Caratteri generali della spiritualità indonesiana
La religiosità, su base animistica, innesta credenze più complesse in un sincretismo che ha dato vita a un pantheon di Divinità e a un culto degli antenati e dei morti che si esplica in grandiosi rituali funebri. Offerte, sacrifici e danze segnano i momenti salienti dell'esistenza dell'individuo e del gruppo, mentre la casta sacerdotale, composta di Sacerdoti e Sacerdotesse, svolge anche funzioni divinatorie e magico-terapeutiche.
Le concezioni religiose dei diversi popoli indonesiani veteromalesi rivelano molte affinità: sono evidenti le connessioni tra le religioni dei Daiacchi (Dayak), dei Batacchi (Batak), dei Niassesi. La creazione è concepita come lotta sacra tra due Dei supremi che assumono spesso, di fronte agli uomini, aspetto animale, tra il mondo superiore e quello degli inferi, tra Bene e Male, tra gli spiriti buoni e quelli cattivi. Il dualismo cosmico e l'antagonismo tra le Divinità, attraverso la profonda integrazione tra umano e sovrumano, tra sacro e profano, si riflettono sulla vita religiosa e sull'ordinamento sociale soprattutto sui riti di passaggio, celebrati in occasione di nascite, assegnazioni del nome, iniziazioni, fidanzamenti, matrimoni, decessi, ma anche sui metodi di costruzione delle abitazioni, sulla dislocazione del villaggio, sui colori e sulle fogge degli abiti e degli ornamenti.
I Daiacchi
La generica denominazione di Daiacchi (dal malese Dayak, "Uomini dell'interno") applicata alle popolazioni del Borneo non esprime compiutamente la varietà e la multiformità dei gruppi umani sparsi nell'isola.
La vita sociale ha una valore e un significato profondamente religiosi poiché ogni atto umano e ogni evento sono ripetizione di atti ed eventi dei tempi primordiali, mitici e sacri. Presso le tribù ngadju, le due Divinità supreme sono Mahatala e Djata. Mahatala abita sullla montagna originaria. nel mondo supremo, che sovrasta il mondo abitato da esseri umani. Uscendo dal villaggio, si accede al mondo supremo attraverso 42 piani di nuvole, ognuno dei quali ha un nome distinto. Il mondo supremo, la cui entrata è un grande fiume, è l'immagine fedele, ma sublimata, di questo mondo.
Djata abita il mondo inferiore, o "Acqua delle origini", che si trova sotto il mondo degli esseri umani. L'accesso al mondo inferiore è nei dintorni del villaggio, dove un piccolo affluente mescola le sue acque con quelle del fiume e dove l'acqua raggiunge la massima profondità. Attraverso questa entrata, si arriva ai grandi villaggi sotterranei abitati da Djata e dai suoi accoliti. Essi sono i coccodrilli che hanno apparenza umana e assumono sembianze di rettili solo quando salgono per aiutare gli uomini o per annientarli. Sono considerati sacri e non si osa ucciderli che quando abbiano addentato o ucciso un membro della famiglia. Il villaggio di Djata è bagnato da un fiume sotterraneo chiamato Basuhun Bulau Saramai Rabia, cioè "il fiume dell'oro accumulato, della polvere d'oro alluvionale".
Nota di Lunaria: purtroppo il libro non ci dice se Djata è una Dea. E su internet non c'è praticamente niente sulle divinità dei Daiacchi se non quelle due immagini di alberi cosmici! Comunque, basandomi su 3 indizi, potrei affermare che Djata sia femminile.
1) Le acque sono quasi sempre associata alle Dee, in quasi tutte le culture. E a Java si adora la grande Dea delle acque
2) Nell'Induismo esiste una Dea delle acque associate ai coccodrilli, Khodiyar (Khodivar). L'Induismo, insieme all'islam, ha influenzato profondamente alcune zone dell'Indonesia.
3) Presso i vicini Toragia, Ndara è la Dea degli Inferi. Ora, se l'etnia dei Toragia che "abita vicino" ai Daiacchi ha postulato una Dea ctonia, c'è una buona probabilità che lo abbiano fatto anche i Daiacchi.
Per cui, non possiamo avere la certezza che Djata sia una Dea (comunque nel caso incontrassi qualche Black Metallaro indonesiano glielo chiederò sicuramente xD tanto lì ci saranno un centinaio di band Black! :D ) ma secondo me ci sono buone probabilità che lo sia; del resto se Mahatala è una sorta di "Dio-cielo sopraelevato che sta sulle montagne", logicamente ne dovrebbe conseguire, per la polarità dualista, che Djata sia una "Dea dei piani sottostanti al cielo", quindi Terra, pianura e dimensione infera (e anche l'idea di Regina degli Inferi è presente nelle altre culture: Hel, Michtecacihuatl, Ereshkigal, Persefone...). Tenete presente che poi quel poco che sappiamo sul pantheon dei Daiacchi è stato raccolto dal missionario Scharer negli anni '40. Dubito che un missionario cristiano degli anni '40 si sia dato pena di trascrivere e studiare le Dee... Probabilmente si sarà limitato ad annotare che anche i Daiacchi credono "in un grande dio padre" chiamato Mahatala, tralasciando volutamente di raccogliere informazioni sulle Dee -_-
Oltre a Mahatala e Djata, i Daiacchi credono in un gran numero di spiriti buoni e cattivi: Njaro, il tuono, detto anche Radja Pali e i suoi spiriti impersonano la vendetta che colpisce l'uomo che ha trasgredito il volere divino e certi comandamenti. (Nota di Lunaria: vedi il confronto con l'africano Shango o l'hittita Teshup) Il Radja Ontong porta benessere e felicità, il Radja Sial perseguita gli uomini e li fa incappare in continui incidenti; il Radja Puru presiede alle malattie, epidemie e al vaiolo (*); il Radja Hantu si serve degli uomini per nuocere ad altri uomini con sortilegi.
(*) Anche nell'Induismo si adorano le Dee delle malattie (che, come la nostra Febris, hanno il potere di scacciare anche la malattia): la più famosa è Shitala, la Dea del Vaiolo, che così come lo provoca, ha anche il potere di guarirlo
Un altro Dio del vaiolo è Omolu, adorato nel Candomblé brasiliano. Il dio è coperto dalla paglia perché egli stesso è sfigurato dal vaiolo. In Africa è chiamato Sakpata (o Shapanan), legato al vaiolo, alla peste e persino all'AIDS. Tra l'altro, questa idea di "Dio delle malattie" è stata presente anche nel Medioevo, durante le epidemie di peste;
la peste era ritenuta il giusto castigo del dio cristiano, e lo si supplicava di mandarla via; il meccanismo è lo stesso che troviamo nel culto di una Dea come Shitala, Colei che porta e toglie il vaiolo.
Per quanto poi riguarda il concetto di Cosmo tripartito o suddiviso in più piani, comune sia all'Indonesia sia alla tradizione Norrena e Inuit, vedi Yggdrasill.
Gli Ibàn di nord-ovest chiamano l'Essere Supremo Pétara o Batara; anch'essi credono in un mondo superiore e in uno inferiore. Il mito ibàn delle origini dice che un tempo Radja Gantallah (Batara) riposava su un grosso bufalo [animale sacro, nella spiritualità indonesiana]. Poi creò degli uccelli che depositarono la terra sul bufalo, così che oggi esso sorregge il pianeta.
Nota di Lunaria: vedi il collegamento col culto semita del Toro
Infatti credo che, dopo il Serpente, il Toro sia stato l'animale più adorato nei culti religiosi. Al Toro corrisponde anche il culto alla Vacca, il cui nome più celebre è Hathor. In India adorano ancora due Dee dei tori, Peethal e Vihot (o Vihat) Mata
Nota di Lunaria: un Batara è adorato anche nella mitologia di Bali
In particolare ne esistono due: Batara Kala e Batara Guru (la versione Javanese di Shiva), sposato a Dewi Uma (la Parvati di Java). La versione Javanese di Durga è Batari Durga
Il bufalo si identifica spesso anche con il mitico e smisurato "Serpente Cornuto" che simboleggia il mondo inferiore.
Batara è affiancato da tre importanti personaggi divini: Singalang Barong (antenato degli Ibàn e signore degli uccelli portatori di presagi) (*); si manifesta sotto la forma del Bucero, un grosso tucano dal grande becco ricurvo sormontato da un'appendice cornea e comanda tutti gli spiriti, essendo patrono della guerra e degli uomini coraggiosi. In suo onore veniva bandita la caccia alle teste.
Pulang Gana è il Dio della terra. Da lui dipende il raccolto del riso (**); Salampadai è il creatore degli uomini. Su ordine di Batara costruisce i corpi degli esseri umani e glieli consegna perché li animi col soffio vitale.
(*) Curiosamente anche nell'islam l'uccello è legato al presagio, alla rivelazione. Vedi l'upupa e la Regina di Saba.
Le gru erano persino divinizzate nella figura delle Gharaniq, le Tre Sublimi Gru, ma anche gli ebrei non jahvisti, probabilmente, adoravano le cicogne
ma ne parleremo quando farò il post dedicato al Black Metal suonato nei paesi islamici xD
(**) Una Dea del riso indonesiana è Dewi Siri (si noti che l'immagine la associa agli uccelli)
In Cambogia/Vietnam la Dea del riso è Po Ino Nogar
Gli Ibàn (ma anche i Mentawaiani) praticano il tatuaggio con valenze magiche-apotropaiche
c'è da dire però che alcuni appassionati europei di Body Art si deformano le orecchie proprio mettendo i pesanti orecchini indonesiani!
I Toragia
Stanziati nell'interno montagnoso di Sulawesi, la grande isola indonesiana a forma di orchidea, i Toragia ("Gente dell'Altopiano") rappresentano lo strato veteromalese della popolazione. La religiosità si basa sulla credenza in un'armonia cosmica, basata sull'equilibrio di forze contrarie in opposizione: Bene e Male, giorno e notte, vita e morte, mascolinità e femminilità. I Toragia di lingua baré'é considerano l'universo diviso in 3 sfere: mondo superiore, la terra e mondo inferiore. La comunicazione tra i 3 mondi è assicurata in vari modi: è possibile salire dalla terra al cielo arrampicandosi con liane o camminando sull'arcobaleno, oppure con l'aiuto di qualche uccello. Per scendere nel mondo inferiore si può approfittare delle molte spaccature e voragini aperte nel sottosuolo.
Il pantheon Toragia è ricchissimo di Divinità che, a volte, si sovrappongono o si confondono. Le più importanti sono Lai e Ndara, increati e sempre esistiti. Lai è il Dio del mondo superiore, Ndara è la Dea degli inferi che porta la terra sostenendola con la testa e con le mani; spesso viene identificata con la Dea dell'agricoltura Indo i Tuladi (Tulasi).
Indo i Tuladi (Tulasi) |
Anche Lei associata agli uccelli ^.^ e al basilico, pianta molto amata sia dai Romani che dai Greci, e probabilmente originaria dell'India
Un altro Dio dei Toragia è Pué di Songi, "il signore nella piccola camera", che vive in una dimora celeste. A lui si rivolgono i sacerdoti e gli sciamani quando salgono al cielo a cercare l'anima di un malato. I Toragia credono anche nei Lamoa, Divinità che si prendono cura degli esseri umani. Anche gli Antenati vengono divinizzati e pregati.
La genesi Toragia è questa: nei tempi dei tempi, Ndara abitava nel mondo superiore, ma, ritenuta colpevole di incesto con uno dei propri nipoti, (*) ne fu cacciata dalle altre Divinità irate. Pué mPalaburu decise di farla scendere sulle acque dell'oceano cosmico calandola con una fune di rame. Una volta scesa e immersa nell'acqua Ndara cominciò a nuotare vigorosamente. Attorno a Lei si formò una leggera schiuma che divenne sempre più compatta e formò la terra. La terra cresceva e cresceva e su di essa spuntarono erbe, alberi e fiori. Gli Dei dall'alto videro tutto ciò e pensarono che la terra doveva essere tenuta pulita dalle erbacce, per questo crearono la prima coppia umana (**) e la inviarono a fare pulizia. Ma durante il viaggio, l'uomo e la donna raccolsero delle pianticelle di riso e le piantarono sulla terra ottenendo un meraviglioso raccolto, perciò chiesero di poter abitare per sempre in quel luogo sottoposto al cielo, sulla nuova terra.
(*) Incesto, forse perché la prima credenza religiosa dell'umanità è stata quella della Dea che si unisce al figlio maschio partorito, che diventa il suo sposo che poi muore stagionalmente per poi risorgere, mentre la Dea è eterna. Si noti poi che la stessa idea di incesto sacro, inconscia, è presente anche nel cattolicesimo (anche se ovviamente loro non se ne rendono conto -_-). Maria è considerata figlia del Padre, che la feconda nel suo aspetto di Spirito Santo (ecco l'incesto!), è sposa dello Spirito Santo (e quindi, sposa anche del Padre, perché Padre e Spirito sono uno), Madre del Figlio (che essendo Dio è anche Dio Padre e Spirito Santo, quindi fecondatore di sua madre). Non è un caso che il titolo "Sposa dello Spirito Santo" sia sempre stato usato con parsimonia e cautela, in teologia cattolica. è già un rendere troppo esplicito questo discorso di incesto (padre o figlio che fecondano la madre) che comunque è presente nelle mitologie di tante culture. Se Maria è la sposa dello Spirito Santo, che la feconda, e lo Spirito Santo è un tutt'uno col Padre, che ha creato Maria, come creatura (si dice anche oggi: "siamo figli di dio", e Maria è figlia del Padre) Cristo nasce da un incesto tra Maria, figlia del Padre, e il Padre. Essendo poi la Sposa dello Spirito, è contemporaneamente Sposa del Figlio (lo Spirito Santo è il Figlio, come è anche il Padre), e qui ritorna l'idea politeista primitiva della Madre che genera il Figlio e poi si accoppia con esso, perché egli è anche il suo Sposo. Però guai a dirle, 'ste cose, ai cattolici! Poverini, si scandalizzano!
(**) Anche nella bibbia, l'uomo è creato per essere un giardiniere che coltivi il Giardino
I Batacchi (Batak)
I Batacchi sono uno dei pochi gruppi indonesiani a cultura intermedia che pratichi la cosiddetta "agricoltura dell'aratro".
Un tempo, non eccessivamente remoto, dal momento che le ultime notizie risalgono al secolo scorso, il culto dei morti includeva sacrifici umani e la giustizia umana veniva amministrata con tale severità da comportare pratiche di cannibalismo. Oltre ai nemici, essi mangiavano adulteri, ladri e tutti coloro che sembravano minacciare l'ordine e l'armonia della vita sociale. Gli anziani spiegavano che la pratica non era dovuta né a ferocia né a fame, ma che solo in quel modo si poteva neutralizzare la malevolenza del nemico. Uccidendolo, si uccideva il suo corpo, ma la sua anima era ancora libera di nuocere; mangiando il suo corpo, si distruggeva ogni sua traccia e si assimilava la sua anima, rendendola, come parte di se stessi, inoffensiva.
Usanze così crudeli non hanno impedito ai Batacchi di dimostrare in altri campi estrema sensibilità e notevole gusto artistico: i loro prodotti tessili e i lavori d'intaglio e di fusione del bronzo sono giustamente famosi in Indonesia.
Diversi gruppi etnici dell'arcipelago indonesiano hanno da sempre una specie di sacro rispetto per la pietra di forme particolari [litolatria]. Secondo i Batacchi, le immagini di pietra ritrovate rappresentano antiche comunità e altrettanti esseri umani scomparsi che continuano a vivere in un'unità organica con gli uomini e la natura. Secondo i Simalungun, le pietre sono uomini pietrificati per punizione perché durante i riti hanno dimenticato parte del cerimoniale. La colpa più grave è l'incesto.
Nel distretto di Girsang sulle rive di alcuni stagni sono oggetto di particolare venerazione grandi statue che rappresentano lo Spirito delle Acque Boru Saniang Naga.
Presso un certo numero di ruscelli in cui i Batacchi usano bagnarsi, si possono infine osservare, sulle rocce, degli incavi regolari di una decina di cm di diametro che la popolazione locale chiama "la bocca aperta della roccia"; non sono fori naturali, ma incavi praticati artificialmente, raggruppati in luoghi elevati destinati al culto, e sono specie di fonti battesimali, recipienti sacrali in cui il ministro di culto o del sacrificio usava purificarsi.
Nota di Lunaria: il culto per "le rocce con apertura vaginale" era presente anche in Europa. Vedi Balzi Rossi
I Niassesi
Nias è un'isola situata nell'Oceano Indiano di fronte alla costa occidentale di Sumatra.
I Niassesi affermano di discendere da quattro patriarchi: Hia, Gözö, Hulu e Daeli. Intermediari tra gli uomini e gli Dei è Siléwé Nazarata, che un tempo, essendo gli uomini afflitti da malattie e disgrazie, aiutò Sinoi, moglie del primogenitore Hulu a guarire i suoi simili. La Dea inviò sulla terra abitata dagli uomini 30 dei suoi figli, sotto forma di alberi, e ordinò che venissero scolpite statuette di legno perché la loro forza potesse agire attraverso di esse. Nazarata istruì quindi Sinoi circa le cose del culto, facendone la prima Sacerdotessa. A sua volta Sinoi istruì tutti i sacerdoti degli anni che seguirono, compresi quelli che ancora mantengono i rapporti con il mondo degli Dei.
Il tema centrale della concezione religiosa niassese è l'antagonismo tra Lowalangi, Dio del Bene e del Mondo Superiore, e Laturé Danö, Dio del Male e del Mondo Inferiore e il suo superamento nella figura divina di Siléwé Nazarata che governa la vita e la morte e le forze della natura. Il dualismo cosmico e l'antagonismo tra le Divinità si riflette in modo palese o simbolico in tutte le fasi del rituale, nell'ordinamento sociale, nelle principali tappe dell'esistenza, nell'architettura, nella produzione di oggetti, vestiario o nell'armamento.
Nota di Lunaria: ci sarebbe molto da commentare su questa idea religiosa, di una potente Dea guaritrice (Siléwé Nazarata), che condensa in sé gli opposti e li media e che istituisce un Sacerdozio Femminile (con la prima Sacerdotessa Leggendaria, Sinoi) che abbia il compito di diffondere sapienza e medicina... Non è difficile, solo guardando questi splendidi abiti...
... non è difficile credere che le donne in Indonesia, nei tempi antichi, prima che l'islam prendesse il sopravvento, fossero Sacerdotesse...
I Mentawaiani
Tra i Mentawaiani esistono alcuni individui con funzioni speciali, il Rimata e il Kerei, specie di sciamani, che celebrano i riti religiosi. Forse la cosa più interessante di questo popolo è la pratica dei tatuaggi.
Un altro Dio dei Toragia è Pué di Songi, "il signore nella piccola camera", che vive in una dimora celeste. A lui si rivolgono i sacerdoti e gli sciamani quando salgono al cielo a cercare l'anima di un malato. I Toragia credono anche nei Lamoa, Divinità che si prendono cura degli esseri umani. Anche gli Antenati vengono divinizzati e pregati.
La genesi Toragia è questa: nei tempi dei tempi, Ndara abitava nel mondo superiore, ma, ritenuta colpevole di incesto con uno dei propri nipoti, (*) ne fu cacciata dalle altre Divinità irate. Pué mPalaburu decise di farla scendere sulle acque dell'oceano cosmico calandola con una fune di rame. Una volta scesa e immersa nell'acqua Ndara cominciò a nuotare vigorosamente. Attorno a Lei si formò una leggera schiuma che divenne sempre più compatta e formò la terra. La terra cresceva e cresceva e su di essa spuntarono erbe, alberi e fiori. Gli Dei dall'alto videro tutto ciò e pensarono che la terra doveva essere tenuta pulita dalle erbacce, per questo crearono la prima coppia umana (**) e la inviarono a fare pulizia. Ma durante il viaggio, l'uomo e la donna raccolsero delle pianticelle di riso e le piantarono sulla terra ottenendo un meraviglioso raccolto, perciò chiesero di poter abitare per sempre in quel luogo sottoposto al cielo, sulla nuova terra.
(*) Incesto, forse perché la prima credenza religiosa dell'umanità è stata quella della Dea che si unisce al figlio maschio partorito, che diventa il suo sposo che poi muore stagionalmente per poi risorgere, mentre la Dea è eterna. Si noti poi che la stessa idea di incesto sacro, inconscia, è presente anche nel cattolicesimo (anche se ovviamente loro non se ne rendono conto -_-). Maria è considerata figlia del Padre, che la feconda nel suo aspetto di Spirito Santo (ecco l'incesto!), è sposa dello Spirito Santo (e quindi, sposa anche del Padre, perché Padre e Spirito sono uno), Madre del Figlio (che essendo Dio è anche Dio Padre e Spirito Santo, quindi fecondatore di sua madre). Non è un caso che il titolo "Sposa dello Spirito Santo" sia sempre stato usato con parsimonia e cautela, in teologia cattolica. è già un rendere troppo esplicito questo discorso di incesto (padre o figlio che fecondano la madre) che comunque è presente nelle mitologie di tante culture. Se Maria è la sposa dello Spirito Santo, che la feconda, e lo Spirito Santo è un tutt'uno col Padre, che ha creato Maria, come creatura (si dice anche oggi: "siamo figli di dio", e Maria è figlia del Padre) Cristo nasce da un incesto tra Maria, figlia del Padre, e il Padre. Essendo poi la Sposa dello Spirito, è contemporaneamente Sposa del Figlio (lo Spirito Santo è il Figlio, come è anche il Padre), e qui ritorna l'idea politeista primitiva della Madre che genera il Figlio e poi si accoppia con esso, perché egli è anche il suo Sposo. Però guai a dirle, 'ste cose, ai cattolici! Poverini, si scandalizzano!
(**) Anche nella bibbia, l'uomo è creato per essere un giardiniere che coltivi il Giardino
I Batacchi (Batak)
I Batacchi sono uno dei pochi gruppi indonesiani a cultura intermedia che pratichi la cosiddetta "agricoltura dell'aratro".
Un tempo, non eccessivamente remoto, dal momento che le ultime notizie risalgono al secolo scorso, il culto dei morti includeva sacrifici umani e la giustizia umana veniva amministrata con tale severità da comportare pratiche di cannibalismo. Oltre ai nemici, essi mangiavano adulteri, ladri e tutti coloro che sembravano minacciare l'ordine e l'armonia della vita sociale. Gli anziani spiegavano che la pratica non era dovuta né a ferocia né a fame, ma che solo in quel modo si poteva neutralizzare la malevolenza del nemico. Uccidendolo, si uccideva il suo corpo, ma la sua anima era ancora libera di nuocere; mangiando il suo corpo, si distruggeva ogni sua traccia e si assimilava la sua anima, rendendola, come parte di se stessi, inoffensiva.
Molto Cannibal Corpse, eh?? |
Usanze così crudeli non hanno impedito ai Batacchi di dimostrare in altri campi estrema sensibilità e notevole gusto artistico: i loro prodotti tessili e i lavori d'intaglio e di fusione del bronzo sono giustamente famosi in Indonesia.
Diversi gruppi etnici dell'arcipelago indonesiano hanno da sempre una specie di sacro rispetto per la pietra di forme particolari [litolatria]. Secondo i Batacchi, le immagini di pietra ritrovate rappresentano antiche comunità e altrettanti esseri umani scomparsi che continuano a vivere in un'unità organica con gli uomini e la natura. Secondo i Simalungun, le pietre sono uomini pietrificati per punizione perché durante i riti hanno dimenticato parte del cerimoniale. La colpa più grave è l'incesto.
Presso un certo numero di ruscelli in cui i Batacchi usano bagnarsi, si possono infine osservare, sulle rocce, degli incavi regolari di una decina di cm di diametro che la popolazione locale chiama "la bocca aperta della roccia"; non sono fori naturali, ma incavi praticati artificialmente, raggruppati in luoghi elevati destinati al culto, e sono specie di fonti battesimali, recipienti sacrali in cui il ministro di culto o del sacrificio usava purificarsi.
Nota di Lunaria: il culto per "le rocce con apertura vaginale" era presente anche in Europa. Vedi Balzi Rossi
I Niassesi
Nias è un'isola situata nell'Oceano Indiano di fronte alla costa occidentale di Sumatra.
I Niassesi affermano di discendere da quattro patriarchi: Hia, Gözö, Hulu e Daeli. Intermediari tra gli uomini e gli Dei è Siléwé Nazarata, che un tempo, essendo gli uomini afflitti da malattie e disgrazie, aiutò Sinoi, moglie del primogenitore Hulu a guarire i suoi simili. La Dea inviò sulla terra abitata dagli uomini 30 dei suoi figli, sotto forma di alberi, e ordinò che venissero scolpite statuette di legno perché la loro forza potesse agire attraverso di esse. Nazarata istruì quindi Sinoi circa le cose del culto, facendone la prima Sacerdotessa. A sua volta Sinoi istruì tutti i sacerdoti degli anni che seguirono, compresi quelli che ancora mantengono i rapporti con il mondo degli Dei.
Il tema centrale della concezione religiosa niassese è l'antagonismo tra Lowalangi, Dio del Bene e del Mondo Superiore, e Laturé Danö, Dio del Male e del Mondo Inferiore e il suo superamento nella figura divina di Siléwé Nazarata che governa la vita e la morte e le forze della natura. Il dualismo cosmico e l'antagonismo tra le Divinità si riflette in modo palese o simbolico in tutte le fasi del rituale, nell'ordinamento sociale, nelle principali tappe dell'esistenza, nell'architettura, nella produzione di oggetti, vestiario o nell'armamento.
Nota di Lunaria: ci sarebbe molto da commentare su questa idea religiosa, di una potente Dea guaritrice (Siléwé Nazarata), che condensa in sé gli opposti e li media e che istituisce un Sacerdozio Femminile (con la prima Sacerdotessa Leggendaria, Sinoi) che abbia il compito di diffondere sapienza e medicina... Non è difficile, solo guardando questi splendidi abiti...
... non è difficile credere che le donne in Indonesia, nei tempi antichi, prima che l'islam prendesse il sopravvento, fossero Sacerdotesse...
I Mentawaiani
Tra i Mentawaiani esistono alcuni individui con funzioni speciali, il Rimata e il Kerei, specie di sciamani, che celebrano i riti religiosi. Forse la cosa più interessante di questo popolo è la pratica dei tatuaggi.
Una delle più tipiche usanze mentawaiane è quella del tatuaggio, che costituisce una prova di coraggio per passare dall'adolescenza all'età adulta: per l'occasione si indicono vere e proprie feste. Per i Mentawaiani un giovane non tatuato non è un uomo completo: se vuole diventare adulto e prendere moglie è necessario che si sottometta alla dolorosa operazione. Nessuno sa con precisione perché e da quando i Mentawaiani si tatuino, ma i vecchi sono categorici: i padri hanno fatto sempre così e la tradizione deve essere continuata. Nell'usanza, la funzione sociale non è certo secondaria. Quando il ragazzo cresce, il suo corpo subisce trasformazioni anatomiche che devono essere accompagnate da un conveniente apporto culturale ed estetico, che abbellisca il corpo e lo renda ben accetto a sé e agli altri. Per la ricorrenza si ammazza un maiale, si mangia e si beve; le danze continuano fino a notte, le case vengono adornate con fiori. Le prime linee del tatuaggio partono dall'ombelico e dal femore, poi, in sette tappe successive, si estendono alle guance, al collo, al petto, alla schiena, alla braccia, alle mani e ai polpacci. Solo le palme delle mani e dei piedi rimangono libere. I disegni seguono tracciati precisi, stabiliti dalla tradizione, ma in alcune parti del corpo la fantasia dell'artista che tatua può sbizzarrirsi, per esempio sul piede e sul femore sinistro. I grandi cacciatori portano tatuati sul petto cervi, scimmie e tartarughe, i guerrieri le immagini stilizzate dei nemici uccisi. Nessuno può fregiarsi di disegni simili senza essere un eccellente cacciatore o guerriero, perché susciterebbe l'ilarità di tutto il villaggio. L'esecutore del tatuaggio mescola nerofumo e succo di canna da zucchero in una mezza noce di cocco. Si china ai piedi del giovane da tatuare e inizia a tracciare linee sottili. Finito il disegno preliminare, prende un martelletto di legno e con la sinistra uno strumento ricavato da un osso ricurvo di cervo. Ad un'estremità adatta un ago di ottone. Umettato l'ago, inizia l'operazione: ogni puntura introduce nella ferita del liquido nero. Il giovane non deve dare segno di dolore, per evitare canzonature. La ferita viene poi lavata con acqua e succo di felce per impedire un'infiammazione.
I Giavanesi subirono prima l'influenza buddhista (IX secolo) e poi islamica , nel XV secolo (religione che prende sempre più piede, in Indonesia, e lo si nota anche guardando come le donne indonesiane si stiano sempre di più "imbacuccando"...)
Quello che ci interessa di Java, oltre al mostrare questa figurina femminile
che spalanca davvero un sacco di ipotesi: (le donne portavano i capelli corti? giravano a seno scoperto, come a Creta? portavano gonne a campana, come a Creta?)
è il Teatro delle Ombre (Wayang).
Nella sua forma più popolare, l'azione delle marionette ritagliate nel cuoio si ispira alle antiche epopee indiane (Mahabharata e Ramayana). Le antiche marionette del Wayang sono veri capolavori di intaglio e fantasia
il carattere distintivo è dato dalla sagomatura del profilo che viene proiettato su uno schermo bianco per mezzo di una lampada posta dietro di essa; le marionette sono quindi a due dimensioni. Le caratteristiche psicologiche del personaggio sono sottolineate dalla varietà di fabbricazione dei nasi, dei colli, delle teste. Le marionette sono azionate dal Dalang, il burattinaio.
I Balinesi
La religiosità balinese contempla un ricco pantheon, in cui gli Dei sono divisi in famiglie; l'Essere Supremo Creatore ha tre aspetti (Paramasiva, Sadsiva, Sadarudra) che si manifestano come Trimurti in Brahma, Vishnu e Isvara. Gli altri esseri sovrumani si dividono in spiriti uranici (del cielo) e ctoni (della terra): i primi comprendono gli antenati già saliti nel mondo superiore, i secondi le anime dei morti non ancora completamente purificate.
Per quanto riguarda il pantheon femminile, questi sono i nomi delle Dee:
- Dewi Siri (Sri): Dea del riso nella pienezza del raccolto.
- Uma: la Dea del campo di riso e del riso non irrigato, che fa germogliare i semi nel terreno.
- Durga: la Dea del tempio dei morti
- Giriputri: la Dea delle montagne
- Ibu Pertiwi: la personificazione della Terra e della Patria, ovvero dell'Indonesia. è la Madre degli Indonesiani.
Il più importante Dio maschile è Batara
Dalle parti di Java, invece, si adora una Dea Marina: Nyi Roro (Rolo) Kidul
Per un approfondimento sui tatuaggi femminili, vedi:
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/i-tatuaggi-femminili-una-valenza.html
APPROFONDIMENTO, tratto da
Il mondo terreno è popolato da uomini spesso turbati dai Leyak, spiriti maligni e streghe da cui ci si protegge con cerimonie e offerte.
Regina dei Leyak è Rangda, la strega (*)
che combatte un'eterna battaglia con il Barong, un mostro buono che originariamente era un leone idealizzato.
La battaglia viene combattuta sotto forma di danza propiziatoria
lo scontro non hai mai fine: Rangda viene sconfitta, ma risorge sempre; l'equilibrio del mondo si regge su entrambi i principi e la scomparsa del Male sarebbe una catastrofe quanto la scomparsa del Bene.
(*) In realtà, probabilmente, Rangda è la versione indonesiana (e ridimensionata) di Kali
Tutte e due sono terrifiche, tremende, e permettono un cambiamento, bilanciando gli opposti; ambedue hanno un'espressione feroce, occhi sgranati, lingua vistosamente esposta, dalla valenza clitoridea, sfrontatamente sessuale, i lunghi capelli selvaggi che l'avviluppano. Se guardiamo bene, anche Rangda è decorata da "tentacoli" o lunghe piume, che rimandano alla collana di teste di Kali
Si notino i colori: Bianco-Rosso-Nero, i colori della Triplice Dea. I grandi seni abbondanti, la mole corpulenta di Rangda (danzante, come Kali), ricorda le Dee del Neolitico; è possibile fare anche qualche collegamento con Baba Yaga (che tratterò più in là, parlando di Russia e Metal :D ) altra Dea associabile a Kali.
Rangda, che in balinese significa "Vedova", in qualità di Regina delle Streghe rimanda all'aspetto di Crone Sapiente: Ecate-Manat-Cailleach-Dhumavati
Una Rangda decorata da fiori rappresenterebbe allora la fase della Vergine, del Rinnovamento Primaverile...e come abbiamo detto, la corporatura possente e i grandi seni rigonfi,
le fanno assumere anche l'aspetto di Madre della Fertilità...
Neanche ci fosse bisogno di dirlo...
ovviamente la condizione della donna indonesiana è nettamente regredita da quando l'islam è entrato in Indonesia ed è andato via via a diffondersi...
Una figura di donna che lottò per l'emancipazione è quella di Raden Kartini, principessa giavanese
reggente di Demak, a Giava centrale, nata a Mayong il 21 aprile 1879; pur confinata in casa, fu in contatto con gli intellettuali ed ebbe la possibilità di esprimere le sue idee circa il ruolo della donna e la necessità dell'istruzione. Morì a 24 anni.
La Danza Femminile
La danza balinese, fu, forse, originariamente limitata al rituale religioso, ma col tempo ha perso il suo carattere sacro ed è divenuta sempre più teatrale.
Solo a Bali si possono vedere donne anziane, segnate dalle rughe e coi capelli bianchi, danzare per compiacere gli Dei, incuranti del fatto di non possedere più gli attributi della giovinezza.
Archetipo della femminilità e della delicatezza, è il Legong, la più bella danza balinese.
Il Baris Gedé, invece, è una danza di guerra maschile.
I Popoli dell'Indonesia Orientale: Molucche e Piccole Isole della Sonda
In campo religioso, assume eccezionale importanza il culto dei morti e le onoranze funebri hanno l'importanza che si riscontra in altre isole dell'arcipelago. Gli Alfuri si tramandano oralmente un ricco e suggestivo patrimonio di miti cosmogonici.
L'Essere Supremo è il Dio Cielo, onniveggente. La sua dimora preferita è il Sole, da cui feconda Madre Terra, Upu Ume.
Nelle Piccole Isole della Sonda, il principio maschile è Upulero, Nonno-Sole, quello femminile Uppunusa, Nonna-Terra. Nel Borneo la Dea Terra è chiamata Luminuut
Curiosamente, in questa parte dell'Indonesia, si pensa che la prima donna, Tézé, si sia formata spontaneamente da sola, e abitava una grande roccia - Nota di Lunaria: qui è evidente il concetto di litolatria fecondativa: vedi Mircea Eliade, per esempio -
Tézé origina un figlio senza unirsi a nessun essere maschile, semplicemente unendosi a un fiore sospinto dal vento (altra valenza spermatica, trattata da Robert Graves in "La Dea Bianca")
Partorito Lena, Tézé si unisce poi a lui, generando altri esseri.
Nota di Lunaria: come abbiamo visto il concetto di "incesto sacro" era frequente nelle mitologie, specialmente le più antiche: dalla Dea si originava il figlio maschio che a sua volta diventava lo sposo della Dea.
è interessante che nel mito indonesiano, Lena sacrifica i due figli per "seminare" le loro ossa e il loro sangue: da qui la nascita dei prodotti della terra. Questa concezione ricorda molto quella azteca di fatto, una concezione molto pessimistica: l'universo, Madre Natura, non concede niente di gratuito: per ogni spiga raccolta, si deve pagare un sacrificio. Idea che comunque era presente anche nel substrato ebraico: "il prodotto della terra" è mangiato con dolore, e produce spine e triboli:
A Flores, il creatore del mondo è Lera Wulan. La sua dimora è il cielo al di sopra delle nuvole. è un Dio che guarisce dalle malattie e rende feconde le donne. La sua compagna è Tana Ekan, la Terra, che ha avuto origine da lui.
Nei miti degli Hoaulu e degli Hatuolo delle Molucche, si ritrova il tema antropogonico e cosmogonico dell'unione feconda tra Terra (Pohun) e Cielo (Alahatala).
Ancora oggi, nei pressi del monte Hatuolo, considerato femminile, si possono vedere due pietre, una infissa nell'altra, simbolo degli organi genitali del Padre-Cielo e della Madre-Terra nell'atto di creazione del Cosmo.
Nota di Lunaria: perché le pietre erano considerate apportatrici di fertilità. Rimando a tutto il capitolo di Mircea Eliade in "Trattato di Storia delle religioni"
Gli Alunes e i Wamales venerano alcune giovani Dee che hanno la funzione di organizzare la società e il lavoro secondo i criteri vigenti. (il libro non riporta i nomi, accidenti!!!)
Infine,
malgrado l'invasione islamica, la scena musicale metal indonesiana è particolarmente ricca, viva e vegeta. Certo, stiamo parlando di band "derivate" da quelle più famose e storiche, e con nessuna o quasi particolarità e personalità. Insomma, cucinano la solita zuppa. Però c'è da dire che in certi casi la cucinano bene, per cui, qualche nome,
(Uffi! Ma tanto per essere originali e stuzzicare il cerebro all'ascoltatore europeo, non si poteva mettere come stemma un Dio Indonesiano, invece del solito caprone occidentale?!)
Armistis
Black Metal Sinfonico fatto come i Cradle of Filth dei primi cd comandano xD Ovviamente, titoli cliché e bambineschi, che manco un bimbo all'asilo, con titoli come "Vampire" o "Satan" (😓), anche se poi il resto del testo è cantato in indonesiano.
Belle atmosfere!, nonostante i loro scopiazzamenti al Sympho Black dei primi '90s (comunque ci sta anche come cosa, visto che ormai in Europa oggigiorno nessuno lo suona più, quindi... tutti intrippati con le grandi orchestre e le grandi promozioni, si è persa l'aura "intima" da demo!)
Gerhana Total
Ancora più sinfonici degli Armistis, questi sfiorano proprio il plagio cradleoffilthiano,
anche se c'è da dire che sono più bravi loro che non i Cradle of Filth di "Manticore": provare per credere xD
Fortuna
questi sono appena appena passabili, dai, diciamo 5 al 6 (e le female spoken word in indonesiano sono atroci 😂). Anche qui, clonano i Cradle of Filth (specie del periodo pre-Midian).
C'è da dire però che in tutte queste tre band le nostre indonesiane ai cori sfoggiano una vocina -ina -ina
che ci porta a chiederci se non siano pure la stessa singer (?) o se tutte le indonesiane abbiano 'sta vocina angelica qui...
Segnalo anche gli Armored di "Within My Lachrymal"
e i Bahthera di "Kuraih Syurgamu"
Infine, abbiamo i Dreamer
qui siamo dalle parti di un Simphonic Metal (parente povero degli Epica...)
anche se la copertina è reciclata da qualche immagine fantasy degli '80s
Non so dirvi di che parlino e se hanno testi da cliché, cantano in indonesiano 😂 (che detto per inciso, è una lingua pocopoco adatta al metal, non vorrete mica mettere in dubbio il fascino dell'ebraico, quello sì che si abbina fighissimamente!!!)
che è tanto bello, senza scimmiottare il look europeo alla Cristina Scabbia 😒
Ma dico, osiate sfoggiare un po' di personalità folkloristica, ogni tanto!!!
Ovviamente ci saranno altre 10mila band, ma io - ahimè - non ho la connessione illimitata, per cui il resto delle band indonesiane ve lo scoprite voi 😁Adesso avete tutte le conoscenze adeguate per parlare con un metallaro indonesiano che suona in qualche band e fare bella figura dimostrandogli che ve ne intendete alla grande sulla mitologia del suo paese 😁
APPROFONDIMENTO: LA LEGGENDA DELLA PRINCIPESSA DEL MARE A LOMBOK
Info tratte da
La festa della pesca del Nyale a Lombok
Nel 19° giorno del decimo mese del calendario sasak (febbraio\marzo) le persone si incontrano sulla spiaggia di Kuta.
Di notte, si accendono dei fuochi e i giovani siedono in cerchio per recitare distici in rima ("pantun").
All'alba, vengono pescati i Nyale, che sono pesci simili a vermi.
Poi, ragazzi e ragazze si divertono ad inseguirsi per mare, su delle barche.
Questa festa commemora la leggenda di una bella principessa che si lasciò annegare piuttosto che sposarsi: i suoi lunghi capelli vennero trasformati in pesci, i Nyale, che ricordano appunto dei vermi o dei capelli.
Questi pesci si mangiano crudi o arrostiti sulla griglia e si pensa siano afrodisiaci.
La pesca fruttuosa di questi pesci preannuncia un abbondante raccolto di riso.
Nota di Lunaria: Studiando l'Indonesia e zone attigue, avevo trovato queste immagini su una Dea del mare adorata a Java, chiamata Nyi Roro Kidul. Penso sia la stessa figura femminile, solo che nei pressi di Java è adorata come una Dea (o forse una donna divinizzata dopo la morte), mentre a Lombok è ritenuta una principessa che si è suicidata in mare.
Rangda: Regina dei Leyak è Rangda, la strega che combatte un'eterna battaglia con il Barong, un mostro buono che originariamente era un leone idealizzato. Lo scontro non hai mai fine: Rangda viene sconfitta, ma risorge sempre; l'equilibrio del mondo si regge su entrambi i principi e la scomparsa del Male sarebbe una catastrofe quanto la scomparsa del Bene.
In realtà, probabilmente, Rangda è la versione indonesiana (e ridimensionata) di Kali: tutte e due sono terrifiche, tremende, e permettono un cambiamento, bilanciando gli opposti; ambedue hanno un'espressione feroce, occhi sgranati, lingua vistosamente
esposta, dalla valenza clitoridea, sfrontatamente sessuale, i lunghi capelli selvaggi che l'avviluppano. Se guardiamo bene, anche Rangda è decorata da "tentacoli" o lunghe piume, che rimandano alla collana di teste di Kali; si notino i colori: Bianco-Rosso-Nero, i colori della Triplice Dea. I grandi seni abbondanti, la mole corpulenta di Rangda (danzante, come Kali), ricorda le Dee del Neolitico.
è possibile fare anche qualche collegamento con Baba Yaga, altra Dea associabile a Kali; in tal senso, ricorda anche un'altra Dea Madre Terrifica, l'Azteca Coatlicue. C'è da dire che l'idea occidentale che abbiamo noi, per quanto riguarda l'archetipo della madre è quello dell'obbediente, docile, silenziosa, delicata, passiva, ma studiando gli archetipi più antichi legati al concetto di Dea Madre, la Dea Madre era concepita anche come Terrifica, Tremenda, oltre che iper-protettiva verso i suoi figli,
proprio perché legata all'idea di "Parto, le doglie del e per l'intera creazione", di Morte e di Rinascita.
Gli antichi, probabilmente, abituati a vivere in mezzo alla natura, associarono alle più ancestrali Dee Madri le caratteristiche della Madre Orsa, Leonessa o Cinghiale (o persino del Ragno, alcune specie portano i ragnetti sul dorso, e nel mondo degli aracnidi le femmine sono molto più grandi e robuste dei maschi), notoriamente molto aggressive nel difendere i cuccioli. Ai loro occhi apparve naturale associare l'aspetto tremendo-aggressivo al concetto di Madre.
Tutti questi animali vennero, non a caso, associati a delle Dee: l'orsa ad Artio\Artemide, la leonessa a Durga\Sekhmet, il cinghiale a
Varahi.
Si tenga presente che l'aspetto irato e furioso di Rangda si può anche vedere "alla tibetana": le Dakini hanno un aspetto feroce proprio
perché devono "impaurire" e spaventare il Male... solo così lo possono cacciare via!
Rangda, che in balinese significa "Vedova", in qualità di Regina delle Streghe rimanda all'aspetto di Crone Sapiente: Ecate-Manat-Cailleach-Dhumavati...
Una Rangda decorata da fiori rappresenterebbe allora la fase della Vergine, del Rinnovamento Primaverile... e come abbiamo detto, la
corporatura possente e i grandi seni rigonfi, le fanno assumere anche l'aspetto di Madre della Fertilità...