tiranni che affermò il suo diritto con la violenza e il cui valore consistette soprattutto nella forza del numero.

Sparsa le trecce morbide

sull'affannoso petto, (1)

lenta le palme, (2) e rorida (3)

di morte il bianco aspetto,

giace la pia (4), col tremolo

sguardo cercando il ciel.

Cessa il compianto: (5) unanime

s'innalza una preghiera:

calata in su la gelida

fronte, una man leggiera (6)

sulla pupilla cerula (7)

stende l'estremo vel.

Sgombra, o gentil, dall'ansia (8)

mente i terrestri ardori; (9)

leva all'Eterno un candido

pensier d'offerta, e muori:

fuor della vita è il termine (10)

del lungo tuo martir.

Tal della mesta, immobile (11)

era quaggiuso (12) il fato:

sempre un oblio di chiedere

che le saria negato; 

e al Dio de' Santi ascendere,

santa del suo patir. (13)

Ahi! nelle insonni tenebre,(14)

pei claustri solitari, (15)

tra il canto delle vergini, (16)

ai supplicati altari,

sempre al pensier tornavano

gl'irrevocati dì; (17)

Quando ancor cara, improvida

d'un avvenir mal fido, (18)

ebbra spirò le vivide

aure del Franco lido, (19)

e tra le nuore Saliche (20)

invidiata uscì:

quando da un poggio aereo, (21)

il biondo crin gemmata,(22)

vedea nel pian discorrere (23)

la caccia affaccendata, (24)

e sulle sciolte redini (25)

chino il chiomato sir; (26)

e dietro a lui (27) la furia 

de' corridor fumanti; (28)

e lo sbandarsi, e il rapido

redir (29) dei veltri ansanti; (30)

e dai tentati triboli (31)

l'irto (32) cinghiale uscir;

e la battuta polvere (33)

rigar di sangue, colto

dal regio stral: la tenera

alle donzelle il volto

volgea repente, pallida

d'amabile terror. (34)

Oh Mosa errante! oh tepidi

lavacri d'Aquisgrano! (35)

ove, deposta l'orrida

maglia,(36) il guerrier sovrano

scendea del campo a tergere (37)

il nobile sudor!

Come rugiada (38) al cespite (39)

dell'erba inaridita,(40)

fresca negli arsi calami

fa rifluir la vita, (41)

che verdi ancor risorgono

nel temperato albor; (42)

tale al pensier, (43) cui l'empia

virtù d'amor fatica,

discende il refrigerio

d'una parola amica,

e il cor diverte (44) ai placidi

gaudii d'un altro amor. (45)

Ma come il sol che reduce (46)

l'erta infocata ascende, (47)

e con la vampa assidua (48)

l'immobil aura incende,

risorti appena i gracili

steli riarde al suol; (49)

ratto così (50) dal tenue

obblio (51) torna immortale

l'amor sopito, (52) e l'anima

impaurita assale,

e le sviate immagini (53)

richiama al noto duol. 

Sgombra, o gentil, dall'ansia

mente i terrestri ardori;

leva all'Eterno un candido

pensier d'offerta, e muori:

nel suol che dee la tenera

tua spoglia ricoprir,

altre infelici dormono, (54)

che il duol consunse; orbate

spose dal brando, (55) e vergini

indarno fidanzate; (56)

madri che i nati videro

trafitti impallidir.

Te dalla rea progenie

degli oppressor discesa,(57)

cui fu prodezza il numero, (58)

cui fu ragion l'offesa,

e dritto il sangue, e gloria

il non aver pietà,

te collocò la provida

sventura in fra gli oppressi: 

muori compianta e placida;

scendi a dormir con essi:

alle incolpate ceneri  (59)

nessuno insulterà.

Muori; e la faccia esanime

si ricomponga in pace;

com'era allor che improvida

d'un avvenir fallace,

lievi pensier virginei

solo pingea.(60) Così

dalle squarciate nuvole

si svolge (61) il sol cadente,

e, dietro il monte, imporpora

il trepido occidente: (62)

al pio colono augurio

di più sereno dì. 


1) Con le morbide trecce sparse; Ermengarda si trova nel giardino del monastero, sotto un tiglio, e il coro accompagna il suo transito.

2) Con le mani abbandonate sul petto; la morte è imminente ed Ermengarda è estenuata.

3) "rugiadosa": qui indica il sudore che diffonde sul volto esangue della morente.

4) Ermengarda è ormai santificata dal dolore.

5) è il compianto delle suore, che adesso pregano in coro per l'anima che si stacca dal corpo.

6) è la mano leggera della morte che appanna lo sguardo della moribonda.

7) La pupilla azzurra.

8) Da qui incomincia la preghiera delle suore, che esprimono il sentimento del poeta.

9) Le passioni terrene.

10) "Non la fine, ma il fine, la meta, il significato"

11) Il destino fisso, immutabile.

12) Era sulla terra: la frase significa "il suo destino immutabile era sulla terra di chiedere sempre invano l'oblio del suo grande amore per Carlo, oblio che le sarebbe stato negato"

13) Il suo destino era di salire al cielo fatta santa dalle sue sofferenze.

14) Nelle tenebre delle notti, passate vegliando.

15) Chiostri

16) Le suore

17) I giorni del suo amore che ella non voleva richiamare alla memoria.

18) Non prevedendo

19) Respirò l'aria del paese di Francia, che lei ancora amata e invidiata, sentiva così dolce e vivificatrice. Il paesaggio francese agli occhi di Ermengarda innamorata appare ancora più bello.

20) tra le spose dei nobili Franchi

21) che si slancia verso l'alto

22) coi biondi capelli gemmati, su cui risplendeva il diadema imperiale

23) correre in ogni direzione

24) i cacciatori, ed indica l'affannoso correre di cani e di cavalli

25) sulla groppa del cavallo galoppante a briglia sciolta

26) il re, suo sposo, dalla lunga chioma

27) è sottointeso "vedea"

28) di sudore

29) ritornare

30) veloci cani da caccia

31) dalle macchie spinose frugate dai battitori

32) con le setole diritte, per paura e furore insieme

33) colpito dallo strale del re, rigare di sangue la polvere battuta dai cavalli

34) L'aggettivo "amabile" tempera il sostantivo "terror" e rende conveniente a una maestà quel terrore.

Nella "tenera" sono riassunti in anticipo tutti i sentimenti, espressi fisicamente in quel volgere repente il volte alle donzelle e in quel "pallida d'amabile terror". C'è nella densissima scena, dolcezza di donna, apprensione paurosa di moglie, grazia e dignità di regina. Queste ultime tre strofe sono le più pittoriche di tutto il coro.

35) Le acque termali di Aquisgrana sul confine tra la Germania e il Belgio

36) La rigida armatura; è orrida perché è coperta di polvere e sangue.

37) A ripulirsi del sudore delle fatiche di guerra.

38) Come la rugiada posandosi sull'erba inaridita vi fa riaffluire la vita, così la parola consolatrice della sorella rasserena l'anima di Ermengarda; ma per breve momento, perché il ricordo dell'amore che sembrava assopito torna ancora ad assalire l'anima sgomenta di Ermengarda, come il sole, risalendo nel cielo infuocato, riarde la tenera erba che la rugiada aveva ristorato.

39) Al cespo

40) Dal calore del sole

41) Fa rifluire la vita ancora fresca negli steli (calami) riarsi dal sole

42) Nel mite calore dell'alba 

43) Così all'anima di Ermengarda che la potenza spietata dell'amore spossa

44) e distoglie il cuore

45) quello di Dio

46) risorgendo

47) ascende nella volta celeste infocata dall'ardore dei suoi raggi

48) e con la sua fiamma costante avvampa l'atmosfera afosa e senza vento 

49) riarde facendo ricadere al suolo

50) con la stessa rapidità

51) dal lieve e momentaneo oblio

52) l'amore che sembrava sopito

53) le dolci immagini d'amore che solo per poco ella aveva potuto allontanare

54) spose, fidanzate, madri private dei loro cari dalla crudeltà dei Longobardi

55) spose private del marito dalla spada longobarda

56) perché il loro fidanzato venne ucciso prima delle nozze

57) La sventura provvidenziale collocò te, che eri discendente dalla rea progenie degli oppressori, fra gli oppressi, coi quali fosti affratellata nel dolore e dal dolore e che perciò non ti maledissero i tuoi progenitori longobardi, che avevano infierito col loro numero e con le loro crudeltà sulle inermi popolazioni italiche.

58) per i quali oppressori l'essere così numerosi fu una prodezza, l'offesa fu ragione, spargere sangue un loro diritto e il non avere pietà dei vinti fu per loro motivo di gloria. Si avverti con quanta amarezza Manzoni considera quelle crudeltà che ancor oggi chiamano diritti e necessità di guerra, in dispregio di ogni principio di umanità.

59) che non hanno colpe, innocenti

60) esprimeva

61) appare

62) la parte del cielo dove tramonta il sole, trepida, palpita di luce; ciò per il pio colono è auspicio di giorno sereno, come la serena compostezza che il volto di Ermengarda ha acquistato nella morte è indice che un amore più alto, quello di Dio, ha accolto nella sua pace quell'anima tormentata. Il Momigliano così conclude il suo commento: "Ermengarda, moribonda, rivede, silenziosa e rassegnata, gli splendori ormai spenti: ma l'affollarsi del passato è troppo rapido e i sentimenti sono troppo profondi perché ne possa apparire qualche segno al di fuori. Il suo dramma è ormai interno, tutto immagini e palpiti che non trovano parole. Mentre nei "Memori" ultimi istanti la vita ripassa dinanzi al pensiero con una evidenza d'incanto, le vergini pregano l'ultima pace. E da quella preghiera si irradia anche sulle rievocazioni terrene una luce calma che non è del nostro mondo. L'amore invincibile, i claustri solitari, popolati di ricordi invano respinti, la corte festosa, quella caccia prodigiosamente disegnata e tutta animata dall'immagine dominante forte indimenticabile di Carlo, la vicenda faticosa dei conforti e degli assalti dell'amore immortale, tutta quella vita viva d'una sola passione ha ormai il colore di ciò che si allontana per sempre: è un corteo luminoso e doloroso di immagini che la morente si lascia dietro salendo. E intanto la voce d'una sapienza sovrana spegne la malinconia delle sue visioni confondendo le angosce d'una persona in quelle di un popolo: "altre infelici dormono/che il duol consunse..." e richiamano lo sguardo della morente al giorno sereno che l'aspetta dopo il transito delle battaglie fugaci. La meditazione religiosa unifica e isola in una limpida lontananza gli spettacoli mondani, i pensieri virginei e gli ardori terrestri, le sventure d'una donna e d'una gente: e tutto rimane nella fantasia come un arco di storia umana in cui brilla una verità che non tramonta." 














Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2024/03/promessi-sposi-le-mie-pagine-preferite.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/alessandro-manzoni-1-commento-alle.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/alessandro-manzoni-3-il-5-maggio.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/alessandro-manzoni-4-i-promessi-sposi-i.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/alessandro-manzoni-5-i-promessi-sposi-ii.html

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