Intendiamoci: io non sono appassionata di poesia greca (https://intervistemetal.blogspot.com/2022/06/breve-introduzione-alla-lirica-greca.html) e questo libro, un'antologia del 1962, non l'ho neanche cercato "apposta", l'ho trovato per caso.
Non ero neanche intenzionata a prenderlo ma era in uno stato talmente pessimo (pagine strappate, copertina logorata...) che mi ha fatto pietà e me lo sono presa per "restaurarlo" (sono una buona samaritana per i libri!) Sfogliandolo nel mentre che mi ingegnavo su come "medicarlo", mi è capitato di trovare per caso la pagina 530 e... sorpresa! è stata riportata una poesia intitolata "Il Lamento della Donna Abbandonata" (Papiro di Grenfell), una poesia di Autrice Anonima che narra le sue pene d'amore. è risalente all'epoca dell'Età Ellenistica, III sec. a.c Venne trovata su un papiro egiziano e pubblicata nel 1896; probabilmente fu cantata in teatro, nelle "ilarodie".
Ovviamente l'antologia la fa passare come "scritta da un maschio", ma è evidente che fu scritta da una donna; del resto avevo già trovato una fonte che parlava della poetessa Corinna e della condizione femminile in epoca Ellenistica.
Ecco una galleria di immagini che dimostrano che la donna nobile, nell'Antica Grecia, sapeva suonare, leggere e scrivere e faceva sport
Da tutt'e due è stata presa la decisione;
ci siamo uniti. (1) Del nostro amore
Cipride risponde. Mi prende il dolore,
quando ricordo
come mi baciava perfidamente, mentre pensava
di abbandonarmi;
e trovò il pretesto della rottura,
come aveva trovato il principio dell'amore.
L'amore mi prese, (2)
non lo nego.
Care stelle, santa notte, complice della mia passione,
accompagnatemi ancora una volta da colui
al quale mi danno in preda Cipride
e il potente Amore mi ha presa.
Mi guida il gran fuoco
che nel mio cuore arde.
Che torti mi fa! Che dolori mi dà!
O ingannatore,
tu che prima eri pieno di nobili pensieri...
... Sto per impazzire; son presa dalla gelosia,
brucio, così abbandonata.
Fa almeno questo, gettami le corone;
le stringerò, rimasta sola, al mio corpo.
Mio signore, non lasciarmi chiusa fuori;
accoglimi. Son contenta, bramo di essere la tua schiava.
Amare pazzamente vuol dire molto penare:
bisogna esser gelosi, dissimulare, resistere;
e se ti attaccherai a uno solo, sarai soltanto stolta, (3)
poiché l'amore da una parte sola fa impazzire.
Sappi che il mio furore è invincibile,
quando son presa nel litigio. Divento pazza,
se resterò sola nel mio letto,
e tu corri via ai tuoi amori.
Ma se ora litighiamo, bisogna subito
anche riconciliarci.
Non è per questo che abbiamo degli amici (4)
che giudicheranno chi ha torto?
Note di Lunaria:
1) La Poetessa specifica che era consenziente ("Da tutt'e due è stata presa la decisione; ci siamo uniti"); non si tratta di un matrimonio combinato e di un rapporto sessuale subito a forza, ma di un rapporto d'amore tra due persone libere e consenzienti che "si sono scelte". Probabilmente l'Autrice sentì il bisogno di premetterlo proprio perché voleva sottolineare il suo libero arbitrio in un'epoca dove le donne non avevano gran voce in capitolo parlando di matrimonio.
2) La Poetessa ammette di essere "andata a letto con", anche se lo esprime con toni edulcorati ("L'amore mi prese") Non sembra provare vergogna all'idea di non essere più illibata, ("Non lo nego") in un'epoca dove la verginità femminile era d'obbligo.
3) La Poetessa delusa e sofferente suggerisce di non innamorarsi di nessuno ("se ti attaccherai a uno solo, sarai soltanto stolta") o meglio di non attaccarsi ad un solo uomo per non soffrire in caso di rifiuto ("poiché l'amore da una parte sola fa impazzire")
4) La poetessa vive la sua relazione amorosa alla luce del sole; infatti rimette agli amici il giudizio su chi abbia ragione ("Non è per questo che abbiamo degli amici che giudicheranno chi ha torto")
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