Maurice Sachs: gli stralci più belli


Nota di Lunaria: comprai questo libro ad 1 euro; il titolo mi dava l'impressione di un romanzo horror o comunque qualcosa alla Huysmans de "L'Abisso"; invece è un'autobiografia molto sofferta, dai tratti cioraniani, e molto ben scritta; c'è qualche capitolo un po' dispersivo nella parte centrale e verso la fine (la mole di pagine comunque non è indifferente...), ma nel complesso (vere o false che siano le vicende raccontate) è scritta davvero bene ed è appassionante. Qui riporto gli stralci più belli.

"Mi stendevo sulla schiena tra l'erba e fissavo il cielo finchè non vedevo che una luminosità indistinta, eppure chiudevo gli occhi per avvertire meglio gli aliti d'aria che soffiano sul viso, gelano i timpani, e appena li si aspira si precipitano nelle narici come i cavalli furiosi penetrano nella caverna dei ladri. Piaceri estivi! Nei giorni d'inverno salivo su un pianoro scoperto. Gli alberi neri, di cui pareva di vedere solo lo scheletro, sembrava che avessero come immobilizzato il vento nei rami."

"Fu a quest'epoca (verso i tredici anni) che cominciai ad avvertire il carattere sacrale della natura. E ardendo per il desiderio di consacrarmi a essa, per ciò che di più sacro mi sembrava esistesse in me, più di una volta feci all'amore con la terra, solo, le braccia aperte, il sesso ficcato profondamente nel fresco della terra arata da poco, meravigliosamente dimentico. Credo che quasi tutti i ragazzi allevati in campagna passino attraverso questa esperienza."

"L'uomo che conobbi allora era orribilmente distrutto. Rimaneva solo una grande carcassa vuota, in rovina, sulla quale l'anima, prima di andarsene, aveva lasciato qualche tic, come ricordo. L'anima, infatti, non attende sempre la morte per uscirsene da noi (a volte mi guardo nello specchio e i miei occhi vedono che l'anima è uscita, che le dispiacevo troppo, che se ne è andata per respirare aria fresca; altre volte invece c'è. Il corpo la avvolge confortevolmente ed ella mi dà il buongiorno con uno sfavillare di pupille)"

"La tentazione del suicidio mi ha ossessionato per molto tempo e spesso la ritrovo in qualche cantuccio della mia anima, ma ogni anno che passa ho sempre meno motivi per soccombervi. Ancora uno sforzo, ancora un libro liberatore e spero di desiderare solo una bella morte poi non desiderare più nulla e morire."

"Osservai sorpreso gli archi rinforzati che non sostenevano più nulla, le spalle coperte di muschio che spingevano verso l'alto un arco inutile, spalancato come una mascella che morda il vuoto. L'edera rigogliosa si abbarbicava ai pilastri, strisciava lungo le grondaie e, stringendo in un dolce abbraccio un pinnacolo, pendeva nell'atrio scoperchiato che forse un tempo era stato una navata, dove avrebbe potuto pendere un cappello da cardinale. Capitelli rosi, dagli abachi smangiati, venivano consumati dai rampicanti che seguivano la caduta, dalle alte volte e fino all'incrocio delle ogive si poteva seguire la paziente marcia della natura che riprendeva possesso dei suoi beni. A volte tra le pietre si scorgeva un alberello posto a dieci metri di altezza, il cui seme era stato depositato dal vento, che spuntava sulle rovine di una galleria, di un palco, con la stessa superba indifferenza che abbiamo noi uomini quando calpestiamo la terra."

"è evidente che si è responsabili della propria vita solo a partire da un certo giorno in poi (...) giorno in cui l'Io (...) può segnare la data della nascita alla coscienza, giorno infine in cui il libero arbitrio può cominciare a esercitare la sua influenza e a infilare nuovi fili nel tessuto che l'infanzia e l'eredità ci hanno preparato per il mestiere di vivere."

"Nell'alba gelida in cui ci si ritrova soli e privi di tutto si può scegliere ancora tra la morte e il lavoro con il quale l'uomo può farsi la sua vita. E sfortunati coloro che muoiono per le illusioni della loro gioventù; trattengono la loro amarezza tra le labbra tese. [...] In ogni caso il vantaggio, dopo aver fatto i suoi conti, di poter regolare i debiti. Conosce la misura delle gioie e dei suoi dispiaceri; può dire: "Questo incantatore della mia adolescenza, comunque, mi ha dato delle gioie talmente intense che gli perdono di avermi tratto in inganno."

"Il peccato montato su una scopa e la virtù su un cavallo bianco danzavano in lui un sabba insensato."

"Ho sperato di trovare quella devozione assoluta e concreta che si trova solo nelle donne, quella sottomissione della mente che è una sorta di schiavitù liberamente consentita, quegli affetti ardenti e durevoli che fanno sì che una donna cammini per trenta anni appoggiata allo stesso braccio. Questo bisogno che è di ogni uomo di essere il dio di qualcuno e che viene esaudito da una donna che sente il bisogno complementare di vegliare come una vergine vestale davanti al tempio dell'amore"

"Ero io il mio ostacolo, e mi ritrovano continuamente sul mio cammino" (Chateaubriand)

"Nell'abisso, lì era il mio porto; nelle fosse dei serpenti, nei nidi dei topi, nei recessi nauseabondi e vischiosi degli esseri maledetti" (Franz Werfel)

"Meno si è contenti di se stessi e più si sprofonda. Nella mia irritazione contro me stesso avevo sempre più sete di sozzure; il bordello diventò il mio quartiere generale e mi misi a bere come si parla. [...] A volte mi svegliavo in un bagno di sudore, tremante di vergogna, odiando me stesso come non ho mai odiato altri [...] è l'inferno quaggiù, il solo inferno, l'orrore di se stesso."

"Ci si tuffa in se stessi come in un pozzo fino a quando non si giunge tanto in fondo da trovare una sorgente di acqua limpida. E quanto più si scende in queste oscure pareti del proprio essere, tanto meglio si capisce l'infinita solitudine nella quale, nel silenzio dell'universo, pare di riconoscere l'eco della nostra voce alla quale, in principio, nessuna altra voce risponde. Ancora un passo e quel primo suono che si percepisce non sarà il rumore lontano dell'universo che ci rimanda l'eco della nostra solitudine?"

"Ero in uno stato di confusione difficilmente esprimibile, lo stato in cui di se stessi si conosce soltanto il male, in cui si vedono solamente i propri difetti e nel quale sembra impossibile raggiungere la virtù, lo stato in cui gli altri esseri sembrano perfetti: sintomo di una vera malattia."

"Non sono riuscito in nulla. Potrà questa piccola opera sfuggire al mio destino? E io stesso sfuggirò alla mala sorte? Me ne vado, forse per tentare, ancora una volta, di svincolarmi dall'infernale girotondo del sabba. Poiché questo sabba è il mio passato. E scorgo lontano sul cammino le radure silenziose del mattino, dopo che i demoni notturni sono scomparsi. L'avvenire, l'avvenire senza età dove è sempre il momento di costruire. E altre, e meno sordide avventure."

Altro romanzo che parla di omosessualità:
https://intervistemetal.blogspot.com/2020/06/confessioni-di-una-maschera-di-yukio.html