Mentre si avvicinavano ai sotterranei del castello, alcuni bambini iniziarono ad imitare gli zombie, con la tipica camminata tentennante e irrigidita e le braccia tese. Heather si accigliò. Se davvero conoscevano la storia di quel luogo, nonostante i suoi sforzi per assicurarsi che così non fosse, sperava vivamente che non avrebbero spaventato gli altri. Non era stata del tutto d'accordo nel partecipare a quella gita: l'idea era di Miss Sharp, e dal momento che insegnava da molti più anni di lei, aveva avuto naturalmente la meglio. I bambini stavano ancora arrancando inesorabilmente verso le loro vittime. Poi Joanne esclamò: "State solo facendo finta di essere come quegli uomini nel film di ieri sera"; Heather sorrise, sollevata. "State tutti insieme e aspettatemi."
Lanciò un'occhiata al castello, posto in cima ad una collina come una corona ormai in rovina. Un pallido cielo azzurro ondeggiava sopra le loro teste, solo lievemente screziato all'orizzonte da nuvole sfilacciate e vaporose che non tradivano alcun movimento apparente. Stagliate contro il cielo, proprio sotto l'imponente profilo del castello, Heather vide tre figure che risalivano faticosamente il pendio. Strano, pensò, alla scuola era stato detto che l'accesso al castello era proibito ai visitatori per il rischio di cedimenti delle strutture in pietra; motivo per cui le insegnanti si erano dovute accontentare dei sotterranei. Eppure, era contenta di non dover persuadere la sua classe a salire fin da lassù. Le tre figure si muovevano con lentezza, goffamente, indubbiamente esauste per la scalata, ma persino da quella distanza Heather notò che i loro volti erano sorprendentemente pallidi.
Dovette bussare parecchie volte alla porta della guardiola prima che ne uscisse la guida. Sbirciando oltre le sue spalle, Heather si chiese come mai ci avesse messo tanto ad aprire. Non certo perché stava riordinando la sua casuola, dato che la scrivania sembrava sottosopra, con un nugolo di fogli e oggetti gettati alla rinfusa e una bottiglia di inchiostro rovesciata, ma fortunatamente richiusa in tempo. Quando guardò la guida, la sua opione venne ulteriormente confermata. Chiaramente quell'uomo non credeva all'opportunità di rasarsi e di tagliarsi le unghie, ed era sufficientemente pallido per sembrare una larva nata in una grotta, pensò Heather.
Non si preoccupò neppure di rivolgersi a lei; fissava i bambini allineati all'entrata, sebbene quella sua completa mancanza d'espressione lo facesse assomigliare ad un cieco.
"Gradirei che non dicesse nulla a proposito della leggenda", disse Heather.
Lo sguardo fisso della guida indugiò su di lei così a lungo che credette la stesse prendendo in giro.
"Capisce cosa intendo dire", riprese, determinata a far capire a quell'uomo che anche lei non nutriva una grande opinione di lui.
"Tutte quelle storie che girano sul castello... di come si credeva che il barone tenesse dei morti viventi nei sotterranei affinché lavorassero per lui, fino a che qualcuno lo uccise e murò quegli zombie. So benissimo che questa è solo una storia, ma non credo sia comunque adatta a dei bambini, intesi?"
La guida distolse lo sguardo da Heather e si diresse verso i sotterranei, lasciando penzolare le lunghe braccia giù per i fianchi: quasi gli sfioravano le ginocchia. Almeno non mi interromperà, pensò la donna. Mi chiedo quanto venga pagato e per fare cosa poi? Da dietro la scrivania spuntava persino uno stivale.
Mentre raggiungeva i bambini, l'uomo stava arrancando a fatica all'interno dei sotterranei. La luce del giorno scivolò lungo il suo profilo fino a quando si immerse nell'oscurità avvolgente, poi le pareti si restrinsero improvvisamente intorno a lui mentre la sua torcia risvegliò l'attenzione generale. Heather accese la propria. "State col vostro compagno", disse ad alta voce, gesticolando. "Non vi allontanate dalla luce. E cercate di non restare indietro."
I bambini, in fila per due per un totale di 14 coppie, si affrettavano dietro la luce della guida. L'ingresso ai sotterranei era piuttosto ampio, ma subito si restringeva all'altezza della prima svolta, e quando un minuto più tardi Heather diede un'occhiata alle sue spalle, l'oscurità li aveva già inghiottiti. Quando la luce della torcia della guida ondeggiava, i corrugamenti delle pareti sembravano incresparsi come la soffice pelle di una gola pulsante. I bambini lanciavano occhiate tutt'intorno, a disagio, simili a giovani animali selvatici, impauriti dallo spostamento oscuro e furtivo che coglievano con la coda dell'occhio. Heather rafforzò la luce della propria torcia intorno ai bambini, e le migliaia di tonnellate di pietra sopra le loro teste sembravano addensarsi.
Non che fosse facile fare più luce. Una volta nei sotterranei, la guida aveva preso un'andatura spedita, e lei e i bambini dovevano affrettarsi se non volevano rimanere indietro. "Forse lui si sentirà a casa sua", pensò Heather, irritata.
"Potrebbe rallentare un poco, per favore?", gridò e udì Debbie alla testa della colonna ripetere. "Miss Fry chiede se può rallentare."
La luce della guida colpì una grande lastra piatta sul soffitto che sembrava stesse per cedere da un momento all'altro. Ogni tanto, Heather calpestava qualche mucchietto di soffice terra disseminato qua e là. Ora di allora, ne era certa, sarebbero dovuti sbucare dall'altra parte della collina. Joanne, che non si era lasciata convincere da Debbie a fare lo zombie, e Debbie si strinsero contro Heather mentre camminavano lungo quell'angusto cunicolo.
"Non mi piace quell'uomo", disse Joanne, "è sporco."
"Che intendi dire?", chiese Heather con eccessiva preoccupazione. Ma Joanne aggiunse "ha della terra nelle orecchie."
"Ci terrà la mano se abbiamo paura?", chiese Debbie.
"Su, bambine, come faccio a tenere la mano a tutti?"
Della terra si staccò dalle scarpe di Heather. Strano, pensò, verrà dalle orecchie e dalle unghie della guida, e iniziò a ridacchiare tra sé e sé, scrollando la testa quando i bambini le chiedevano il motivo di quell'aria divertita.
L'uomo continuava ad obbligarli ad avanzare frettolosamente, ma Heather era felice perché così, almeno, non avrebbero dovuto dipendere da lui ancora per molto.
"Se vi vengono in mente delle domande, vi risponderò io, quando saremo usciti", disse ad alta voce.
"Era meglio se non scendevamo sotto terra", commentò Joanne.
"Avreste dovuto dirmelo prima", pensò Heather. "Dopo potrete fare delle ricerche sul castello", disse. "Almeno così Miss Sharp non vi ha intruppato come pecore, come ha fatto con la sua classe."
Se non fossero scesi subito nei sotterranei avrebbero dovuto subire la sua opprimente presenza per tutto il picnic.
"Ma perché dobbiamo scendere qui sotto quando fuori fa bello? Sharon non l'ha fatto."
"Farà ancora bello questo pomeriggio. Sharon non può andare in luoghi chiusi, proprio come a te non piacciano i posti troppo alti. Allora vedi, sei fortunata oggi."
"Non mi sento fortunata", replicò Joanne.
Le estremità delle pareti sembravano ancora ondeggiare lievemente, simili alle foglie di una qualche pianta sottomarina, e ora un'estremità si allungava e tirava la manica di Heather. La donna indietreggiò, poi vide che si trattava di un'asse scheggiata, e ve ne erano parecchie altre che puntellavano il muro, un tempo apparentemente legate tutte insieme.
Davanti a loro il sotterraneo si biforcava, e i bambini stavano seguendo il guizzo di luce sempre più debole della guida, per imboccare il passaggio a sinistra, così basso da doversi chinare.
"Su, vai, vedrai che andrà tutto bene", disse a Debbie, che esitava. "Che razza di stupido", pensò infuriata.
Era più stretto di questo avesse pensato. Era obbligato a tenere un braccio teso dinnanzi a sé in modo che la luce sospingesse i bambini in avanti, restando così circondata dal buio che le pesava con il suo soffio freddo sulle spalle quando cercava di guardare davanti a sé. Se quel passaggio un tempo era stato chiuso, come sospettava, le dispiacque che fosse stato riaperto. I contorni delle ombre dei bambini si increspavano come bruchi. Improvvisamente, Debbie si fermò.
"C'è qualcun'altro qua sotto", esclamò.
"Come sarebbe a dire?", replicò Joanne. "Non sono mica tuoi i sotterranei."
Tutti i bambini erano in silenzio ora, e anche Heather poteva udire distintamente i passi di molte persone che avanzavano in profondità. Ogni passo era seguito da un suono che subito si disperdeva, simile al monotono sgocciolio di una grondaia.
"Sono uomini che stanno lavorando nei sotterranei", disse Miss Fry ad alta voce, aspettando che qualcuno le chiedesse che cos'era quel suono cosicché potesse rispondere che si trattava di qualcuno che trasportava a terra.
"Non chiedetemi perché", pensò tra sé e sé.
"Qualcosa che ha a che fare con il castello, forse con gli uomini che aveva visto sulla collina."
Ma ora i passi si erano fermati.
Quando cercò di raddrizzarsi, l'oscurità si addensò sopra il suo capo: dovette appoggiarsi al muro. La vertigine che l'aveva colta si schiarì gradualmente, e Heather sbirciò davanti a sé. I bambini avevano raggiunto la guida, il cui profilo si stagliava contro l'imboccatura di un tunnel di lucida pietra chiara. Mentre la donna fece per seguirlo, la guida estrasse qualcosa da una tasca e scagliò l'oggetto dietro di lei.
Debbie fece per recuperarlo.
"Va tutto bene", disse Heather, e accompagnò le due bambine con la propria luce verso gli altri. Poi, maledicendo in cuor suo la maleducazione di quell'uomo, illuminò con la torcia quello che aveva supposto le avesse tirato. Guardò più da vicino, ma era esattamente ciò che sembrava: una zolla di terra compatta.
Debbie fece per recuperarlo. "Va tutto bene", disse Heather, e accompagnò le due bambine con la propria luce verso gli altri. Poi, maledicendo in cuor suo la maleducazione di quell'uomo, illuminò con la torcia quello che aveva supposto le avesse tirato. Guardò più da vicino, ma era esattamente ciò che sembrava: una zolla di terra compatta. "E va bene", pensò la donna, "se potrò farti perdere il lavoro, considerati licenziato fin da ora."
Heather Fry avanzò verso di lui. L'uomo era in piedi all'ingresso di un tunnel laterale: la fissava e puntava la torcia verso il passaggio principale.
I bambini si affrettarono ad entrare in quel freddo corridoio di luce. La donna gli era quasi addosso quando l'uomo si spostò lentamente dall'imboccatura del tunnel laterale e Heather vide che i bambini si stavano dirigendo verso un'apertura frastagliata al limitare del raggio, che pareva circondata da roccia franata e terriccio. Aveva già aperto la bocca per richiamarli indietro, quando la mano della guida le afferrò il viso e le strinse le guance, obbligandola ad indietreggiare nel tunnel laterale.
Quella mano fredda odorava fortemente di terra. Il braccio era così lungo che le sue unghie le passarono a pochi millimetri dal viso.
"Dov'è Miss Fry", gridò Debbie; l'uomo puntò la torcia davanti a sé, poi spinse Heather ancora più in profondità nel sotterraneo, sebbene la donna lo stesse colpendo sugli stinchi.
Improvvisamente si ricordò che lo stivale dietro la scrivania era appoggiato a terra con la punta, come se ci fosse stata dentro una gamba a mantenerlo in quella posizione.
Poi i bambini si misero a urlare: un coro di panico seguito da un silenzio. I denti di Heather si richiusero sulla mano dell'uomo, ma questi continuò a spingerla nel sotterraneo.
Vide la propria torcia rivolta verso il soffitto del passaggio principale, mentre continuava ad indietreggiare. Anche la presa dell'uomo sulla propria torcia stava venendo meno e la luce guizzava ad intermittenza sulle pareti mentre i due lottavano.
Adesso la guida la stava spingendo a forza contro il pavimento. Heather vide un cumulo di terra in cui l'uomo iniziò a spingerle la testa, come se volesse battezzarla.
La donna lottò per tenere la testa alta, affondandogli i denti nella carne, e vide delle figure brancolare dietro la sua torcia rovesciata. Erano i bambini.
Miss Fry abbandonò all'improvviso e cercò di sgusciare via mentre si lasciava cadere. Ma la guida continuò a tenerla stretta fino a quando la donna riuscì a spingere un piede avanti e a schiacciargli la faccia sotto il tacco come se fosse stato un gigantesco insetto dal viso pallido.
L'uomo non emise un suono. Poi, barcollando, la donna raggiunse di corsa la torcia, la afferrò e si mise a correre. Le crepe nella pietra del basso soffitto sembravano ostacolarla, come se stesse tentando di risalire un'infida corrente. Prima che potesse liberarsi da quel soffitto opprimente, sentì l'uomo strisciare nell'oscurità dietro di lei, come una viscida creatura.
Quando i bambini riapparvero all'estremità dell'ondeggiante tunnel di luce proiettato dalla sua torcia, Miss Fry singhiozzò di sollievo. Il fatto che fossero coperti di terra la fece sentire sollevata: avevano solo giocato. La luce della torcia non li illuminava ancora del tutto. Erano persino riusciti a persuadere Joanne a fare lo zombie.
"Svelti", rantolò Heather. "Correte a raggiungere la classe di Miss Sharp."
Ma i bambini continuarono a giocare, voltandosi bruscamente verso di lei, con le braccia tese e brancolanti. Poi, quando vide che dalle loro bocca e dai loro nasi fuoriuscivano rivoli di terra, capì che non stavano affatto giocando.
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