Intrighi politici e amorosi, trattative della diplomazie e schermaglie del cuore, cauti patteggiamenti di interesse e rese gioiose ai sensi sono al centro di questo romanzo.
Il filo conduttore è il Tartaro, che non è solamente il luogo tenebroso della mitologia greca, ma anche un placido fiume che segna per lungo tratto il confine tra Lombardia e Veneto e che nella seconda metà del '700 divideva le terre della Serenissima Repubblica di Venezia da quelle del Ducato di Mantova, trasmesse in dominio a Maria Teresa d'Austria.
Lo sfruttamento delle sue acque provoca infatti contese territoriali, in cui i privilegi dei feudatari e le prerogative tradizionali della Chiesa si scontrano con lo spirito razionale e borghese dei tempi nuovi. Protagonista delle complesse discussioni è un giovane nobiluomo del Ducato di Mantova, volitivo e distaccato, che cerca una affermazione di prestigio agli occhi di Maria Teresa.
Lo splendore della Corte di Vienna, la figura geniale e sconcertante di Maria Teresa, il tramonto di Venezia, il presagio della Rivoluzione non lontana.
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