I contadini russi nutrivano un timore reverenziale per la foresta, e anche i più coraggiosi tra loro riluttavano a metterci piede o a passare lungo i suoi margini nottetempo: il viandante rischiava di perdersi, di cadere in un burrone o in una palude, di morirvi di fame o ucciso dalle bestie feroci e soprattutto di imbattersi nei demoni della foresta, i Lešij.
Il Lešij aveva l'aspetto di un vecchio tutto pieno di rughe e scarmigliato, la barba lunga, la pelle ruvida come la corteccia di un albero, gli occhi pallidi e sporgenti; un fitto pelo lo copriva da capo a piedi; a volte era munito di corna e zoccoli fessi; (Nota di Lunaria: è evidente la somiglianza con Pan/Cernunnos)
E siccome i Lešij dominavano la foresta e tutto quanto v'era in essa, chi ne dipendeva per la sopravvivenza cercava di farseli amici con offerte di uova e dolciumi; si diceva anche che certi pastori stringessero un patto con i Lešij, per evitare che i loro animali si sbandassero.
(Nota di Lunaria: appunto. Tutto questo farebbe pensare che non fosse altro che un antico Dio delle selve, un Signore degli Animali, poi "degradato" a semplice "creatura della foresta, se non demone" in epoca cristiana. Vedi anche il confronto con Anna la Nera
nient'altro che Morrigan, ridotta a demone nefasto con l'arrivo del cristianesimo in Irlanda...)
Uno dei divertimenti preferiti dei Lešij consisteva nel rubare bambini non ancora battezzati o che fossero lasciati incustoditi; amavano anche far perdere la strada ai viandanti che si smarrivano nella profondità della foresta. Ma i Lešij non erano le sole creature soprannaturali all'interno della foresta: c'erano anche le Rusalke, ovvero le ninfe acquatiche che spesso però salivano sugli argini dei fiumi e sulle rive dei laghi, soprattutto nelle notti di luna piena, per cantare o ballare ornate di ghirlande, o dondolarsi sui rami degli alberi sovrastanti le acque.
A volte erano munite di coda e potevano trasformarsi in pesci, rospi, rane. Ma soprattutto amavano starsene a pettinarsi i lunghi capelli verdi o dorati ammirandosi in uno specchio. Una Rusalka non poteva vivere a lungo fuori dall'acqua, ma finché aveva il pettine era al sicuro perché il pettine le conferiva il magico potere di far comparire l'acqua quando e dove volesse. Le Rusalke erano spesso tristi e solitarie, sempre in cerca di un compagno con cui condividere l'esistenza nei loro palazzi di cristallo sotto l'acqua, per cui i contadini quando andavano a nuotare non mancavano di farsi il segno della croce o di portarne una al collo perché rendeva le Rusalke incapaci di fare del male.
Le Rusalke cercavano anche di catturare i bambini tentandoli con cesti di frutta, noci, focaccine e biscotti.
(Nota di Lunaria: vedi il collegamento con Jenny Dentiverdi nel folklore irlandese http://intervistemetal.blogspot.it/2017/12/le-fate-malvage-nel-folklore.html )
Ma il loro gioco preferito consisteva nel gridare nomi di uomini a caso, e se un giovane era tanto sciocco da rispondere, lo avevano in loro potere: lo inducevano a unirsi ai loro passatempi solo per trascinarlo all'acqua e farvelo morire. (Nota di Lunaria: c'è da far notare che comunque come tutte le fate anche le Rusalke erano volubili: spesso amavano di un amore sincero e appassionato i viandanti e i contadini, svolgendo per loro diversi lavori)
Un'altra creatura era il Domovoi, lo spirito dell'antenato fondatore della famiglia, che vigilava sul benessere dei suoi componenti ed era chiamato "nonno" e che abitava nel cuore della stufa, il centro di ogni izba (casa). Il fuoco era così importante (non a caso, in epoca Pagana, era adorato personificato nel Dio Svarozic) che quando una famiglia cambiava casa portava con sé le braci dell'antico fuoco con cui accenderne uno nuovo.
C'era poi Morozko, il demone del gelo.
Benché temutissimo, nella leggenda accetta di aiutare una povera ragazza, Marfusa, angariata dalla matrigna, che "la vende" come sposa a Morozko.
Il demone, dopo averla messa alla prova, conquistato dalla gentilezza della fanciulla, decide di lasciarla andare, riportandola a casa e donandole ricchi doni; quando la matrigna (che aveva due figlie) tenta di raggirare Morozko conducendogli le sue due figlie, con la speranza che anche loro possano arricchirsi, esse si comportano da maleducate; Morozko le punisce quindi facendole morire congelate.
Sulla Rusalka aggiungo anche questo approfondimento, tratto da
Più chiara è la questione dell'origine del personaggio della Rusalka, specie di ninfa acquatica: la figura della Rusalka è nota a tutti gli Slavi, ed è stata oggetto di aspre polemiche: taluni ritenevano la Rusalka una personificazione dell'acqua, altri giudicavano che si trattasse di un'annegata e così via. La parola stessa veniva fatta derivare da "rusyj" (chiaro, splendente), o da "ruslo" (alveo, letto fluviale). Oggi tuttavia si può dare per dimostrato che la parola sia di origine non slava, ma latina, dalla radice "Rosa".
Lo studio più dettagliato sulle Rusalke slavo-orientali è quello di D.K.Zelenin, il quale ha raccolto una massa enorme di dati di fatto su queste credenze, ma il suo punto di vista relativamente alla loro origine pecca di unilateralità. Fin dai tempi delle opere di Miklosich (1864), Veselovskij (1880) e altri è apparsa chiara l'impossibilità di capire le credenze sulle Rusalke e i riti relativi senza tener conto dell'influenza esercitata dal rituale antico e paleocristiano sugli slavi. La festa estivo-primaverile delle trinità era chiamata dai popoli mediterranei "domenica rosarum" o "pascha rosata". Queste rosalie greco-romane furono trapiantate insieme con il cristianesimo tra gli slavi e si fusero con i riti agrari estivo-primaverili locali. Bulgari e Macedoni celebrano ancora le Rusalii o Rusalnitsi come feste estive. Anche i Russi celebravano una settimana delle rosalie nonché un commiato della Rusalka: questa veniva rappresentata da una ragazza o da un pupazzo di paglia.
Lo stesso personaggio mitologico della Rusalka, in quanto vergine che vive nell'acqua o nella campagna o nella foresta, è posteriore e accertato soltanto a partire dal XVIII secolo; si tratta in misura considerevole di una personificazione della festa o cerimonia stessa.
Ma questa figura si è fusa a quanto pare con immagini mitologiche più antiche, prettamente slave e multiformi; c'è sia l'impersonificazione dell'elemento acquatico (la Rusalka ama attirare nell'acqua la gente per affogarla) [*] sia una serie di concezioni relative a donne e ragazze morte nell'acqua, a bambini morti prima del battesimo (morti "impuri"), insieme con credenze sugli spiriti della fertilità (secondo le credenze della Grande Russia meridionale, le Rusalke passeggiano per i campi di segale, si rotolano nell'erba e in questo modo assicurano il raccolto di cereali, lino, canapa...) [**]
Questa nuova e complessa figura della Rusalka ha evidentemente sostituito gli antichi personaggi radicalmente slavi delle Bereghine, Vodjanitse e altre divinità acquatiche femminili. (bereg = riva)
I popoli slavi contemporanei hanno conservato una moltitudine di altre concezioni superstiziose relative a esseri soprannaturali in parte ostili e in parte favorevoli all'uomo, in cui si sono impersonificate la paura degli elementi della natura generata dall'arretratezza della produzione materiale, vuoi le condizioni sociali.
Alcune di queste credenze risalgono all'epoca precristiana, altre sono sorte in corrispondenza di condizioni di vita relativamente recenti; fra queste ultime vanno annoverate ad esempio le credenze ucraine sigli Zlydnii, spiritelli che personificano il destino avverso del povero contadino.
Sotto l'influenza della chiesa la maggior parte di questi personaggi mitologici sono stati riuniti nella definizione collettiva di "forza impura" (per i Bielorussi, ad esempio, nečistiki, da nečistyj, impuro)
[*] Credenza tipica anche del folklore irlandese. Vedi "Jenny Dentiverdi" o "Peg Powler", esempi di fate acquatiche maligne che attirano i bambini negli stagni per farli affogare
[**] E questo dimostra che probabilmente le Rusalke erano vere e proprie divinità della fertilità e dei riti agricoli. Il duplice aspetto terrifico\benevolo si va a spiegare così, col fatto che in agricoltura esistono periodi di abbondanza e periodi di carestia: la Rusalka è personificazione anche di questi aspetti.
ALTRO APPROFONDIMENTO tratto da
Il suo confratello della pianura era il Polevik.
Il Vodjanoj era lo spirito delle acque: ogni ruscello, fiume e stagno possedeva il suo vecchio, orribile, con la barba verde. Quando era ben disposto, si divertiva a spingere i pesci nelle reti dei pescatori, ma quando era di cattivo umore strappava le nasse, sradicava i fili delle canne da pesca, suscitava tempeste, faceva andare a picco barche e sventrava dighe. Quando era ubriaco faceva straripare i fiumi.
Nelle profondità delle acque vivevano le ondine, le Rusalki, fanciulle nude e bellissime dall'incarnato color di luna, i capelli di seta e gli occhi di smeraldo. Con le loro risa e i loro canti affascinavano i viaggiatori al punto che alcuni per raggiungerle annegavano.
Le Vedmy erano le streghe, malvagie, sdentate, gobbe, che praticavano la magia nera, viaggiavano di notte sulle scope e facevano malefici.
Ancora più spaventosa era Baba Yaga, la vecchia dal naso camuso che viaggiava seduta su un mortaio con un pestello nella mano destra per aprirsi la strada e una scopa nella sinistra per cancellare le tracce del suo passaggio. Abitava - tutti i bambini lo sapevano - in un'izba mobile montata su zampe di pollo, senza porte né finestre. Un gatto nero, terribile, si aggirava intorno ad essa.
(Nota di Lunaria: Baba Yaga fa parte di quel gruppo di Dee Crone, terrifiche e personificazione dell'inverno e\o della carestia)
Naturalmente anche la casa del muzik era abitata da spiritelli che si nascondevano nel camino, sotto terra, nelle travi. Il loro capo era il Domovoy, vecchio scarmigliato dal corpo villoso e con la coda, che proteggeva la famiglia; prendeva parte alla loro esistenza quotidiana, faceva russare i dormienti, ingarbugliava i capelli delle donne civette, nascondeva gli stivali del padrone, spaventava le galline, rompeva le gambe di una panca, guariva i malati e placava le liti domestiche.
Nel cortile viveva lo Dvorovoj, nella scuderia il Konusennik (che di notte intrecciava la criniera al suo cavallo preferito), nei bagni viveva il Bannik: le ragazze gli chiedevano l'avvenire volgendo verso di lui le spalle nude, a mezzanotte, dalla porta socchiusa: se le graffiava dovevano aspettarsi il peggio, ma se le accarezzava la loro vita sarebbe stata dolce. Particolare importante: il Bannik detestava le giovani partorienti, che venivano trasferite nella capanna riservata alle abluzioni, per mancanza di spazio nell'izba; tutti sapevano che era pericoloso lasciarle sole con lui.
A queste entità si devono aggiungere gli spiriti dei defunti che facevano ritorno sulla terra per soccorrere i vivi o creare problemi. Lo Cur, l'antenato morto, aveva diritto ad una particolare venerazione. I bambini lo invocavano inconsapevolmente quando, giocando a rialzo, esclamavano raggiungendo il loro rifugio: "Cur menja!", "Antenato, a me (proteggimi)"
L'usanza di trasportare nella nuova casa dei carboni accesi presi dal focolare della vecchia casa simboleggiava il passaggio dello spirito degli antenati da una dimora all'altra.
Baba Yaga: Antica Dea Psicopompa?
Tra tutti gli strani personaggi che ricorrono nelle fiabe russe, Baba Yaga, Баба-Яга, è forse il più noto. Di solito, è vista come una strega malvagia e pericolosa, ma non è del tutto esatto.
Di Babe Yaghe, infatti, ce ne sono due, una perfida e l'altra buona, che può prestare aiuto all'eroe. A volte, nell'ambito di una stessa storia, accade che Baba Yaga riveli qualità positive o negative, a seconda delle circostanze. Comunque, vive sempre in luoghi remoti, inaccessibili, per lo più nel cuore di una fitta foresta, in una capanna su zampe di gallina che gira su se stessa se le si impartisce un ordine particolare.
Ma perché le zampe di gallina? Nessuno sa dirlo con precisione. Forse, comunque, la spiegazione più semplice è che gli enormi tronchi tagliati a una certa altezza, i ceppi conservanti le loro radici, sui quali i Russi usavano posare i 4 angoli delle loro izbe (case) somigliavano effettivamente a zampe di gallina.
Nota di Lunaria: vedi questo paragone con le mastodontiche radici degli alberi in Cambogia che effettivamente ricordano enomi zampe di gallina!
La gallina, comunque, era associata alla Dea Cerridwen.... a sua volta associata a un calderone, che è come un mortaio, solo più grande! Solo un caso... oppure c'è un collegamento anche con Cerridwen?
Baba Yaga ha un aspetto orripilante. Si tratta infatti di una spaventosa vecchia, magra come uno scheletro, tant'è che a volte è chiamata Baba Yaga Gambe Ossute. Ha il naso e i denti lunghi e appuntiti.
A quanto sembra, questo strano essere è collegato al mondo dei defunti. (Nota di Lunaria: da qui il suo essere psicopompa, come Ecate)
Non soltanto, infatti, ha l'apparenza di uno scheletro, ma i recinti e i cancelli di casa sua sono fatti di ossa umane.
Alcuni studiosi di folklore sostengono che la capanna di Baba Yaga è posta, a vigilarli, agli accessi del mondo dei morti, alla frontiera tra questo e il mondo dei vivi.
Nei racconti, Baba Yaga è molto temuta perché è ben nota la sua tendenza a divorare carne umana e a rapire bambini, esattamente come i Lešij
(famosa è la storia di Ivasko, un bambino che riesce a sfuggire a Baba Yaga volando su un cigno)
Ancora una volta, al pari dei Lešij, Baba Yaga ha grandi poteri sulla foresta in cui abita e sugli animali che vi vivono. Bestie del suolo e uccelli le obbediscono, allo stesso modo dei viventi.
Nota di Lunaria: ci potremmo vedere un riferimento alla Signora degli Animali, la Signora delle Fiere, la Potnia Theron
l'iconografia del volto, a sua volta, ricorda molto la Gorgone e Kali
E Baba Yaga esercita un dominio persino sul tempo, tant'è che Giorno, Notte e Sole sono i suoi servi (e qui il collegamento con Kali, è ancora più evidente: è la Madre del Tempo...).
Baba Yaga è accompagnata anche dal corvo e dal gatto...
...altri due animali carichi di simbolismo: Morrigan e Bast...
Una delle storie più celebri che hanno per protagonista Baba Yaga è quella di Vassilissa la Bella, figlia di un mercante. La ragazza, orfana di madre, viene angariata dalla matrigna e dalla sorellastre. Ma la madre, prima di morire, le aveva lasciato in eredità una piccola bambola magica, suo aiuto e guida. Per quanto la matrigna cerchi di liberarsi di Vassilissa, trascinandola nel bosco infestato da Baba Yaga, la ragazza riesce sempre a ritrovare la strada per tornare a casa. Gli elementi simbolici della fiaba sono legati alle attività che le tre (numero altamente simbolico!) ragazze devono fare: cucire e filare. In particolare, le due sorellastre fanno merletti e calze, mentre Vassilissa deve filare. Ricordiamo che una delle Dee più celebri del pantheon russo è proprio Mokosh, una Dea Triplice, proprio legata alla filatura: vedi qui: http://intervistemetal.blogspot.it/2018/03/gli-slavi-1-introduzione.html
Una sera, le tre ragazze all'opera, restano prive di luce, perché la candela si spegne, e non c'era fuoco in casa per riaccendere la luce. Decidono quindi di mandare Vassilissa da Baba Yaga, a richiedere il fuoco. Rincuorata dalla bambola magica, la fanciulla si avventura nella buia foresta. Proprio lì, Vassilissa vede due cavalieri: uno tutto bianco e l'altro tutto rosso. Dopo due giorni di cammino, Vassilissa giunge da Baba Yaga.
Vede la casa, ornata da una cinta di ossa umane, con sopra dei teschi.
Proprio in quel momento, vede un terzo cavaliere, completamente nero, che scompare inghiottito dal suolo. Subito, gli occhi dei teschi si accendono, e una luce si diffonde per tutta la radura.
E all'improvviso compare Baba Yaga, a cavallo di un mortaio (1), spingendosi con un pestello che usava come remo e cancellando le proprie tracce con una scopa.
Si fermò al cancello e prese a fiutare. Vedendo davanti a sé la fanciulla, che, tremante, le chiede del fuoco, Baba Yaga acconsente, a patto che la ragazza svolga per lei diversi compiti. (2)
Per alcuni giorni la ragazza si ferma da Baba Yaga, aiutata dalla magica bambola che pulisce la casa e il cortile, prepara la cena, lava i panni, separa il frumento dal loglio. Baba Yaga ne resta stupita e domanda alla ragazza: "Hai qualcosa da dirmi?"
"Avrei un desiderio da esprimere", risponde la fanciulla.
"Ti ascolto, ma non essere troppo curiosa. Se impari troppo, invecchi anzitempo." (3)
Vassilissa si accontentò di chiedere chi fossero i tre cavalieri: bianco, rosso, nero.
"Sono Giorno, Sole, Notte", spiegò Baba Yaga, "E sono al mio servizio". Poi volle sapere a sua volta come mai le faccende fossero state fatte così bene.
"Mi aiutano le benedizioni di mia madre", rispose Vassilissa.
"Ah sì?" rispose la vecchia. "Quando è così, vattene, non so che farmene di gente che sia stata benedetta" (4) . Spinse Vassilissa fuori dal cancello, prese uno dei crani con le orbite ardenti, lo piantò su un bastone e lo diede a Vassilissa. "Eccoti la luce per le tue sorellastre."
Vassilissa corse a casa in gran fretta. Il teschio le illuminava il cammino, spegnendosi solo all'alba.
Giunta che fu, fece per gettare il teschio, pensando che ormai non ci fosse più bisogno della luce, ma il teschio disse: "Non gettarmi, portami dalla tua matrigna".
Matrigna e sorrellastre la accolsero gentilmente; da quando era partita, le dissero, non erano riuscite a tener accesa nessuna fiamma: gli acciarini non mandavano scintille, le braci che si erano fatte prestare dai vicini si estinguevano. (5)
Portarono il teschio in casa e lo misero sul tavolo. Gli occhi ardenti del teschio fissavano matrigna e sorellastre; avevano un bel cercare di nascondersi, ovunque andassero, gli occhi le inseguivano. Al mattino erano ridotte in cenere e solo Vassilissa era rimasta in vita. (6)
Possibili interpretazioni agli elementi simbolici della fiaba
(1) Il mortaio è usata in erboristeria, nella "Stregoneria Verde".
lascia intendere che Baba Yaga sia anche una rappresentazione della Medicina, quindi, ancora una volta, della Sapienza.
(2) Riguardo al fatto che Baba Yaga acconsenta a donare il fuoco (la Sapienza? La Luce della Conoscenza?) alla ragazza solo se lei si impegnerà a svolgere diversi compiti, lo si può vedere come: "La Sapienza si acquista solo lavorando, studiando e impegnandosi duramente".
(3) Un riferimento all'Eremita dei Tarocchi?
è vero, però, che impegnarsi nella Conoscenza porta con sé anche solitudine e solo con l'avanzare degli anni si diventa un sapiente esperto.
(4) Qui, piuttosto, sembra che la vecchia sapiente si arrabbi perché la fanciulla, invece di attribuirsi il merito della bravura nelle faccende domestiche (che metaforicamente potrebbero rappresentare le tante attività umane del Sapere), nega se stessa e si umilia, adducendo l'aiuto altrui ("Mi aiutano le benedizioni di mia madre") e non il proprio impegno o volontà!
(5) La vera Sapienza non può prosperare nelle persone maligne e ingrate (matrigna e sorellastre avevano maltrattato più volte Vassilissa, cercando persino di ucciderla); anche se per breve tempo può sembrare che la Sapienza ci sia anche in quelle persone, prima o poi la verità viene a galla e si dimostrano per quello che sono ("le braci brillavano ma si estinguevano subito")
(6) Chi usa la Sapienza per fini malvagi o si arroga meriti intellettuali che non ha, finisce per pagare ed essere svergognato ("incenerite").
APPROFONDIMENTO SULLA VILA\SAMOVILA
tratto da
Più complessa è la figura della Vila, diffusa particolarmente fra i serbi (Samovila, Samodiva per i bulgari); si incontra anche in fonti ceche e russe.
Secondo certi autori questo personaggio è antichissimo e comune a tutti gli Slavi; secondo altri la sua diffusione è limitata solo agli slavi meridionali. Le Vila sono vergini silvane, campestre, montane, acquatiche o aeree, che si possono comportare in maniera amichevole o ostile nei confronti dell'uomo, a seconda del comportamento personale di quest'ultimo. (Nota di Lunaria: potrebbe anche essere quanto resta delle antiche Dee silvane\cacciatrici, come Artemide)
Le Vila compaiono anche nei canti epici degli slavi meridionali. L'origine del personaggio della Vila non è chiara, ma è indubbio che in esso siano confluiti intrecciandosi elementi diversi: vi si possono riconoscere sia una personificazione degli elementi della natura, sia forse qualche concezione relativa alle anime dei morti, sia le forze della fertilità. La parola stessa a quanto pare è slava, ma la sua etimologia è controversa: dal verbo "viti", perseguitare, combattere, o da "viliti", volteggiare, in danze sfrenate (ceco "Vilny", lussurioso, libidinoso; polacco "Wil", spauracchio, spaventapasseri, "Wily" sciocchezze, stravaganze pazze)
Nota di Lunaria: Su fonti inglesi, si trova che Samovila è una protettrice degli animali, che colpiva chiunque abusasse di loro. Poteva tramutarsi in falco, cigno, serpente, cavallo, turbine; era anche legata all'orso; nata tra la pioggia e la nebbia, era immaginata alata e splendente.
Puniva i trasgressori facendoli danzare fino alla morte.
BREVE INTRODUZIONE ALLE FIABE RUSSE
Info tratte da
Aleksandr Nikolaevič Afanasjev (1826-1871) è considerato "Il Grimm russo" perché si dedicò alla raccolta di racconti popolari russi fino a raccoglierne 600. Credeva che questi racconti rispecchiassero una profonda spiritualità ed autenticità poetico-fantastica.
La raccolta di Afanasjev comprende oltre alle fiabe russe anche fiabe ucraine e belorusse e venne pubblicata in otto volumetti tra il 1855 e il 1864. Inizialmente, erano presenti anche dei racconti erotici che la censura proibì e solo nel 1872 in Svizzera fu possibile pubblicarli, col titolo "Fiabe russe proibite" (in Italia vennero tradotte nel 1990)
Afanasjev non manipolò le fiabe, neanche con abbellimenti lessicali, al contrario dei Grimm.
L'azione, nelle fiabe russe, procede spedita e ciò che importa è il senso conclusivo della storia, come in "I Cigni":
"C'era un vecchietto e una vecchietta, che avevano una figliola e un bambino piccolo. Figlia mia!, disse la madre, noi andiamo al lavoro, ti portiamo un panino bianco, ti cuciamo un vestitino, ti compriamo un fazzoletto, tu sii saggia, bada al fratellino, non andare in cortile"
A volte i racconti contengono intervalli regolati da formule: "Toh, bambolina, mangia di cuore, e porgi orecchio al mio dolore!" ("Vassilissa la bella").
Nelle fiabe russe il personaggio più famoso è la Baba Jaga, la strega ambivalente (il suo nome significa "gamba d'osso") che a volte concede aiuto. è un personaggio caratteristico: vola dentro un mortaio e vive in una capanna che poggia su zampe di gallina.
I protagonisti delle fiabe russe sono, delle volte, degli eroi religiosi, come dei santi guerrieri. è il caso di "Storia del famoso e coraggioso Ilja di Muron e di Usignolo-Brigante"
Motivi presenti anche nella favolistica occidentale sono la persona-pianta (lo "Zufolo meraviglioso") e il rapporto figliastra-matrigna.
Ebbene, giunge al termine (per ora...) questa nostra rassegna sul folklore slavo.
Consapevole di aver lasciato fuori tante altre band oltre che argomenti che avrei potuto riportare... Non escludo di riprendere in mano l'argomento anche più in là. E nei prossimi giorni vedremo anche altri paesi slavi :D
Eh eh, datemi tempo e vedrete che imparerò anche il cirillico xD - per fare bella figura con i Black Countess... xD -
Intanto, concludo con gli ultimi due gruppi che voglio consigliare: i Drygva
che provengono dalla Bielorussia, quindi non proprio Russia xD
https://www.youtube.com/watch?v=N6NSIMlvexg
e, per chi fosse stufo di Black\Epic\Folk anche fin troppo serioso nei suoi riferimenti pagani del tempo-che-fu, segnalo la Reginetta dell'Electro Goth Tamarro, Omnimar
che in questo video super trash - no, non Thrash, proprio trash! xD -
fa concorrenza ai Re Incontrastati del Tamarro Gothic Kitch: i Blutengel
Mica facile, risultare più kitch di sua Maestà Chris Pohl! xD