Prima di parlare di Rave, conoscere almeno due nozioni in croce sul fenomeno.
Non che io sia raver, eh, anzi, non andrei ad un rave neanche se mi pagassero per andarci (non ascolto la musica Techno, detesto muovermi, detesto i luoghi affollati e sopra ogni cosa detesto viaggiare per km e km!) ma non è questo il punto, è che non sopporto quando un intero mondo musicale viene demonizzato da gente che NON HA MAI LETTO UN LIBRO SULL'ARGOMENTO Né HA MAI ASCOLTATO IL GENERE IN QUESTIONE.
Perciò, qualche precisazione, detta da una che manco è raver ma che due nozioni in croce sull'argomento se le è lette, eh, prima di sbofonchiare sull'argomento (come fa il 99% degli italioti che commentano su youtube, che ovviamente non sanno manco distinguere l'Hardcore dalla Trance, né sanno distinguere i Prodigy da Xotox, ma ovviamente scrivono il loro commentino insulso)
Ecco, in sintesi, la cultura Rave:
1) Ha origini culturali ed ideologiche in cose come la Beat Generation, LSD come "esperienza sciamanica", le comuni hippie, l'interesse per le religioni orientali e il viaggio, l'essere nomadi (Goa), l'anti-borghesismo.
2) Sulla musica elettronica non basterebbero mille commenti, essendo così ramificata che parlare di tutto quanto rientri nell'elettronica è un'impresa titanica. Basti sapere che la Techno nasce negli anni '80 (ufficialmente). Esistono generi e sottogeneri più o meno "easy" di elettronica. NON tutta l'elettronica parla o inneggia alle droghe.
3) Non è che questi ragazzi e i ravers degli anni '80 non potessero andare nei locali o a fare festicciole a casa loro; quello che non si capisce (perché a monte il fenomeno non viene studiato e la gente apre la bocca "tanto per") è che il rave, nel suo DNA, prevede l'essere (auto)organizzato in luoghi aperti, giganti, abbandonati, lontani dal mondo borghese, non "organizzati e piccoli, inseriti nel sistema" come i locali ufficiali. è questa la differenza tra "discoteca" e "rave".
Il raver NON vuole il locale ufficiale, lo spazietto "concesso" dall'ordine pre-costituito. Il raver vuole lo spazio aperto, non ufficiale, libero, auto-gestito, per ballare.
Non è difficile farsi una cultura sulle cose, eh.
Come sempre: basta alzare il sederino, andare in una biblioteca, cercare un libro e poi prendersi qualche giorno per leggerselo.
Altrimenti non sparate scempiaggini sulla Techno o sul Metal, eh!
Ravers negli anni '80
Negli anni '90 il look diventa più estroso
P.S conobbi la musica elettronica "non commerciale" nel 2001.
Il primo che sentii nel lontano 2001 fu Johann Bley
Mi feci una cultura sull'argomento leggendo lo speciale Goa Trance pubblicato su :Ritual: nel 2001.
P.S Ah, e sul mantra del "ma la musica techno uccidehhh i nostri ggggiovani!": ci si becca più facilmente una miocardite "facendo una cosa molto approvata dall'ordine precostituito" che non ballando ai rave. E non lo dico io (che manco sono raver), lo dicono i necrologi degli ultimi mesi.
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Info tratte da
Techno: nata a Detroit in contemporanea con la House di Chicago, è più vicina alla musica elettronica dei Kraftwerk che non alle radici della black music. Carl Craig e Juan Atkins sono tra i nomi più interessanti.
White Label: sono i dischi realizzati dai dj in vinile, che non recano alcuna indicazione sull'autore, il brano e la casa discografica. Spesso sull'etichetta, bianca, compare qualche scritta a penna. Sono realizzati in tiratura limitatissima e precedono il disco vero e proprio. Sono oggetto di culto tra i dj, spesso destinati a restare rarità.
"In piena guerra civile sono arrivati tra le macerie della ex Jugoslavia, a Tuzla. I loro dj sono parte attiva dell'organizzazione "Workers' Aid for Bosnia", un movimento di volontari che, con i soldi guadagnati con i rave party in Inghilterra ha finanziato l'intrattenimento per i ragazzi bosniaci martoriati dalle granate e dalla fame. Ogni loro evento è finalizzato alla raccolta di fondi da investire in progetti sociali. "Siamo dj ma viviamo il nostro lavoro con lo spirito anarchico del punk. Mediato, però, dall'esperienza del sound system giamaicano."
"Qui" (dice Michelle) "non siamo in un pub, dove la tua capacità di divertimento è proporzionale a quanti soldi hai in tasca (...) Quando vai ad un free pary, puoi finalmente dimenticare i soldi. Quello che conta è ciò che hai nel profondo del cuore!"
[il Rave party] è un movimento che rivendica il diritto di festeggiare un solstizio o la luna piena e che ama spesso confrontarsi con un passato mitologico (...) così qualcuno è andato persino a riscoprire la leggenda di Re Artù (...) Si chiama Pendragon Sound System (...) abbiamo scelto il nome di Pendragon [spiegano i fondatori] proprio in omaggio a Luther Pendragon, Re Artù. Le nostre feste sono occasione per far rivivere il suo spirito e sono basate sui rituali della mitologia celtica. Si svolgono sempre nelle notti di luna piena. Anche i celti avevano feste molto intense, selvagge, autentici rave che inducevano lo stato di trance. Consumavano funghi magici, si denudavano e coprivano il proprio corpo con colori e simboli. Noi, semplicemente, siamo i depositari di quella tradizione tribale, che è molto più viva a Londra che ad Ibiza o a Goa. (...) La festa del solstizio è un rito pagano al quale la generazione trance difficilmente riesce a resistere. Una miscela di ecowarrior, i guerrieri dell'ecologismo, teorici di un ritorno alla natura e di una società anti-industriale, esponenti della Do It Yourself Culture, ovvero il rifiuto di manufatti non artigianali, neohippy, punk, che si avventurano sui sentieri di montagna."
"Certo, l'LSD fa parte di questa cultura, è la sostanza migliore per rompere le barriere mentali (...) La musica ai trance party si balla con dischi concepiti per l'occasione (...) spesso queste musiche vivono soltanto durante la festa. per scomparire subito dopo, per lasciare posto ad altre composizioni, ispirate da un altro solstizio o dall'eclissi."
"La pista da ballo è la nostra chiesa. è qui che noi celebriamo. Non in senso rituale e tradizionale, ma ballando e cantando. è una visione molto orientale della religione."
"Le location scelte [per i rave party] sono spesso irraggiungibili: scalare montagne o scogliere, imbarcarsi su canotti (succede a Goa), andando alla ricerca dell'ultima isola deserta."
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