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LE SCIENZE
Nel Medioevo gli Arabi detenevano il primato nel campo delle scienze: essi avevano saputo assimilare l'antico sapere della Persia e il patrimonio classico della Grecia. Fin nella lontana India seppero (per lo più attraverso la Persia) attingere nuove conoscenze. Essi eccelsero in ogni campo della scienza: in medicina e in filosofia, in alchimia, astrologia, matematica e geografia. Attraverso la Spagna, la Siria e la Sicilia questo sapere venne poi trasmesso all'Europa, la quale per lunghi secoli fu dunque debitrice agli Arabi del sapere che poi dominò il pensiero medievale europeo. Senza i filosofi arabi-musulmani, l'Europa avrebbe riscoperto più tardi la sua stessa filosofia classica e i due massimi filosofi greci, Platone e Aristotele, per molto tempo sarebbero rimasti noti solo di nome.
I due maggiori filosofi arabi (arabi di lingua ma non di nascita) furono Averroè (1126-1198) nato nella Còrdova musulmana e Avicenna (980-1037), originario della regione di Bukhara, furono considerati due campioni del sapere; erano versati in ogni scienza e Averroè fu pure sommo giurista.
ALCHIMIA
Gli Arabi ebbero uno speciale interesse per lo studio dell'Alchimia (https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/alchimia-3-alchimia-e-scienze-occulte.html). Inizialmente questo studio era rivolto a trovare il metodo per fabbricare la Pietra Filosofale, la sostanza cioè atta a trasformare in oro qualunque sostanza con cui fosse venuto a contatto, e dall'elisi (arabo: al-iksir) di lunga vita, una medicina che avrebbe prolungato moltissimo la vita di chi ne avesse fatto uso. Ma lo studio e le ricerche intorno alle varie sostanze ed alle loro trasformazioni erano utili anche per la vita pratica.
Infatti per ottenere l'alcool facendo fermentare sostanze contenenti amidi o zuccheri, per ottenere essenze oleose profumate, per "fabbricare" il ghiaccio, per depurare e lavorare metalli, era necessario inventare complicati procedimenti, così anche per ricavare acidi, sali ecc.
Così gli Arabi inventarono alcuni procedimenti che sarebbero stati poi fondamentali nella chimica moderna: la distillazione, la sublimazione, la cristallizzazione. Naturalmente per tali operazioni fu anche necessario creare appositi strumenti, simili a quelli usati ai nostri giorni: di questi il più importante fu l'alambicco (al-imbiq)
Sull'Alchimia "nostrana" vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/alchimia-1-introduzione-ai-motivi.html https://intervistemetal.blogspot.com/2018/04/alchimia-2-la-luna-in-alchimia-e-gli.html https://intervistemetal.blogspot.com/2018/07/alchimia-magia-e-astrologia-nel.html https://intervistemetal.blogspot.com/2018/10/esoterismo-20.html
ASTRONOMIA
Coll'inizio del IX secolo iniziarono le prime osservazioni dirette degli astri mediante strumenti abbastanza precisi. Accanto al celebre osservatorio astronomico di Giundisabùr (Persia) già in funzione in epoca preislamica, celebre è anche quello di Baghdad, fatto costruire dal califfo al-Mamùn, nel quale gli astronomi del califfo "Non solo facevano osservazioni sistematiche sui movimenti celesti, ma controllavano con risultati veramente esatti tutti gli elementi fondamentali dell'Almagesto di Tolomeo: l'obliquità dell'elittica, la precessione degli equinozi, la durata dell'anno solare, ecc."
Questi astronomi scoprirono anche il mito dell'apogeo solare che era sfuggito a Tolomeo.
Una delle misurazioni più importanti compiute nell'osservatorio di Baghdàd fu quella dell'arco del meridiano terrestre.
Ecco come dovettero procedere:
"Camminarono per far questo nel deserto di Singiar, finché l'altezza del giorno misurata in un unico giorno si differenziò di un grado; poi misurarono la distanza che vi era fra i due luoghi; essa era di 56 miglia e un quarto [e ogni miglio] era di 4000 braccia e delle braccia nere adottate dal al-Ma'mun. Io dico - e in Dio è la giusta direzione - che questa misura non è assoluta, ma, oltre alla differenza di un grado fra le due altezze del meridiano, ha bisogno che i misuratori siano tutti sul piano di un unico meridiano; la via [per giungere] a ciò che è, dopo che abbiamo scelto per la misurazione un luogo piano, bene esposto al Sole, ricaviamo il meridiano del luogo da cui si inizia la misurazione, poi prendiamo due forti cordicelle della lunghezza di circa 50 braccia l'una e tiriamo una di esse per tutta la sua lunghezza parallelamente al meridiano che abbiamo ricavato, poi poniamo la estremità dell'altra corda nel suo mezzo, la tiriamo sovrapposta all'altra fin dove arriva. Solleviamo poi la prima corda e poniamo la sua estremità nel mezzo delle seconda corda e la tiriamo sovrapposta a questa; facciamo questo continuamente per conservare lo zenit; l'altezza del meridiano si cambierà sempre, fra il primo luogo in cui fu ricavato il meridiano e il secondo luogo a cui giunsero quelli che camminavano, fino a quando fra le due altezze del meridiano in un unico giorno vi sarà la differenza di un grado [determinata] con due strumenti esatti in ognuno dei quali siano visibili i minuti. Si misura la distanza dei due luoghi; la misura che vi è fra essi è la misura di un grado dei massimi cerchi che passano sulla superficie della sfera terrestre. è possibile conservare lo zenit, invece che con due corde, con tre gnomoni precedenti gli uni dopo gli altri secondo lo zenit del meridiano ricavato; si trasporta prima il più vicino di essi, poi quello che gli è accanto, poi il terzo continuamente, se Dio vuole."
"In generale gli astronomi dell'Islam si adattarono nei loro lavori al sistema geocentrico tolemaico: la terra, immobile, è centro dell'universo; intorno ad essa girano in orbite circolari con movimento uniforme i corpi celesti... Al principio si discusse la possibilità che la terra girasse attorno al suo asse, ma poi prevalse la teoria della sua immobilità assoluta. Partendo da questa base gli scienziati moltiplicarono le osservazioni accumulando dati preziosi per le generazioni future; in nulla erano disturbati in questo dalla ipotesi geocentrica, né, data la mancanza di pendoli, cronometri e telescopi, potevano trovare argomenti plausibili contro di essa e nemmeno giungere a scoprire corpi celesti sconosciuti a Greci."
L'astrologia venne sempre coltivata trovando grande accoglienza sia tra i nobili sia fra il popolo.
Si riteneva che i corpi celesti, con la loro natura e i loro movimenti, esercitassero un influsso diretto sugli avvenimenti del mondo sublunare: gli astrologi venivano considerati capaci di prevedere avvenimenti futuri, in base a calcoli che riuscissero a determinare il risultato finale degli svariati influssi astrali.
Così l'astrologo aveva il delicato e pericoloso compito di determinare i momenti propizi per una impresa o di predire le sorti dei principi sui dati dell'oroscopo della loro nascita.
Per approfondimenti vedi anche https://intervistemetal.blogspot.com/2020/07/cromlech-megaliti-e-culto-astronomico.html
MEDICINA
Nelle scienze mediche gli Arabi furono particolarmente versati nello studio delle malattie degli occhi e dell'occhio conobbero molto bene l'anatomia; al contrario, l'anatomia dell'intero corpo, non essendo consentita la dissezione, non fu molto conosciuta.
Per aggirare la proibizione, alcuni medici facevano ricorso alle scimmie.
Sotto i primi Abbàsidi ebbe grande impulso anche l'igiene sociale: Harùn ar-Rascìd, all'inizio del IX secolo, fece costruire a Baghdad il primo ospedale del mondo musulmano, su modello di quelli persiani preislamici.
Sotto al-Mamùn e al-Mùtasim, i primi farmacisti, e sotto al-Mùqtadir, nel 931, i medici per poter esercitare la professione dovevano superare alcuni esami e ottenere una patente. Già in questo periodo i medici visitavano per incarico delle autorità le carceri.
Negli ospedali vi erano reparti separati per uomini e donne; ogni reparto era fornito di un dispensario, in alcuni ospedali si impartivano corsi di medicina e chirurgia e gli studenti avevano a disposizione anche ben fornite biblioteche mediche.
Strettamente legato alla medicina fu l'impiego di sostanze medicinali: nacquero così le prime farmacie e le prime scuole di farmacologia nelle quali gli Arabi introdussero per la ricerca chimica l'esperimento oggettivo, che rappresentò un notevole passo avanti rispetto alla confusa speculazione greca nel campo.
MATEMATICA
Gli Arabi svilupparono alcuni scambi commerciali con l'India e a partire dal secolo IX, i testi sanscriti degli Indù erano disponibili in traduzioni arabe, e successivamente ritradotte in latino in l'Occidente.
Mentre i popoli europei si ritrovavano immersi nel lungo letargo medievale che causò, in matematica, un continuo regresso del livello di conoscenze, gli Arabi raccolsero l'eredità delle civiltà antiche.
I manoscritti greci, i testi persiani, gli scritti ebraici, romani, bizantini, indiani trovati nelle biblioteche dei paesi conquistati avevano un gran valore per gli Arabi che si dedicarono al loro studio con lo zelo e l'entusiasmo dei popoli nuovi. A Baghdad, punto di confluenza di varie civiltà, soprattutto, e quindi a Cordova, a Toledo, a Siviglia, si traducevano in arabo Euclide, Archimede, Diofanto, Apollonio e una fitta schiera di geometri e astronomi greci.
Gli Arabi non soltanto apprezzarono ed assimilarono le scoperte greche e indiane, ma ebbero anche la capacità di far compiere progressi all'algebra, alla geometria e all'astronomia.
L'ingresso arabo nella storia della matematica avvenne con Al-Khowarizmi (1) dal cui nome derivò l'algoritmo, spesso usato in matematica, con Al Nasawi, autore di una "Esposizione del calcolo con cifre indiane", con Ibrahim, scrittore di un trattato di algebra e Geber che si occupò anche di astronomia.
(1) Al-Khowarizmi: il vero nome era Muhammed Ibn Musa. Al-Khowarizmi significa semplicemente "originario di Khowarassan". Dalla storpiatura del suo nome derivò la parola algoritmo che ebbe una enorme fortuna nel Medioevo come sinonimo di macchina pensante, di pratica magica, di cabala e che oggi è usata per indicare, più semplicemente, una generica operazione.
Altro approfondimento sulla matematica araba
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Ugualmente legata all'astronomia fu la matematica.
Gli Arabi dapprima contavano, come gli altri popoli orientali, per mezzo delle lettere dell'alfabeto, ciascuna delle quali aveva un valore numerico. Poi accolsero il sistema numerale indiano; le cifre usuali da noi chiamate "arabe" essi le chiamano "indiane".
Il matematico che maggiormente contribuì presso i musulmani alla diffusione del sistema numerico indiano fu Al-Khuarìzmi (morto nel'846 circa), uno degli astronomi di al-Mamùn, la cui opera principale "Algoritmi de numero indorum", pervenutaci nella sola traduzione latina, fu usata fino al secolo XVI nelle università europee e servì ad introdurre in Europa la scienza dell'algebra.
Nota di Lunaria: Mi dispiace ma non resisto... se mi occupo di cose islamiche o pre-islamiche (https://intervistemetal.blogspot.com/2022/11/arte-delle-miniature-persianeturche.html)(https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/arte-e-scultura-nellantico-yemen.html) (http://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/arabia-saudita-no-per-davvero-parli-di.html) (http://intervistemetal.blogspot.com/2017/07/magia-nera-iblis-e-black-metalla-scena.html)(https://intervistemetal.blogspot.com/2020/04/larabia-prima-dellavvento-dellislam.html)(https://intervistemetal.blogspot.com/2020/05/la-kaaba-la-pietra-nera-e-la-litolatria.html) DEVO avere come sottofondo e spammare ovunque band del genere
Tra l'altro devo pure trascrivere delle cose sulle sette islamiche perseguitate come "eresie"... ma lo farò uscire a parte come argomento... e unicamente per "tirarmela" e dimostrare ai classisti (quelli che ragliano il mantra del "solo i laureati hanno cultura, solo chi va all'università è colto") che io NON vado all'università (e non ci andrei manco se fossi miliardaria) e SONO UNA BIBLIOMANE perciò so sostenere PERSINO una conversazione su cose come "le eresie nell'islam e l'esoterismo islamico" avendo letto ANCHE libri su queste faccende... SCOMMETTIAMO??!! Non mi serve un pezzo di carta scarabocchiato da "un'autorità" per dimostrare che ho letto un mucchio di roba. L'ho letta e lo so dimostrare.
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