Il Sarcofago di Larthia Sejanti

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è singolare come i popoli che maggiormente sono stati ossessionati dall'idea della morte abbiano cercato di renderla più accettabile dando alle dimore dei defunti un aspetto il più possibile lieto, confortevole, del tutto identico alle dimore terrene che essi abbandonavano. è come se in questo modo essi avessero voluto allontanare la morte dai loro pensieri, quasi neutralizzarla per mezzo di immagini piene di vita. Nelle straordinarie pitture etrusche in cui le immagini dei defunti appaiono adagiate sui loro letti conviviali, intente ad esistere a festosi banchetti allietati da musiche e danze.

Nello stesso atteggiamento appaiono le figure scolpite sui sarcofaghi.

Si guardi quello di Larthia Sejanti, una ricca signora di Chiusi, vissuta nel III secolo a.c: è stata fissata per l'eternità dall'ignoto scultore in un atteggiamento pieno di naturalezza che doveva esserle familiare.


Comodamente adagiata sul cline conviviale, cioè il lettuccio sul quale gli antichi si sdraiavano per banchettare, sostenuta da cuscini adorni di frange, sta aggiustando la propria pettinatura.

è evidente la deformazione tra le proporzioni del corpo: gli Etruschi non avevano, a differenza dei Greci, l'ideale della proporzione.


GLI ANTICHI ROMANI E IL CULTO DEI MORTI

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La religione romana non era molto interessata a rispondere a cosa ci fosse dopo la morte. I Romani praticavano un culto dei defunti ma solo per un motivo concreto: bisognava rendere i loro spiriti benevoli verso la casa e la famiglia a cui erano appartenuti, ottenendo la loro protezione. I Romani dedicavano grande attenzione ai culti domestici, nei quali si veneravano le divinità protettrici della casa (Lari e Penati) e gli spiriti dei morti (i Mani). Ai Lari era dedicato un tabernacolo ("larario") posto nell'atrio e decorato con le immagini dei Lari stessi.


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Vedi anche https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/etruschi-pantheon-e-divinazione.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/02/gli-inferi-nelle-religioni-pagane.html

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