La religione nel commento marxista


I fondatori del marxismo-leninismo hanno sottolineato più di una volta la natura classista e sfruttatrice della religione nella società divisa in classi. Nella società divisa in classi, in mano alle classi dominanti, la religione funge da strumento di sopraffazione spirituale indispensabile per tenere a freno le masse popolari.
"La religione", scriveva Lenin, "è una delle forme di oppressione spirituale, che grava sempre e dovunque sulle masse popolari, schiacciate dal lavoro senza fine a vantaggio di altri, dalla miseria e dall'isolamento."
In una delle sue lettere a Massimo Gorkij, Lenin attirò l'attenzione dell'autore sul fatto che "l'idea di dio ha sempre addormentato e smussato i sentimenti sociali, sostituendo ciò che è morto a ciò che è vivo, recando sempre in sé l'idea della schivitù (della peggiore schiavitù, di una schiavitù senza domani)" che "l'idea di dio non ha mai legato l'individuo alla società, ma ha sempre legato le classi oppresse con la fede nella divinità degli oppressori."
La divinizzazione degli oppressori, la giustificazione del potere dominante in questa o quella forma costituiscono una particolarità caratteristica di qualsiasi religione delle società divise in classi.
Naturalmente nell'ordinamento della comunità basata sul clan, nelle fasi iniziali dell'evoluzione sociale, che ignoravano la divisione in classi, la religione svolgeva una funzione diversa.
Nel primo volume del "Capitale", a proposito delle peculiarità caratteristiche della struttura economica delle comunità antiche, Marx scriveva: "La condizione della loro esistenza è un basso grado di sviluppo delle forze produttive del lavoro e una corrispondente limitatezza dei rapporti tra le persone, determinata dal processo materiale di produzione della vita, il che implica una limitatezza di tutti i loro rapporti, tra di loro e con la natura. Questa reale limitatezza si riflette idealmente nelle antiche religioni, che divinizzano la natura, e nelle credenze popolari."
Questa situazione determina il fondamento delle idee religiose durante l'epoca dell'ordinamento fondato sulla comunità di clan. La limitatezza materiale dei rapporti degli uomini tra di loro e con la natura si riflette nelle antiche religioni naturali. Queste sono il frutto del basso grado di sviluppo delle forze produttive e della limitatezza dei rapporti umani, attraverso i quali vengono mediati i rapporti tra uomo e natura. La funzione della religione consiste, qui, nel fatto che essa consolida e consacra questa limitatezza.
Per quanto riguarda le forme iniziali della religione è abbastanza diffusa l'opinione secondo cui esse non sarebbero legate ai rapporti sociali e in questo caso si dovrebbe tener conto soltanto del rapporto reciproco tra il singolo individuo e l'ambiente naturale circostante. In realtà, invece, i rapporti dell'uomo con la natura sono sempre mediati dalle forme sociali.
Sia nella comunità primitiva, sia nella società divisa in classi esistono condizioni comuni che sostengono la fede in un mondo soprannaturale. Si tratta dell'impotenza dell'uomo: della sua debolezza nella lotta contro la natura ai tempi dell'ordinamento della comunità primitiva, e dall'impotenza delle classi sfruttate nella lotta contro le classi sfruttatrici nella società divisa in classi. Proprio una tale impotenza genera inevitabilmente nella coscienza dell'uomo immagini deformate dell'ambiente sociale e naturale, sotto forma di queste o quelle forme di credenze religiose.
In altre parole, la religione è non soltanto un'immagine riflessa di certi fenomeni reali della vita, ma anche - secondo l'espressione di Marx - una specie di completamento delle forze che mancano all'uomo. Ma il completamento è soltanto immaginario.


Per conoscere i crimini del comunismo, vedi https://intervistemetal.blogspot.com/2018/08/i-crimini-del-comunismo.html