Alessandro Manzoni (1) Commento alle opere ''minori''

Quando lo lessi (per obbligo) al liceo, lo detestavo, adesso mi è quasi venuta voglia di rileggere i "Promessi Sposi" https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/alessandro-manzoni-4-i-promessi-sposi-i.html  https://intervistemetal.blogspot.com/2024/03/promessi-sposi-le-mie-pagine-preferite.html https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/alessandro-manzoni-5-i-promessi-sposi-ii.html. Intanto ecco qui un commento introduttivo alle opere meno famose di Manzoni (a me piace tantissimo l'"Adelchi" https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/alessandro-manzoni-2-adelchi.html

Vedi anche: https://intervistemetal.blogspot.com/2021/09/alessandro-manzoni-3-il-5-maggio.html 



Info tratte da



"Una cruda, che uno stile innalza,
e 'l caccia in mano a l'uomo e dice:
scanna,
e forsennata va di balza in balza.
Nera coppa di sangue ella tracanna,
e lacerando umane membra a brani
la spinge dentro a l'insaziabil canna:
e con tabe-grondanti orride mani
i sacrileghi don su l'ara pone,
e osa tendere al Ciel gli occhi profani"

"Un essere crudele che, sollevato un pugnale,
lo pone nelle mani dell'uomo e gli dice:
uccidi
e come pazzo salta di rupe in rupe.
Tracanna coppe colme di sangue
e, lacerando le membra umane,
avidamente le inghiotte:
e con orrende mani grondanti marciume
pone sull'altare i doni sacrileghi (perché
offerti da chi vive nel peccato)
e (nonostante questo) osa tendere verso
il Cielo lo sguardo impuro"

Questi versi sono tratti da un poemetto in quattro canti: "Il Trionfo della Libertà", scritto all'inizio dell'Ottocento da un giovane di 15 anni.
è evidente che il giovane poeta scrive sotto l'impulso di un sentimento sincero e con notevole impegno stilistico.
La "cruda", crudele, e forsennata creatura che incita alla strage e beve sangue è una figura simbolica che rappresenta la Religione: il che dimostra come l'Autore fosse imbevuto di idee anticlericali... ma l'autore è Alessandro Manzoni, il più grande scrittore cattolico italiano dopo Dante!
A prima vista sembra inspiegabile che il giovane poeta ribelle sia poi divenuto il creatore di figure come frate Cristoforo, Lucia, Agnese, nei Promessi Sposi...
Lo stesso Manzoni, quando una volta gli fu chiesto che cosa lo avesse portato alla fede cattolica, rispose semplicemente: "è stata la grazia di Dio!"
Quasi a dire che una conversione come la sua potesse essere spiegata solo con l'intervento divino.
Ma la conversione del Manzoni non fu improvvisa.
Analizzando tutte le opere che hanno preceduto la storia di Renzo e Lucia (in cui egli espresse la sua concezione storica e umana di fervente cattolico) possiamo vedere che lo scrittore non compì mai un "salto", attraversò semplicemente le varie fasi di una linea continua di evoluzione spirituale.

Nel carme "In morte di Carlo Imbonati" (1806) si può leggere "Sentir... e meditar\da la meta mai\non torcer gli occhi, conservar la mano\pura e la mente...\non ti far mai servo\non far tregua coi vili, il santo Vero\mai non tradir, né proferir mai verbo\che plauda al vizio, o la virtù derida"
Parole che costituivano un vero programma di vita, basato su alti ideali: amore della santa verità, impegno morale.
Erano gli stessi ideali che il giovane Manzoni aveva creduto di poter trovare nell'Illuminismo, ma che all'applicazione pratica, con gli eccessi della Rivoluzione Francese, lo avevano disgustato.
Il poemetto "Urania", scritto nel 1809 a 24 anni, è un documento importante perché ci mostra l'ultimo passo in avanti del Manzoni nel suo cammino verso la fede. 
Egli invoca il "Divo Alighier", Dante, il poeta cristiano per eccellenza: In lunga notte\giaceva il mondo, e tu splendevi solo. 
Quando si rese conto di aver trovato ciò che cercava nei principi della religione cattolica, il Manzoni si accostò alle pratiche esteriori del cattolicesimo: è il periodo tra il 1809 e 1810, il periodo della conversione; quando Manzoni entrò nel numero dei cattolici praticanti, una gioiosa esaltazione si impadronì di lui. Ecco come furono composti gli "Inni Sacri".

Noi t'imploriam! Ne' languidi
pensier dell'infelice
scendi piacevol alito,
aura consolatrice:
scendi bufera ai tumidi
pensier del violento;
vi spira uno sgomento
che insegni la pietà.

Per Te sollevi il povero
al ciel, ch'è suo, le ciglia,
volga i lamenti in giubilo,
pensando a cui somiglia:
cui fu donato in copia,
doni con volto amico,
con quel tacer pudico,
che accetto il don ti fa.

In queste due strofe c'è il nucleo della concezione religiosa della vita alla quale era arrivato Alessandro Manzoni.
Egli l'aveva espressa anche in un'opera filosofica, le "Osservazioni sulla morale cattolica", ma nella "Pentecoste" la commozione poetica rende le sue parole molto più ispirate ed efficaci di ogni esposizione teorica.
In ciò che egli chiede (con la sicurezza di ottenerlo) e nella sua invocazione allo Spirito Santo possiamo vedere qual è il significato della presenza di Dio nella vita umana.
La Grazia divina scende come un soffio benefico ("piacevol alito, aura consolatrice") nel cuore degli umili e degli infelici: squassa come una bufera la mente tenebrosa del malvagio ("i tumidi pensier del violento") non per dannarlo alla disperazione, ma per ispirargli il rimorso delle sue azioni e indurlo al bene.
Il povero, volgendo gli occhi ("le ciglia") al cielo che è suo ("Beati i poveri perché di essi è il Regno dei Cieli"), sente che il suo dolore si trasforma in letizia ("volga i lamenti in giubilo") perché pensa "a cui somiglia" (cioè a Cristo); il ricco ("cui fu donato in copia", cioè chi ha avuto in dono dalla Provvidenza l'abbondanza dei beni terreni) non si limita all'umiliante elemosina, ma "dona" con fraterna carità e senza alcuna ostentazione ("con volto amico, con quel tacer pudico") stabilendo col povero un rapporto di umana simpatia e di solidarietà.
Non è difficile riconoscere in questi versi un'anticipazione del tema fondamentale dei Promessi Sposi.













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