Tuttavia mi piacerebbe trovare materiale anche sui mulini di altre regioni…
Nell'attesa di trovare un vero e proprio libro tutto dedicato a questo tema, vi faccio già avere qualche info che ho preso dai cartelli affissi in loco e dai paragrafi di questi libri e riviste che ho consultato…
Ebbene sì, la vostra scribacchina adora gironzolare tra le rovine dei vecchi mulini! Con sottofondo di vecchi Cradle of Filth e "Myricae" di Pascoli sottobraccio, è proprio il massimo!
Nota bene: alcune delle belle foto che vedrete sono state fatte da un mio amico che mi ha accompagnato a vedere il mulino ^_^
***
STABILIMENTO DI FILATURA ERALDO KRUMM
Edificato nel 1824, lo stabilimento di filatura Eraldo Krumm sfruttava il corso dell'Olonella che scendeva dal lato della chiesa della madonna delle grazie, corso poi deviato e incanalato con un tracciato più lineare in direzione del Castello.
Il mulino, dotato di una grossa pala doppia, era già nel 1772 di proprietà del conte Giovanni Durini e in seguito fu acquistato da Eraldo Krumm che lo sfruttò per la sua azienda, una delle più importanti di Legnano.
IL MULINO DI NERVIANO
è ancora in attività e visitabile nei giorni d'apertura al pubblico
IL MULINO DI LEGNANO
Posto su un'isola formata da due rogge che si dipartono dall'Olona, l'ex mulino "Sotto il castello" (detto anche "Mulino Cornaggia, Lombardi o Tenconi") condivide le origini e la storia con il vicino castello visconteo, di cui costituiva un'appendice. Trasformato nei secoli, mantenne la funzione di mulino da grano a tre ruote fino a metà del Novecento, unico superstite a Legnano. Oggi è raggiungibile da un ponte ad arco ma un tempo era collegato anche all'isola del castello da un ponte in legno.
Il mulino sfruttava il salto idraulico della roggia e nel 1606 aveva quattro "rodigni" (ruote) che dal '700 divennero tre, in legno, di cui una fu poi sostituita in ferro, che muoveva le macine interne.
Oltre al locale per le macine, che funzionavano tutta la notte per sminuzzare frumento, orzo, segale, avena, granoturco, vi era una "molazza", macina ad asse verticale, che frantumava ogni genere di materiale, tra cui le maioliche per il rivestimento di stufe o scarti della lavorazione dell'olio ("pannelli di linosa") quale mangime per le bestie. La corte era completata da fienile, stalle, pollai, orti.
Traccie delle ruote e dei meccanismi sono visibili nei fori della parete a ridosso della roggia.
Il mulino, utilizzato per la produzione di farina, fin dalle origini fu strettamente connesso al castello (posto a difesa delle terre agricole della zona) di cui seguì le vicende e i passaggi di proprietà. Probabilmente esistente nel XIII secolo, è però testimoniato solo a partire dal '500. Nell'800 fu acquistato dalla famiglia dei marchesi Cornaggia e il castello divenne azienda agricola.
Originariamente in legno, l'edificio fu ampliato e sopraelevato dal 1829 al 1835; nel 1850 la parte in legno fu rifatta in "viva" (mattoni a vista) e fu costruita la casa del "molinaro", mentre la stalla e il fienile sono dei primi del '900.
Sulla facciata principale era presente un affresco di una madonna con sant'anna. (1) A differenza di altri mulini, che furono trasformati in opifici industriali nei primi del '900, si mantenne in attività fino agli anni Sessanta. Poi fu abbandonato e venne acquistato dal Comune.
Oggi il mulino ha una grande importanza, quale testimoniato dal sistema di architettura rurale locale, mentre l'isola che lo ospita, vincolata a bosco, ha un elevato interesse naturalistico: vegetazione formata da olmi, salici, ontani, sambuchi e fauna ittica. (2)
(1) Nota di Lunaria: ovviamente è un palese scopiazzamento delle Dee dei cereali e dell'abbondanza\fertilità (Demetra, Cerere, Bona Dea, Ops, Tellus.. https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/tellus-la-madre-terra.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/le-dee-del-riso-e-del-grano.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/demetra-e-persefone.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/zemlazemyna-la-madre-terra-nelle-radici.html). Per questo sui mulini ci hanno messo la "madonna": è il clone scopiazzato dalla Dee pagane che erano le protettrici della vita agricola e della fertilità!
(2) La fauna ittica del Parco Castello si caratterizza per essere composta da specie limnofile (cioè amanti delle acque ferme o lente)
adatte a vivere in un ambiente lacustre e palustre, in gran parte non native, cioè esotiche, nel nostro Paese.
Tra specie autoctone, cioè native italiane, come il luccio, l'alborella, il triotto, si trovano specie esotiche come la carpa, il carassio, il lucioperca, la pseudorasbora, il rodeo amaro e il gardon.
APPROFONDIMENTO: GLI ANTICHI MULINI SULL'OLONA
I mulini sono stati costruiti anche da popolazioni di civiltà antichissime: Egizi, Assiri, Cinesi...
I mulini segnano il passaggio da una società nomade a una stanziale, che coltiva tutto ciò che è utile alla sua sopravvivenza.
In Italia probabilmente i mulini risalgono al I secolo d.c: si è ritrovata una pala di un mulino durante uno scavo in Campania, risalente a quel periodo.
Fu così che i mulini vennero costruiti lungo il corso dei fiumi (sfruttando la forza idrica dell'acqua) e determinarono lo sviluppo economico dei luoghi.
In Lombardia, lungo le rive dell'Olona, ne furono costruiti 106 (la stima è databile al Seicento); il documento più antico che riporta la presenza di un mulino, edificato a Cogonzio (l'odierna Castellanza) risale al 1043: Pietro Vicemala (Vismara) ne era il proprietario.
A Induno Olona, tre mulini azionavano una macina e un torchio per olio, una conceria per le pelli e un attorcitoio per la seta; a Varese c'erano quattordici mulini.
Sorgevano diverse dispute tra contadini e mugnai, per l'uso dell'acqua; per questo uscirono diversi decreti che disciplinarono l'uso delle acque.
Il territorio di Legnano, attraversato dall'Olona, venne diviso in cinque distretti a seconda del corso del fiume: Gabinella, Mugiato, Sopra la Piazza, Sotto al Castello e Legnanello.
In totale, i mulini erano sedici e il tratto della Gabinella ne aveva cinque: mulino Cuttica, mulino Lampugnani, mulino dei fratelli Hier e due mulini della mensa arcivescovile.
Nel tratto del Mugiato c'erano due mulini: il Sighetto e il Lampugnani, affidato ai Salmoiraghi.
Altri mulini erano proprietà della nobile Lucrezia Cubani.
I mulini dell'Olona cominciarono a sparire col progresso tecnologico e delle nuove tecniche di macinazione: i mulini sono una sorta di segno premonitore del processo di industrializzazione, i prototipi della fabbrica del XVIII e XIX secolo, prima che la forza motrice dell'acqua venne sostituita dalla forza del vapore (una delle grandi rivoluzioni dell'Ottocento). Per questo motivo i mulini a volte furono inglobati negli opifici per la lavorazione del cotone.
GALLERIA DI FOTO E IMMAGINI D'EPOCA:
La vegetazione che cresce spontaneamente nei dintorni del mulino e sulle rive dell'Olona...
E infine eccomi qui, poco distante dal mulino! ^.^
Non vi ricordo un po' la mitica copertina del Capolavoro Sublime?
Altri post a tema: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/02/alle-origini-dello-sviluppo-del.html
Il mulino sfruttava il salto idraulico della roggia e nel 1606 aveva quattro "rodigni" (ruote) che dal '700 divennero tre, in legno, di cui una fu poi sostituita in ferro, che muoveva le macine interne.
Oltre al locale per le macine, che funzionavano tutta la notte per sminuzzare frumento, orzo, segale, avena, granoturco, vi era una "molazza", macina ad asse verticale, che frantumava ogni genere di materiale, tra cui le maioliche per il rivestimento di stufe o scarti della lavorazione dell'olio ("pannelli di linosa") quale mangime per le bestie. La corte era completata da fienile, stalle, pollai, orti.
Traccie delle ruote e dei meccanismi sono visibili nei fori della parete a ridosso della roggia.
Il mulino, utilizzato per la produzione di farina, fin dalle origini fu strettamente connesso al castello (posto a difesa delle terre agricole della zona) di cui seguì le vicende e i passaggi di proprietà. Probabilmente esistente nel XIII secolo, è però testimoniato solo a partire dal '500. Nell'800 fu acquistato dalla famiglia dei marchesi Cornaggia e il castello divenne azienda agricola.
Originariamente in legno, l'edificio fu ampliato e sopraelevato dal 1829 al 1835; nel 1850 la parte in legno fu rifatta in "viva" (mattoni a vista) e fu costruita la casa del "molinaro", mentre la stalla e il fienile sono dei primi del '900.
Sulla facciata principale era presente un affresco di una madonna con sant'anna. (1) A differenza di altri mulini, che furono trasformati in opifici industriali nei primi del '900, si mantenne in attività fino agli anni Sessanta. Poi fu abbandonato e venne acquistato dal Comune.
Oggi il mulino ha una grande importanza, quale testimoniato dal sistema di architettura rurale locale, mentre l'isola che lo ospita, vincolata a bosco, ha un elevato interesse naturalistico: vegetazione formata da olmi, salici, ontani, sambuchi e fauna ittica. (2)
(1) Nota di Lunaria: ovviamente è un palese scopiazzamento delle Dee dei cereali e dell'abbondanza\fertilità (Demetra, Cerere, Bona Dea, Ops, Tellus.. https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/tellus-la-madre-terra.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/le-dee-del-riso-e-del-grano.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/01/demetra-e-persefone.html
https://intervistemetal.blogspot.com/2019/03/zemlazemyna-la-madre-terra-nelle-radici.html). Per questo sui mulini ci hanno messo la "madonna": è il clone scopiazzato dalla Dee pagane che erano le protettrici della vita agricola e della fertilità!
(2) La fauna ittica del Parco Castello si caratterizza per essere composta da specie limnofile (cioè amanti delle acque ferme o lente)
adatte a vivere in un ambiente lacustre e palustre, in gran parte non native, cioè esotiche, nel nostro Paese.
Tra specie autoctone, cioè native italiane, come il luccio, l'alborella, il triotto, si trovano specie esotiche come la carpa, il carassio, il lucioperca, la pseudorasbora, il rodeo amaro e il gardon.
APPROFONDIMENTO: GLI ANTICHI MULINI SULL'OLONA
I mulini sono stati costruiti anche da popolazioni di civiltà antichissime: Egizi, Assiri, Cinesi...
I mulini segnano il passaggio da una società nomade a una stanziale, che coltiva tutto ciò che è utile alla sua sopravvivenza.
In Italia probabilmente i mulini risalgono al I secolo d.c: si è ritrovata una pala di un mulino durante uno scavo in Campania, risalente a quel periodo.
Fu così che i mulini vennero costruiti lungo il corso dei fiumi (sfruttando la forza idrica dell'acqua) e determinarono lo sviluppo economico dei luoghi.
In Lombardia, lungo le rive dell'Olona, ne furono costruiti 106 (la stima è databile al Seicento); il documento più antico che riporta la presenza di un mulino, edificato a Cogonzio (l'odierna Castellanza) risale al 1043: Pietro Vicemala (Vismara) ne era il proprietario.
A Induno Olona, tre mulini azionavano una macina e un torchio per olio, una conceria per le pelli e un attorcitoio per la seta; a Varese c'erano quattordici mulini.
Sorgevano diverse dispute tra contadini e mugnai, per l'uso dell'acqua; per questo uscirono diversi decreti che disciplinarono l'uso delle acque.
Il territorio di Legnano, attraversato dall'Olona, venne diviso in cinque distretti a seconda del corso del fiume: Gabinella, Mugiato, Sopra la Piazza, Sotto al Castello e Legnanello.
In totale, i mulini erano sedici e il tratto della Gabinella ne aveva cinque: mulino Cuttica, mulino Lampugnani, mulino dei fratelli Hier e due mulini della mensa arcivescovile.
Nel tratto del Mugiato c'erano due mulini: il Sighetto e il Lampugnani, affidato ai Salmoiraghi.
Altri mulini erano proprietà della nobile Lucrezia Cubani.
I mulini dell'Olona cominciarono a sparire col progresso tecnologico e delle nuove tecniche di macinazione: i mulini sono una sorta di segno premonitore del processo di industrializzazione, i prototipi della fabbrica del XVIII e XIX secolo, prima che la forza motrice dell'acqua venne sostituita dalla forza del vapore (una delle grandi rivoluzioni dell'Ottocento). Per questo motivo i mulini a volte furono inglobati negli opifici per la lavorazione del cotone.
GALLERIA DI FOTO E IMMAGINI D'EPOCA:
Nota Bene: ad Arluno sorgeva un tempio dedicato alla Dea della Luna Diana; Arluno deriva proprio da "Ara" e "Lunae": "Altare della Luna" |
Il castello che appare davanti al mulino |
La vegetazione che cresce spontaneamente nei dintorni del mulino e sulle rive dell'Olona...
Arum maculatum (Pan di Biscia) |
La mia pianta preferita *.* |
Solanum nigrum (Erba Morella) |
Fiordaliso |
Albero delle Farfalle (Buddleja davidii) |
Phytolacca (Uva turca) |
Il delizioso laghetto del parco |
C'è anche la nutria! https://it.wikipedia.org/wiki/Myocastor_coypus |
E gli scoiattoli! |
E infine eccomi qui, poco distante dal mulino! ^.^
Non vi ricordo un po' la mitica copertina del Capolavoro Sublime?
Il prossimo che andrò a visitare! ^_^ |
Altri post a tema: https://intervistemetal.blogspot.com/2020/02/alle-origini-dello-sviluppo-del.html
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