"Io non ho paura": recensione


Trama: L'estate più calda del secolo. Quattro case sperdute nel grano. I grandi sono tappati in casa. Sei bambini, sulle loro biciclette, si avventurano nella campagna rovente e abbandonata. In mezzo a quel mare di spighe c'è un segreto pauroso, un segreto che cambierà per sempre la vita di uno di loro. Michele, un bambino di nove anni, si trova di colpo a fare i conti con un segreto così grande e terribile da non poterlo nemmeno raccontare. E per affrontarlo dovrà trovare la forza proprio nelle sue fantasie da bambino mentre il lettore assiste ad una doppia storia: quella vista con gli occhi di Michele e quella che coinvolge i grandi di Acqua Traverse, misera frazione dispersa tra i campi di grano. La storia è ambientata nell'estate torrida del 1978 nelle campagne di un Sud dell'Italia non identificato, ma evocato con rara forza descrittiva. Romanzo della scoperta di sé attraverso il rischio più estremo e la necessità di affrontarlo, "Io non ho paura" diventa un addio struggente all'età dei giochi e dello stupore. E si insinua sotto pelle in ciascuno di noi, come una tenera pugnalata al petto.


Commento di Lunaria: So che è stato tratto un film (che non ho visto) e leggo questo romanzo solo oggi (2023) a così tanti anni di distanza (ma so che all'epoca fu un best seller). Un romanzo alquanto particolare, che mi ha fatto venire in mente le atmosfere campestri e aride di Verga anche se poi tutta la vicenda sembra più dalle parti di un "La Casa dalle finestre che ridono" ambientato però non più nella Romagna ma proprio al Sud, come se fosse una sorta di gotico meridionale. Un Sud ancestrale, con cascinali diroccati, abbandono, miseria, omertà, ipocrisia, incapacità di comunicare e tradimento, e soprattutto, la violenza sui bambini, il tutto ambientato in questi campi di grano immensi e roventi (di per sé, il connubio grano-bambini fa già venire in mente "Grano Rosso Sangue"...)  Nel romanzo si insiste molto sulla descrizione di elementi disturbanti (gli escrementi, il porcile, i cani con le zecche, l'acqua stagnante infestata dalle zanzare...) funzionali al senso di claustrofobia e di angoscia.




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