La Fractio Panis e il Simbolismo Solare

Onde evitare il solito mantra del "Non è vero niente, te lo sei inventata tu, non hai mai letto un libro cristiano, questo libro non esiste, non ti credo", che poi sono "le brillanti confutazioni" dei tanti haters che mi ronzano attorno quando tratto roba teologica, ci troviamo a pagina 376

N.B: La cosa divertente è che una volta, su youtube, sono stata io a dover spiegare ad un cristiano che l'Agnello è proprio il simbolo del vostro Dio. Era convinto che fosse un'invenzione della "lobby gender femminista animalista"

Il parallelo tra l'agnello che si usava immolare a Pasqua e Gesù che è stato immolato verso la stessa epoca, ambedue vittime innocenti, si è accavallato al parallelo del pane e del vino, offerti nell'Ultima Cena, e il corpo e il sangue che essi rappresentano.


Nota di Lunaria: mi è capitato di leggere anche delle riflessioni sul "Gesù Bambino deposto da Maria nella mangiatoia" come simbolo che rimandasse alla "futura offerta di Cristo come Pane sulla mensa dell'Ultima Cena". Comunque, l'idea di "mangiare Dio" si chiama Teofagia.

Di conseguenza l'abitudine di ripetere la Fractio Panis in ricordo di Gesù si è trasformato in un "rito magico" che rinnovella il sacrificio e la passione di Gesù (Nota di Lunaria: rito rifiutato dai cristiani non cattolici, come gli evangelici)

Ci furono poi autori come Ireneo, Tertulliano, Cipriano che indussero i cristiani a credere ad una falsa etimologia di Pasqua (in greco "Pascha"), a loro dire, derivata da "passione", erroneamente collegando il vocabolo greco al verbo "pàschein" che significa patire.

Più tardi il cattolicesimo ha anche assimilato molti elementi del culto del Dio del Sole e alcuni simboli sono presenti nel rito eucaristico, come l'ostia e l'ostensorio che indicano il Sole e i suoi raggi 




 (Nota di Lunaria: delle volte il simbolismo solare è associato anche a Maria, con un aureola "solare" o direttamente dentro il grembo)



Persino la mitra dei vescovi è ricalcato sul copricapo persiano simboleggiante l'ascensione del Sole. Le stesse uova pasquali rappresentano il Sole (tuorlo) l'etere in cui esso si muove (albume) e l'elittica (guscio)

Per molti secoli l'opinione della Chiesa fu che nel pane e nel vino dell'eucaristia il corpo e il sangue di Gesù fossero rappresentati solo simbolicamente (così affermava ancora Agostino e papa Gelasio I); comunque, alcune sette modificarono i simboli, visto che consideravano il vino diabolico, gli Encratiti e i Marcioniti usarono l'acqua per l'eucaristia; gli Artotiriti usavano pane e formaggio, i Pepuziani mescevano alla farina del pane pasquale qualche goccia di sangue di bambino.

Fu Pascasio Ratberto che verso la metà dell'800 predicò che al momento della consacrazione si opera una reale trasformazione del pane e del vino in corpo e sangue di Gesù.

L'idea venne contestata da molti, e fu solo nel 1125 che vennero usati per la prima volta da Hildeberto, vescovo di Tours i termini, poi divenuti canonici, di Consustanziazione (coesistenza del pane e del vino senza perdere le loro caratteristiche, col corpo e sangue di Gesù) e Transustanziazione (la natura del pane e del vino si trasforma in carne e sangue di Gesù) [e scommetto che su youtube ci sarebbero centinaia di cristiani che a sentire 'sto termine penserebbero "La lobby gggender! vuole rendere trans Gesù! eresia, bestemmia, hanno inventato un nuovo termine, trans-ustanziazione!!!" STRALOL 😂😂]

Nel secolo 15° il Concilio di Costanza abolì per i fedeli la comunione sotto le due specie, cioè fu soppressa la distribuzione del vino e ridotto il rito del pasto della sola ostia affermando che, tanto, in essa trapassa anche il sangue di Gesù, non solo la carne.

APPROFONDIMENTO

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"[...] Il Pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo." Allora gli dissero: "Signore, dacci sempre questo pane."

Gesù rispose loro: "Io sono il padre della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!" (Gv 6,33-35)

 In questo discorso di Gesù c'è un riferimento al dono della manna: Israele nel deserto era stato nutrito da Dio di questo cibo misterioso proveniente dal cielo.

La manna, in questo contesto, diventa il segno della presenza di Dio, così come lo sarà Gesù, che paragonandosi al pane, rimanda alla manna.

Ma c'è una differenza: la manna, anche se era il segno della presenza e della cura di Dio, era un cibo che bastava per un giorno, Gesù invece è "cibo" per l'eternità, per la vita eterna.

L'incontro con Gesù sazia l'uomo, che si trova a dover affrontare la fame, che rappresenta anche il desiderio dell'essere umano.

L'Eucaristia è corpo e sangue che sazia la fame e la sete di ogni cristiano.

Donando la vita sulla Croce, Gesù ha offerto se stesso, è lui il pane:

"Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo."

Approfondimento: Assumendo condizione di servo e di pane

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e un opuscolo

In effetti, i discepoli di Gesù capirono che egli era il figlio di Dio: "tu sei Cristo, il figlio del Dio vivente" come disse san Pietro a Cesarea di Filippi (Mt 16,16)

Nella Lettera ai Filippesi si legge: "Pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio"; segue l'abbassamento volontario del Figlio: "svuotò se stesso, assumendo una condizione di servo", fino a umiliare se stesso, "facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce".

è per questo che "Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome."

Vi è quindi un contrasto tra l'abbassamento e la seguente glorificazione nella gloria di Dio.

Mentre l'iniziativa della superbia di Adamo (che voleva da sé farsi Dio) o dei costruttori della Torre di Babele finisce nell'autodistruzione.

L'unico vero sacrificio è l'amore del Figlio.

Così il mondo entra nella nuova Alleanza.

Celebrare l'Eucaristia significa affermare che Cristo ci dà se stesso, il suo amore, per conformarci a se stesso. 

Nella Lettera ai Corinzi, Paolo dice: "Il Calice della benedizione che noi benediciamo non è forse comunione con il sangue di Cristo? Il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un corpo solo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane"

Cristo si unisce personalmente ad ognuno di noi, ma lo stesso Cristo si unisce anche con l'uomo e con la donna accanto a me. 

E il pane è per me e anche per l'altro. Così Cristo ci unisce tutti a sé e unisce tutti noi, l'uno con l'altro.

Cristo ci unisce ugualmente con il mio prossimo: Cristo e il prossimo sono inseparabili nell'Eucaristia.

E così noi tutti siamo un solo pane, un solo corpo.

Cristo ci dà nell'eucaristia il suo corpo, dà se stesso nel suo corpo e così ci fa suo corpo, ci unisce al suo corpo risorto.

Cristo ci assimila a sé, ci introduce nel suo corpo glorioso e così noi tutti diventiamo corpo suo."

Se mangiamo pane normale, lo assimiliamo al nostro corpo durante la digestione, ma nell'Eucaristia si realizza il contrario: Cristo ci assimila a sé, ci introduce nel suo Corpo glorioso e così noi tutti insieme diventiamo Corpo suo.

"I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi, ma colui che vorrà essere grande tra voi si farà vostro servo, e colui che vorrà essere primo tra voi si farà vostro schiavo, appunto come il figlio dell'uomo che non è venuto per essere servito ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Mt 20,24-25)

(...) sul mistero dell'incarnazione, per cui, essendosi il verbo in qualche modo unito ad ogni uomo, ogni uomo, per il fatto stesso di essere uomo, è ordinato e attratto a Cristo.

Cosa si intende con l'auto-spoliazione, kénosis? Ekénothen significa "si è svuotato".

Nel Nuovo Testamento, Kenòs è colui che sta a mani vuote, avendo perso quel che prima possedeva.

L'immagine di Dio che si rivela in Cristo è quella delle mani che volontariamente lasciano cadere ciò che è loro possesso, che si svuotano di tutto ciò che agli occhi degli uomini è oggetto di bramosia, perché sinonimo di condizione divina: 

il potere, il prestigio, il piacere incondizionato, la ricchezza... fino alla volontà di decidere autonomamente del Bene e del Male.

Gesù Cristo pur essendo Dio, si fa povero, affronta l'umiliazione, la fatica, il dolore affermando con la vita e con le parole che "essere come Dio" non significa essere grande alla maniera umana.

Dio non è un uomo elevato alla massima potenza.

Dio è Altro, Dio è Amore.

Le mani vuote di Cristo sono l'esatta antitesi di quelle piene di bramosia e di superbia di Adamo ed Eva: sono mani che si aprono al dono e non si chiudono nella ricerca egoistica del proprio tornaconto, mani che si volgono verso l'alto, in un dialogo fiducioso col Padre, da Figlio che si sa immensamente amato. Sono mani libere di accogliere, di servire, libere anche di lasciarsi inchiodare alla croce, accettando uno stato di totale impotenza umana.

è però proprio il Crocifisso che si fa datore della vita divina: Egli, morendo, consegna al mondo lo Spirito Santo  (Gv 19,30). 

Ecco il dono da accogliere con la fiducia dei figli, il dono che ci rende come Lui.

Mettiamo la prova:


APPROFONDIMENTO

Info tratte da

Pagine 3, 4, 5

"Il Signore, infatti, ci ha visitati, continuamente ci visita e rimane con noi per sempre. Lo Spirito di Dio abita nei nostri cuori dal giorno del battesimo e ci rende "tempio vivo" del Signore: davvero il Signore è con noi! Le Scritture Sacre [...] sono la presenza amica della sua Parola: di quella Parola eterna che, un giorno, ha fatto il cielo e la terra, che è entrata in colloquio con noi per svelarci il segreto intimo della sua vita e per introdurci in una comunione d'amore e di gioia con lui.

Ma eccoci alla pienezza del tempo, al cuore stesso della storia degli uomini: quella parola - che è il Verbo eterno di Dio - entra nelle nostre vicende umane, le accoglie tutte in se stesso, assume i lineamenti del nostro volto: Dio si fa uomo! Dio diventa, nel cuore e nel grembo di Maria, "carne umana" (Nota di Lunaria: sì, ma il problema è che "questa carne umana" assunta da Dio è stata assunta esclusivamente in un corpo maschile, lasciando esclusa la donna, la "carne femminile", da questa divinizzazione gloriosa)

è questo l'evento centrale della storia, che Giovanni, l'evangelista, rapito da uno stupore senza limiti, canta "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi"

Non finiscono qui le "sorprese" di Dio che si fa uomo. La sua è una carne che ha voluto sperimentare sino in fondo il dolore dell'uomo, di tutti gli uomini: è la carne lacerata e sanguinante sulla croce, è la carne crocifissa!

Una carne, però, che non è rimasta prigioniera della morte, ma è stata resa gloriosa e splendida da Dio che ha fatto risorgere Gesù, il figlio prediletto del suo amore. Proprio questa carne, segnata dalla sofferenza e dalla gioia della Pasqua, ci viene data in cibo spirituale nell'Eucaristia.

Gesù è il "pane vivo" disceso dal cielo... per la vita del mondo.

[...] Nell'umile grotta di Betlemme (che significa "casa del pane") giace, su un po' di paglia, il "chicco di grano", che morendo porterà molto frutto.

[...] Nella stalla di Betlemme si lasciò adorare, sotto le povere apparenze di un neonato, da Maria, da Giuseppe, dai pastori; nell'Ostia consacrata lo adoriamo sacramentalmente presente in corpo, sangue, anima e divinità, e a noi si offre come cibo di vita eterna. La santa Messa diviene allora il vero appuntamento d'amore con colui che ha dato tutto se stesso per noi. [...]

Sì, nella Pasqua di Cristo, che noi riviviamo nella Messa, si è compiuta la nuova ed eterna alleanza: Gesù è vivo e rimane con noi per sempre, come nostro amico, fratello, maestro e Signore. Egli è, definitivamente, il Dio-con-noi"

Nota di Lunaria: il resto del libretto sono riflessioni su problematiche varie inerenti le persone incontrate da Tettamanzi, alle quali lui risponde con parole di conforto. Comunque, all'ultima pagina, la 31, in forma striminzita compare una brevissima "inclusione" dell' "amore materno" come riflesso "di quello di Dio". "E lo sguardo alla Madonnina del Duomo illuminata nella notte mi dà la conferma che la preghiera è ascoltata, che la materna protezione di Maria veglia dall'alto su ciascuno con una benevolenza personale che è riflesso dell'amore tenerissimo del Padre."

Questo è il massimo dell'inclusione "del materno e femminile amore" come riflesso di Dio, che si poteva trovare in un libretto cattolico scritto a novembre 2004.

Mettiamo la prova, prima che qualcuno dica che "non è vero niente, me lo sono inventata io, è un mio delirio"

Aggiungo anche uno stralcio tratto da "Piccola e completa Istruzione religiosa - alla luce di Maria Immacolata - sul Credo, sui Sacramenti e i Comandamenti" di fr. Crispino Lanzi, Cappuccino, che ho trovato alcuni anni fa su un sito che metteva a disposizione diversi documenti. Anche qui il mantra è sempre "Dio è padre", ma in una frase striminzita ci si ricorda di aggiungere anche la parolina "materno", citando, come da prassi, l'unico passo biblico che possono citare, quello di Isaia.

2. MA... C’È PURE LA DIVINA PROVVIDENZA. S. Tommaso d’Aquino dichiara che quella della Divina Provvidenza è, dopo il dogma della Trinità, la verità più importante del cristianesimo: se crolla questa, crollerà pure la fede nell’esistenza di Dio.

Non ripetere mai: Dio mi ha abbandonato! Dio ti ama! Ti assicura la Bibbia che Lui veglia su di te come un'aquila sui suoi nati e ti custodisce come pupilla del suo occhio.

Dio è Padre, ti ha creato per amore e continua a conservarti nell’esistenza ossia ti dona istante dopo istante quella vita che un giorno ti diede. Questo incessante dono dell’esistenza S. Tommaso lo chiama “creazione continuata”: è come se in ogni attimo continuasse a crearti. Quindi la tua esistenza in ogni minuto è legata a Dio da fili invisibili di amore paterno e materno.

La Bibbia dolcemente ti sussurra: “Può forse una madre dimenticarsi di suo figlio? E anche se si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco ti ho designato sulle palme delle mie mani”. La sapienza e provvidenza di Dio “si estende da un confine all’altro con forza e governa con grande bontà ogni cosa”.

Gesù ha parole stupende sulla bontà e provvidenza del Padre: “Per la vostra vita non affannatevi di ciò che mangerete o berrete e neanche per il vostro corpo di quello che indosserete. Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi, dunque, dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste sa che ne avete bisogno (...)"


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